Il FMI sulla crescita cinese

 Ci si chiede da diverso tempo se la Cina con il suo rallentamento non influisca sull’economia globale e in effetti, dopo la diramazione dei dati sull’economia asiatica in questione, c’è stato un nuovo incremento delle preoccupazioni.

Ad appesantire l’aria ci ha poi pensato il Fondo Monetario Internazionale che ha abbassato le stime di crescita del PIL della Cina per l’anno in corso e poi anche per l’anno prossimo. Un biennio al ribasso che potrebbe condizionare la ripresa economica anche in molti altri stati e continenti.

Tagliato ancora il PIL tricolore

Nel 2013, tanto per essere più precisi, ci sarà una riduzione del prodotto interno lordo cinese dall’8 per cento al 7,75 per cento. Una flessione che in termini percentuali sembra irrisoria ma che invece è davvero preoccupante. Il Fondo monetario internazionale spiega che il 2014 sarà identico a quest’anno ma è anche vero che la precedente previsione era di un PIL cinese all’8,2 per cento.

Cosa sta succedendo in Asia?

La borsa di Shanghai, dopo la diffusione dei dati, ha chiuso la giornata di contrattazioni con un rialzo lievissimo dello 0,3 per cento. La borsa di Tokyo, invece, ha fatto registrare un progresso più consistente soprattutto in considerazione dei risultati della settimana passata, quando i listini giapponesi hanno perso il 10 per cento.

L’indice Nikkey è quindi dato in crescita di 0,1 punti percentuali.

Tagliato ancora il PIL tricolore

 Se gli investitori che hanno scommesso sulla ripresa dell’Italia avessero come punto di riferimento soltanto l’OCSE, in questo momento sarebbero impegnati a portare i capitali altrove visto che l’organizzazione internazionale citata ha tagliato ancora il PIL 2013 della Penisola di un “buon” 1,8 per cento.

Secondo l’Economist il peggio non è passato

L’anno in corso non sarà quindi da ricordare come l’anno della ripresa economica, anzi, sarebbe arrivato il momento di accorgersi che qualcosa non va e che la luce alla fine del tunnel è ancora troppo lontana. Infatti per tutto il resto dell’anno gli italiani dovranno confrontarsi con il risanamento dei conti pubblici e con le condizioni di credito per privati ed aziende, sempre più restrittive. Una situazione, quella vaticinata e descritta che fa pensare ad un prolungamento ulteriore della recessione.

L’analisi dell’OCSE, in pratica, prevede la riduzione del PIL tricolore dell’1,8 per cento nel 2013. In precedenza si pensava che il prodotto interno lordo italiano dovesse decrescere soltanto di un punto percentuale (previsioni di novembre 2012) o al massimo dell’1,5% (previsione di inizio maggio 2013).

Italia in pole per il consolidamento dei conti pubblici

Per la tanto agognata fase di crescita, quindi, si dovrà attendere fino al 2014, anno in cui le stime di crescita sono state riviste al ribasso. Si pensava ad un incremento dello 0,6% ma ci si dovrà accontentare del +0,4%. E’ sufficiente per restare in Italia?

L’Italia promossa dall’Europa

 L’Italia ha ottenuto il placet dell’Europa e questo potrebbe influenzare positivamente anche gli investitori. A far cambiare idea al management europeo ci ha pensato, in fin dei conti, Mario Monti che, tanto per usare un gioco di parole, ha messo a posto i conti pubblici facendo decadere la procedura d’infrazione.

La crescita dell’Italia passa per lo spread a 100

Enrico Letta ha colto la palla al balzo per dire che si tratta di una notizia molto positiva per il nostro paese, anche se poi, il premier ha incassato la dura critica degli industriali che si sentono soffocare dalle decisione in materia di economia e fisco, prese dal governo. Il documento stilato dalla Commissione Europea ha offerto anche sei consigli all’Italia e agli stati membri, per evitare nuovi avvisi dall’UE.

L’Eurostat sui conti italiani

Dalle parole ai fatti, adesso: Olli Rehn, entro metà settimana, dovrà proporre la chiusura della procedura di deficit a carico dell’Italia che dal governo Berlusconi in poi, quindi dal 2009, è da considerarsi sotto lo scatto di una vertenza europea.

Questo tipo d’intervento, a livello politico, premia il partito di Monti che quand’era al governo, anche se solo per un anno, ha contribuito decisamente al risanamento dell’Italia. Sotto il profilo economico, in qualche modo, si può dedurre anche un plauso rivolto all’austerity.

Secondo l’Economist il peggio non è passato

 L’Economist, che offre sempre una fotografia lucida della situazione europea, ha spiegato che il peggio non è passato nel senso che i leader europei, oggi, sbagliano a dire che la crisi è definitivamente alle spalle. All’argomento è dedicato addirittura l’ultimo articolo di copertina della rivista economica.

L’Unione Europea, dal punto di vista economico, è da considerare sorvegliata speciale, sia sotto il profilo economico dove non è ancora chiara la linea di lungo periodo che gli stati membri hanno deciso di seguire, sia sotto il profilo politico dove a prevalere è l’indecisione dei leader.

La fine dell’effetto Draghi per i mercati

La copertina dell’Economist arriva subito dopo il Consiglio Europeo che si è tenuto a Bruxelles il 22 maggio e che ha messo in primo piano la discussione su temi come l’energia, la politica fiscale comune e gli strumenti per contrastare l’evasione fiscale.

La Francia vuole un governo dell’Eurozona

Secondo l’Economist, dunque, il peggio non è passato, non ci siamo ancora lasciati alle spalle i momenti più duri, anzi, pensare di essere sulla strada della ripresa è illusorio. Che le cose non vadano bene è evidente da alcuni elementi: in primo luogo c’è stato il sesto trimestre consecutivo di calo del PIL e poi la crisi ha coinvolto paesi che sembrano immuni al declino economico. In questo caso, il riferimento, è alla Finlandia e all’Olanda.

L’economia egiziana e la primavera nera

 L’Egitto, dalla primavera araba in poi, ha goduto di grossa considerazione all’estero visto che si pensava che un movimento di liberalizzazione politica, potesse in qualche modo essere di stimolo anche allo sdoganamento dell’economia.

Invece a distanza di pochissimi mesi da quella che è passata alla storia come primavera araba, il paese di Mubarak è arrivato al declino. La crisi politica seguita alla cacciata del dittatore, si è trasformata in una crisi economica senza precedenti. Hanno influito sul declino il turismo e un sistema politico che vuole soltanto mantenere in vita la classe dirigente già al governo.

Il crollo della sterlina egiziana

A descrivere per filo e per segno la situazione egiziana ci ha pensato l’ultimo rapporto del World Economic Forum che ha spiegato come l’Egitto sia uno dei paesi maggiormente pericolosi su scala globale per i turisti. Il paese è giunto ad un livello di pericolosità che è superiore a quello generato da Pakistan, Colombia e Yemen.

Lavorare nel turismo con Veratour

A livelli temporale, il declino dell’Egitto è iniziato nel 2010, anno in cui il paese ha iniziato a perdere turisti, un’emorragia di circa 4 milioni di persone su 14 milioni di turisti conteggiati ogni anni nel paese. A resistere alla crisi ci sono comunque i luoghi caldi: le strutture turistiche localizzate nel Mar Rosso, il Cairo e Luxor.

 

Per la Grecia si parla di successo

 La Cina, nella giornata di oggi ha portato scompiglio sui mercati determinando una flessione incredibile della borsa giapponese che ha avuto ripercussioni anche sui mercati europei. Questo però, non vuol dire che non resti un territorio d’investimento appetibile.

Lo sa bene la Grecia che tramite il suo primo ministro, da tempo, corteggia gli investitori cinesi spiegando che il suo paese, sebbene sia stato in bailout con la necessità di aiuti esterni, è comunque un paese che avrà successo. Stava per morire nel 2012, appena un anno fa, poi ha perseguito la strada della stabilizzazione e della crescita.

Cosa sta succedendo in Asia?

In questo modo gli investimenti in Grecia sono diventati vantaggiosi perché tutti hanno scommesso sulla crescita futura che in effetti c’è stata. Ma è davvero così che vanno le cose oppure è l’ennesima storia greca? Tutti i ministri delle finanze hanno espresso un ottimismo fuori dal comune adducendo sei motivi per pensare al successo greco.

La Grecia torna sul mercato dei bond

In primo luogo è stato indicato il crollo dei rendimenti dei titoli di stato dal 30 all’8 per cento, poi si è parlato anche della contrazione dell’economia, di molto rallentata. La Grecia, in questa situazione è tornata ad essere competitiva anche per via della diminuzione drastica dei salari.

Come quarto motivo per pensare al successo è stato indicato l’operato del governo che aumentando le tasse e riducendo la spesa pubblica, hanno dato nuovo slancio all’economia. La stessa borsa di Atene (ecco il quinto elemento) ha raddoppiato il suo valore in pochi mesi e le banche sono state messe nelle condizioni di consolidare il loro status.

 

Importazioni in calo per effetto della crisi

 La crisi inizia a sentirsi in modo molto forte nel nostro paese e più si va avanti e più uscire dal baratro è difficile, infatti arrivano delle richieste sempre più insistenti anche dall’unione degli industriali.

Squinzi pessimista sull’Italia

Nell’ultima assemblea di Confindustria, per esempio, Giorgio Squinzi, il numero uno di viale dell’Astronomia, parlando dopo il neopremier Enrico Letta, ha bacchettato il Governo spiegando che il nord del paese, in questo momento, sta affrontando una crisi importante e potrebbe presto trascinare nel baratro tutta l’Italia.

Le lamentele di Squinzi sono andate di pari passo con la pubblicazione da parte dell’Istat, dei dati sulle vendite al dettaglio nel mese di marzo. Si è scoperto infatti che nel mese in questione, soltanto per effetto delle festività pasquali, c’è stato un incremento delle vendite alimentari pari al 2 per cento, ma per i prodotti non alimentari si parla di crollo, nonostante la tenuta dei beni tecnologici ed informatici.

Grazie alla Pasqua la ripresa dei consumi

In linea con queste analisi e con l’allarme lanciato di Confindustria, ci sono anche i dati sulle importazioni che sono state tagliata dalla crisi. Gli ultimi report, in questo caso, si riferiscono ad aprile. Nel quarto mese dell’anno, i flussi commerciali dell’Italia con i paesi che non appartengono all’Unione Europea hanno registrato un calo dello 0,3 per cento per le importazioni e dello 0,7 per cento per le esportazioni.

Grazie alla Pasqua la ripresa dei consumi

 Sono finalmente disponibili i dati relativi ai consumi degli italiani a marzo e si scopre che le festività pasquali hanno dato una mano alla statistica. Tra i pranzi e le cene che la tradizione prescrive per il periodo pasquale, c’è stata una ripresa del settore alimentare nel mese di marzo.

Gli italiani preoccupati e gli investitori?

Un periodo, quello marzolino, in cui, complessivamente, le vendite al dettaglio sono calate del 3 per cento su base annua. Questo vuol dire che gli italiani non si sono affatto dedicati allo shopping, hanno sì onorato la tradizione ma non l’hanno fatto comprando abiti nuovi.

Crescita italiana e nuove tasse

Il settore dell’abbigliamento, infatti, ha registrato il calo maggiore delle vendite, mentre sembra abbiano resistito bene i beni tecnologici e quelli informatici. A rilevare la situazione del Belpaese appena descritta, ci ha pensato l’Istat che addita il crollo dei consumi non alimentari, diminuiti del 6,1 per cento e parla bene dei consumi alimentari che al contrario sono cresciuti del 2 per cento per merito della Pasqua.

L’indice delle vendite al dettaglio, complessivamente, ha registrato una flessione rispetto al mese di febbraio, pari allo 0,3 per cento. Se poi si considerato i dati trimestrali, allo si scopre che le vendite al dettaglio sono calate dello 0,8 per cento rispetto all’ultimo trimestre del 2012.

 

Manager over50 a spasso

 Il problema occupazionale, ormai, in uno scenario di crisi, non interessa soltanto i giovani e sempre più studi, infatti, illustrano come siano anche i manager che hanno superato i 50 anni ad avere difficoltà nella ricerca di un nuovo impiego.

A parlarne di recente ci ha pensato l’Agenzia del lavoro che ha messo a disposizione delle aziende che offrono un contratto a tempo determinato, a tempo o a progetto di almeno 12 mesi, ai dirigenti che hanno per il lavoro, un bel fondo di circa 10 milioni di euro.

Gli italiani preoccupati e gli investitori?

Insomma, in questo momento i giovani figurano come coloro che sono esclusi dal mercato del lavoro ma hanno un’età che consente loro di riprovare più in là, insomma hanno tempo per fare strada e per trovare un impiego, ideale o meno.

Mentre non si può dire la stessa cosa dei lavoratori o meglio dei manager over50 che hanno perso il loro impiego e necessitano di una nuova occupazione. Il fatto è che molte aziende, se proprio devono offrire un’opportunità ad un ex manager, cercano di trovargli una sistemazione adeguata alla loro esperienza.

Draghi parla della disoccupazione giovanile

I manager disoccupati, invece, si accontentano anche di lasciare le poltrone dirigenziali per essere impiegati con una qualifica diversa. A loro sfavore, inoltre, gioca anche l’età. Ecco l’importanza del finanziamento a fondo perduto di 10 milioni di euro. Le aziende devono inoltrare la domanda entro giugno.

Gli italiani preoccupati e gli investitori?

 I politici italiani oggi dimostrano di essere impegnati per risollevare le sorti del paese. Eppure il mondo degli industriali è unito nel lanciare il grido d’allarme spiegando che quello che si fa, in fondo, non è abbastanza. Adesso, nell’ala dei pessimisti sono entrati anche i cittadini consumatori.

Squinzi pessimista sull’Italia

A dirlo è l’Istat che non solo illustra la crisi dei consumi ma mette in evidenza che c’è stata una flessione della fiducia dei consumatori a maggio, dopo un lieve rialzo di aprile. L’indice è sceso nel mese in corso dagli 85,9 agli 86,3 punti base.

Questo peggioramento della fiducia si lega in modo indissolubile anche al peggioramento di tutti gli aspetti relativi al quadro economico italiano. La fiducia dei consumatori è una specie di campanello d’allarme per gli investitori alla ricerca di qualche indicazione utile per il futuro.

Draghi parla della disoccupazione giovanile

Gli italiani, dunque, sono sempre più preoccupati della situazione economica che vive l’Italia e il loro sentimento sembra essere rappresentato anche dalle parole del numero uno di Viale dell’Astronomia. Giorgio Squinzi, infatti, ha rimproverato il governo di non fare abbastanza.

I consumatori ritengono inoltre che il clima futuro stia peggiorando, in pratica non ci sono grosse attese per quel che accadrà al nostro paese nei prossimi anni. Come reagiranno alla notizia gli investitori stranieri e nostrani?