La risposta di Monti al Financial Times

 Il mercato delle opzioni binarie, in questi giorni, non si può certo dire che attraversi un momento di quiete visto che sono tante le pubblicazioni e gli episodi che minano ed incidono sulle considerazioni dei vari paesi.

test elezioni per Piazza Affari.

Ad intaccare la visione idilliaca del governo uscente, però, dopo il rientro in corsa di Mario Monti, ci ha pensato il Financial Times che ha un po’ spiegato perché non è tutto oro quel che luccica.


Monti, alle accuse di essere inadeguato a guidare l’Italia del futuro, risponde con un invito ai suoi competitor a presentare proposte maggiormente adatte al rilancio dell’economia italiana.

Cosa ci dobbiamo aspettare dal Regno Unito

il mappamondo economico del 2050 ma qualche previsione di breve termine la possiamo fare ugualmente.

Australia, Regno Unito, Canada e il mondo ForEX

Il Regno Unito, in queste settimana, è alle prese con la pubblicazione di numerosi indici. Sicuramente ci saranno tre rilasci di tre versioni del rapporto sul PIL. Il primo documento sarà una stima preliminare, poi ci sarà le versione rivista dell’indice e in un terzo momento il PIL finale.

A livello di impatto sul mercato valutario il PIL preliminare sarà quello maggiormente incidente sull’andamento dei prezzi, perché offrirà comunque una visione sintetica di quel che sta accadendo all’economia del paese.

In più, il 25 gennaio, ci sarà il rilascio del rapporto sull’economia inglese da parte del National Institute of Economic and Social Research (NSIER) che parla di una contrazione dello 0,3 per cento del PIL del Regno Unito durante l’ultimo trimestre del 2012.

A dicembre, inoltre sono scese le vendite al dettaglio ed è rallentata la produzione industriale. Il PMI costruzioni, in più, è stato rivisto al ribasso.

La relazione tra debito pubblico e crescita economica

 L’abbiamo sentito dire tante di quelle volte che quasi non ci facciamo più caso: se non si risanano i conti, se non si mette una pezza al debito pubblico, la ripresa economica sarà lenta e non è detto che si venga fuori dal tunnel. In un discorso del genere si stabilisce un legame diretto tra debito e crescita ma non tutti sono d’accordo sulla linearità del legame.

Anzi, un articolo pubblicato da Voxeu.org, con l’analisi di Ugo Panizza e Andrea F. Presbitero, dimostra che non c’è invece un nesso di causalità tra l’incremento del debito pubblico e la frenata della crescita economica.

Tagliate le stime di crescita sull’Italia

La credenza comune è che i paesi che hanno un alto debito pubblico, facciano anche fatica a crescere in termini economici. Assecondando questa logica, i governi, hanno trovato una giustificazione plausibile alle misure di austerità per la popolazione.

Quattro rischi dell’economia secondo Roubini

Si può certamente partire dall’idea che c’è una correlazione negativa tra debito e crescita ma il debito non ha effetti causali sulla crescita. Prendendo per vera l’analisi dei due esperti italiani, si devono poi riconsiderare tutte le scelte in materia di politica fiscale. L’invito è quindi a non usare il rapporto tra debito e crescita come strumento a sostegno del consolidamento fiscale.

Tagliate le stime di crescita sull’Italia

I dati di Bankitalia sugli investimenti sono stati in contrasto con la visione della BCE.

► La BCE contro Bankitalia sugli investitori

Adesso, come un fulmine a ciel sereno, o quasi, arriva il parere di un altro organismo internazionale: il Fondo Monetario. Il FMI ha tagliato le stime di crescita del nostro paese, prendendo spunto dal report Eursostat ed ha ribadito che l’Italia avrà un calo dell’1 per cento del PIL come preannunciato anche da Bankitalia.

Secondo l’Eurostat, in tutto il Vecchio Continente, il debito pubblico resterà fermo al 90 per cento del PIL, come nel terzo trimestre del 2012. Questo non esclude che nei mercati finanziari ci sia ottimismo e che questo atteggiamento faccia bene alla vitalità degli scambi. Il fatto è che in generale i rischi sono diminuiti, ma non bisogna fare l’errore di illudersi.

► Nella crescita del paese ci crede soltanto il 16% degli italiani

La ripresa economica è nell’aria, per il nostro paese e per tutta l’Europa, ma sarà una ripresa lenta a fronte delle numerose sfide che i vari stati dovranno affrontare, quindi la ripartenza vera e propria è da posticipare al 2014.

Si riparte dalla fiducia delle imprese tedesche

 La Germania, da qualche mese a questa parte, è il sorvegliato speciale dell’Unione Europea perché la situazione dell’economia tedesca è in una fase critica. Ci sono diversi elementi che fanno pensare che nel sistema gestito dalla Merkel si sia aperta una falla ed ora con le unghie e con i denti la Germania è decisa a mantenere il primato.

Altrimenti non avrebbe senso dire che la Germania riparte dall’oro, riportando l’oro detenuto all’estero, nei forzieri nazionali, penalizzando l’andamento dei flussi finanziari francesi. Colpo gobbo? Può darsi.

Con la crisi generale rallenta anche la Germania e questo è il minimo ma cosa si prevede per il futuro a breve e medio termine? Una risposta esaustiva a questa domanda può fungere da bussola per chi investe nelle opzioni binarie. Gli elementi da valutare sono tanti.

Sicuramente è positivo quel che racconta l’ultima rilevazione dello Zew tedesco. Questo indice, infatti, misura la fiducia delle imprese tedesche nel futuro dell’economia del paese. A dicembre questo indice era fermo a quota 6,9 punti e ci si aspettava un incremento fino a quota 12 punti. Invece l’ultima rilevazione è la migliore dal maggio del 2010 e cristallizza l’indice sui 31,5 punti.

I fattori determinanti per le borse del 2013

Tutto il movimento è sostenuto anche dal rimbalzo delle borse e dal rientro del cambio euro/dollaro nel mercato ForEX, sopra il livello di 1,335o.

Perché l’Irlanda è in ripresa ma è fragile

paesi del nord che rischiano la bolla immobiliare.

Nel 2013, in generale, l’Europa in toto è chiamata a dimostrare che la politica monetaria adottata dalla BCE, in combinazione con le politiche di austerità portate avanti dai singoli governi, può funzionare come traino per l’economia del Vecchio Continente.

Adesso tutti si aspettano una prova tangibile del cambiamento dell’Europa e tutte le speranze sono riposte nell’Irlanda che, dopo aver avviato un programma di salvataggio nel 2010, deve tornare quest’anno a convincere gli investitori.

L’andamento dei rendimenti sui titoli di stato irlandesi fa ben sperare visto che i rendimenti, durante il 2012, sono scesi dall’8,5% di gennaio al 4,5% di fine anno per i titoli in scadenze nel 2020. Con la gestione del debito, in Irlanda, si punta a portare nei forzieri ben 10 miliardi di euro a suon di obbligazioni.

► Per S&P la crisi europea è finita

Se tutto andrà come preventivato dal governo irlandese, allora nelle casse dello stato dovrebbero addirittura rimanere circa 19 miliardi di riserve da usare per soddisfare le esigenze del governo anche nel 2014. Peccato soltanto per l’economia che ha carenze strutturali importanti che ne minano la competitività. In relazione a Spagna e Italia però, quanto a PIL si va in crescendo.

L’auto è in crisi ma la concessionaria fa i saldi

previsioni contrastanti sul settore immobiliare siano in primo piano, così come le decisioni delle varie concessionarie.

► Le evoluzioni del mercato dell’auto

Concessionarie si fa per dire, ovviamente! Ci riferiamo al fatto che molte compagnie automobilistiche, come sempre all’inizio dell’anno, stanno offrendo sconti e promozioni su chi desidera mettere in garage un’auto nuova entro il 31 gennaio. Il Sole 24 Ore ha riepilogato gli sconti. Proviamo ad indicarne qualcuno al fine di vedere su che tecnologie e che su che proposte è proiettato il mercato automobilistico.

Audi promuove la campagna “Italia. Land of quattro”, vale a dire l’acquisto di Suv compatti in versione Business, da acquistare con la sottoscrizione di un finanziamento con TAEG del 5,41% e un risparmio/vantaggio per il consumatore del 37% circa.

Fiat, invece, propone sconti praticamente su tutti i modelli in circolazione e per chi paga a rate c’è anche qualche sconto, ma è molto interessante soprattutto l’offerta di un premio di 400 euro per tutti coloro che optano per un veicolo in pronta consegna. Le offerte sono per la Panda e per la Punto nelle varie versioni. 

La svolta cinese della FIAT

Monti e il diverbio con il Financial Times

 Mario Monti, dall’essere premier di un governo tecnico, è diventato poi il candidato privilegiato per la corsa a Palazzo Chigi. Ha ingaggiato una campagna elettorale molto seria in cui ha affrontato i temi cruciali per le sorti del nostro paese, partendo proprio dal redditometro e dalle tasse.

A livello europeo ed internazionale, senza entrare nel merito delle riforme del gabinetto tecnico e delle proposte per il futuro, quindi senza considerare il contratto a tempo indeterminato flessibile di Monti, al premier uscente si riconosce il merito di aver ridonato credibilità all’Italia.

Le opinioni della stampa internazionale, in tal senso, sono sempre state molto positive, fino a quando, il Financial Times ha commentato in modo molto severo l’operato del professore. L’editorialista Wolfang Munchau ha accusato Monti di aver privilegiato la definizione delle misure di austerità, rispetto alla definizione degli stimoli per la crescita.

Le risposte e i consumi dei cittadini europei di fronte alla crisi

In pratica Monti non avrebbe previsto in modo accurato gli effetti del rigore introdotto nell’economia italiana, senza peraltro lasciare agli italiani la scelta delle tre alternative possibili: restare nell’euro e proseguire con i necessari aggiustamenti economici, oppure rimanere nell’euro e condividere gli aggiustamenti economici con gli altri paesi debitori, abbandonare la moneta unica del Vecchio Continente.

Gli italiani, così, si sono ritrovati ad aspettare “momenti migliori” scegliendo per forza la permanenza nell’euro e gli aggiustamenti richiesti.

I fattori determinanti per le borse del 2013

 Ci sono almeno cinque elementi, cinque fattori, che possono influire pesantemente sull’andamento delle borse nel 2013. E’ inutile ribadire che il primo caso da prendere in considerazione sono gli Stati Uniti che nel breve termine potrebbero trovarsi di nuovo davanti al baratro fiscale.

Il rischio di default per il paese è molto basso, lo ripetono tutti, ma è anche vero che Obama ha ancora sullo stomaco le richieste di modifica del tetto del debito.

Il discorso di insediamento del presidente Obama

Se il problema economico riguardasse soltanto l’America, probabilmente, si potrebbe parlare di “questione chiusa”, mentre il problema è che ci sono numerosi casi aperti di crisi del debito, anche in Europa. Quindi, potenzialmente, si potrebbe avere uno shock economico in diverse aree del mondo. La Deutsche Bank stessa parla di un calo del PIL europeo, nel 2013, pari allo 0,3%.

Molto interessante sarà anche considerare quel che succederà in Germania. Il fortino tedesco, considerato per anni baluardo dell’europeismo, adesso è stato messo in crisi dai dati sulla produzione industriale, dai dati sulla produzione manifatturiera e non solo.

Recessione europea 2013

La Germania ha di recente stabilito che nel 2013 riparte dall’oro e quindi riporterà in patria molte riserve auree depositate nelle banche estere, soprattutto francesi. Siamo davanti ad una dichiarazione di crisi? Probabilmente sì, se il paese deve proteggersi con un bene rifugio, attaccando al contempo il suo alter ego economico numero uno.

Per il ministro Grilli si devono ridurre le tasse

fuori dalla recessione da aprile in poi. 

Se si riduce ancora lo spread o se i nostri titoli di stato ritrovano il fascino perduto tra gli investitori, il cittadino normale, senza un portafoglio d’investimenti, non sa in effetti di cosa gioire, ma Grilli, nel suo intervento europeo, prende di petto una questione cruciale per il paese: le tasse.

Strategie di riduzione della tasse

Secondo il nostro ministro, la riduzione delle imposte, in Italia, è un’esigenza e non va assecondata da sola ma nel rispetto degli impegni presi riguardo la spesa pubblica, da ridurre assolutamente.

Il prossimo governo, quindi dovrà sicuramente operare per la revisione della spesa pubblica e sicuramente dovrà mettere in campo una serie di manovre di austerità, ma questo non vuol dire che dovrà aumentare lo sforzo economico dei cittadini, anzi.

Con la riduzione degli sprechi e della spesa pubblica si dovrà poi procedere alla riduzione corrispondente della pressione fiscale sui cittadini. Per esempio l’IMU, tanto odiata e reintrodotta dal premier Mario Monti: la tassa sugli immobili, dietro indicazione delle autorità europee che hanno indicato come deve essere migliorata l’IMU, andrà estesa a tutti ma ridimensionata nell’aliquota e calibrata sugli sconti.