La casa non è una spesa per tutte le famiglie italiane

 L’Italia è in crisi economica e tutti gli indicatori che arrivano dal mercato fanno pensare che la situazione sia lenta a migliorare. Secondo l’ultimo rapporto della Cgil che potrebbe incidere molto sulla reputazione del nostro paese, la spesa per la casa non è sostenibile per 3 milioni di famiglie che in passato avevano acquistato un immobile in tutta tranquillità.

La comunicazione sui lavori energetici pluriennali

Nei prossimi tre anni, secondo lo studio dell’osservatorio del sindacato, ci dovrebbero essere circa 300 mila nuclei famigliari in procinto di perdere l’abitazione. Il problema è che il costo medio di una casa, in questo momento, qualora fosse di proprietà, è di circa 1150 euro. Gli affitti sono triplicati in un decennio e in termini percentuali si racconta di un incremento del 130% o anche del 150 per cento sui contratti di nuova registrazione e sui contratti rinnovati. Il dato che più sconvolge e in qualche modo sembra nuovo, riguarda invece sfratti e pignoramenti che coinvolgono in modo particolare i giovani, in difficoltà con il pagamento del mutuo.

Vantaggi e svantaggi del pagamento dell’affitto

Il conto della crisi quindi è molto salato per 3 milioni di famiglie che non sono quelle che affollano centri benessere, località di vacanza e ristoranti. Insomma la spesa che non si può più fare non è quella per le vacanze, oppure quella per il ristorante o quella per una serie di divertimenti che pure sono stati ridotti. Adesso non si riescono a sostenere più le spese per la casa, le bollette, il mutuo e tutto quello che c’è nel mentre.

Soffre anche l’indice PMI del paese

 Scende la disoccupazione ma l’Italia non convince e come resta alta la soglia dei cittadini in cerca di lavoro, soprattutto giovani, così resta ai minimi livello l’indice della Produzione Manifatturiera.

Piazza Affari non crede alla potenza dei dieci saggi

A dirlo sono i dati più recenti sulla nostra industria, riferiti al mese di marzo che si conclude con le festività pasquali. Nel dettaglio nel report PMI si spiega che la contrazione del settore manifatturiero di tutta l’Eurozona, è stata più forte a marzo che a febbraio. In Italia il calo è stato dello 0,1% rispetto a gennaio ma su base annua la contrazione dell’indice PMI è di 1,5 punti percentuali.

L’indice PMI a marzo, è esco da 47,9 a 46,8 punti. Le previsioni erano anche peggiori visto che si pensava che l’indice arrivasse fino a 46,6 punti. La Francia che è finita sotto la lente d’ingrandimento degli investitori stranieri, ha dimostrato di avere un indice PMI ancora fermo a 44 punti sotto la soglia dei 50 punti che separa la contrazione dall’espansione.

Se invece si va a prendere l’indice PMi della Germania e poi quello dell’Irlanda, fermi rispettivamente a 49 punti e a 48,6 punti, si scopre che sono scivolati verso il territorio della contrazione.

I prossimi passi della PA per convincere gli investitori

 La Pubblica Amministrazione, in questi anni, ha accumulato moltissimi debiti nei confronti delle aziende che le hanno reso servizio. Alcune imprese sono andate in crisi anche per i ritardi nei pagamenti. La buona notizia pre-pasquale è proprio quella dello sblocco dei miliardi di euro che serviranno a saldare i debiti accumulati dalle PA.

Grilli punta alla ripartenza economica

Adesso ci sarà una riunione tra i tecnici di Palazzo Chigi e il ministro dell’Economia in carica, quello dell’esecutivo Monti, per definire il cosiddetto decreto salva debiti nella sua stesura definitiva. Le linee generali sono già definite, ma mancano dei dettagli fondamentale per esempio riguardo la copertura dei prestiti per gli enti locali che in questo momento non hanno la liquidità necessaria per avviare i pagamenti.

Il rischio dell’Italia sul deficit

L’agenda dovrebbe essere scandita da questi passaggi: il passaggio parlamentare finalizzato all’aggiornamento dei saldi della finanza dopo che sono stati sbloccati ben 40 miliardi di euro per pagare i debiti PA.

Dopo il via libera di Camera e Senato, si dovrebbe definire il testo definitivo e quindi convocare il Consiglio dei ministri per dare il via ad un’operazione che in termini temporali dovrebbe svilupparsi in ben due anni. nel caso in cui gli elementi tecnici da mettere a punto fossero troppi e quindi non ci fosse un accordo tra organizzazioni imprenditoriali, Regioni ed enti locali, allora ci potrebbe essere un’altra giornata di lavoro e il Consiglio dei Ministri dovrebbe essere rimandato fino a giovedì.

Scende la disoccupazione ma l’Italia non convince

 La disoccupazione è scesa all’11,6 per cento. Lo dicono gli ultimi dati disponibili in relazione all’Italia ma anche in Europa la condizione degli occupati sembra essere migliorata, nonostante la crisi. Eppure il Vecchio Continente non convince gli investitori.

La riforma Fornero non piace alle imprese più piccole

I cittadini italiani senza lavoro sono in leggero calo ma il limite, la soglia dei 3 milioni di disoccupati è veramente ad un passo. Rispetto a febbraio 2012, tra l’altro, nello stesso mese del 2013, il numero dei disoccupati è cresciuto del 15,6 per cento. Il problema più urgente da risolvere per il nuovo governo sono senz’altro i ragazzi disoccupati, quelli che hanno un’età compresa tra 15 e 24 anni.

Le donne al Sud lavorano meno

Per quanto riguarda l’occupazione, sembra che gli occupati siano 22,7 milioni e siano anche in crescita dello 0,2 per cento rispetto a gennaio. Se poi si prendono in esame i dati europei, si scopre allora che il livello di disoccupazione è stato confermato al 12 per cento.

Gli occupati a febbraio sono poco più di 22,5 milioni e rispetto a gennaio sono in leggero aumento (+0,2%) anche se ad essere occupate sono state principalmente le donne. Su base annua però l’occupazione è in calo di 0,5 punti percentuali e il calo interessa sia la componente maschile che quella femminile della forza lavoro.

In Italia arriva la bufera Napolitano

 L’ingovernabilità del Belpaese è un argomento all’ordine del giorno in Italia e in Europa visto che nella prima parte del mese, l’assenza del governo tricolore ha inciso negativamente sulle valutazioni dell’euro.

Soltanto prima della chiusura delle borse per la pausa pasquale, Napolitano ha sciolto l’enigma sul governo decidendo nella pratica di revocare l’incarico a Bersani, mantenendo in vita l’esecutivo montiano che non era mai stato sfiduciato e proponendo un collegio di 10 saggi per l’individuazione di personalità tecniche utili al paese.

La coppia euro-dollaro nel mese di marzo

La crisi che Napolitano si è trovato ad affrontare è comunque una crisi senza precedenti ed arriva in un momento difficile della sua presidenza, ormai giunta alla fine. Lo stallo che non rende semplice il semestre bianco ha indotto comunque Napolitano a restare in carica fino alla fine del suo mandato.

Goldman Sachs contro Beppe Grillo

La nomina dei 10 saggi, tra cui anche l’attuale ministro degli esteri Moavero, al centro delle discussioni dopo la vicenda dei due marò, ha mandato in paranoia tutta la politica ma in molti hanno apprezzato la volontà di Napolitano di non tornare subito alle elezioni.

La bufera di cui parlano tanto i giornali dipende dal fatto che nonostante la nomina dei 10 saggi gli investitori e la gran parte degli italiani non ritiene che cambierà qualcosa nell’immediato. Le posizioni dei diversi partiti, infatti, al momento sembrano inconciliabili.

La crisi della Bulgaria fa discutere

 La Bulgaria è in crisi ma fino a questo momento erano in pochi ad accorgersene all’estero. La situazione però si è aggravata nel giro di qualche settimana. E’ bastato un mese e si deve fare il conto con ben 3 morti su 6 persone che si sono date fuoco.

Investimenti a rischio nei paesi della black list

Uno di questi morti è un ragazzo di 36 anni che faceva il fotografo a livello amatoriale e l’opinione pubblica è stata talmente scossa dal gesto che è stato proclamato il lutto nazionale. Il giovane ha conquistato con il gesto anche le colonne dell’Economist che spiega con dettaglio la crisi economica che interessa la Bulgaria.

2013 consacrato anno del Forex

Si tratta infatti dl paese con il più alto livello di povertà d’Europa. 22 persone su 100 nel paese vivono al di sotto della cosiddetta soglia di povertà. E da cosa dipende? Sembra che ci siano state molte proteste contro la corruzione, contro la disoccupazione giovanile e anche contro la cattiva gestione dei servizi pubblici. In più c’è la mancanza di fiducia e le irregolarità persistenti durante le elezioni. Basta pensare che dal crollo del comunismo ad oggi nessun governo è stato rieletto due volte.

Dal 2007, l’entrata in Europa, ha costretto il paese a fare delle riforme molto austere che hanno portato i conti pubblici ad un livello accettabile ma a patto di avere grossi tagli alla spesa pubblica ed un congelamento potente degli stipendi. Nel 2012, la crescita del PIL è stata dello 0,8 per cento, ma si pensava ad una crescita dell’1 per cento.

Svelato uno dei problemi delle banche di Cipro

 È stato trasmesso alla commissione etica del parlamento, dopo la pubblicazione su un giornale greco, una lista di condoni che sarebbero stati approvati dalle tre banche più importanti di Cipro: dalla Bank of Cyprus, dalla Laiki Banl e dalla Hellenic Bank. Il resoconto molto dettagliato, spiega che in cinque anni sono stati cancellati milioni di euro di debiti erogati in forma di prestiti ad amministratori locali, ma anche a deputati e compagnie.

L’idea della Bad Bank lanciata dal salvataggio di Cipro

Per questo la parte turca dell’isola di Cipro chiede che i russi, gli inglesi e i tedeschi che hanno conti attivi nelle tre banche indicate, passino invece dalla loro parte.

Cipro e le reazioni dei listini italiani

La lista trasmessa alla commissione etica è il risultato di un’indagine del giornale Ethnos che racconta ad esempio che la Bank of Cyprus ha cancellato numerosi prestiti. Uno di circa 2,8 milioni di euro è stato condonato ad un albergo che può essere considerato collegato al partito comunista Akel. Poi ci sarebbe un altro condono di 110 mila euro su un prestito di 1,83 milioni, fatto al partito Disy. È stato cancellato anche un altro debito di 100 mila euro su 168 mila euro ad una società che invece è di proprietà del fratello dell’ex ministro del partito democratico.

Una sorte analoga sembra essere toccata alla Laiki Bank e anche alla Hellenic Bank, l’istituto più piccolo e in fondo meno coinvolto.

Goldman Sachs contro Beppe Grillo

 Beppe Grillo, si sa, da sempre è considerato un punto di riferimento per le teorie economiche che riguardano il nostro paese. Non a caso nei suoi spettacoli, aveva parlato con largo anticipo delle varie crisi industriali, come quella che ha interessato ad esempio la Parmalat, oppure si è scagliato contro Telecom in un’assemblea dei soci.

Goldman Sachs è innamorata di Grillo

Dall’essere solo un comico, però, Grillo ha intuito che a livello politico il nostro paese aveva bisogno di accorciare le distanze tra la politica e la cittadinanza e per mettere a punto questo “piano” ha fondato il famoso Movimento 5 Stelle che nelle ultime elezioni è stato considerato uno dei grandi vincitori.

L’Istat manda a picco Piazza Affari

Il Movimento è stato applaudito dal premio Nobel Krugman che ha spiegato il risultato elettorale italiano come la volontà della nostra nazione di uscire dall’euro, al fine di rimettere in sesto l’economia interna.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Non la pensa allo stesso modo la banca d’affari Goldman Sachs, secondo la quale, adesso, è arrivato il momento di vendere Bund tedeschi ed acquistare BTp italiani, in modo da riequilibrare lo spread. Il problema dell’Europa, secondo il presidente di Goldman Sachs è Beppe Grillo e la vittoria del suo Movimento 5 Stelle che ostacola la formazione del governo, necessario affinché l’Italia prenda le redini della sua economia evitando che altri decidano per lei.

toli. Il valore corretto del differenziale, infatti, dovrebbe essere a 225 punti e non a 350.

Goldman Sachs e la strategia sui titoli di stato

 La banca d’affari Goldman Sachs ha deciso di spiegare agli italiani e agli investitori in generale, come barcamenarsi tra i titoli di stato visto che in questo momento, in questo particolare momento di crisi, è importante diversificare il proprio portafoglio.

Goldman Sachs è innamorata di Grillo

Sotto osservazione, chiaramente, ci sono i titoli di stato dei paesi periferici, anche perché a parlare di bond e BTp di questo tipo ci ha pensato già la BCE. Mario Draghi, infatti, ha detto che la strategia della banca centrale europea è comprare i titoli di stato dei paesi periferici in una quantità illimitata così da tamponare anche eventuali atteggiamenti speculativi.

Oro in frenata secondo Goldman Sachs

In questi giorni è evidente che c’è molta tensione sul mercato dei titoli di stato e la tensione si riflette sull’aumento dello spread tra titoli italiani e titoli tedeschi decennali per esempio. Eppure, stavolta, il differenziale non impensierisce nessuno, anzi, un eventuale movimento negativo è da tenere in considerazione come opportunità d’acquisto.

Per questo la banca d’affari suggerisce di comprare i BTp italiani e vendere al contrario i Bund in modo che si riequilibri lo spread tra questi due titoli. Il valore corretto del differenziale, infatti, dovrebbe essere a 225 punti e non a 350.

Per tornare ai livelli minimi, comunque, secondo Goldman Sach l’Italia deve fare un governo che ponga fine all’incertezza politica e al rally dei titoli.

La Polonia attacca Paul Krugman

 La Polonia ha deciso di fare un referendum sull’adozione dell’euro e in un primo momento, questa volontà messa nero su bianco, sembrava indicare un passo indietro del paese verso l’adozione della moneta unica.

Krugman contro la trappola della moneta unica

Invece, ad un’analisi più approfondita, il referendum è sembrato dettato da una classe politica sicura che il paese vorrà adottare l’euro, attraverso uno strumento legislativo che fungerà da ratifica.

Paul Krugman, premio Nobel per l’economia, da tempo critica la situazione economica del Vecchio Continente e spiega che in questo momento uscire dall’Europa e dall’euro è da considerare un passo importante e vincente. Insomma, secondo Krugman, la Polonia deve approfittare del fatto che non è ancora nell’euro e invece di prepararsi all’adozione della moneta unica nel 2015, salvarsi finché è in tempo.

La Polonia vuol dire addio all’Europa

La Polonia, tra l’altro, secondo Krugman dispone anche di moneta fluttuante e di un’economia in ascesa, non in recessione. Il paese, però, non se la sente di dar ragione a Krugman e critica l’ipotesi del premio Nobel: la Polonia non è persa e non sta facendo di tutto per aderire all’euro ma sta solo facendo in modo di rispettare i requisiti giusti per entrare nell’euro a partire dal 2015.