Come spingono la crescita gli Stati Uniti e il Giappone

 Il Giappone e gli Stati Uniti hanno deciso con le loro rispettive banche mondiali, di partire all’assalto dell’economia internazionale e di svalutare yen e dollaro per sostenere l’economia interna. Una scelta che è stata considerata discutibile dai loro partner, tanto che in Europa si è arrivati a parlare di guerra di valute.

La Fed condiziona il mercato Forex

Il fatto è che l’Europa, dal punto di vista monetario, sembra essere rimasta a guardare quello che fanno gli altri. Lo stesso Draghi ha lasciato invariati i tassi ma non ha detto se ci sono altre azioni preventivate da qui alla fine dell’anno.

Secondo il Fondo Monetario, a questo punto, si può parlare di un mondo a tre velocità che lascia però perplessi molti leader. Il primo tra tutti è Barack Obama che non si rassegna a considerare morente l’Europa. Queste “considerazioni”, però non influiscono sull’andamento dei mercati.

In Giappone aumenta il Nikkei e perde lo yen

Per esempio in Europa, le varie “piazze affari” sono sospinte dall’entusiasmo. Lo spread italiano in calo è preso come simbolo di questa euforia. Poi, nel caso particolare dell’Italia c’è la speranza che entro 50 giorni si formi il nuovo governo.

La banca di Tokyo, intanto, spinge per risollevare l’economia locale che da almeno 20 anni sembra intorpidita da una gestione poco lungimirante delle finanze nazionali.

L’Australia in crisi finora aveva resistito

 Quanti giovani, anche partendo dall’Italia, si dirigono in Australia per cercare lavoro? Sicuramente tanti, desiderosi di cambiare aria, d’imparare la lingua, di approfittare di un paese scarsamente popolato. Si va in Australia per salvare le tartarughe, per guardare i canguri, per coltivare i campi.

Quanto è ricca l’Australia

Eppure, non basta questa disponibilità di terreni e natura a rendere salutare l’economia del paese in questione. Anche l’Austrialia, in fondo, è entrata in crisi e gli ultimi dati legati al mondo del lavoro, lo dimostrano bene.

L’economia australiana ha passato un periodo davvero interessante e positivo che faceva pensare che l’ascesa del paese fosse quasi “infinita”. Poi il dollaro australiano, sul mercato ForEX, è stato vittima di una battuta d’arresto. La prima spia utile per intuire che qualcosa non andava.

Australia, Regno Unito, Canada e il mondo ForEX

Adesso la pubblicazione dei dati sul tasso di disoccupazione registrato alla fine di marzo, confermano il sentiment. In Australia, infatti, la disoccupazione è aumentata dal 5,4 al 5,6 per cento in un mese. Questo vuol dire che il numero dei disoccupati è salito a 36100 unità.

Il dollaro australiano non ha reagito per niente bene alla notizia: c’è stato un incremento delle vendite ed ora è partita la rincorsa al vecchio tasso di cambio con il dollaro. Il cambio EUR/AUD, invece, resta a quota 1.2420.

E’ davvero tutta colpa della Germania?

 In Europa sembra che ormai fare parte del Vecchio Continente sia soltanto un modo per tentare di andare in bailout, in bancarotta. Per diversi mesi si è pensato che le diverse crisi, come quella di Cipro, quella della Slovenia, quella della stessa Grecia, fossero un effetto della fragilità dei loro sistemi bancari.

L’Europa e gli alert del resto del mondo

Certo gli istituti di credito hanno un grosso problema, ma in seconda battuta i problemi si sono legati al fatto che i paesi indicati hanno fatto degli sforzi enormi per non uscire dall’euro. La permanenza nella moneta unica, è come una scatola con il doppio fondo: quello che si vede è che non uscire dall’euro è importante per la sopravvivenza del paese in crisi, ma quello che si lascia intendere, il doppio fondo, è che tutto è fatto per sostenere l’economia tedesca.

Cipro cambierà l’Europa, lo dice la Germania

Insomma, per farla breve: è colpa della Germania se l’Europa è in crisi. Un assunto che sta prendendo piede ma che per troppi analisti sembra addirittura eccessivamente facile. La Germania sta diventando il capro espiatorio di questa crisi europea anche per il fatto di sostenere con svariate elargizioni, anche i fondi di solidarietà.

Quello che si teme è che molti altri paesi, magari capitanati dalla Francia che per i problemi strutturali che sta affrontando non è più in grado di fare da contraltare a Berlino, si uniscano contro la Germania facendo crollare il suo sistema economico.

L’Europa e gli alert del resto del mondo

 Nel caso di Cipro gli avvertimenti sulla crisi sono arrivati troppo tardi. Per la Slovenia, invece, sembra che il monito sia già attivo ma è anche vero che il management del paese sta già mettendo le mani avanti dicendo che non serviranno aiuti.

La crisi Slovena spiegata in 2 step

In realtà, al di là del singolo stato, è l’Europa nel suo complesso a soffrire e per questo da più parti arrivano degli avvertimenti. Per esempio dal Regno Unito, che dal 2008 è ha subito una battuta d’arresto per la sua economia, arriva l’annuncio dell’Europa sprofondata in una “depressione quasi infinita”. Chiaramente il Regno Unito è interessato ad un’inversione di tendenza al fine di non perdere un partner di rilievo.

Cipro cambierà l’Europa, lo dice la Germania

Il grido inglese non è solitario visto che anche secondo il capo economista di Ivesco Perpetual, spiega che il PIL della zona euro tra il 2013 e il 2014 sarà in calo. La stima è quella di una crescita negativa dello 0,2 per cento del PIL.

La situazione potrebbe essere ulteriormente aggravata anche da quello che è accaduto a Cipro, visto che adesso le banche, per evitare l’effetto domino, potrebbero ridurre i prestiti per famiglie e imprese nell’immediato futuro. L’austerità che è già la norma nel Vecchio Continente, potrebbe essere il suo colpo di grazia.

La crisi Slovena spiegata in 2 step

 L’Europa è molto più grande di quanto non si possa pensare e anche se gli investitori sono abituati a consultare soltanto report e business che arrivano dai paesi più importanti come Francia e Germania, è pur vero che ci sono realtà “minori” altrettanto cruciali per l’equilibrio del paese.

Minacciate dal rating le banche slovene

Per esempio Cipro che di recente ha affrontato una crisi importante, tanto che a livello europeo è stata definita la strategia di “salvataggio” da usare in futuro come modello. Un altro paese che finora era stato poco considerato è la Slovenia. E’ arrivato dunque il momento di rispondere ad almeno due domande: quali sono i problemi del paese in questione e che peso ha l’economia slovena sull’Europa.

La Germania adesso colpirà la Slovenia

Secondo l’OCSE la Slovenia potrebbe dover affrontare presto una grave crisi bancaria per la quale il campanello d’allarme è suonato diversi mesi fa. La ricapitalizzazione chiesta agli istituti di credito del paese, è stata sottostimata ma presto si dovrà procedere con un lavoro molto oneroso, quasi un miliardo di euro.

Oggi, la Slovenia rappresenta lo 0,4 per cento del PIL della zona euro ma ci potrebbe essere una contrazione dell’economia, molto forte, durante il 2013. Ci potrebbe infatti essere una riduzione del volume della produzione pari al 2,1 per cento.

Studiare la Grecia per capire il futuro

 La Grecia non è più da considerare soltanto la culla della filosofia, il paese in cui è bello viaggiare alla ricerca delle radici dell’Occidente. Molte università, infatti, organizzano viaggi in Grecia per capire la crisi economica e soprattutto rendersi conto dei suoi effetti.

Spread stabile e borse positive in Europa

Molti studenti arrivano in Grecia dalla Francia e dall’America per capire dal vivo gli elementi base delle leggi economiche e delle scienze politiche. Qualcuno cerca addirittura di capire quanto e come è stata documentata la crisi del paese.

La Grecia non è soltanto un paese che ha rischiato il tracollo, ma è il paese che è stato in grado di minare alla base l’unità del Vecchio Continente. Con la crisi greca si è aperta una frattura nell’Europa unita che sarà difficilmente guarita. In più il bailout di Atene è stato un vero terremoto per l’intera politica internazionale. Gli studenti, nei loro viaggi, incontrano esperti di politica e legislazione greca e cercano di farsi un’idea sulla sopravvivenza del paese nell’area dell’euro.

Come sta cambiando la Grecia post crisi

Sicuramente, in questo momento ci sono dei segnali incoraggianti per il futuro visto che l’economia locale sta ripartendo puntando molto sul turismo e sulle infrastrutture. Non è però ancora conosciuto il grado di sopportazione della recessione. Un dato importante visto che le prospettive future sono ancora incerte.

Il Regno Unito e la Thatcher

 Il Regno Unito, in questi giorni, deve confrontarsi con la morte di Margaret Thatcher, la lady di ferro. Apparentemente il decesso di una persona così importante per la vita politica trascorsa del paese, non dovrebbe interessare gli investitori. Invece sono molti quelli che cercano di capire quanta nostalgia ci sia negli elogi e quanto distacco la politica riesca ad esprimere rispetto alle scelte del passato. Solo così, infatti, si possono captare segnali indicativi del trend del futuro.

Cosa muove l’euro

Quello di cui bisogna prendere atto, è sicuramente che la Thatcher ha modificato profondamente la politica economica della Gran Bretagna. Oggi, che il paese sta attraversando un momento di crisi, però, ci si chiede quanto i cambiamenti introdotti dalla lady di ferro, possano essere considerati positivi.

Il Regno Unito in crisi lo spiega Osborne

In linea di massima la Thatcher ha usato i tassi d’interesse alti per combattere l’inflazione, poi ha cercato di prendere di petto il potere dei sindacati e ha fatto in modo che il mondo della finanza fosse deregolamentato. Infine, si è preoccupata di gestire il passaggio da un’economia di produzione ad un’economia di servizi.

Queste le basi poste dalla Thatcher che sono riuscite a guidare la Gran Bretagna verso l’ascesa economica indiscussa fino al 2008, anno in cui è cominciata per tutti la crisi e nemmeno i britannici sono riusciti a percepire gli elementi più importanti del momento.

 

Bernanke parla della ripresa dell’America

 Se il Vecchio Continente è in crisi, questo non vuol dire che la stessa cosa valga per tutti gli altri continenti e per tutte le altre economie. Anche se i sistemi economico-finanziari sono interlacciati tra loro.

L’evoluzione del cambio euro/dollaro

Non stupisce allora che nello stesso momento in cui Draghi e gli altri leader europei si trovano a posticipare la ripresa dell’Eurozona fino al 2014, Ben Bernanke dichiari invece che l’America è già sul viale della rinascita economica.

Il governatore della Fed, infatti, ha osservato che rispetto alle prime fasi della crisi finanziaria, quelle sviluppate nel 2008-2009, oggi le banche americane si sono irrobustite e sono in grado di sostenere l’economia america in questa fase di ripresa.

Il dollaro in rimonta e cambiano le visioni dell’America

Questo non vuol dire che il peggio è passato, anzi, l’economia statunitense deve ancora fare numerosi aggiustamenti prima di dire che il peggio è passato ma di certo non c’è da alimentare alcuna discussione riguardo la politica monetaria definita dalla Fed.

L’America, tra l’altro, deve fare i conti con quello che succede in Europa dove la situazione economica resta quanto mai complessa visto che ci sono paesi ancora alle prese con la crisi del debito ed altri che stanno già ripartendo. Questo giustifica in qualche modo la politica “tasso zero” della Fed, uno strumento di fondamentale importanza per la ripresa americana e per la diminuzione del tasso di disoccupazione a stelle e strisce.

Cipro cambierà l’Europa, lo dice la Germania

 Il presidente della Bundesbank è convinto che il fallimento di Cipro segnerà un punto di svolta nelle crisi che interessano il Vecchio Continente. Jens Weidman, infatti, in un’intervista rilasciata alla radio del paese ha parlato sia della gestione della crisi europea, sia del caso particolare di Cipro, sia degli obiettivi economici definiti dalla Commissione Europea.

I rischi italiani dell’uscita dall’euro

La Bundesbank, prima di tutte le altre banche europee, è stata scossa dall’eccessiva tensione, causata e alimentata soprattutto dalla bancarotta di Cipro. Il primo pensiero di Weidman è stato rivolto ai depositi tedeschi presenti a Cipro, molti anche tedeschi. Le misure adottate hanno arginato la crisi ma è importante, secondo la Bundesbank, trarne la lezione giusta: le banche, anche in mezzo a mille difficoltà potranno essere ristrutturate. Un segnale decisamente positivo per chi pensava che dall’isola stato si scatenasse l’ennesimo effetto domino.

La Germania contro l’antieuropeismo italiano

Riguardo alla possibilità di Cipro di essere un punto di partenza per una crisi più grande, Weidman è convinto che l’isola abbia una struttura creditizia e bancaria che fa storia a sé quindi dal punto di vista della crisi è sicuramente un caso unico. Mentre potrà essere usato come “esempio” il modello di salvataggio proposto dall’Europa. Anche perchè c’è un altro paese in posizione molto critica: la Slovenia.

La Spagna non centra gli obiettivi nel 2013

 Secondo Munchau l’Italia sta peggio di tutti. L’editorialista del Financial Times ritiene che tra tutti gli stati membri d’Europa, il nostro paese è quello che sta messo peggio di tutti visto che sia le imprese che le famiglie stanno affrontando con grande difficoltà la crisi.

La crisi nella zona Euro non è finita

In Italia le piccole e medie imprese devono fare i conti con una crisi del debito da un lato e quindi con l’impossibilità di accedere a prestiti e mutui nelle banche di riferimento, e dall’altro con l’austerity fiscale che ha alleggerito ancora di più il loro portafoglio. Non va meglio per le famiglie che oltre a chiedere meno mutui hanno iniziato anche a ridurre i consumi, compresi quelli alimentari.

Eppure le agenzie di rating che da tempo tengono nel mirino l’Italia, si stanno accorgendo anche delle criticità della Spagna. In particolare sulla situazione iberica è intervenuta Moody’s. Questa agenzia di rating spiega che Madrid sta facendo degli sforzi enormi ed è riuscita a riequilibrare i conti pubblici.

Eppure le sfide che la Spagna ha intrapreso prevedono un cammino lungo e per questo l’outlook sul debito sovrano del paese resta in territorio negativo. Il tutto fa pensare a ragione che gli obiettivi sul deficit per il 2013, il raggiungimento del 4,5 per cento del PIL, non saranno raggiunti.

La borsa madrilena, però, spera ancora e l’Ibex35 sale allo 0,4 per cento.