Sale la disoccupazione in America

 In America è cresciuto il tasso di disoccupazione e questo vuol dire che il settore lavorativo ha riscontrato qualche problema, però è anche vero che l’indice NFP che misura il numero dei lavoratori che hanno trovato un impiego nei vari settori produttivi, eccetto quello agricolo, ha avuto una lettura superiore alle attese.

I segni ambigui del mercato del lavoro USA

Dall’America, dunque, arriva un quadro un po’ contraddittorio dell’economia che lascia spazio a numerose interpretazioni. Andiamo con ordine. L’indice Non-Farm Payrolls viene aggiornato mensilmente e indica il numero di posti di lavoro creati negli stati uniti che non riguardano il settore agricolo. Ci si aspettava che l’indice NFP indicasse 167 mila nuovi posti di lavoro ma la lettura è stata superiore alle attese e si attesa sui 175 mila posti di lavoro.

La delusione dell’Abeconomic sui mercati

Allo stesso tempo il tasso di disoccupazione è aumentato di 0,1 punti percentuali crescendo dal 7,5 al 7,6 per cento in un mese. Gli analisti, in questo senso, si aspettavano almeno una conferma del dato. La prima reazione alla notizia, si è avvertita nel settore Forex dove il cambio tra l’euro e il dollaro è arrivato a quota 1.3231, calando in modo inaspettato per poi riportarsi in crescita fino a quota 1.3275.

Il punto minimo toccato nel forex dal cambio euro/dollaro, è stato di 1.3216 punti.

 

L’Italia salvata dalla Germania

 Nell’ultimo periodo, sul nostro paese, se ne sono dette di cotte e di crude per dimostrare da un lato che l’instabilità politica preceduta alla nomina del premier Letta, ha di fatto accelerato il declino del Belpaese e dall’altro per dimostrare che nonostante quel che si dice in giro, anche in Europa, noi non abbiamo gli strumenti sufficienti per uscire dalla crisi.

L’OCSE parla dell’economia in miglioramento

E’ chiaro che in una situazione del genere acquistano appeal alcuni Bond italiani a breve scadenza che con ogni probabilità saranno rimborsati ma sul lungo periodo l’Italia non è affidabile, a patto che non ottenga qualche aiuto consistente. Una mano tesa, secondo il professor Borghi, dovrebbe essere quella della Germania.

Il professore in questione, infatti, in un discorso tenuto a Bruxelles per la presentazione del Manifesto di Solidarietà Europea, ha detto che il modo migliore per uscire dalla crisi sarebbe un “cambio di posto” con la Germania.

La più grande sfida è l’occupazione

In pratica dovrebbero essere riallineati i cambi tra il nord e il sud in modo che anche le scelte di natura monetaria, possano in qualche modo avere effetto, invece che essere un boomerang per le realtà più deboli come quella tricolore.

Insomma, se l’uscita dall’euro deve essere considerata la scappatoia decisiva, ad uscire dalla moneta unica devono essere i paesi del nord, solo così si salverà anche l’Italia.

L’ascesa dei paesi emergenti è imbarazzante

 Chi investe nelle opzioni binarie è sempre alla ricerca di un modo per impiegare i propri soldi in modo fruttuoso. Le economie però cambiano rapidamente e se c’è una cosa che ormai si deve valutare è l’ascesa dei mercati definiti emergenti che finirà per surclassare l’Occidente.

L’oro non è più un bene rifugio?

Le economie emergenti, quelle che fino a qualche anno fa dovevano imporsi per evitare che l’Occidente prendesse il largo incrementando il gap tra ricchi e poveri, non tarderanno a ribaltare la situazione. Secondo una previsione abbastanza strutturata, è facile che nel 2017 siano proprio i paesi emergenti a mettere nell’angolo l’Occidente arrivando a produrre il 74 per cento del PIL mondiale.

Pronta una banca mondiale per gestire l’ascesa

In cinque anni, quindi, ci sarà un ribaltamento di fronte e i paesi emergenti raddoppieranno nel mondo, la loro capacità produttiva, nonché quella di distribuire beni e servizi ai paesi industrializzati. Se pensiamo soltanto ai call center delle grandi multinazionali, relegati nelle zone a basso costo dell’India o del Sud del mondo, oppure se pensiamo alla tendenza alla delocalizzazione delle aziende nostrane, non è difficile immaginare il futuro prospettato nell’analisi in questione.

Tutte le considerazioni acquistano ancora più valore se pensiamo che sono state fatte dal Fondo Monetario Internazionale. Questo organismo, di recente, ha anche ripensato a ciò che è stato fatto in Grecia.

Il calcio italiano non è più il migliore

 Il calcio italiano è stato a lungo considerato il più bello del mondo oltre che il più pagato ma questo non vuol dire che adesso tutto sia immutato, anzi, la corona di campionato migliore del mondo, è passata dalle mani delle squadre italiane a quelle delle squadre inglesi e tedesche.

La Francia ci prova con la supertassa per i calciatori

Il campionato inglese, tanto per essere precisi è quello che totalizza la maggior parte dei ricavi in Europa, mentre, se si fa un’analisi in termini di profitti, allora il primo posto nel Vecchio Continente è da attribuire alla Bundesliga tedesca. Il calcio più ricco, quindi, non è più quello italiano.

L’UE vuole tassare il calciomercato

Il calcio dei ricchi è a nord anche perché nel nostro paese, soprattutto per quanto riguarda la Serie A, ci sono troppi interessi economici in campo, nel senso che i calciatori e gli altri professionisti del pallone sono pagati troppo. Gli stipendi elevati fanno il paio con le entrate legate ai diritti televisivi troppo limitate per il sistema creato negli anni. In più bisogna aggiungere la diminuzione degli spettatori negli stadi.

Tutti elementi che, considerati insieme, offrono un quadro preciso della situazione del calcio europeo ed italiano. Da notare anche come siano in calo gli incassi calcistici in Spagna dove le uniche due squadre contro corrente sono il Real e il Barça.

Consumi TLC in calo nel nostro paese

 La crisi è talmente grande che adesso intacca i consumi storicamente sempre in voga nel nostro paese. Non molti mesi fa l’Italia ha fatto i conti con il periodo più duro della crisi e l’Istituto nazionale di statistica ha notificato che qualcosa sta cambiando.

I poveri sono sempre meno numerosi

Per esempio gli italiani, per risparmiare, hanno deciso di tagliare su tutto. Per prima cosa sono state abolite le spese superflue, per esempio i viaggi, le vacanze e tutto ciò che non è strettamente legato alla sopravvivenza quotidiana. Poi però anche le spese alimentari hanno subito una flessione.

Grazie alla Pasqua la ripresa dei consumi

Non si è detto che gli italiani mangiano meno ma piuttosto che mangiano peggio, nel senso che vanno a rifornirsi nei discount di alimenti meno controllati e privilegiano cibi di scarsa qualità. Adesso, l’ultima ricerca, portata avanti da Confcommercio, dimostra che stanno cambiando anche altri tipi di consumi: quelli per le telecomunicazioni.

Insomma, l’italiano medio tutto pasta, pizza e telefonino, è un archetipo da mandare in soffitta. Il fatto è che l’occupazione è in calo e la ripresa economica stenta ad arrivare, per questo bisogna ridurre anche i beni di cui non possiamo proprio fare a meno, per esempio quelli legati alla comunicazione.

I consumi sono calati del 3,9 per cento su base annuale.

Il FMI ripensa al salvataggio greco

 Il FMI è tornato sui suoi passi e dal considerare importante e inevitabile il salvataggio di Atene, è arrivato alla conclusione che quanto è stato fatto ha raggiunto sì l’obiettivo, almeno in parte, ma la procedura non è stata ortodossa e nemmeno indolore. Che si ripensi anche nelle alte sfere all’austerity già messa in discussione altrove?

Gli errori commessi in Grecia dal FMI

Il FMI ha pubblicato un documento interno in cui è evidente che c’è un ripensamento su quello che è stato fatto per la Grecia. Il documento in questione è stato reso pubblico solo di recente grazie al Wall Street Journal. L’affermazione più clamorosa è quella in cui si ammette che tutto ciò che è stato fatto per la Grecia è sbagliato.

Tre elementi per valutare il 2012

Il FMI racconta che l’austerity, sebbene abbiamo portato dei vantaggi alla Grecia, tanto che il paese è in procinto di rientrare sul mercato, ha comportato enormi danni per la popolazione. Una strategia eccessivamente pesante e resa più ancora più dura dai ritardi nel taglio del debito.

Certo è che ha fatto bene alla Grecia e al resto dell’Europa, tanto che anche l’UE e al BCE sono state d’accordo con alcune misure “inopportune”. Il Vecchio Continente, infatti, ha avuto modo di mettersi al sicuro dalle altre possibili situazioni di crisi.

Sono le banche a togliere fiato alle imprese

 Standard & Poor’s, l’agenzia di rating, categorica come sempre, spiega che a determinare questa grave crisi economica hanno contributo soprattutto le banche. Per il soffocamento delle imprese sono proprio gli istituti di credito a doversi mettere una mano sulla coscienza.

Prestiti online sempre meno accessibili

L’agenzia di rating, nel suo rapporto sui finanziamenti alle aziende nel nostro paese, indagando l’atteggiamento degli istituti di credito nostrani verso le imprese nel 2012, ha dedotto che sono alla base del disagio economico di molto realtà “industriali”.

L’Italia promossa dall’Europa

Nel dettaglio sembra che l’anno scorso le imprese italiane siano state decurtate di 44 miliardi di euro di finanziamenti prima erogati dalle banche. Il rapporto completo di Standard&Poor’s spiega che questa situazione è da considerarsi drammatica perché il 92 per cento delle imprese si affida per il sostentamento al credito erogato dalle banche. 

Quindi, il credit crunche esasperato, unito alla pressione fiscale sulle imprese, ha avuto come effetto l’indebolimento delle PMI. Per questo è importante, secondo l’agenzia di rating, provvedere il più presto possibile all’allentamento della legislazione d’impresa e fiscale per le PMI, al fine di avere anche delle emissioni obbligazionarie che possano sostenere la crescita produttiva tricolore.

La percentuale delle obbligazioni sul totale dei finanziamenti dovrebbe crescere fino all’11-14 per cento.

 

Significato della CDP

 La CDP, ovvero la Cassa Depositi e Prestiti è protagonista dell’affare Telecom Italia, interviene cioè nelle operazioni di scorporo della rete. Ma di cosa si tratta? Che significato economico e finanziario racchiude l’acronimo CDP?

Lo scorporo della rete Telecom

La Cassa depositi e prestiti, nell’operazione riferita alla compagnia telefonica, potrebbe rientrare arrivando a detenere una partecipazione pari al 30 per cento dell’azienda. Si tratta di un valore corrispondente a 4 miliardi di euro circa. Alcuni analisti, quindi, a ragione citano la CDP come partecipante all’operazione Telecom, altri, più scettici, aspettano di vedere i soldi sul piatto della bilancia e dicono di aver individuato un potenziale partecipante all’affare.

La fiducia degli italiani sta peggiorando

L’intervento della CDP è considerato da più lati come un intervento dello stato nell’economia del paese, visto che la Cassa Depositi e Prestiti è un organismo al tempo stesso pubblico e privato che ha delle partecipazioni con diverse aziende tricolore.

La Cassa infatti, tra le attività principali, ha quella di prestare soldi agli Enti locali e di raccogliere al tempo stesso soldi dagli uffici postali. La struttura nasce come metà pubblica e metà privata nella forma giuridica di Società per azioni dove le quote sono distribuite tra Ministero del Tesoro e Fondazioni bancarie.

Aggiornamenti sullo stipendio italiano

 La situazione economica italiana è ancora sotto osservazione perché nonostante tantissimi sforzi effettuati per migliorare l’andazzo dell’economia, resistono delle sacche di povertà imbarazzanti. Di recente, però, sono state aggiornate le statistiche riferite agli stipendi degli italiani ed ecco cosa si è scoperto.

Come si usa lo stipendio degli italiani

Ad aggiornare i dati ci ha pensato il ministro dell’Economia che ha pubblicato una statistica riferita all’analisi delle dichiarazioni dei redditi effettuate dai nostri connazionali, comprensiva degli studi di settore. I dati presi in esame sono stati quelli dell’anno scorso e quindi il riferimento è ancora più lontano, al 2011.

Gli stipendi più leggeri dei manager internazionali

Il ministero ha accorpato tutti i dati sulle dichiarazioni dei redditi dei cittadini italiani ed ha provato ad indicare gli stipendi medi dividendo i cittadini per tipologie di lavoro svolto. Quindi ci sono i lavoratori dipendenti, i lavoratori autonomi e via dicendo.

La statistica dimostra che ci sono moltissimi lavoratori dipendenti che hanno un reddito medio dichiarato superiore a quello di moltissimi lavoratori autonomi. Qualcuno teme che la statistica sia eccessivamente affidata alla responsabilità fiscale dei nostri connazionali.

Mediamente, un lavoratore dipendente guadagna nel nostro paese 20.200 euro all’anno. Muratori e imbianchini, dunque, sarebbero gli unici ad avere redditi superiori a quelli dei lavoratori dipendenti.

 

I poveri sono sempre meno numerosi

 Secondo l’Economist sono in calo le persone che vivono sotto la soglia di povertà. Rispetto al 1990, la lista si è praticamente dimezzata e non è escluso che nonostante la crisi diminuiscano ancora i poveri presenti nel nostro universo.

La sperimentazione italiana sul reddito minimo

L’Economist ha dedicato alla povertà la copertina di questa settimana spiegando che oggi i governi hanno lottato in modo efficace contro la povertà. Nel 2000 l’ONU aveva stabilito degli obiettivi di sviluppo includendo anche la riduzione del numero dei poveri. Le persone che vivevano in condizioni di povertà dovevano dimezzarsi entro il 2015.

Con due anni di anticipo è stato praticamente raggiunto l’obiettivo. Anzi, a dire la verità, il dimezzamento del numero di poveri è arrivato già nel 2010, anno in cui sono stati confermati i dati già rilevati nel 2008. Diciamo che tutto si è compiuto con 5 anni d’anticipo. Adesso possiamo dire che soltanto il 21 per cento della popolazione mondiale vive con meno di 1,25 dollari al giorno.

I consumi parlano del peggioramento dell’Italia

Nel 1990 a vivere con meno di un dollaro al giorno era il 43 per cento della popolazione mondiale, vale a dire 1,9 miliardi di persone. I “nuovi” poveri sono adesso poco meno di 1,1 miliardi. Adesso però ci sono da raggiungere tutti gli altri obiettivi che riguardano lo sviluppo economico, sociale e culturale della popolazione.