La scuola entra in crisi sul fronte gite

 La crisi economica, adesso, è davvero penetrata in ogni settore della società civile e un report recente dedicato al mondo della scuola spiega perché non si può escludere nemmeno il settore “formativo”.

Il Decreto Sviluppo per gli opzionaristi tricolore

I genitori che hanno i figli in età scolastica, con sempre maggiore frequenza chiedono agli istituti frequentati dai figli di eliminare o ridurre le gite, i viaggi organizzati. Un modo come un altro per evitare discriminazioni tra i ragazzi che possono permettersi la gita e ragazzi che al contrario non possono partire per ragioni economiche.

L’Italia non investe nella cultura

Nelle scuole superiori, per esempio, questa “richiesta” ha avuto un certo impatto e sembra che 20 classi su 100 abbiano rinunciato a partire. La primavera che avrebbe dovuto portare nel nostro paese una ventata d’entusiasmo finanziario, non fa che gettare nello sconforto la popolazione.

Il report che abbiamo riassunto è stato stilato dalla Coldiretti che si è dedicata al turismo scolastico provando a proporre delle “alternative” alla non partenza per la gita. Per esempio le scuole potrebbero scegliere destinazioni più vicine alla città di partenza, o potrebbero accorciare i tempi del soggiorno. Gli studenti che rischiano di restare a casa, infatti, sono il 20 per cento. L’anno scorso, in partenza, ci sono stati ben 930 mila studenti.

 

Quinquennio difficile per il debito tricolore

 Il debito italiano crescerà fino a superare i 100 miliardi di euro in cinque anni. E’ questa la previsione contenuta nel Documento di economia e finanze che è stato stilato con l’obiettivo di analizzare il rapporto tra indebitamento e PIL.

Cosa porterà a questa situazione? Gli analisti prevedono che ci sarà un aumento delle spese pubbliche che non farà che aumentare l’indebitamento, a meno che poi, il Prodotto Interno Lordo non cresca in modo esponenziale.

Grilli punta alla ripartenza economica

C’è da considerare anche che nel 2013 il debito delle pubbliche amministrazioni supererà la quota di 2 mila miliardi di euro e se poi si prende in considerazione il periodo che va dal 2012 al 2017, allora si può star certi che si supereranno i 100 miliardi.

Commerzbank e il prelievo forzoso in Italia

Le amministrazioni centrali, in linea di massima, dovranno riassumere il 94,7 per cento della spesa pubblica complessiva, cui si aggiungerà poi un incremento del 5,4 per cento. Le amministrazioni locali, invece, rallenteranno il ritmo delle spese e il loro debito crescerà soltanto del 3 per cento.

Il ministero dell’Economia ha spiegato che il debito pubblico è arrivato al 130,4 per cento del PIL e potrebbe soltanto scendere di 13,1 per cento entro il 2017. In questo periodo è previsto un aumento del PIL più elevato dell’aumento della spesa pubblica.

Dove le auto costano di più

 L’Economist, con i suoi famosi grafici, cerca di prendere in esame i costi legati alle auto e di chiarire in quale parte del mondo, avere un veicolo di proprietà è più costoso per via delle spese legate all’assicurazione, al carburante e via dicendo.

Tra le città più care del mondo rientra anche Roma ed è per questo che abbiamo preso in esame questa ricerca.

I kit omologati non escludono l’inerenza

Cosa ha reso i costi della macchina insostenibili nel tempo? In primo luogo l’aumento delle spese per il carburante, poi la crisi economica e la crescita dei costi di manutenzione che oggi risultano più altri che in passato. Alla fine, in una macchina, s’investono moltissime risorse di denaro. L’Economist, o meglio la società affiliata alla rivista di economia, l’Economist Intelligence Unit, ha messo in fila tutte le città in cui avere un’automobile più essere davvero esoso.

Nel grafico che costituisce la classifica, per ogni metropoli è usata una barra bicolore: in blu scuro sono indicati i costi d’acquisto dell’auto con riferimento ai prezzi del 2010 e in azzurro si aggiungono i costi di “mantenimento” dei tre anni successivi all’acquisto.

Cosa bisogna sapere delle assicurazioni che cambiano

Il risultato è che le prime cinque città in cui avere una macchina costa di più sono Shanghai che conquista la medaglia d’oro, poi San Paolo in Brasile che ha la medaglia d’argento e la medaglia di bronzo di Delhi. L’Italia è fuori dalle posizioni che contano? Niente affatto visto che Roma è al quarto posto, seguita da Sydney, Berlino, Amsterdam, Mosca, Parigi e Londra.

Come crolla il mercato dei computer

 Fino a questo momento le aziende d’informatica erano sempre rimaste a galla, non avevano dato segni di cedimento nonostante la crisi avesse invaso praticamente ogni settore industriale. Eppure adesso s’inizia a parlare di crisi dei computer e c’è chi non dorme sogni tranquilli.

Quella dei computer non è una crisi semplice, non è una crisi improvvisa. Adesso siamo al quarto trimestre consecutivo in cui si registrano delle vendite in calo per i personal computer. In tutto il mondo i computer iniziano a non essere più venduti, per questo gli analisti parlano di crisi del PC.

La produzione industriale si riprende ma la crisi continua

Anzi, è stata anche trovata l’origine di tutta questa storia. Sembra infatti che i PC non riescano a reggere il confronto con gli smartphone e i tablet che pur essendo meno performanti sono sicuramente più economici.

Nei primi tre mesi del 2013, rileva un’indagine dell’IDC, il calo delle vendite di PC è stato pari al -14 per cento se si considerano i dati dello stesso periodo del 2013. La diminuzione è stata la più consistente dal 1994 ad oggi.

HP perde terreno a Wall Street

I dati sono stati confermati anche dalla società concorrente della IDC, la Gardner che ha parlato ancora una volta di riduzione delle vendite di PC anche se in percentuale la flessione è indicata come più contenuta e pari al -11,2 per cento. In più, rispetto all’IDC, tra le cause della situazione, è stata indicata anche la crisi economica, oltre le concorrenza di tablet e smartphone.

 

3 visioni del 2013 e della sua evoluzione

 Il 2013, in questo momento, si sta configurando non più come l’anno della ripresa economica, quanto piuttosto come l’anno della nuova crisi. Le possibilità di evoluzione, in questo momento, appaiono sostanzialmente tre.

Le quotazioni dell’oro secondo Goldman Sachs

La prima, la più probabile, prevede che per il resto dell’anno l’Europa tirerà a campare e questa “sopravvivenza” potrebbe protarsi ancora fino al 2014. Ci saranno sempre maggiori pressioni sui governi periferici al fine di stoppare la spirale di austerità che rischia di compromettere i loro conti. Ci sarà una forte influenza sul panorama europeo, da parte dei risultati delle elezioni tedesche e dalle evoluzioni della situazione italiana. La Spagna, poi, dovrà fare degli aggiustamenti, mentre non sembrano all’orizzonte delle uscite dalla moneta unica.

La ripresa ci sarà dal 2014

Meno probabile il secondo scenario, quello a ribasso che punta tutto sul crollo dell’Italia, sui dubbi del mercato e sulla cooperazione insufficiente tra la BCE e la Germania. Qualche progresso ci sarà ma quello che serve sono le risorse fiscali e quindi vuol dire che in un anno le crisi saranno ancora di più e più gravi.

Un terzo scenario praticamente impossibile è quello al rialzo con i paesi che oltre a ritrovare la forma finanziaria, si ritrovano anche rafforzati politicamente.

Cipro chiede più aiuti ma che pensa l’Europa?

 Il bailout di Cipro avrà un costo maggiore del previsto perché Nicosia oltre a vendere una parte delle riserve d’oro per racimolare circa 400 milioni di euro, ha la necessità che il fondo della Troika sia innalzato da 17,5 a 23 miliardi di euro.

Un costo davvero elevato che potrebbe costituire un precedente per gli altri paesi che sembrano essere sull’orlo della crisi, quindi per la Slovenia, per il Portogallo e per l’Irlanda, ma anche per la stessa Italia.

Cipro cambierà l’Europa, lo dice la Germania

Cipro ha chiesto più soldi: inizialmente erano “soltanto” 10 miliardi di euro, poi si è arrivati a 17,5 miliardi ed ora addirittura a quota 23. Le richieste, per il momento, restano inascoltante e infatti l’Unione Europea ha ribadito che il contributo internazionale resterà fisso a 10 miliardi.

La richiesta di Cipro, però, ha messo in allarme i mercati e tutte le borse hanno fatto registrare una serie di ribassi. Lo spread italiano, ha ripreso la sua corsa verso l’alto fino a quota 310 punti.

Svelato uno dei problemi delle banche di Cipro

Ma qual è effettivamente la situazione di Cipro? Il presidente dell’Eurogruppo, nel ribadire che il finanziamento internazionale sarà di 10 miliardi di euro, ha previsto che Cipro, autonomamente, dovrà trovarne altri 13, il tutto mentre si prevede un crollo del PIL del 12 per cento.

L’Italia ci riprova con gli incentivi alle donne

 Uno dei grossi problemi del nostro paese è che manca una riforma seria del mercato del lavoro, una riforma che sia in grado di tagliare i ponti con il passato di precarietà che contraddistingue il paese e fondare un’economia più solida e longeva. In più, sempre per quanto riguarda il lavoro, c’è il problema della differenza di salario tra uomini e donne.

Partendo da questi due punti, Elsa Fornero ha deciso di riprendere i lavori, cercando di risolvere i problemi di disoccupazione. In Europa, infatti, il 23 per cento dei cittadini non ha un’occupazione e la situazione è particolarmente grave, soprattutto per i giovani, in Spagna, Portogallo, Grecia e Italia.

Per le donne le assicurazioni sono più care

La Fornero ha deciso di riprendere il discorso sugli incentivi per l’occupazione femminile e ne ha disposti alcuni. In pratica ha previsto una riduzione dei contributi pari al 50 per cento per il datore di lavoro che assume una donna. Lo sgravio dura 12 mesi ma può essere esteso fino a 18 mesi se il contratto di lavoro diventa a tempo indeterminato.

Scende la disoccupazione ma l’Italia non convince

Gli incentivi sono pensati per l’assunzione di donne di qualsiasi età senza un impiego fisso da più di sei mesi, per l’assunzione di donne che non hanno un impiego regolarmente retribuito da più di 24 mesi e per le aziende che sono caratterizzate dalla forte disparità di genere.

Questo vuol dire che i settori più interessati dalle novità sono quello delle costurzioni e una parte del mondo industriale.

Il 2013 e il ritorno alla crisi

 Dublino sarà il luogo fisico di una riunione molto importante, quella dei ministri delle Finanze europei che dovranno discutere del fatto che, nonostante gli sforzi compiuti dai singoli paesi, ci potrebbe essere un ritorno di fiamma.

In pratica ci sarà presto una nuova ondata di crisi con problemi da risolvere, molto più complessi. Per esempio si dovrà discutere del salvataggio, o meglio di come salvare il Portogallo e l’Irlanda.

Investimenti a rischio nei paesi della black list

All’ordine del giorno c’è anche la discussione sulla possibile costituzione di un’unione bancaria che deve sopperire sia alla crisi di Cipro, che dovrà affrontare presto i problemi della Slovenia e che poi dovrà prendere in esame la situazione della Francia e dell’Italia.

Per quanto riguarda Cipro la situazione deve assolutamente essere riconsiderata visto che il costo del salvataggio del paese è aumentato ed ora saranno erogati non più 17,5 miliardi di euro ma ben 23 miliardi.

L’allarme della Francia e la distanza dalla Germania

L’isola sta pensando anche di salvarsi vendendo le sue riserve d’oro al fine di recuperare gli altri 400 milioni di euro necessari per il finanziamento della bancarotta.

L’austerity proposta dalla Troika, però, sembra sia troppo stringente per Nicosia ma anche per gli altri paesi, per esempio per il Portogallo che ha già lanciato un messaggio d’allarme.

 

Ecco perchè preoccuparsi della crisi italiana

 Le finanze italiane preoccupano al punto che molti analisti più che valutare il possibile contagio di Cipro ai paesi limitrofi, sta cercando di capire il futuro del Belpaese, dove, a distanza di quasi due mesi dalle elezioni, non è ancora stato formato un governo.

Adesso, però, non è più una questione di stabilità politica, visto che il governo, come ha spiegato anche Napolitano, c’è ed è quello di Mario Monti che non è stato mai sfiduciato ed è necessario per fare le riforme. Prima tra tutte quella che ha consentito lo blocco dei soldi per le PA.

Il punto del FT sulla crisi europea

Il problema, a questo punto, resta soltanto squisitamente finanziario, visto che senza governo non potranno essere varate altre misure di austerità necessarie per aiutare il paese a sopravvivere nella zona euro.

Di tutta la storia ne sta risentendo anche la finanza dove, l’indice azionario di riferimento del nostro paese, il Ftse Mib, è calato addirittura del 14 per cento. Una depressione che è iniziata alla fine di gennaio. Economia e finanza, quindi, sono a pezzi.

L’effetto di Cipro sul mercato valutario

Adesso però bisogna fare i conti con la BCE che dopo Cipro ha dimostrato di non poter più fare tutto il necessario per salvare l’euro.

 

Come USA e Giappone sostengono le borse

 Abbiamo già visto insieme come spingono la crescita gli Stati Uniti e il Giappone e la risposta, da diversi mesi è la stessa: a colpi di svalutazione del dollaro e dello yen. Questo atteggiamento ha influito sul mercato valutario ma non ha praticamente avuto effetto sul mercato, inteso come borse.

In Giappone aumenta il Nikkei e perde lo yen

Anzi, le scelte compiute dalle amministrazioni giapponese e americana, in qualche modo, hanno tenuto a galla i mercati. In America la Fed ha deciso di porre fine al QE facendo presagire che l’economia del paese è in ripresa. Poi è arrivato anche l’annuncio di Obama riguardo gli investimenti pubblici.

Come spingono la crescita gli Stati Uniti e il Giappone

A questa notizia si è aggiunta quella relativa alla Bank of Japon che ha offerto nuova liquidità al paese, svalutando lo yen, nella speranza di far riprendere l’economia. Così la borsa di Tokyo ha toccato i livelli di crescita che non raggiungeva dal 2008.

Anche Wall Street, in questi giorni, sta toccando i suoi massimi livelli. Il tutto mentre l’Europa entra in una nuova fase d’incertezza per via della fragilità dei debiti sovrani. Si attendono però i dati sul mercato del lavoro americano. Oggi saranno pubblicati i numeri sui sussidi di disoccupazione.

Piazza Affari, tanto per fare uno zoom sul mercato italiano, guadagna lo 0,6 per cento e prosegue nella “giusta direzione” come Francoforte, Londra e Parigi. Lo spread è sceso sotto la soglia critica dei 300 punti con i titoli che hanno un rendimento pari al 4,3 per cento.