Il contributo dell’Italia all’UE cresce sempre

 Un paese in difficoltà, notoriamente, dovrebbe pensare alle sue finanze, mentre sembra che la salute dell’Italia sia anche in parte collegata alla “salute” delle sue correlazioni europee. In particolare, secondo un report della Corte dei Conti, sembra che l’Italia contribuisca più di tanti altri paesi al bilancio europeo.

 Perso 75% fondi Welfare in cinque anni

La Corte dei Conti effettua ogni anno una relazione sui rapporti finanziari con l’UE in cui si spiega in che modo e da chi sono usati i fondi comunitari. Dall’ultimo documento pubblicato emerge che c’è stato un incremento del 4,9 per cento del contributo italiano rispetto al 2010.

Sicuramente hanno avuto un peso importante, per quel che riguarda l’Italia, le infrazioni che sono state inviate al nostro paese. In totale l’Italia ha contribuito al bilancio comunitario per un monte totale di 6,7 miliardi di euro; nel 2011 le infrazioni sono state di circa 54,1 milioni di euro.

 In Europa il 2012 ha segnato la diminuzione degli istituti finanziari

A fronte di questo “esborso”, l’Italia ha ricevuto “soltanto” 9,3 miliardi di euro, circa l’1,3 per cento in meno rispetto al 2010. Questo ha fatto sì che la sua posizione di contributore netto si aggravasse. Ad ogni modo sembrano raggiunti gli obiettivi di partenza: convergenza, competitività regionale e occupazione, cooperazione territoriale.

Seguendo queste direttrici, infatti, l’Italia si è assicurata delle importanti fonti di finanziamento.

Barroso parla dell’emergenza sociale

 Alcune considerazioni, fatte nel contesto della politica, possono avere un’importanza sovranazionale, soprattutto se, in qualche modo, parlano di un trend comune a più stati. Sono queste le considerazioni che chi investe in opzioni binarie, puntando principalmente sui titoli di stato, deve tenere a mente.

Ecco allora che dobbiamo parlare di quanto detto da Josè Barroso, il Presidente della Commissione Europea che si è presentato al Parlamento dell’UE mettendo sotto gli occhi di tutti un problema molto urgente da risolvere: la disoccupazione.

 Le tre tappe di Van Rompuy per la ricapitalizzazione delle banche

Le statistiche parlano chiaro: in 12 paesi su 27 dell’Unione Europea il 25 per cento dei ragazzi non ha un lavoro. Ci sono stati sicuramente altri obiettivi negli ultimi mesi, tra cui quello di uscire dall’impasse economico ma adesso bisogna, secondo Barroso, iniziare a ragionare sul mercato del lavoro, per evitare una vera e propria emergenza sociale.

 Barroso lancia allarme lavoro per l’Europa

A livello economico l’UE ha dato la sua prova di forza, dimostrando che non c’è assolutamente niente da temere riguardo la stabilità dell’Euro, ma adesso, il mercato valutario deve essere un attimo accantonato per lasciare spazio ai problemi emergenti come quello dell’occupazione.

Barroso ha detto:

Abbiamo fatto molto per affrontare i punti deboli dell’Europa, e oggi possiamo dire che chi prevedeva la fine dell’euro si è sbagliato. Da fine 2012 la Ue e l’Eurozona hanno iniziato a uscire dalla crisi, gli indicatori sono migliorati, ma dobbiamo dire che non ci possiamo fermare perchè la situazione resta molto grave, soprattutto quella della disoccupazione.

La fiducia dei consumatori ai minimi

uno sguardo al mercato valutario per calibrare gli investimenti e ci rivolgiamo soprattutto al ForEX, osservando da vicino il dollaro, ci accorgiamo che c’è un market mover molto importante: l’indice di fiducia dei consumatori. L’impatto di questo indice dipende dal fatto che se c’è fiducia nei consumatori è molto probabile che l’economia sia in ripresa.

E’ un discorso che può essere traslato anche nel panorama italiano. Forse sì, ma a quel punto bisogna prendere atto della situazione di crisi che sta vivendo il nostro paese.

 Incertezza politica Italia allontana investitori, il parere della BCE

In Italia, secondo l’ultima rilevazione dell’Istat, infatti, la fiducia dei consumatori è arrivata ai livelli minimi del periodo. Non si era giunti così in basso dal 1996. Questo vuol dire che, con la complicità dell’incertezza politica – che dovrebbe essere saziata alla metà di febbraio con la tornata elettorale – la situazione nel nostro paese è peggiorata.

L’indice di fiducia dei consumatori è passato dagli 85,7 agli 84,6 punti. Pesano le considerazioni dei nostri connazionali sulla situazione delle famiglie prima ancora che sulla situazione dell’Italia nel suo complesso. Sono ancora meno, tra l’altro, gli italiani che guardano con speranza al futuro.

Questo vuol dire che il 2013, Draghi a parte, il nostro paese vivrà nel pessimismo.

► Nonostante la crisi a Piazza Affari c’è ottimismo

Per il FMI le riforme italiane valgono il 5% del PIL

 Il Fondo Monetario Internazionale, da tempo, tiene d’occhio quel che fa la politica italiana per stimolare la crescita economia nel nostro paese. Il FMI ha chiesto a tutti gli stati di lavorare per aumentare la flessibilità interna e ridurre i costi del mercato del lavoro. Se tutti i paesi riuscissero a lavorare nella stessa direzione sarebbe il Prodotto Interno Lordo internazionale a trarne beneficio.

 Per il Fmi l’Italia può tornare a crescere

Sembra infatti che con le liberalizzazioni e un’economia sospinta nella direzione giusta, con il progressivo abbandono dei contratti di lavoro atipici, si potrebbe arrivare ad un +5% del PIL. I punti cardine della riforma, quindi, sono nelle liberalizzazioni e nel mercato del lavoro. Due elementi in grado di trainare l’economia internazionale ma soprattutto interessanti ed efficaci nel contesto italiano.

Il nostro paese, secondo il FMI deve prima di tutto colmare il gap che lo allontana dai paesi più avanzati del centro Europa dove non è solo il divario sul terreno delle pensioni a pesare in modo insistente.

 Lo spread delle pensioni

Sul mercato del lavoro italiano il FMI è molto diretto: gli  incentivi all’apprendistato sono interessanti ma lasciare in circolazione tanti contratti atipici, può essere controproducente. Sono invece apprezzabili gli sforzi in materia di accordi sindacali e pacchetti fiscali, entrambi, ormai, risalenti al 2011.

Nuovi pericoli dalla Corea del Nord

 Chi investe in opzioni binarie ha sempre come obiettivo quello di conoscere quali sono i paesi più stabili, quali quelli più ballerini e quali i paesi in cui è possibile investire in modo più importante. Nelle ultime ore la tensione è tornata in Corea e in particolare sulla Corea del Nord.

 Dove si corre il rischio c’è più gusto

A dicembre, infatti, l’ONU ha deciso di inasprire le sanzioni contro questo paese, sostenuto anche dal parere della Cina, dopo aver scoperto che la Corea del Nord vuole fare un nuovo test nucleare il cui target sono gli Stati Uniti. In pratica hanno deciso di colpire al cuore dell’Occidente e dalle parole dei capi del regime, sembra addirittura che siano stati costretti:

La volontà popolare è che facciamo qualcosa anche di più grande di un test nucleare, l’Onu ci ha lasciato senza scelta, non possiamo che procedere verso la resa dei conti finale.

Parole molto dure, riportate da un quotidiano del regime. A questo punto il mondo intero si chiede se siamo davvero davanti ad una minaccia. Sicuramente da dicembre qualche evoluzione nell’impianto missilistico del paese ci deve essere stato. Kim Jong-un, leader nordcoreano, infatti, ha salutato con entusiasmo il lancio del missile Unha-3. Secondo gli USA è solo propaganda.

 Italia ai primi posti nella classifica dei Paesi più corrotti

5 indicazioni sul debito americano

 Il problema del debito americano sta saturando i discorsi relativi al panorama finanziario a stelle e strisce ma sta interessando tanti investitori che a livello mondiale vogliono trovare la rotta del guadagno.

 Posticipato il raggiungimento del tetto del debito

Le ultime osservazioni molto importanti sono state elaborate da James D. Hamilton, un economista che dal suo blog Econbroweer ha indicato le carenze strutturali del sistema americano.

Sicuramente deve far riflettere gli investitori il peso del debito federale che in trent’anni è cresciuto in modo esponenziale diventando una percentuale importante del PIL americano. Il secondo aspetto da valutare riguarda la relazione che intercorre, in America come nel resto del mondo tra il Prodotto Interno Lordo, le spese sempre in aumento e la pressione fiscale fissa ad un livello molto esiguo.

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Le spese sono aumentate rispetto al PIL – e così arriviamo al terzo punto, perché i trasferimenti sono cresciuti molti e sono in una percentuale molto consistente le spese per la Difesa che hanno raggiunto i livelli degli anni Ottanta.

Rispetto ai trasferimenti c’è da constatare che sono aumentati quelli che riguardano i programmi di Medicare e di Medicaid.

L’ultima considerazione riguarda le tasse, perché fino a questo momento sono state in vigore delle agevolazioni e sembra che l’intenzione del Congresso sia quella di mantenere basse le aliquote fiscali.

Anche per le pensioni esiste uno spread consistente

 Anche in quanto a pensioni esiste un vero e proprio spread tra il nostro paese e i paesi più avanzati del centro Europa. E se parliamo di spread è ovvio che il paragone è fatto tra il sistema previdenziale italiano e quello tedesco.

Nel nostro paese, infatti, si parla di crisi dell’impianto pensionistico e si studiano i sistemi per aumentare le aliquote base richieste ai lavoratori. In Germania, invece, l’ultima notizia è che il sistema previdenziale nazionale ha accumulato riserve per 30 miliardi di dollari. Tutto merito dell’incremento dell’occupazione nel paese che ha consentito anche di ridurre i contributi obbligatori.

 Record pensioni Germania 2012

 

La direzione indicata dalla Germania dovrebbe essere comune a tutti i paesi dell’UE visto che il welfare, come anche le pensioni e il sistema previdenziale in generale, sono alla base della crescita dell’Europa.

Al momento esiste uno spread tra i sistemi pensionistici claudicanti del sud dell’Europa, l’Italia, per esempio, o la Francia stessa e i sistemi pensionistici evoluti della potenze economica tedesca. I paesi più lungimiranti sono quelli che si occupano di dare ai cittadini qualche certezza riguardo al futuro.

Andare a lavorare e versare i contributi, in Germania, dà sicuramente diritto alla pensione. Una sicurezza del genere, nel nostro paese, non sembra assolutamente ipotizzabile.

Cosa pensa la politica dell’affare MPS

 Il buco che Mussari ha creato nel bilancio del Monte dei Paschi in maniera opaca e il suo evitare, una volta a capo dell’ABI, che si andasse a frugare tra i conti dell’istituto senese, ha sbilanciato molto la campagna elettorale.

Cosa succede adesso ai mutui e prestiti MPS

L’affare Monte dei Paschi, infatti, è un affare tutto italiano. Basta pensare che il governo aveva pensato di emanare dei bond per finanziare la ristrutturazione della banca. Stiamo parlando dei famosi Monti-bond, ma che ne pensano i politici di tutta questa storia dei derivati?

► Quanti soldi in fumo per il Monte dei Paschi

Il dibattito è molto acceso tra il PD e i centristi. Monti, ad esempio, partecipando ad una conferenza stampa a Davos, ha avuto la possibilità di chiedere ai suoi avversari di non tirare l’argomento Monte dei Paschi dentro i temi della campagna elettorale. In particolare Mario Monti si è rivolto a Pierluigi Bersani dicendo al leader del PD di non parlare di “polvere sotto il tappeto” visto che espressioni del genere alimentano l’idea che ci sia ancora qualcosa da nascondere nei bilanci del Belpaese e questa convinzione, sui mercati internazionali, non fa certo guadagnare terreno al nostro paese.

► MPS zavorrata dalla questione derivati

Il ministro dell’economia Vittorio Grilli, invece, per sedare gli animi di chi ci vuole vedere chiaro fino in fondo, ha detto di essere pronto a riferire in Parlamento.

Italia e Francia unite dalla produttività e divise dallo spread

 L’anomalia dello spread è una questione tutta italiana ma è anche vero che c’è qualcosa che non va nella definizione del differenziale. La stranezza emerge da una comparazione tra la situazione dello Stivale e la situazione della Francia.

I nostri vicini hanno un rapporto deficit/PIL fissato al 5,7% e un rapporto debito/PIL, sempre in aumento, vicino a quota 90%. Il 2013, poi, non è iniziato nel migliore dei modi e infatti tutta la bilancia francese risulta fuori dal baricentro definito dai parametri di Maastricht.

 Anche i prestiti sono in calo come i mutui

Hollande ha già definito i suoi obiettivi: portare il deficit all’1 per cento entro il 2015. Nonostante la situazione non proprio rosea, la Francia ha uno spread di 60 punti circa.

Il nostro paese, invece, viaggia intorno ad uno spread di 260 punti base, con una riforma strutturale del mondo del lavoro e delle pensioni già a buon punto.

 Spread ai minimi

Nella battaglia tra i numeri si scopre che la Francia ha un costo del lavoro pari a 116,4, una produttività dell’85,3 e una spesa pubblica del 50%. L’Italia è messa bene in fondo con un indice di produttività all’85,2 e una spesa pubblica al 45%.
Gli analisti spiegano la situazione dicendo che l’Europa, a livello finanziario è maggiormente dipendente dai buoni rapporti tra la Francia e la Germania piuttosto che dal rapporto Italia/Germania.

La nuova vita dell’Euribor

 Dopo la decisione di alcune banche di lasciare il gruppo di istituti di credito che contribuiscono alla creazione degli indici europei di riferimento e dopo il  varo conclusivo della riforma Basilea III, è arrivato il momento di far rinascere l’Euribor e modellarlo sulle nuove caratteristiche del mercato.

►  Banche in crescita dopo Basilea III

La modifica dell’Euribor, per lo stesso indice è una questione di sopravvivenza visto che dall’alto, dall’European Banking Authority , è arrivato l’invito ad essere più semplici, più autonomi e ad inserire più controlli. L’obiettivo generale è quello di evitare che un’oscillazione non prevista del tasso interbancario causi qualche danno di troppo.

L’Esma, per essere certa che il messaggio fosse chiaro, ha deciso di redigere un vero e proprio decalogo. In generale, entro 6 mesi, ci sono delle misure da prendere seriamente in considerazione. In primo luogo lo Steering Committee deve diversificare l’insieme dei membri che lo compongono, così da ottenere un’indipendenza superiore a quella attuale.

►  L’UE chiede più trasparenza sui conti

In più si deve fissare un’agenda di appuntamenti e far sì che si lavori per ridurre ad un numero massimo di sette, l’insieme dei tassi sul mercato. Si arriverà così ad avere più chiarezza anche nella definizione dell’Euribor. Sarà fondamentale avere un organo di supervisione in grado di riportare – se necessario – il mercato nella giusta direzione.