Gli ostacoli al new deal di Shinzo Abe

 Da quando il Giappone ha deciso di lavorare sullo yen, d’indebolirlo per rilanciare l’economia in difficoltà, si è tornati a parlare, a livello internazionale, di guerra delle valute. Ci è voluto un po’ di tempo e un meeting europeo, per ricucire gli strappi e arrivare alla conclusione che non esiste alcuna battaglia valutaria.

Con Abe cambia il Giappone e il suo futuro

Di fatto la strategia scelta da Shinzo Abe per il suo paese è la definizione di una politica monetaria piuttosto che l’insistenza sul rilancio della produttività del paese. Questa caparbietà ha fatto sì che il primo ministro perdesse il sostegno di alcuni uomini chiave ed ora, del suo nuovo obiettivo, quello di raggiungere il 2 per cento d’inflazione, si parla con  molto scetticismo.

L’avvio di settimana di Wall Street e Tokyo

Fino a questo momento Abe ha proposto la stampa illimitata di denaro ed ha indebolito lo yen del 13 per cento rispetto al dollaro. Per raggiungere il traguardo del 2 per cento d’inflazione, bisogna rintuzzare l’aggressività della politica monetaria. Non è d’accordo con la linea definita, il ministro delle finanze, contrario all’acquisto di titoli di Stato stranieri per indebolire lo yen.

Sembra sia venuto a mancare anche il sostegno della Banca centrale giapponese che dichiara di non avere gli strumenti necessari per raggiungere i nuovi obiettivi che comunque diventeranno tangibili soltanto a distanza di mesi. L’ultimo ostacolo al new deal di Abe è rappresentato dal fatto che questa insistenza sulla debolezza dello yen sta diventano ingestibile e presto provocherà si una guerra, ma interna al Giappone.

La ripartenza pronta dei tedeschi

 In Germania tornano a credere nella crescita e questo lo possiamo vedere dall’indice Zew che ha raggiunto un traguardo molto interessante in un momento in cui l’Europa, invece, è in fase di previsioni: al ripresa ci sarà e quando? Mario Draghi ha rimandato tutto al 2014, per esempio, portando avanti l’idea della debolezza dell’economia.

► Il rallentamento della Germania è finito

L’economia tedesca, invece, secondo la Bundesbank, ha già reagito alla contrazione del PIL e della produzione, registrata alla fine del 2012, adesso però, la ripresa di questa nazione dovrà essere supportata dalla stabilizzazione dell’Eurozona in generale.

Si riparte dalla fiducia delle imprese tedesche

Il bello è che la fiducia nell’economia tedesca è stata superiore al previsto: a dicembre l’indice Zew era fermo al 31,5 e ci si aspettava che a gennaio raggiungesse almeno la soglia del 35, invece si è assestato con grande sorpresa di tutti al 48,2 per cento. La buona notizia da carpire è che si tratta del terzo rialzo consecutivo, ma la volatilità dell’indice, dicono alcuni analisti, deve far calmierare un po’ l’entusiasmo.

 In Germania tornano a credere nella crescita

A questo punto, comunque, si può dire che la recessione è stata evitata e il report della Bundesbank non fa che confermare quanto già “annunciato” dagli investitori e dai consumatori. E’ probabile che nei prossimi mesi ci sia un’ulteriore iniezione di fiducia partendo dall’export.

In Germania tornano a credere nella crescita

 Gli investitori devono credere che l’investimento fatto in un determinato paese, sia davvero profittevole per tornare a metterci un po’ di denaro su. Per misurare le fiducia degli investitori, solitamente, si usa l’indice Zew che in queste ore sta portando scompiglio e soddisfazione nei mercati di tutta Europa.

Il calendario economico del 19 febbraio

L’Indice Zew sulla fiducia degli investitori, misura in Germania, risulta in crescita  e questo dipende dagli ottimi risultati ottenuti dal colosso dell’economia europea, in campo occupazionale. La fiducia è cresciuta fino al livello di 48,2 punti che superano di parecchio le attese di 35 punti da raggiungere in tre anni.

I tedeschi, adesso, raggiunto il record di occupati, sono disposti a dimenticare in poco tempo i dati dell’Eurostat sull’UE e anche le parole di Draghi che ha rinviato la ripresa alla fine del 2013.

 Il rallentamento della Germania è finito

L’entusiasmo tedesco segue l’onda lunga dei risultati interessanti registrati a Wall Street dove ad esempio, per la prima volta, le azioni di Google hanno raggiunto gli 800 dollari. A condizionare le oscillazioni degli indici in Europa, comunque, c’è l’attesa per il risultato delle urne italiane. Ci sono paesi, come per l’appunto la Germania, che si sono sbilanciati molto chiedendo agli elettori italiani, ad esempio, di non ri-votare Silvio Berlusconi.

I mercati, in questo momento molto nervosi, stanno cercando un appiglio.

La Germania chiede di non votare Berlusconi

 Siamo a pochissimi giorni dalle elezioni nel nostro paese e anche la politica europea inizia a chiedersi quale sia il governo tricolore auspicabile per la stabilità del nostro paese. Proprio all’indomani della notizia sul miglioramento del deficit italiano, l’eventualità che torni al governo Berlusconi fa paura, soprattutto alla Germania.

Sono state già diffuse due analisi molto accurate, realizzate da Societé Générale e da Credit Suisse che hanno spiegato il pericolo insito nella votazione del leader del PdL, o comunque nella vittoria di una compagine di destra. Poi l’appello accorato del Ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle che chiede agli italiani di non scegliere il loro ex presidente del consiglio.

Secondo Barclays i problemi arrivano da Berlusconi

Questo perché con Monti prima e con un governo di centro sinistra o comunque filo europeo, adesso, si potrebbe portare avanti un discorso europeista molto interessante, capace di far brillare di nuovo la stella dell’Italia. Per sottolineare l’importanza del concetto, molti sono quelli che parlando di peggioramento delle condizioni italiane prima ed europee dopo, con il ritorno del Cavaliere in politica.

In Germania tornano a credere nella crescita

I giornali tedeschi replicano l’invito del Ministro degli Esteri, applaudendo agli sforzi pro-europeisti e alle riforme fatte dai governi non guidati da Berlusconi. Questo parere autorevole espresso dalla Germania potrebbe influire decisamente anche sulla considerazione del nostro paese in Europa e quindi sull’andamento delle opzioni binarie riferite all’Italia.

 

La ripresa ci sarà ma alla fine dell’anno

 La crisi del debito in Europa non è acqua passata e quando sembrano finiti gli interrogativi sulle economie maggiormente in difficoltà come l’Italia o la Spagna, è iniziata la tiritera sulla guerra delle valute. La preoccupazione per la perdita di competitività del Vecchio Continente, è stata farcita da una serie di rassicurazioni sull’euro: non ci sarà alcune lotta con dollaro e yen, ogni banca centrale farà quello che ritiene più opportuno per il proprio paese, come da mandato.

Il meccanismo unico di risoluzione della BCE

Ma quando si uscirà da questa fase di debolezza che si riflette nella fragilità dell’economia reale? Il 2013, secondo Mario Draghi, ha messo davanti agli occhi dei cittadini, un quadro più stabile, anche se le sofferenze del settore creditizio diventano sempre più urgenti e sarà necessario trovare una soluzione, in tempi brevi, alla tenuta delle banche rispetto alla lunga recessione.

Draghi parla della debolezza dell’economia reale

L’Europa e ogni singolo paese, è chiamato dunque a fare degli sforzi per uscire dalla crisi e tra le misure più gettonate per spazzare via la recessione ci sono i tagli alla spesa senza un corrispondente aumento delle tasse, un consolidamento finanziario, il ripristino della fiducia nelle banche e la creazione del meccanismo di vigilanza unico per l’UE.

Tutte misure che non si attivano da un giorno all’altro tanto che l’uscita della crisi è stata procrastinata alla fine del 2013.

I dubbi del FT sulle elezioni italiane

 Le elezioni italiane saranno un mistero fino alla prossima settimana, intanto aumenta la tensione sui mercati e molte riviste economiche si sbilanciano con le previsioni. Di fatto la posta in gioco è altissima visto che in base al prossimo premier potrebbero cambiare e anche di molto le prospettive legate alla politica finanziaria del paese.

La situazione che gli analisti propongono cerca di stabilire un parallelo con quel che è successo negli ultimi appuntamenti elettorali, ma il Financial Times si spinge oltre spiegando come quello che stiamo vivendo alla vigilia delle elezioni, è molto simile a quanto accaduto nel 2006 con Prodi prima eletto a discapito di Berlusconi e poi crollato con la rielezioni del premier PdL.

Elezioni, dimissioni e opzioni binarie

Il Financial Time “teme” in qualche modo che quello che è già accaduto a Prodi, succeda anche a Pier Luigi Bersani che quale leader del PD potrebbe essere eletto, tentando di unire la sinistra italiana sotto una stessa bandiera, per poi crollare per gli attacchi delle opposizioni.

La debolezza dell’Italia, della Spagna e dell’UE

Molti sondaggi, ad esempio, danno in forte recupero il Movimento a Cinque Stelle che avrebbe eroso molto dell’elettorato di sinistra. Se la situazione alla Camera è ancora incerta ma è possibile prevedere una maggioranza del partito più quotato, non si può dire altrimenti del Senato, dove, invece, la maggioranza potrebbe risultare troppo risicata.

Il rischio è che si torni poi ad un governo tecnico di nuovo guidato da Monti, oggi candidato premier per una lista moderata di centro.

Draghi fa il quadro della situazione monetaria UE

 Draghi, nel suo discorso davanti al Parlamento europeo, ha dovuto necessariamente affrontare il “problema” della politica monetaria dell’UE dove, in questo momento, l’evento più eclatante, è la stabilità dei tassi d’interesse a livelli molto bassi.

Wall Street, Tokyo e Piazza Affari nell’analisi di Draghi

Il presidente della BCE, però, ci ha tenuto a parlare più in generale della condizione economica della zona euro, a definire l’approccio politico della BCE, ad illustrare gli strumenti a disposizione per ridefinire la situazione. Nel momento in cui l’Europa è caratterizzata dalla debolezza dell’economia reale, il ruolo della Banca Centrale è decisivo, ma non può prescindere dal Meccanismo di Supervisione Unico e dall’unione fiscale.

Draghi parla della debolezza dell’economia reale

La prima domanda che Draghi si pone, quindi, è questa: come influiscono la politica monetaria e i tassi d’interesse sull’economia dei paesi dell’UE? Per rispondere c’è da premettere che l’attività economica della zona Euro si è contratta durante l’ultima parte del 2012 e probabilmente, anche per il 2013, la parola d’ordine sarà “debolezza”.

Inflazione e stabilità dei prezzi nel discorso di Draghi

La ripresa economica e la riconquista della fiducia degli investitori e dei consumatori, si può ottenere soltanto attivando una serie di strategie. In primo luogo è necessario rafforzare la domanda economica a livello globale, quindi la ripresa dell’UE si lega alla salute delle economie del resto del mondo. In secondo luogo bisogna conservare una politica dei tassi che stimoli l’economia.

Una volta migliorati i sistemi finanziari, allora si potrà procedere con interventi mirati di rilancio dell’economia.

Draghi parla della debolezza dell’economia reale

 Mario Draghi, di ritorno dal G20 di Mosca, ha parlato della debolezza dell’economia reale nell’Unione Europea e delle riforme necessarie in tutti i paesi dell’UE per ritrovare un buon ritmo di crescita, visto che oggi, quel che si analizza, è soltanto un rallentamento.

Wall Street, Tokyo e Piazza Affari nell’analisi di Draghi

Mario Draghi, parlando al Parlamento Europeo, ha chiesto a tutti i paesi dell’UE di fare più sforzi per migliorare l’economia reale interna e dell’Eurozona, dando a tutti anche la ricetta per il successo dell’operazione: gestire le aspettative degli investitori ed aumentare la credibilità dei paesi e dell’UE.

► Draghi fa il quadro della situazione monetaria UE

In pratica il governatore della BCE ha spiegato che il cammino verso la soluzione della crisi è lungo e si può percorrere soltanto se ogni paese riduce la spesa pubblica, invece di aumentare le tasse sui cittadini; se interviene sul mercato del lavoro e su quello dei prodotti con riforme “strutturali”; se rassicura i mercati ritrovando la credibilità fiscale necessaria.

Purtroppo, spiega Draghi, il cammino è in salita ma gli sforzi da compiere sono minimi, se si considerano i rischi di un eventuale fallimento della strategia: indebolimento della domanda interna e delle esportazioni, rallentamento delle riforme, squilibri tra i paesi dell’UE.

Inflazione e stabilità dei prezzi nel discorso di Draghi

Il sistema Europa, infatti, è molto fragile ma si può invertire la tendenza, se tutti saranno impegnati nella stessa direzione.