Tutti i pareri sull’austerità

 L’austerità è una strategia economica adottata da moltissimi governi in crisi per mettere a posto i conti dello stato al fine di rilanciare la crescita. Una recente indagine ha dimostrato però che l’austerità ha come effetto collaterale, la mancanza di crescita.

La Spagna non centra gli obiettivi nel 2013

L’Eurostat, di recente, ha pubblicato delle statistiche relative alla situazione dell’Eurozona, spiegando che la Francia ha registrato un disavanzo del 4,8 per cento. Una percentuale che va oltre l’obiettivo che questo paese si era dato, ovvero il 4,5 per cento. La Spagna, invece, ha il deficit più grande d’Europa.

I tagli al bilancio imposti dalla crisi, anche in un anno di recessione, hanno irrigidito parecchio l’economia e la finanza di tanti paesi. Adesso, come si augura Olli Rehn, è arrivato il momento di rendere più flessibili gli obiettivi collegati alla crisi economica. Secondo Jose Manuel Barroso, è importante mettere un freno all’austerità che non è più sostenibile dai cittadini. Insomma siamo al limite.

L’Europa è il continente adatto su cui investire

E’ della stessa idea anche Christine Lagarde a dimostrare che il cambiamento nelle politiche di austerità è sostenuto ormai da un trend sovra nazionale. La richiesta su più fronti è dunque quella di effettuare una correzione delle finanze pubbliche e trovare una politica adeguata a sostenere queste riforme.

 

Grillo al Bild parla della bancarotta

 Non è giusto che i nostri investitori non siano premiati per la fiducia riposta nel paese. E’ questo quello che ha detto Saccomanni di Bankitalia per spiegare l’ingiustizia di uno spread che viaggia attorno ai 300 punti. Eppure, secondo quanto riferito da Beppe Grillo al quotidiano tedesco Bild, l’Italia è prossima alla bancarotta.

 In Italia arriva la bufera Napolitano

Il quotidiano tedesco, invece che affrontare il problema del calo dell’indice PMI del paese, ha preferito puntare i riflettori sull’Italia, usando le parole di Beppe Grillo: “L’Italia in autunno va in bancarotta”. Tutto si lega alla crisi che stanno affrontando le piccole e medie imprese del paese. In più lo Stato, dice il leader del Movimento 5 Stelle, non ha più i soldi per pagare stipendi e pensioni e questo potrebbe aprire, tra settembre ed ottobre, una faglia nell’economia tricolore.

 Goldman Sachs contro Beppe Grillo

Beppe Grillo, con il Bild, affronta anche altri temi: la rielezione di Napolitano, la situazione dei partiti e i numeri delle quirinarie. Temi che fanno parte dell’attualità italiana ma che sono tenuti d’occhio anche dai media internazionali. La rielezione di Napolitano alla Presidenza della Repubblica è stata considerata da Grillo un colpo di stato, tanto che il comico genovese si augura un’invasione tedesca in Italia al fine di portare in parlamento delle persone oneste, competenti e professionali.

 

 

La produzione tedesca rallenta

 La produzione tedesca rallenta e a dirlo, stavolta, sono le statistiche ufficiali che hanno già fatto tremare i mercati. Il paese in questione, infatti, con l’annunciata crisi della Francia, resta il caposaldo dell’economia del Vecchio Continente.

L’indice PMI della Germania è in lieve peggioramento, come la stessa situazione produttiva della zona euro, tanto che dalla prossima settimana la BCE potrebbe già rendere fattivo il taglio dei tassi d’interesse. Tanto per entrare nel dettaglio della questione, ricordiamo che l’indice PMI in versione flash per la Germania è sceso sotto la soglia dei 50 punti, raggiungendo quota 48.8. La soglia dei 50 punti separa l’economia in crescita dall’economia in fase di contrazione.

E’ davvero tutta colpa della Germania?

L’indice PMI, il cui aggiornamento è stato assorbito con un po’ di sofferenza dai mercati, è molto importante per effettuare previsioni, soprattutto per chi si occupa di opzioni binarie. La sua  importanza è data dal fatto che l’indice della produzione industriale è direttamente collegato al Prodotto Interno Lordo. La versione flash dell’indice offre tuttavia una visione parziale dell’indice ma è fondamentale per la definizione del trend.

L’Europa e gli alert del resto del mondo

Questa pubblicazione, secondo molti analisti, potrebbe essere utile alla BCE per definire una linea riguardo i tassi. Intanto il cambio tra euro e dollaro ha perso quota, registrando una flessione dello 0,7 per cento.

Napolitano e le borse dell’indomani

 La conferma di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica piace moltissimo agli investitori che nonostante la veneranda età del nostro presidente lo ritengono ancora l’unico in grado di assicurare continuità al paese. La borsa, anche il giorno dopo la sua elezione, si dimostra molto brillante.

Monti parla della situazione italiana e non scherza

Il rendimento dei titoli a due anni, infatti, scende ai livelli minimi che non toccava da dieci anni, dal 1993. Il rendimento dei titoli decennali, invece, è ormai prossimo al 4 per cento. Per quanto riguarda gli altri mercati non legati ai titoli di stato, si nota una ripresa dell’euro nel Forex e si avverte un certo entusiasmo anche nel comparto delle materie prime.

Peccato che poi a rovinare la festa dei listini tricolore ci abbia pensato l’America, sono stati infatti diffusi i dati macroeconomici sugli USA. Ma torniamo un attimo a Giorgio Napolitano e al valore contenuto nella sua rielezione. Il fatto di volersi assicurare una certa continuità deriva secondo gli investitori, dalla volontà di raggiungere anche la stabilità politica.

L’ultima settimana dei mercati

Ai mercati basta questa volontà implicita per determinare un allentamento della pressione sul debito pubblico. Il rendimento dei titoli di stato si è abbassato sia per i prodotti a breve scadenza, sia per i prodotti a medio termine. Una sorte analoga è toccata allo spread: la differenza tra BTp e Bund, infatti, è scesa sotto i 285 punti percentuali, sotto la soglia indicata da Monti come necessaria per uscire dalla crisi.

Il triste bilancio delle librerie italiane

 In questo momento l’investimento dell’Italia nella cultura non è considerato prioritario e lo si vede dalle scelte del governo che ha annunciato, tra i primi provvedimenti, piuttosto la sospensione dell’IMU, la revisione della TARES ed altri interventi legati al profilo fiscale dei cittadini italiani. Invece la scuola, l’istruzione e la cultura, sono in crisi e bisogna porre attenzione al fenomeno.

La giornata complicata di Piazza Affari

Non parliamo certo delle famiglie che hanno sempre maggiori difficoltà a mandare i loro figli in gita scolastica, ma ci riferiamo piuttosto al trend negativo che sta investendo le librerie del Belpaese. Il bollettino sulle librerie, che si evince dall’ultimo rapporto, riferito ai primi mesi del 2013, sembra un bollettino di guerra.

Molte librerie, infatti, sono state vittime della crisi e tantissimi marchi “storici”, in questo momento, rischiano di cessare l’attività dopo aver dato molto al tessuto socioculturale italiano. Il caso più emblematico è quello della Hoepli che fa parte della realtà commerciale milanese dal lontano 1870.

L’Italia non investe nella cultura

L’azienda, all’inizio del 2013, ha dovuto avviare una cassa integrazione a rotazione per 60 dipendenti. Questa tiritera è andata avanti ben 3 mesi, poi c’è stata la proroga della CIG per altre 13 settimane. Il tempo necessario per la riorganizzazione economica dell’azienda.

Succede solo al nord? Certo che no, visto che una sorte simile a quella delle Hoepli la sta vivendo anche la Flaccovio di Palermo.

L’austerity ha le ore contate

 Il Fondo Monetario Internazionale a Washington ha tenuto sei giorni d’incontri cui hanno partecipato anche i rappresentanti delle istituzioni italiane. Tutti sono concordi nel ritenere che l’austerity deve essere eliminata o comunque allentata.

Gli errori degli economisti spiegati da Reinhart e Rogoff

L’economia deve prendere una boccata d’aria, a dirlo è Christine Lagarde che è preoccupata del fatto che la ripresa economica, laddove ha avuto inizio, è ancora lenta e procede con molte incertezze. Le economie restano molto deboli e creare posti di lavoro, dov’è possibile, non è assolutamente sufficiente.

In questo momento, nell’incertezza che domina lo scacchiere internazionale, si notano nuovi rischi per l’economia locale, senza crescita dei vantaggi. La soluzione, quindi, è nell’allentamento del clima di austerity che sembra deprimere più che spingere i paesi che adottano strategie di questo tipo.

L’austerity non piace agli intellettuali

La recessione è di casa in molte zone del mondo e questo, secondo la Lagarde, deve far riflettere: gli sforzi finora compiuti per mettere in ordine i conti, non si sono tradotti in un vantaggio per l’economia reale e quindi abbiamo un mondo diviso in tre parti. Da un lato gli Stati Uniti trainanti e in ripresa, dall’altro la Vecchia Europa che arranca e poi i paesi emergenti che continuano a crescere anche se ad un ritmo più lento.

Da valutare, quindi, non solo l’opportunità di continuare nell’austerity ma anche il ritmo imposto a questa strategia.

Lo spread giusto a quota 100 secondo Saccomanni

 Il direttore generale di Bankitalia, spiega che il differenziale tra bund e BTp, per rispecchiare davvero la realtà, dovrebbe essere di 100 punti, per questo ha rivolto un appello alla politica, al mondo imprenditoriale e quello creditizio, per trovare un modo di rilanciare l’Italia.

Napolitano e le borse dell’indomani

Il direttore di Bankitalia, alla fine degli incontri di primavera del FMI ha avuto un incontro con i giornalisti italiani ed ha avuto l’occasione di ribadire che lo spread dovrebbe essere a 100 punti per rispecchiare la situazione reale del nostro paese. Gli investitori che hanno creduto nelle possibilità dell’Italia, dovrebbero essere premiati, se poi si paragona anche la situazione del Belpaese con quella del Giappone, allora è chiaro che lo spread dovrebbe essere di 100 punti.

Il differenziale così alto, non può essere sostenuto a lungo dal paese ed è necessario lo sforzo di tutti.

Draghi e sopravvivenza dell’euro

Secondo Saccomanni il governo deve proporre delle riforme strutturali del paese, le banche devono aiutare economicamente le imprese e queste ultime devono avere lo slancio verso l’innovazione, anche volgendo lo sguardo all’estero. Il credito bancario è importante ma ci sono anche altre fonti di finanziamento da scandagliare.

Insomma le imprese devono “riposizionarsi” sul mercato. Soltanto con uno sforzo sinergico sembra possibile ritrovare la competitività.

 

Cipro e la Grecia presto fuori dall’euro

 La Grecia prima e Cipro poi, sono state costrette e ristrutturare il loro debito ma gli sforzi chiesti alla popolazione e al governo, potrebbero essere male assorbiti dai due paesi in questione e alla fine dei giochi sia l’uno che l’altro potrebbero lasciare l’euro.

L’abbandono della moneta unica, anche da parte di un paese periferico e in crisi, non è ben vista da nessuno. Si pensi soltanto che la Germania è molto esposta sulle banche cipriote e ha tutto l’interesse a mantere questo pseudo paradiso fiscale nell’orbita della moneta unica.

L’euro è troppo forte?

Il fatto che presto potrebbero uscire dall’euro, è stato vaticinato da Citigroup che avverte sulla possibilità di altre ricadute.

Citigroup ha spiegato che il passo falso di Atene e quello dell’isola stato, sono molto vicini poiché le speranze di una ripresa subitanea si stanno allontanando. La Grecia e Cipro permangono all’interno di un’aurea di crisi e per loro, lasciare l’euro, sarebbe praticamente auspicabile.

Citigroup spiega le sue previsioni in considerazione della recessione europea che durerà non solo per tutto il 2013 ma anche per tutto il 2014.

Il modello giapponese di riferimento per la Grecia

Cipro in questo momento, aspetta gli aiuti definiti a livello europeo ma poi dovrà fare i conti con una ristrutturazione importante del debito sovrano che potrebbe minare la sua resistenza nella zona UE.

La crisi costringe alla chiusura le imprese

 Unioncamere ha diffuso i dati sulla base di Movimprese per constatare che la situazione, dal 2004 ad oggi si è aggravata. Il deficit, cioè il bilancio tra aperture e chiusure delle imprese, non era così grave dal 2009 ad oggi. Il 2009 è stato l’anno più duro della crisi.

La BCE chiede attenzione per le PMI

Il 2013, dunque, è iniziato con una serie d’imprese che hanno chiuso, un numero più ampio di quelle del 2009. A livello di numeri, nel primo trimestre dell’anno, hanno incrociato le braccia circa 31 mila aziende. A dirlo è Unioncamere sulla base di Movimprese che ricorda come anche nel 2009, nel primo trimestre dell’anno, a chiudere furono 30 mila unità.

Secondo Unioncamere, il fatto che s’iscrivano meno imprese rispetto al 2012, è ancora più grave delle chiusure d’impresa. Infatti mentre nel 2012 hanno aperto 120.178 imprese contro le 118.618 del 2013, le imprese che hanno chiuso sono state 149.696 nel 2013 e 146.368 nel 2012.

L’aumento IVA ci sarà o no?

Secondo gli analisti e gli esperti d’impresa, la preoccupazione sale nella misura in cui lo stallo politico continua senza che si prendano le contromisure dalla situazione contingente. Oggi, infatti, urge ridare credito alle imprese approvando delle misure ad hoc per sostenerle nella loro attività.

L’Europa crede nella BCE e nell’economia cinese

 Le borse, in questo  momento, navigano in territorio positivo e sperano che la cina faccia vedere un bel rimbalzo degli indici già nel secondo o nel terzo trimestre dell’anno. E le speranze degli analisti, in questo momento, bastano a Piazza Affari.

La ripresa è più lontana e le borse tremano

La borsa di Milano registra il miglior risultato di giornata, proprio quando anche Francoforte va in territorio negativo. Il Fondo Monetario, invece che parlare della Cina riporta i riflettori sul Vecchio Continente e spiega che la BCE ha tutti gli strumenti per tamponare la crisi e favorire dunque l’espansione europea. Wall Street, in tutto questo marasma, prova a rimbalzare.

Tagliato anche l’outlook della Cina

L’Europa in questo momento si augura una ripresa repentina dell’economia cinese e spera che con la ripresa della Cina, magari già nel secondo o nel terzo trimestre dell’anno, anche la BCE si decida a studiare un modo per combattere la crisi.

Nel nostro paese, poi, la situazione è più grave di quelle europea visto che l’instabilità politica sta zavvorando anche la politica. Lo stesso ministro Vittorio Grilli, presente agli incontri del FMI, spiega che nel nostro paese è necessario definire un governo, visto che non fare alcuna scelta è sintomo di deolezza e tutti vanno a guadagnarci, fuorché il nostro paese.

Piazza Affari, nonostante le notizie di Grilli, riesce a fare molto bene e guadagna l’1,81 per cento.