Quattro rischi dell’economia secondo Roubini

 In questo periodo di transizione tra un anno economico e l’altro ci si affida alle capacità interpretative dei grandi economisti del tempo che sanno sicuramente vedere prospettive di lungo periodo, nascoste alla vista dei cittadini “normali”.

Un importante contributo in questo senso, utile soprattutto a chi opera con le opzioni binarie, è sicuramente quello di Roubini che di recente si è scagliato anche contro il ministro dell’economia ungherese. La prima considerazione fatta dall’economista è che il 2013 sarà per molti aspetti simile al 2012 e la crescita globale tanto attesa non andrà oltre il 3 per cento. Ci saranno però da fare delle differenze.

Nouriel Roubini, un altro guru ha parlato

In più Roubini analizza ben 4 rischi per l’economia mondiale, che possono incidere su un paese e trascinare tutti gli altri, oppure possono avere effetto su più realtà nazionali. Il primo rischio riguarda l’accordo sulle tasse raggiunto in America che non ha messo il paese al riparto dal baratro fiscale. Presto ci sarà un nuovo confronto sul tetto del debito, ma la crescita dell’economia, il vero problema a stelle e strisce, deve essere ancora affrontato.

Il secondo rischio riguarda gli effetti delle azioni della BCE che hanno contribuito all’allentamento monetario nell’UE ma non hanno risolto i problemi strutturali dei vari paesi membri.

► Ripresa e Quantitative Easing

Altri due nodi da sciogliere riguardano la crescita della Cina che fino a questo momento ha avuto un’esplosione disordinata ma si candida alla guida dell’economia mondiale, e poi lo sviluppo dei paesi emergenti, che adesso attraversano una fase di decelerazione ma che potrebbero presto ripartire con il sostegno del settore privato.

Italia fuori dalla recessione da aprile

 Il 2013 è un anno di speranza per tanti anche se l’entusiasmo legato alle previsioni alla fine del 2012 è stato stemperato dalla prudenza usata dai grandi dell’economia. Insomma, ci siamo lasciati alle spalle un anno difficile e sicuramente l’anno in corso non sarà archiviato altrettanto duramente ma per parlare di ripresa bisogna usare i guanti.

Ad infondere entusiasmo tra i consumatori e le aziende ci ha pensato di recente il Ministro dell’Economia Vittorio Grilli che, al Parlamento europeo è dovuto intervenire nella Commissione Affari economici e finanziari. Il suo intervento si è concentrato sugli sforzi dell’Italia.

Secondo il ministro Grilli che da tempo rassicura gli Usa sulla crisi del nostro paese, le riforme avviate dal governo Monti, che hanno toccato il sistema pensionistico e quello lavorativo, hanno dimostrato la volontà del paese di cambiare, di dare un taglio netto al passato, con modifiche che non sono da considerarsi reversibili.

Grilli nessuna manovra correttiva per l’Italia

L’Italia, però, adesso ha bisogno di continuare sul terreno delle riforme e per farlo occorre scandagliare il tessuto sociale ed istituzionale del paese.

Questi sforzi serviranno a qualcosa? Secondo il Ministro dell’Economia sarà sufficiente continuare così fino a Pasqua e già in aprile si potrà vedere l’Italia fuori dal terreno della recessione, avviata sul viale della ripresa economica.

L’ottimismo del ministro Grilli sembra essere intonato alle ricognizioni di Bankitalia.

I dati di Bankitalia sugli investimenti

L’evasione è il grande neo dell’Italia

 L’Italia fa ben sperare nella ripresa dell’economia. Il recente diverbio tra la la BCE e Bankitalia ha rinfrescato il dibattito su mutui, prestiti e sofferenze di ogni tipo, ma la verità è che il problema più grande è soltanto ben mascherato. A dirlo è la BBC che accusa l’Italia di lottare poco o male contro l’evasione fiscale.

Per gli anziani non c’è redditometro che tenga

Secondo i giornalisti inglesi, quindi, il redditometro dimostra che l’Italia è un paese di evasori che adesso sembrano avere le ore contate. Dal Regno Unito, quindi, arriva il plauso per l’iniziativa dell’Erario e per le autorità tributarie e politiche del Belpaese fin troppo accusate di aver usato strumenti di polizia per stanare gli evasori.

Parametri, spese e spia del Redditometro

Nonostante con il Redditometro ci sia finalmente la possibilità di mettere in relazione le spese sostenute con i guadagni incassati, l’Italia della BBC resta un paese in cui l’evasione fiscale si perpetua come una male cronico da generazioni. Le autorità sono consapevoli di perdere redditi per 120 miliardi di euro e se non si dispone di strumenti adatti, non ci sarà mai una vera soluzione.

Adesso il Redditometro c’è ma il periodo scelto per il lancio è un po’ sfortunato visto che in Italia la campagna elettorale sta entrando nel vivo e lo strumento fiscale in questione, come le imposte, è un’arma a doppio taglio.

Elementi caratterizzanti della settimana valutaria

 Quella che si è appena conclusa, secondo gli analisti, è stata una settimana caratterizzata dal rimbalzo tecnico, fisiologico a dire la verità, sui cross EUR/USD, USD/JPY ed EUR/JPY. I protagonisti del ForEX settimanale, dunque, sono ancora una volta il dollaro, lo yen e l’euro.

Gli abbiamo già presi in esame tutti insieme qualche tempo fa, considerando anche la reazione del dollaro australiano.

ForEX: cambiamenti per EUR, JPY, AUD, USD

Il cambio tra euro e dollaro è rimbalzato fino a quota 1.3265-1.3275 mercoledì scorso, per poi arrivare a quota 1.3380 e quindi chiudere la settimana ad un livello più basso, quello dei 1.3320.

In base all’analisi del trend settimanale e mensile, gli analisti prevedono uno scenario rialzista per questa coppia di valute con un target fissato a 1.4400.

JPY, USD ed EUR: in che rapporti sono?

Un trend ribassista interesserà il rapporto tra sterlina e dollaro che fino a questo momento è rimasto pressoché fisso sul 1.5825 ma che dovrebbe rompere al ribasso per chiudere la settimana prossima anche a 1.5600.

Per quanto riguarda il rapporto tra dollaro americano e yen (USD/JPY), il cross settimanale è rimbalzato al livello 88.00 per poi proseguire al rialzo tutta la settimana toccando prima quota 89,60 e poi chiudendo a 90.00. Gli esperti dicono che entro gennaio ci potrebbe essere anche il raggiungimento di quota 92.00.

BoJ e governo discutono della crescita

 La Banca centrale del Giappone e il governo giapponese, dovrebbero agire con il comune intento di risparmiare il paese da un’altra crisi che potrebbe essere davvero disastrosa, altro che tsunami e riorganizzazione energetica. Eppure sembra che questi due attori della finanza e della politica giapponese, abbiamo voglia di contrapporsi.

Si sa che con Abe cambia il Giappone e il suo futuro, ma fino a che punto?

Da oggi a martedì, in Giappone, non si parlerà d’altro, cioè dell’incontro tra la Banca del Giappone e il governo del paese, visto che occorre definire un obiettivo di inflazione, probabilmente al 2 per cento, ma soprattutto è necessario decidere le prossime politiche monetarie espansive del paese.

Le prospettive economiche del Giappone

Definire la politica monetaria è molto importante ma prima di tutto è necessario che si completi la messa a punto della manovra di stimolo fiscale da 10.300 miliardi di yen, quella con cui il neo premier Abe ha deciso di tirare fuori il Giappone dalla recessione.

ForEX: cambiamenti per EUR, JPY, AUD, USD

Lo yen ha premiato le decisioni del gabinetto ed è sceso sotto la soglia dei 90 punti sul dollaro, come nell’estate del 2010 e, nei confronti dell’euro, si è avvicinato alla soglia 121, come nel maggio del 2011. Per quanto riguarda l’indice Nikkei è salito, anzi, per la decima settimana consecutiva ha chiuso in rialzo, trainato dai titoli delle società che esportano i loro prodotti. Una situazione simile si ricorda soltanto nel 1987.

Dove si corre il rischio c’è più gusto

 Una linea d’investimento può avere come obiettivo quello di “consolidare” il gruzzoletto di risparmi accumulati in anni di trading, oppure può avere il fine di far lievitare i rendimenti delle operazioni in borsa. Nel primo caso si scelgono portafogli molto poco rischiosi, nel secondo caso, invece, si va verso paesi più instabili ma più redditizi dal punto di vista bancario.

Anche se le il fascino del Portogallo colpisce ancora, sicuramente, per rischiare bisogna andare al Nord Europa, nell’America Latina o in Asia.

I paesi che presentano gli scenari più rischiosi e al tempo stesso più accattivanti, secondo la ricostruzione degli strategist della JP Morgan Private Bank, sono il Messico, la Corea e la Svezia. Molto dipende anche dall’andamento della politica monetaria.

Per il 2013, ad esempio, si prevede la realizzazione di uno scenario molto “tranquillo”, disponibile all’accoglienza degli investimenti, per il fatto che sia la FED che la BCE, terranno fede ai loro impegni. La Federal Reserve, per esempio, ha detto che terrà i tassi prossimi allo zero fino a quando l’America non avrà raggiunto gli obiettivi in termini di disoccupazione e inflazione.

Reazioni del dollaro alla stanchezza della FED

La politica monetaria definita a livello globale ha come obiettivo il sostegno alla crescita.

Il fascino del Portogallo colpisce ancora

 Il Portogallo non è ancora un paese del tutto affidabile per gli investitori e a dire la verità, i dati pubblicati dal governo di Lisbona, dimostrano che il paese non ha ancora raggiunto i livelli di sviluppo che si era prefissato. Eppure questo non vuol dire che non ci siano segnali di miglioramento, anzi.

► Paesi in crescita nel 2013

Gli investitori, in autonomia, hanno ricominciato a puntare gli occhi sul Portogallo perché è vero che il ciclo produttivo non mostra i segnali sperati, ma è anche vero che la popolazione ha reagito molto bene alle manovre di austerity propose e il rischio di andare a portare capitali a Lisbona, è diminuito.

Quello che sta succedendo in Portogallo è molto simile a quello che sta succedendo anche in Italia, solo che il Portogallo, tempo fa, ha chiesto aiuto all’Europa ed ora deve rispettare degli impegni, delle scadenze definite dalla Troika, prima di dire di essere uscito dalla crisi.

► Per S&P la crisi europea è finita

Il risveglio del Portogallo, di cui tanto si parla, dovrebbe svilupparsi nell’arco di almeno due anni: per il 2013 si prevede ancora una contrazione del Prodotto interno lordo dell’1,9 per cento ma, già per l’anno prossimo si potrà osservare un buon +1,3% del Pil, sempre a patto che l’austerità non deprima la crescita.

I paesi emergenti possono essere un rischio

 Per i mercati, i paesi emergenti sono una risorsa ma anche un rischio e per questo, chi investe nelle opzioni binarie, deve sempre avere bene in mente la propria disponibilità di rischio. Gli analisti hanno provato ad immaginare quello che succederà a livello mondiale nel 2013, proprio considerando i paesi emergenti.

Gli investitori, in questo “nuovo mercato”, curioso di conoscere i trend “emergenti”, devono subito prendere coscienza di come funziona l’economia nei paesi che fino a questo momento non sono mai stati sotto i riflettori. E’ questo l’invito della società Eurasia Group che ha deciso di pubblicare un rapporto dei rischi del mercato.

Le direttrici del mercato 2013 individuate da JP Morgan

In primo luogo bisogna sgombrare la mente dalle preoccupazioni riguardo il fiscal cliff, perchè sono state individuate le cause del deficit americano e poi perché, in termini temporali, non si avrà una risposta definitiva fino a marzo. A livello europeo il piano di protezione della BCE sembra tenere, quindi tocca concentrare le energie nella comprensione dei paesi emergenti che spingono le quotazioni auree.

In primo luogo bisogna evidenziarne le caratteristiche comuni: instabilità e volatilità. In generale i paesi emergenti tendono a crescere ma questo non è sempre detto e quindi sarà necessario anche individuare i punti di rottura. Insomma la gestione del rischio, nel 2013, sarà molto elevata.

Di sicuro qualcosa è già nell’aria, per esempio il destino della Cina che sembra già avviata a diventare la prima forza mondiale, con tutti i problemi che il paese ha, tra cui, ad esempio, l’assenza della libertà di stampa.

 

Il mappamondo economico del 2050

 Chi investe in opzioni binarie è sempre alla ricerca di nuove opportunità d’investimento attraverso l’analisi dei dati e la ricerca di trend significativi. A poco servono i bollettini, come quello della BCE, in cui si lancia l’allarme per la fuga d’investimenti dai paesi periferici, verso i paesi con la tripla A, visto che i dati del mercato, quelli raccolti da Bankitalia, descrivono una situazione del tutto diversa.

La BCE contro Bankitalia sugli investitori

Molto meglio, dal punto di vista speculativo ed analitico, un articolo “futuristico” come quello redatto dal Sole 24 Ore in cui si analizzano i paesi che di qui al 2050 cresceranno di più. L’articolo nasce dalla considerazione dei dati di un’indagine di Pwc in cui si spiega lo spostamento del punto d’equilibrio economico a favore del versante asiatico. I paesi emergenti spingono le quotazioni auree e saranno anche quelli con le migliori performance positive.

La prima potenza mondiale, il paese che maggiormente crescerà fino al 2050 è la Cina e soltanto più in basso troviamo anche gli Stati Uniti e l’India ma ad una distanza abbastanza rassicurante per l’impero mandarino. Dal 2012 al 2050 le performance migliori saranno realizzate da Nigeria, Vietnam, India, Indonesia, Malesia, Cina, Arabia Saudita e Sudafrica.

 

L’Italia è considerata in progressiva discesa: oggi è al decimo posto e potrebbe crescere ancora un po’ ma potremmo ottenere un tredicesimo piazzamento alla fine dei giochi. La Turchia crescerà più dell’Italia, così come Russia, Messico ed Indonesia andranno meglio della Germania e del Regno Unito.

I dati di Bankitalia sugli investimenti

 La BCE contro Bankitalia sugli investitori parla dell’allontanamento dei flussi di capitale dall’Italia a causa dell’incertezza politica ma da Via XX Settembre arriva la smentita a colpi di dati reali. Gli ultimi dati tirati fuori da Bankitalia, vanno in una direzione completamente differente.

Quindi l’obiettivo, in queste ore è di dimostrare che non c’è corrispondenza tra i moniti di Bruxelles e le paure degli investitori. In realtà di fuga di capitali non parla nemmeno l’Eurotower in modo specifico. Da Bankitalia, tra l’altro, arriva addirittura un quadro positivo della situazione sia riguardo il profilo dei rendimenti, sia riguardo i flussi di capitali sui titoli bancari e sui titoli pubblici.

► Anche i prestiti sono in calo come i mutui

Dal quadro positivo appena descritto non viene fuori alcuna indicazione sull’inversione di tendenza, a parte il calo dei rendimenti dei titoli di stato e il successo conclamato dei titoli a 15 anni. Su questi ultimi si è concentrata l’attenzione degli attori stranieri. Alla fine dei conti, secondo Bankitalia, nel mercato attuale non ci sono conferme di quello che sta descrivendo la BCE.

E’ indiscutibile tutto il discorso sul legame tra incertezza politica e stabilità finanziaria, confermato anche dalla crescita dei depositi bancari, ma questo, secondo gli analisti più esperti, non è affatto un elemento utile all’interpretazione politica.