L’austerity blocca il PIL americano

 La situazione americana è senz’altro una delle migliori del momento eppure dopo la pubblicazione dei dati del PIL qualcuno ha iniziato a ricredersi. Tutto sembra legato al calo della spesa del governo americano che sembra aver inciso parecchio sull’economia a stelle e strisce e pochi sono gli analisi che avevano considerato ogni evenienza.

PIL USA influenzerà il mercato Forex

La politica economica di Washington nei primi tre mesi dell’anno è stata caratterizzata dall’austerity che, come sappiamo, adesso è criticata da numerosi fonti economiche. La crescita, poi, c’è stata davvero visto che l’economia americana ha fatto registrare un incremento del 2,4 per cento su base annuale ma rispetto a quello che avevano previsto gli analisti siamo un pelino al di sotto. Rispetto alle aspettative siamo sotto dello 0,1 per cento.

Il PIL USA è davvero sul piano inclinato?

Krugman confronta Lettonia e Stati Uniti

In linea di massima possiamo dire che la crescita del paese è rallentata per via della riduzione della spesa pubblica che ha inciso sull’attività delle imprese benché la scelta, poi, sia stata portata avanti a livello governativo. In generale resta fuori da questo discorso soltanto il comparto agricolo.

Adesso, tutto sembra essere nelle mani di chi sceglie la politica monetaria. La FED è per una visione espansiva.

 

La fine del segreto bancario svizzero

 La Svizzera non è più quella di una volta, quell’impenetrabile regione dell’Europa in cui i conti bancari erano al sicuro. Anche se forse, sicuro, non è il termine corretto visto che di sicurezza si può ancora parlare ma la trasparenza imposta alla Confederazione da alcuni accordi, ne mina alla base il segreto bancario.

Questa questione è stata al centro di una diatriba che ha opposto la Svizzera agli Stati Uniti nella lotta all’evasione fiscale. Ma i conti che sono detenuti dagli stranieri in Svizzera, adesso, non saranno più così intoccabili. Negli ultimi anni, infatti, non solo gli Stati Uniti ma anche tanti altri paesi come la Germania e il Regno Unito, hanno accelerato le pratiche per far sì che si recuperassero le tasse evase, legate alle operazioni non dichiarate.

Accordo fiscale tra Svizzera e Usa

Molto è successo in questi ultimi anni. Basta pensare che nel 2009 l’UBS ha dovuto corrispondere una sanzione di 780 milioni di dollari agli Stati Uniti per aver indotto moltissimi contribuenti a nascondere i loro traffici nei conti considerati supersegreti e localizzati in Svizzera.

Il segreto bancario svizzero in pericolo

L’indagine è stata poi estesa anche alla Credit Suisse e ancor più di recente, per la pressione fatta dagli Stati uniti, è stata portata davanti al banco degli imputati anche la Wegelin, una banca privata.

 

Il roaming non sarà più a pagamento

 Il mercato delle telecomunicazioni si è rinnovato molto e adesso in poco tempo è necessario gestire una serie di questioni scottanti, per esempio il roaming. In Europa, per effetto delle trasformazioni indicate, infatti, sembra che il roaming UE sia destinato a scomparire. Si sta occupando della faccenda il commissario europeo Neelie Kroes.

Questa persona è il Commissario europeo per l’agenda digitale e di recente ha tenuto un discorso al Parlamento Europeo, dedicato proprio al roaming. Le domande emerse, alle quali adesso l’Europa dovrà dare una risposta, sono queste: si possono eliminare le tariffe di roaming per i cellulari all’estero? Si può liberalizzare l’accesso ad internet ovunque e per tutti i cittadini dell’UE?

51mila abbonati in meno per Sky

Il progetto che nascerà dalla risposta a queste domande è senza dubbio ambizioso ma soprattutto è destinato a rivoluzionare il mercato perchè impone che a fronte di numerosi benefici per i clienti, ci sia una concorrenza diversa tra gli operatori.

Un miliardo e mezzo di telefonate in meno nel 2012

Il modo che ha l’Unione Europea di organizzare il mondo delle telecomunicazioni, comunque, non piace ad alcune società che ultimamente hanno espresso delle riserve all’indirizzo dell’UE. Si tratta ad esempio della società spagnola Telefonica, di Vodafone e della società francese France Telecom.

Il regolamento eccessivo del sistema non va giù agli attori principali.

Cosa ha deciso l’UE per il nostro paese

 Il nostro paese, dopo il governo Berlusconi, era entrato nella procedura di deficit e soltanto la strenua difesa del rigore dei conti pubblici, aveva in qualche modo consentito all’Italia di riscattare la propria immagine sull’altare europeo.

A distanza di un anno e mezzo dall’operato di Monti, si traggono un po’ di conclusioni e sembra che la Commissione Europea, valutato l’impegno tricolore, abbia deciso di sospendere la procedura per deficit eccessivo. Una notizia che senz’altro suona come positiva ma nella pratica, in cosa si traduce? Adesso, cosa può fare il nostro paese? Potrà spendere tutti i soldi che risultano a disposizione?

Italia a rischio multe dall’Unione Europea per le discariche abusive

Insieme a questa decisione, che deve ancora essere ratificata dal Consiglio dell’UE, sono state fornite una serie di raccomandazioni al nostro paese al fine di continuare sulla strada del risanamento economico. In Europa, comunque, ci sono altri paesi che hanno subito una procedura contro il deficit eccessivo, che non è proprio uno strumento punitivo, quanto piuttosto un modo per distogliere i paesi dalle spese eccessive.

Stime Eurostat sul debito pubblico italiano

Su 27 stati membri che formano l’Europa, il Consiglio Europeo ha aperto una procedura di deficit nei confronti di ben 25 paesi. Si sono salvate soltanto l’Estonia e la Svezia. Attualmente, poi le procedure sono ancora aperte per 20 paesi.

Non calo ma crollo della produzione industriale

 L’Italia è sull’orlo di una crisi di nervi, tanto per citare un noto film spagnolo e questa situazione dipende molto da quello che stanno vivendo le aziende, le industrie del nostro paese. Il centro studi di Confindustria, per l’appunto, ha realizzato un report ad hoc che fa presagire il peggio per lo Stivale.

L’industria italiana in cattive acque

Il centro studi di Viale dell’Astronomia ha spiegato che la produzione industriale, soltanto a maggio, rispetto ad aprile, è diminuita dello 0,1 per cento, mentre a livello previsionale erano stati fatti i conti con un incremento della produzione dello 0,2 per cento sul mese di marzo. A peggiorare visibilmente è stato soprattutto il settore manifatturiero.

Sempre con riferimento al mese di maggio si apprende che il gap della produzione industriale rispetto al periodo precedente alla crisi, quindi rispetto al mese di aprile 2008 è del -24,6 per cento. Non più soltanto una diminuzione ma un vero e proprio crollo della produzione industriale.

Crescente il cambio euro dollaro

Se il paragone è fatto rispetto al mese di maggio del 2012 e se il calcolo è effettuato al netto del numero delle giornate lavorative che possono essere differenti, allora la diminuzione della produzione industriale è pari al -3,2 per cento.

Rispetto agli ordini industriali c’è stata una diminuzione del volume dello 0,4 per cento con riferimento ad aprile 2013.

 

In Italia bisogna aiutare i giovani

 Nella triste classifica dei paesi che hanno il maggior numero di disoccupati che non hanno ancora raggiunto i 25 anni, il nostro paese si posiziona al quarto posto visto che in Italia 39 under25 su 100 sono in cerca di un’occupazione. Peggio di noi riescono a fare soltanto la Grecia, la Spagna e il Portogallo. Nei primi due paesi il tasso di disoccupazione giovanile è al 40 per cento, in Portogallo si scende al 40.

L’OCSE parla dell’economia in miglioramento

La descrizione che riguarda l’Italia è molto completa e molto triste visto che nel computo dei disoccupati si annoverano anche il 21,5 per cento dei cosiddetti NEET cioè i giovani che sono senza lavoro e sono anche fuori dal circuito di formazione ed educazione. L’11 per cento di questa porzione di giovani è ormai scoraggiato, disilluso e ha smesso di cercare un’occupazione perché convinto che il lavoro in Italia non ci sia.

La più grande sfida è l’occupazione

A spiegarlo è il direttore della divisione lavoro dell’OCSE che spiega che a lungo andare anche reintegrare queste persone nel ciclo di lavoro sarà sempre più complicato perché chi non cerca lavoro e chi non si dà da fare per lavorare anche saltuariamente, manca dell’esperienza necessaria per poi trovare un’occupazione valida.

Per questo, secondo l’OCSE, la disoccupazione giovanile è il primo punto sul quale è necessario insistere a livello di riforma.

L’OCSE parla dell’economia in miglioramento

 L’OCSE ha pubblicato il suo rapporto semestrale dedicato all’economia mondiale ed ha ribadito che la ripresa economica è una realtà in molti continenti. Quello che sta succedendo in Europa e quello che sta succedendo in Italia in particolar modo, induce a non dare credito alle previsioni dell’organizzazione internazionale.

Perché si teme la decrescita cinese

Invece, leggendo bene il rapporto OCSE si trova una spiegazione per la determinazione dei risultati dell’indagine: la crescita economica è ricominciata ma prosegue con velocità diverse nelle diverse parti del mondo. Il capoeconomista dell’OCSe dice:

“La crescita globale è ancora deludente, ma i miglioramenti sono evidenti”.

Certo è che finora migliorano soltanto le economie legate a quella americana, dunque danno segnali visibili di crescita soltanto gli Stati Uniti. In Giappone e poi in Europa i progressi da fare sono ancora tanti, forse troppi. Il settore finanziario, con i progressi compiuti negli ultimi mesi, è certamente di supporto alla ripresa economica ma in Europa si deve ancora affrontare con determinazione il problema della disoccupazione.

Il FMI sulla crescita cinese

Le previsioni dell’OCSE, dunque, parlano degli Stati Uniti che proseguiranno nel cammino della crescita più velocemente delle altre economie. L’Eurozona, al contrario, per tutto il 2013 continuerà a persistere nel recinto della recessione e il miglioramento, sempre graduale ci sarà dal 2014 in poi. Il Giappone crescerà ma con un ritmo molto irregolare.

 

Il futuro degli investimenti è in Africa

 La Cina non è più un terreno d’investimento privilegiato per chi vuole far fruttare i propri capitali, infatti, secondo gli analisti di JP Morgan è bene cambiare continente e spostarsi dall’Asia all’Africa. Insomma è arrivato un invito palese a guardarsi intorno in questo periodo che potremmo definire di gran cambiamento.

Il Fondo Monetario Internazionale – come abbiamo avuto già modo di dire – qualche giorno fa ha abbassato le previsioni di crescita della Cina dall’8 al 7,75 per cento. Una flessione quasi impercettibile in termini percentuali che però getta qualche ombra sull’andamento futuro dell’economia di Pechino.

Pronta una banca mondiale per gestire l’ascesa

Per questo motivo molti banchieri internazionali hanno deciso di sondare altri terreni d’investimento e sono arrivati alla conclusione che si possono trarre molti benefici dai mercati dell’area sub-sahariana. I primi ad interessarsi al business africano sono stati gli analisti di Jp Morgan, ma alla definizione di queste opportunità ha contribuito anche la ICBC.

Morgan Stanley e gli investimenti del 2013

Un discorso analogo è stato fatto anche dalla Standard Chartered che ha definito il mercato africano come un mercato in forte espansione, visto che a livello politico la governance sta migliorando e la stabilità dei governi aumenta di giorno in giorno.

Come nel caso dell’Europa, sarà sufficiente consolidare i traguardi politici per poi arrivare alla stabilità economica.

La più grande sfida è l’occupazione

 Il ministro delle finanze tedesco Schaeuble ha ribadito un concetto che da più settimane è sulla cresta dell’onda: bisogna risolvere l’emergenza occupazione in Europa. L’ha detto il nostro premier Enrico Letta e l’ha ribadito anche il presidente della BCE.

Il ministro delle finanze tedesco contro Cipro

Adesso a prendere la parola sull’argomento è il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schaeuble che spiega come il fallimento di una qualsiasi politica volta alla riduzione della disoccupazione giovanile, potrebbe determinare la fine o comunque lo sbriciolamento del Vecchio Continente.

Questo non vuol dire che la risposta all’emergenza sia nella linea dura, quella che prevede l’abbandono del sistema del welfare caratteristico della nostra porzione d’occidente. Una rotta simile, infatti, potrebbe portare alla rivoluzione.

Passera è il contrario di Schaeuble

In Germania s’insiste molto sul salvataggio delle nuove generazioni, così come sotto lo stesso vessillo si raccolgono anche le iniziative della Francia e dell’Italia. Il problema è che i governi fanno sempre più fatica a cercare dei posti di lavoro.

La proposta della Germania si è tradotta praticamente negli accordi siglati con la Spagna e con il Portogallo. I tedeschi hanno ribadito l’importanza di fare delle riforme strutturali che rendano ogni paese maggiormente competitivo e appetibile in Europa e poi mondo. Il tutto si può realizzare attraverso l’uso responsabile e parsimonioso dei fondi europei disponibili.