La guida della Camera e del Senato

 L’equilibrio politico del nostro paese, in questo momento, è davvero precario. Se ne sono accorte le agenzie di rating come Fitch che hanno declassato l’Italia e se ne sono accorte anche le banche d’affari come Morgan Stanley che non considerano più sicuri gli investimenti nel territorio tricolore.

Se l’Italia uscisse dall’Euro

Questo equilibrio politico precario nasce da una situazione d’incertezza in cui il PD, grazie al premio di maggioranza, ha conquistato il maggior numero di seggi alla Camera, pur non essendone il primo partito, ma non ha raggiunto un equilibrio altrettanto forte in Senato, dove tutto è nelle mani di un accordo con un’altra forza politica.

Per il FT l’Italia ha bisogno di un cambio

In questi giorni l’incertezza, che sicuramente non fa bene ai mercati, è stata acuita dalla scelta della guida della Camera e del Senato. A quale partito o movimento andranno gli incarichi di presidente della Camera e di presidente del Senato? Sciogliere questo quesito è importante, ma tutti vogliono ottenere qualcosa in cambio dal voto per l’uno o per l’altro candidato.

La tensione sale ed è sempre scontro tra il PD e il Movimento 5 stelle. I cosiddetti grillini, infatti, ambiscono, quale primo partito alla Camera, alla presidenza di Camera e Senato. Il PD, da cui dipende molto di questa scelta, sembra essere disposto a lasciare Montecitorio ai 5 Stelle, affidando ad Angela Finocchiaro la presidenza del Senato.

 

Se l’Italia uscisse dall’Euro

 L’incertezza politica che contraddistingue il nostro paese, porta gli analisti a fare le considerazioni più varie. Non solo gli analisti chiaramente, visto che è stato di recente Beppe Grillo a lanciare la provocazione, spiegando che il nostro paese, formalmente è già fuori dall’Europa.

Il dollaro in rimonta e cambiano le visioni dell’America

Allontanandoci per un momento dalle divisioni ideologiche, quelle che separano gli euroscettici dagli europeisti convinti, e tenendo ben ferma la considerazione che un’uscita dalla moneta unica possa essere adesso considerata sciagurata, proviamo ad elaborare almeno 2 scenari per un’Italia senza euro.

Il primo scenario che arriva alla mente è quello di un abbandono della moneta unica con il conseguente ritorno alla lira. Tutti i risparmi, tutti i depositi, i salari e i consumi, sarebbero immediatamente svalutati e perderebbero valore. La lira, tornando in campo, non potrebbe infatti competere con l’euro. De facto, quindi, diventeremmo tutti più poveri in un sol colpo con un notevole impatto anche sulla perdita del potere d’acquisto. In quale modo e con quali attori, poi, si riuscirebbe a mantenere il debito del paese trasformato in lire?

2013 consacrato anno del Forex

Il secondo scenario è proprio quello che parte dal debito, quindi dalla sua ristrutturazione, che non può partire se non dal default conclamato del paese. Se l’uscita dall’euro fosse la conseguenza del fallimento del paese, sarebbe tutto diverso. A pagare ci sarebbero soprattutto le banche e la situazione finanziaria del paese sarebbe talmente grave che i risparmi dei consumatori si azzererebbero.

La crescita dell’Europa è ancora lontana

 Lo aveva anticipato Mario Draghi ed ora è stata offerta la versione completa del report della Banca Centrale Europea che, analizzate le condizioni dell’Eurozona, non ritiene che si possa parlare di ripresa prima della fine dell’anno. La crescita, poi, è qualcosa che sarà reale soltanto a partire dal 2014. Insomma lo scenario è più complesso del previsto.

La ripresa ci sarà dal 2014

Nel bollettino mensile della BCE si rende noto che la situazione del mercato nell’area dell’euro è migliorata ma questo miglioramento è legato soltanto al buon andamento delle obbligazioni e non all’andamento dell’economia del paese. Questo vuol dire che la ripresa si allontana.

Ottimisticamente, Mario Draghi, all’inizio del 2013, sotto la spinta che arrivava dall’anno precedente, aveva detto che la ripresa ci sarebbe stata già a partire dal secondo semestre dell’anno. Invece questo non accade e per parlare di crescita si dovrà aspettare almeno la fine dell’anno.

Cause e conseguenze del PIL italiano

Sicuramente le aste di Italia e Spagna, concluse di recente, fanno ben sperare sulla sorte di due paesi che nello scacchiere europeo sono considerati al tempo stesso cruciali e debolissimi. E’ scontato allora che la politica monetaria attuale, definita accomodante, debba continuare in questa direzione, in modo che la crescita economica dei paesi in difficoltà sia sostenuta e i governi stimolati a proseguire con riforme e ristrutturazioni del settore finanziario.

Contro l’Italia anche Morgan Stanley

 Il nostro paese è in crisi e questo lo possiamo dedurre dalla situazione finanziaria e dalla situazione politica in atto. A livello politico, per esempio, sono già passate tre settimane dal voto e non è ancora stato definito un governo, al di là dei tempi tecnici, però, l’incertezza sulla futura composizione dell’esecutivo resta.

Per il FT l’Italia ha bisogno di un cambio

Questo stallo sta affossando l’economia italiana dove, a fronte di qualche azienda che sta offrendo dividendi incredibili ai suoi azionisti, ci sono anche uno spread in forte aumento e titoli di stato venduti con rendimenti molto più elevati.

L’ultima batosta per l’Italia è arrivata da Fitch che proprio alla fine della scorsa settimana, ha deciso di declassare i nostri titoli di stato, portandoli ad un livello di poco superiore ai titoli spazzatura. Questo fa sì che la considerazione dell’Italia da parte degli investitori, abbia subito una forte battuta d’arresto.

Chiude male Milano dopo la bomba Fitch

Se il caso di Fitch fosse isolato e se invece si considerasse la visione tutto sommato positiva della situazione politica italiana, come ha fatto Paul Krugman e come poi ha confermato l’Europa in queste ore, allora non ci sarebbe di che preoccuparsi.

Invece il nostro paese, in questo momento, è il bersaglio di una banca d’affari che sta prendendo con le molle la questione della recessione italiana, spiegando che non ci sono margini per parlare di una ripresa né alla fine del 2013, né tanto meno nel 2014. Al massimo ci sarà un peggioramento delle condizioni.

Si tratta di Morgan Staley che prevede una chiusura dell’anno per l’Italia con un -1,7 per cento in termini di crescita, invece del -1,2 per cento previsto in passato.

La situazione ungherese e quella inglese a confronto

 L’Europa non è un continente solido in questo momento, visto che a parte qualche tensione di natura politica, sta affrontando una crisi economica che finora non era stata opportunamente considerata.

L’euro sta soffrendo e la natura di questa sofferenza si lega alla stabilità dei governi e alle relazioni che il Vecchio Continente intrattiene con l’economia americana e con quella cinese. Affrontiamo ora, più nel dettaglio, il problema ungherese, prima di effettuare un piccolo parallelismo con l’Inghilterra.

Confermata la crisi del settore auto UE

L’Ungheria è il prossimo problema da risolvere per l’Europa, adesso impegnata nella scelta del salvataggio di Cipro, prima che siano pubblicati i dati sulla ricchezza delle famiglie europee. Il neo premier ungherese, Viktor Orban, per esempio, è riuscito ad avere il sostegno del Parlamento, necessario per un cambiamento della Costituzione, ma allo stesso tempo, dalle Camere, ha ottenuto l’invito a chiudere i ponti con l’Europa.

L’euro non è stato un buon affare per la Slovacchia

Una scelta che per questo paese potrebbe essere anacronistica ed antieconomica. Lo sostengono numerosi analisti promotori dell’euro che scoraggiano ogni stato che decida di valutare l’uscita dalla moneta unica.

In piazza le proteste verso la condotta del premier sono state vigorose e anche Bruxelles ha ribadito più di una volta che la politica di chiusura del premier Orban rischia di essere “perseguita”. Un giro di vite autarchico si è avuto anche quando il presidente ha nominato governatore della banca centrale un suo fedelissimo.

Il parallelo con l’Inghilterra è semplice nel momento in cui si considera che il paese è estraneo all’euro, ma allo stesso tempo si augura di stipulare accordi bilaterali con Bruxelles che gli diano una posizione di rilievo, un po’ come è successo alla Svizzera.

Il Regno Unito in crisi lo spiega Osborne

 L’Economist è sempre stato attento alla situazione finanziaria del Regno Unito ma in questo periodo, in cui tutto il Vecchio Continente è sotto la lente d’ingrandimento, è di primaria importanza tenere a mente tutti gli appuntamenti e le variazioni che interessano i paesi che fanno parte dell’Eurozona.

 L’Europa è il continente adatto su cui investire

L’economia britannica, storicamente, ha vissuto un momento di crisi nel 1857, anno in cui la domanda delle esportazioni ha subito un crollo verticale e c’è stata la distruzione del sistema bancario. È inutile poi citare nel novero dei danni economici e finanziari, gli effetti delle guerre mondiali che hanno incenerito le infrastrutture inglesi.

 Londra contro il tetto ai superstipendi

Oggi, la Gran Bretagna procede a rilento, con qualche incremento annuo della produzione ma mantenendosi al di sotto del picco che la Bank of England ha registrato nel 2007. È probabile, dicono gli analisti, che si arrivi di nuovo ad un risultato di questo tipo, ma è necessario attendere almeno il 2015. La crisi, infatti, sta limitando moltissimo il potere d’acquisto dei cittadini che vedono crescere l’inflazione ma fanno i conti con dei salari che possono essere definiti scarsi.

La crisi è confermata a livello valutario da una decrescita della sterlina e dall’aumento del pessimismo dei cittadini britannici che nella maggior parte dei casi, nel futuro prossimo, vedono soltanto il peggioramento delle loro condizioni patrimoniali.

Una giornata turbolenta per le borse di tutto il mondo

 È sempre difficile fare una panoramica della situazione delle borse se poi non ci si può soffermare su quel che accade nei singoli paesi, tuttavia chi ha seguito le oscillazioni di piazza Affari e dei suoi titoli, oppure chi ha seguito le vicende di Wall Street, ha sicuramente interesse alla trattazione dell’argomento.

Tutti i mercati sono preoccupati per la situazione del nostro paese, visto che il governo non è ancora stato formato e visto che, a livello europeo, si dice che gli italiani siano più ricchi dei tedeschi lasciando intendere che la distribuzione della ricchezza nel Vecchio Continente è diversa rispetto a quello che ci si aspetta.

Così, mentre la Germania va all’attacco della Banca Centrale Europea, il mercato tricolore reagisce con poca convinzione all’ultima asta di titoli di stato. Il Tesoro, infatti ha venduto in un colpo i 7,75 miliardi di euro di Bot a un anno, ma rendere i titoli appetibili, ha dovuto offrire agli acquirenti dei rendimenti più alti rispetto a quelli dell’asta precedente.

La domanda di Bot tricolore è stata 1,5 volte superiore all’importo offerto dal Tesoro, in rialzo rispetto a quello che avevano visto a febbraio. Oggi saranno venduti all’asta anche i Btp per un importo analogo.

Chiude male Milano dopo la bomba Fitch

I titoli italiani, intanto, soffrono e molto dipende dal downgrade di Fitch che non ha ritenuto valida la tesi di Krugman e delle banche d’affari fiduciose sulle sorti del nostro paese.

► Krugman parla dei problemi dell’Europa

La Germania all’attacco della Banca Centrale Europea

 Una ricerca della BCE, di cui abbiamo parlato, dimostra che gli italiani sono più ricchi dei tedeschi ma non solo, facendo una panoramica sulla distruzione della ricchezza nell’UE, questo report spiega che l’opinione diffusa non corrisponde alla situazione reale.

Qualcuno dice che siamo più ricchi dei tedeschi

Il report, però, non è stato ancora pubblicato e questo non piace alla Germania che finora, considerata la prima della classe, ha dovuto anche contribuire in modo più incisivo alla formazione e al mantenimento del Fondo Salva Stati.

Per questo o per altri motivi che non sono ancora stati spiegati per bene, la Germania è partita all’attacco della BCE accusandola di ritardare nella pubblicazione del documento da lei stessa prodotto, per evitare che si sappia veramente come stanno le cose nell’Eurozona.

► Forbes ha stilato la classifica degli uomini più ricchi del mondo

Le accuse lanciate alla BCE sono gravi e hanno una risonanza ancora più grande se a “pubblicizzarle” ci ha pensato un quotidiano liberalconservatore molto influente, come lo è Frakfurter Allgemeine.

Dalle colonne di questo giornale si spiega che la BCE ha in mente una precisa strategia che è quella di rendere noto il documento, di cui comunque si conoscono già alcune parti, soltanto dopo che sono state approvate le misure per il salvataggio di Cipro. I dati, infatti, potrebbero influenzare negativamente le scelte degli stati.

dei salari che crescono soltanto dello 0,1 per cento.

 

Non si cresce se scende soltanto l’inflazione

 Fino a questo momento abbiamo fatto una panoramica della situazione finanziaria del paese, quasi idilliaca con Lottomatica che cresce e sta per cambiare nome, la Ducati in crescita nel 2012,  la notizia che cresce l’utile di Enel Green Power e Intesa Sanpaolo chiude il bilancio con buoni risultati.

Eppure se gli investitori hanno in parte lasciato il nostro paese, qualcosa che non va ci deve essere. Basta andare a spulciare le notizie che riguardano i salari degli italiani e l’inflazione. Si scopre infatti che se anche l’inflazione è in una fase calante, non corrisponde ad un aumento dei salari e quindi i miglioramenti delle condizioni dei cittadini che vivono l’economia reale, tutto sommato è ancora drammatica.

L’ultima relazione disponibile sull’argomento spiega che i salari nel 2012 sono cresciuti come lo avevano fatto nel 2000 ma questo non ha consentito di andare di pari passo con l’aumento dei prezzi dei beni e dei servizi. Ora i prezzi hanno rallentato la corsa, ma non abbastanza per produrre un miglioramento tangibile.

L’Istat, autore della ricerca, spiega che anche a febbraio 2013, i prezzi sono cresciuti dell’1,9 per cento su base annua. Si tratta di un incremento che è il minore dal dicembre 2010. Una frenata che però non fa il paio con l’aumento dei salari che crescono soltanto dello 0,1 per cento.

Per il FT l’Italia ha bisogno di un cambio

 Tutti i timori legati alla stabilità del governo, al fatto che Beppe Grillo e i suoi abbiano deciso di non dare l’appoggio ad un esecutivo di centro sinistra, ha impensierito il mercato. Poi è arriva la promozione del Movimento 5 Stelle da parte di Paul Krugman e lo sguardo verso il nostro paese è cambiato.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Adesso arrivano anche le considerazioni del Financial Times, mentre in Italia prende piede l’idea del governo tecnico. La rivista economica ritiene che in Italia ci sia la necessità di una riforma dall’interno del sistema politica, con un intervento prioritario sulla legge elettorale per poi passare alle riforme economiche e al pagamento dei debiti.

 L’Italia declassata dall’agenzia Fitch

L’Italia ha sicuramente l’opportunità di cambiare ma i rischi che corre sono ancora tanti. La prima cosa da fare dovrebbe essere l’accettazione dei risultati delle elezioni, poi dovrebbe insister sul cambiamento generazionale che ha davanti il paese valutandone tutti gli aspetti positivi. Adesso infatti, con l’arrivo di tanti deputati del Movimento 5 Stelle, l’età media degli onorevoli scenderà sensibilmente. Si parla dei grillini perché in quelle liste il 45 per cento dei giovani ha votato per lui.

Secondo il Financial Times si sarebbe avuto un vero cambio di generazione anche attraverso la scelta di Matteo Renzi alla guida del Partito Democratico.