Cause e conseguenze del PIL italiano

 Il nostro paese in questi giorni non se la passa per niente bene dal punto di vista finanziario visto che dopo il downgrade di Fitch, deve anche pensare al calo del PIL reso più consistente dagli ultimi report. Insomma, la perdita di produttività dell’Italia non è più soltanto una diceria.

Benessere equo e sostenibile, il nuovo indicatore della ricchezza degli italiani

Nel quarto trimestre del 2012, il PIL è calato ancora dello 0,9 per cento confermando le stime preliminari e una situazione molto difficile, in cui il consumo privato diventa la causa principale della flessione delle attività economiche. La ripresa, Mario Draghi, per l’Europa interna, l’ha spostata dalla seconda parte del 2013 al 2014. Per quello che riguarda nel dettaglio il nostro paese sembra che ci siano delle buone prospettive di crescita nel corso dell’anno.

Questo vuol dire che la ripresa potrebbe essere sì posticipata ma soltanto di un trimestre o due ma dovrebbe essere una realtà consolidata alla fine del 2013.

Pil italiano in calo nel 2013

La causa della flessione del PIL, l’abbiamo già accennato è nella diminuzione dei consumi privati. Le famiglie hanno dovuto fare i conti con un aumento della disoccupazione salita all’11,2 per cento e una crescita dei salari visibilmente contenuta. A questi elementi si aggiunge anche un forte calo degli investimenti, il -1,2 per cento su base trimestrale.

L’unica nota positiva sembra essere quella delle esportazioni che sono cresciute dello 0,3 per cento mentre erano trainate verso il basso le importazioni. L’aspettativa è che l’economia italiana migliori gradualmente nel corso dell’anno.

La riforma del welfare in Germania

 Sappiamo bene che mentre l’Italia è declassata dall’agenzia Fitch, in Europa, l’unico paese a vivere un momento di gloria, è la Germania che sembra essere pronta alla ripartenza dopo una leggera flessione del PIL. Il paese della Merkel ha anche intenzione di consolidare i risultati e si prepara alle riforme.

La riforma del Welfare è quella che sta capitalizzando l’attenzione dei media e della politica e presto sarà passata anche al vaglio dei mercati. La riforma in questione parte dalla riforma Hartz del mondo del lavoro che prende il nome dal membro del consiglio di amministrazione della Volkswagen, Peter Hartz.

Germania contro la Banca Centrale Europea

Con questa riforma del mercato del lavoro il tasso di disoccupazione in Germania è diminuito e, in più, ha ripreso vigore il sistema complessivo del Welfare tedesco grazie alle concessioni statali di cui beneficiano i disoccupati. Non tutti i disoccupati, chiaramente, ma solo quelli che dimostrano di essere alla ricerca attiva di lavoro.

Qualcuno dice che siamo più ricchi dei tedeschi

Le sovvenzioni vanno di pari passo con le sanzioni nel senso che viene decurtato l’assegno di disoccupazione, oppure viene sospeso nel momento in cui i disoccupati rifiutano le proposte lavorative che arrivano dallo stato. Nonostante le contestazioni, oggi, la riforma Hartz sembra essere molto utile anche per la flessibilità del panorama lavorativo, che consente a tanti disoccupati di “rientrare dalla finestra” nel mondo del lavoro, anche con lavori marginali che non richiedono una qualifica.

Chiude male Milano dopo la bomba Fitch

 L’agenzia di rating Fitch ha prima minacciato l’Italia di un declassamento e poi è effettivamente andata avanti con il downgrande del paese e questo non ha certamente fatto bene al paese, benché da più parti la situazione che sta vivendo la politica, sia considerata “provvidenziale.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Lo ha detto anche il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, il voto dell’Italia dà al paese una grande occasione, quella di riflettere ed agire contro l’austerity elaborando un vero piano di crescita economica. Non la pensa così, è evidente, la prima agenzia di rating che ha bocciato il nostro paese.

L’Italia declassata dall’agenzia Fitch

Il debito italiano è stato portato al livello di BBB+ proprio un gradino sopra il livello “spazzatura”. La borsa di Milano, era prevedibile, ha reagito male, accusando all’apertura delle contrattazioni un calo dello 0,93 per cento. Il downgrade, infatti, era arrivato venerdì alla chiusura dei nostri mercati.

L’impatto di questa decisione, quella di declassare il debito tricolore, è stato molto forte ed è andato anche contro l’ottimismo della maggior parte degli analisti. Tutta la seduta di ieri, dunque, ha avuto un andamento negativo e ci sono state perdite anche per lo 0,69 per cento.

Il problema è che il giudizio espresso da Fitch non è molto lontano da quello delle altre agenzie di rating e questo fa sì che l’Italia si avvicini alla soglia che, varcata, trasforma i titoli italiani da affidabili a speculativi.

Quanto è ricca l’Australia

 Ci sono nel mondo dei paesi perennemente in crisi o in difficoltà da troppi anni e ce ne sono altri che invece non attraversano la recessione da tempo. In quest’ultimo insieme, fatto di isole felici, rientra anche l’Australia che non parla di recessione da circa 21 ani anni. Anzi il PIL del paese ha superato quello rilevato in Spagna, ma il governo ha deciso ugualmente di tagliare la spesa pubblica.

Un ciclone contro il ferro

Quest’ultima decisione ha messo la pulce nell’orecchio degli investitori che adesso cercano di capire se sia prevenzione o se al contrario ci sia qualche problema economico non ancora venuto allo scoperto. L’Istituto nazionale di statistica del paese ha pubblica la settimana scorsa i dati sull’economia australiana nel 2012.

Australia, Regno Unito, Canada e il mondo ForEX

Si è notato che nel clima di crisi internazionale, l’Australia ha continuato a crescere sia dal punto di vista della produzione, sia per quanto riguarda le importazioni. Insomma tutto funziona e nel 2012 l’Australia è addirittura cresciuta più che nei cinque anni tra il 2008 e il 2012. Molto di questo momento di gloria prolungato si deve anche al fatto che i tassi d’interesse applicati per i prestiti sono più barri rispetto agli altri paesi dell’occidente e questo ha pompato molto i consumi interni, aumentando la ricchezza delle famiglie.

La questione del reddito di cittadinanza

 La situazione politica e la politica monetaria possono determinare le sorti di un paese a livello economico. E’ quello che è successo per esempio all’Italia che è stata declassata dall’agenzia Fitch perché non si ritiene che il prossimo governo avrà la stabilità necessaria per portare avanti le riforme. L’agenzia di rating spiega anche che presto potrebbe essere operato un nuovo downgrade.

 L’Italia declassata dall’agenzia Fitch

Certo è che ci sono dei temi che sono affrontati con molta confusione e poco approfondimento, facendo sì che l’immagine del paese s’incrini ancora di più. Uno di questi argomenti è il cosiddetto reddito di cittadinanza che è stato messo nel programma elettorale da molti partiti, tra cui anche il tanto discusso Movimento 5 Stelle.

Obiettivo occupazione: le proposte dei partiti in lizza per le elezioni

Il reddito di cittadinanza è diverso dal reddito minimo garantito. Il primo dei due, infatti, è una forma di sussidio da considerarsi universale e non condizionata. Il reddito di cittadinanza lo ricevono tutti, senza considerazione della loro ricchezza e senza considerare se hanno altri redditi. Il reddito minimo garantito, al contrario non è universale e ci sono delle regole da rispettare per l’accesso al sussidio. Per esempio il reddito minimo garantito è subordinato alla percezione di un altro reddito o all’iscrizione alle liste di collocamento.

Quello che è assente da entrambi i concetti è il requisito della cittadinanza che non esiste.

L’Italia declassata dall’agenzia Fitch

 Le opzioni binarie legate all’Italia stanno per subire una flessione che dipende dall’ultima notizia, non proprio positiva, diffusa in relazione al nostro paese. Tutto, probabilmente ha origine dalle elezioni, il cui risultato, tra l’altro, è stato considerato positivo dal premio Nobel per l’economia Paul Krugman.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Il problema dell’Italia, comunque, agli occhi di tutti, resta la stabilità del governo. Il prossimo esecutivo, infatti, sia guidato dal PD o sia il risultato della cernita di un gruppo di tecnici, sarà chiamato a proseguire sulla scia delle riforme inaugurata da Mario Monti. Per questo più che sulla composizione del governo, i politici insistono sulla stabilità, fondamentale per ottenere dei risultati.

Il rating italiano in bilico

Fitch non crede che tutto questo sia possibile e quindi, giudicando negativamente la solidità finanziaria dell’Italia, ha declassato i suoi titoli da A- fino al livello BBB+ e l’outlook negativo spiega che ci potrebbe essere a breve un nuovo downgrade. La motivazione con cui l’agenzia Fitch ha accompagnato il declassamento italiano è stata la seguente:

I risultati inconcludenti delle elezioni rendono improbabile che l’Italia possa avere un Governo stabile nelle prossime settimane. L’incertezza politica e il possibile conseguente freno alle riforme strutturali costituiscono un ulteriore shock per la già provata economia reale.

Qualcuno dice che siamo più ricchi dei tedeschi

 L’Italia da tempo si confronta con la Germania per sapere quanto è credibile nello scenario internazionale ed europeo. Stiamo chiaramente parlando dello spread che misura la differenza di valore tra i bund tedeschi e i BTp italiani. Come noi anche il resto dei paesi d’Europa di confronta con la Germania considerata a livello economico anche la prima della classe.

► L’Europa è il continente adatto su cui investire

Per questo è addirittura shockante venire a sapere che gli italiani sono più ricchi dei tedeschi. E come facciamo a saperlo? Nel 2006 ci ha pensato la BCE a istituire un’indagine sui bilanci e sui consumi delle famiglie in Europa, al fine di percepire anche le più piccole informazioni riguardo la ricchezza delle famiglie. Dopo l’istituzione dell’indagine le rilevazioni sono iniziate nel 2010  i primi risultati sono pronti a distanza di tre anni.

► La ripartenza pronta dei tedeschi

La scoperta più eclatante riguarda la l’Austria dove la ricchezza c’è ma è mal distribuita, visto che a detenere la ricchezza è il 5 per cento della popolazione. Una cosa simile accade anche in Germania ma il governo di questo paese non ci tiene troppo a pubblicizzare la ricerca che contiene anche un altro dato importante: mentre in periodo di crisi la ricchezza dell’Italia è aumentata del 5 per cento ogni anno, quella dei cittadini tedeschi è rimasta stabile e questo fa sì che oggi gli italiani siano più ricchi dei tedeschi.

La Cina e la crisi del debito in arrivo

 I mercati asiatici accelerano la ripresa ma ad andar bene è soprattutto il Giappone che cresce tornando ai livelli precedenti al crack Lehman Brothers. Della Cina si dice soltanto che pur avendo rallentato la sua crescita è stata capace di moltiplicare le esportazioni.

I mercati asiatici accelerano la ripresa

La più grande economia del mondo, che per troppo tempo è stata trascurata dai mercati, adesso che è sulle prime pagine della cronaca finanziaria, rischia di finire nel mirino degli speculatori. Le prospettive sulla Cina, infatti, non sono buone. Il potenziale rallentamento fa prevedere una crisi del debito.

Sui bond giapponesi l’effetto-Kuroda

Contribuisce sicuramente a questo stato di cose anche il taglio alle spese operato dagli Stati Uniti. Gli ultimi dati disponibili per l’interpretazione della situazione, sono quelli che riguardano l’HSBC e i dati del PMI manifatturiero di febbraio.

Secondo gli analisti che hanno preso in esame il report, i risultati sono al di sotto delle aspettative. L’HSBC è sceso dal 52,3 al 50,4 mentre per l’indice della produzione manifatturiera, in un mese, è passato dal 50,4 al 50,1. Ci si aspettava invece un lieve incremento del valore.

I due elementi presentati, per analogia con gli altri paesi che hanno avuto problemi simili, dimostrano che siamo agli albori di una crisi del debito. Si tratterebbe di un vero disastro finanziario.

I mercati asiatici accelerano la ripresa

 Dopo la bancarotta della Lehman Brothers, l’Asia non era più riuscita ad ottenere tali performance. Adesso tutto fa pensare che il Giappone sia fuori dalla crisi visto che le performance del mercato di Tokyo sono andate oltre i livelli pre-crack.

 Fiducia per le banche centrali

I listini europei sono rimasti sulle corde ma lo spread tra Bund e BTp, a fine giornata, si era accorciato, fermandosi sui valori di 305 punti base. I dati sull’industria tedesca e quelli sul lavoro negli USA potrebbero modificare l’andamento delle quotazioni.

 Sui bond giapponesi l’effetto-Kuroda

Gli investitori, soprattutto quelli attenti alle evoluzioni asiatiche, sono rimasti piacevolmente sorpresi da quanto visto in questi giorni e adesso sperano che non intervengano elementi critici a distogliere il Giappone dal cammino verso l’uscita dalla crisi. Il problema, in tal senso, è rappresentato dalle parole di Draghi che ha posticipato la ripresa dal secondo semestre del 2013 al primo trimestre del 2014.

 La Cina e la crisi del debito in arrivo

Il Giappone, intanto, è uscito dalla recessione. Il PIL, nel 2012, è cresciuto del 2 per cento e sembra sia stato sostenuto dai lavori di ricostruzione seguiti allo tsunami. In realtà sono aumentati considerevolmente anche i consumi della popolazione. Lo yen, parallelamente alla ripresa economica, perde valore ed ha raggiunto i livelli minimi del 2009.

Da tenere d’occhio anche la Cina, sul versante asiatico, perché è vero che è rallentata l’economia ma sembra ci sia stato il boom delle esportazioni.