La politica è il vero pericolo per l’Italia

 Tutti si preoccupano dello spread ma adesso che i rendimenti dei BTp non fanno più paura e la tensione sui mercati periferici si è allentata, gli analisti sono abbastanza lucidi per sostenere la tesi che il pericolo più grande per l’Italia arriva dalla politica.

► Il bilancio ragionato dell’ultima asta BTp

La versione ufficiale e dettagliata di questa tesi l’ha redatta Morgan Stanley che in riferimento all’economia tricolore cita il cosiddetto political cliff parafrasando quel che accade in America dove è stata trovata una soluzione al default USA. Quel che l’agenzia vede in atto nel nostro paese non è certo una politica finalizzata a salvare l’Italia dal tracollo finanziario, quanto piuttosto una battaglia per il potere.

Usa, allarme per il debito e per il Fiscal Cliff

Siamo in prossimità delle elezioni, e bisogna farei conti con un aumento in media di 24 punti base degli interessi, legato al crollo dell’ultimo governo, e con un calo del 5 per cento dei mercati azionari.

Secondo gli analisti, in questo momento, l’Italia è un campo minato in cui si possono concludere affari eccellenti a prezzo di correre un grosso rischio. Tutti sono in attesa di conoscere il responso delle urne che potrebbe incidere sull’equilibrio dell’Europa intera.

Il problema non è tanto in un partito piuttosto che in un altro ma nel programma di austerity che sarà studiato per i cittadini che potrebbero vedere aumentare in modo esponenziale il loro malcontento, arrivando fino alla protesta in grado di paralizzare l’attività politica.

La situazione dell’Italia nel terzo trimestre

 Per investire in un Paese occorre crederci almeno un po’, magari provando ad anticipare i trend del mercato, oppure provando a capire come si evolverà il tessuto economico del paese. E’ questo il lavoro dei broker e di tutti i trader che “scommetto” sulle opzioni binarie.

E’ per loro che riportiamo degli interessanti dati relativi all’Italia e concernenti soprattutto i conti pubblici, il rapporto deficit/Pil che sembra calato sotto il 3,7% e le entrate tributaria, cui ha dato una grossa mano la reintroduzione dell’IMU voluta dal governo Monti.

► L’IMU diventa municipale

Il primo dato positivo è il miglioramento del deficit pubblico italiano che è sceso al 3,7 per cento nei primi 9 mesi del 2012. Rispetto all’anno precedente c’è stato un miglioramento dei 0,50 punti percentuali. Nel terzo trimestre poi, ultimo periodo d’analisi, il rapporto deficit/PIL è stato dell’1,8%, praticamente 0,7 punti in meno rispetto al 2011.

 L’OCSE sul deficit italiano

Non ci sono buone notizie, invece, per i comuni cittadini che hanno assistito all’aumento della pressione fiscale e al contestuale calo del potere d’acquisto.

Dal punto di vista fiscale per l’Italia ci sono solo dati positivi e tutti legati all’IMU che ha rimpinguato le casse degli enti locali facendo crescere le entrate totali del paese del 2,7%. Si sorride un po’ meno valutando che diminuisce il potere d’acquisto delle famiglie nei primi 9 mesi dell’anno è stato del 4,1%.

 

Nessun allarme ma l’Australia è in deficit

 La crisi, è brutto dirlo, accomuna molti paesi in Europa e negli altri continenti. In questi giorni giunge voce di un nuovo possibile deficit, quello dell’Australia, in conseguenza della pubblicazione dei dati PMI e della bilancia commerciale a cavallo del nuovo anno. Gli analisti sono però concordi nel ritenere che ci sono almeno tre buoni motivi per non allarmarsi.

 Il taglio dei tassi australiano

Il report sulla bilancia commerciale australiana ha fotografato un’altra situazione di deficit nel mondo e si tratta della situazione più critica raggiunta dall’Australia dal marzo del 2008. Sembra infatti che le importazioni di beni e servizi, anche a novembre, hanno superano le esportazioni di ben 2,46 miliardi di dollari australiani.

► Soluzione al default USA

Il deficit, confermato a 2,21 miliardi, ha così raggiunto il picco massimo mai visto negli anni passati. Perché non occorre preoccuparsi? Prima di tutto perché se anche le importazioni sono in aumento sulle esportazioni vuol dire che i consumatori australiani stanno ancora spendendo e questo è sicuramente un dato positivo.

In più questo report – ecco il secondo motivo per non preoccuparsi – non tiene conto di quel che sta succedendo nel settore dei materiali del ferro, quindi non tiene in considerazione la ripresa trainata dall’aumento della domanda cinese.

In più o meglio infine, c’è da considerare l’intervento della RBA che ha tagliato i tassi d’interesse quattro volte nel 2012 ed intende sostenere con le stesse azioni l’economia locale.

Hollande pronto a riformare il mercato del lavoro

 La Francia potrebbe guadagnare terreno nel settore dei titoli di stato se Hollande riuscisse a portare a termine il grande progetto di riforma del mercato del lavoro. In che direzione si stanno muovendo i nostri vicini di casa? Analizzare quel che accade in Francia è utile sia agli opzionaristi sia a chi s’interessa di politica nel nostro paese.

Il 2013 è davvero scintillante, almeno in questo avvio d’anno visto che il presidente Hollande ha subito lanciato una sfida pazzesca ai suoi concittadini, dicendo che vuole portare a termine la riforma del mercato del lavoro che è stata inserita come priorità nell’agenda delle associazioni imprenditoriali ma anche dei sindacati.

La riforma nasce dal bisogno di trovare una soluzione alla rigidità che accompagna la firma dei contratti dei dipendenti da un lato e all’aumento delle occupazioni precarie dall’altro.

I datori di lavoro francesi vorrebbero quindi che fossero rivisti i contratti privilegiando l’adozione di una maggiore flessibilità in termini salariali che si dovrà accompagnare con una migliore gestione degli orari di lavoro e della mobilità dei dipendenti. In pratica vogliono garantire il mantenimento del posto di lavoro per tutti ma magari riducendo orari e stipendi o delocalizzando le risorse.

I sindacati non sono sulla stessa lunghezza d’onda e invece chiedono che le aziende che privilegiano contratti precari siano costrette a pagare più contributi così da scoraggiare questi contratti, garantendo al tempo stesso a tutti i lavoratori l’estensione dell’assistenza sanitaria.

Soluzione al default USA

 Il Presidente Obama, adesso che è stato approvato l’accordo sul fiscal cliff, che le borse hanno reagito con entusiasmo e che tutti si sono spesi per dire che non è comunque la soluzione definitiva, torna alla battaglia con i Repubblicani ma le alternative sono poche per evitare il default.

Il primo punto all’ordine del giorno è sicuramente quello del tetto del debito che in modo molto poco lungimirante, secondo tanti analisti, è stato introdotto nell’economia americana e non solo. In pratica questo tetto impedisce al Congresso di fare le manovre desiderate, visto che sono posti dei limiti.

Il corto circuito nasce dal fatto che il Congresso si trova nelle condizioni di approvare le imposte e le spese che determinano il deficit dei bilancio e di poter rifiutare di concedere al presidente Obama la possibilità di chiedere un prestito. Il default in questo caso è assicurato. I Repubblicani, per far pendere la bilancia dalla loro parte, sono pronti a minacciare con questo particolare la Casa Bianca.

L’alternativa legale a questa situazione, è nella politica monetaria o meglio nella coniazione di  monete di platino. Coniando anche una sola moneta da 1000 miliardi di dollari da depositare poi presso la FED, il Tesoro americano avrebbe le scorte finanziarie per attuare le riforme. Una soluzione che per quanto possa apparire bizzarra, è comunque praticabile.

L’hitech fa crescere l’Asia

 Molti smartphone e tablet sono costruiti nel versante asiatico, basta considerare la localizzazione della Foxconn che investe tutto negli stabilimenti cinesi. Considerazioni aziendali a parte, i consumi sono sostenuti proprio dagli acquisti di tablet e smartphone che, come dice una ricerca del CES, sono anche il 50 per cento del mercato.

L’elettronica di consumo potrebbe essere la chiave di volta della ripresa economica. Quindi, attenti opzionaristi, sarà necessario tenere d’occhio l’andamento del comparto tecnologico e il comportamento dei titoli tecnologici per conoscere il trend dell’economia mondiale.

In questo momento, le previsioni parlano di un incremento della spesa per telefoni, apparecchi informatici e televisori, pari al +4% in relazione al 2012. Vuol dire che nell’anno in corso saranno spesi globalmente circa 1100 miliardi di dollari per l’acquisto di tablet, smartphone e altri beni tecnologici.

Sia gli acquisti di tablet, sia gli acquisti di smartphone – dove Samsung si conferma regina della telefonia mobile – sono in crescita rispettivamente del 25 e del 22 per cento. Si tratta di un dato globale che non restituisce la situazione reale dei vari paesi. Quelli sviluppati, che l’anno scorso hanno subito una battuta d’arresto, adesso tornano a crescere positivamente.

Ma davanti a tutti ci sono i paesi emergenti e l’Asia. I mercati emergenti sanno che la spesa in elettronica salirà del 9 pr cento andando a rappresentare il 44% della spesa mondiale.

Il Decreto Sviluppo per gli opzionaristi tricolore

 Il Decreto sviluppo bis, che aveva fatto grossi passi in avanti a dicembre e che si deve occupare della crescita dell’Italia, è pronto e operativo dal 2 gennaio 2013. Molte le novità contenute nel documento che si occupa soprattutto della vita digitale del paese con un occhio di riguardo alla sanità, alla scuola e alla giustizia.

Vogliamo partire dall’analisi sintetica di queste piccole rivoluzioni per capire come si evolverà il paese e che prospettive di crescita ci sono per il futuro. Una panoramica interessante soprattutto per quanti investono i risparmi nelle opzioni binarie.

Sanità. Saranno introdotte delle piccolissime novità, per esempio il fascicolo sanitario elettronico che contiene tutti di dati dei pazienti in formato digitale nel 2013, poi, dal 2014 potrebbero fare il loro ingresso in campo anche la prescrizione medica digitale e la cartella clinica digitale.

Scuola. Per quanto riguarda la scuola l’obiettivo è quello di migliorare i servizi agli studenti, per cui nel prossimo anno scolastico sarà già introdotta l’anagrafe nazionale degli studenti e poi ci potrebbe essere la progressiva introduzione degli ebook in sostituzione dei libri di testo.

Giustizia. Pronta al via anche la notifica telematica per i processi penali e fallimentari. Una sterzata verso il risparmio di soldi e tempo.

L’economia del paese, con queste rivoluzioni digitali potrebbe ridurre le spese e far ripartire l’economia puntando, all’inizio, sulle aziende capaci di progettare, realizzare ed erogare servizi digitali.

I segni ambigui del mercato del lavoro USA

 Il mercato del lavoro americano non è poi così facile da interpretare. Sicuramente i report diffusi settimanalmente sono utili per rispondere alla domanda: come si muovono i dollari, ma potrebbe essere ancora più interessante scoprire il legame tra andamento del mercato professionale e ripresa economica USA.

Il problema è che dai report si evincono segnali non sempre indicativi di un unico trend. Per esempio a dicembre, se si decontestualizza l’analisi dei dati Non-Farm Payrolls, si scopre che i nuovi posti di lavoro “non agricoli” creati, sono stati più di quanti ci si aspettasse con uno scarto consistente di ben 5 mila unità.

Il mercato del lavoro, però, suggerisce un trend generale differente. Il punto di partenza sono i dati sulla creazione di posti di lavoro forniti dall’Automatic Data Processing: gli analisti si aspettavano la creazione di 134 mila nuovi posti di lavoro mentre ne sono stati creati ben 15 mila. Molti investitori si aspettavano allora un crescendo parallelo dei dati sui NFP.

Invece, per quanto riguarda i lavori non agricoli, c’è stato un dato molto vicino a quello indicato dagli analisti. Poi, nel 2012, in generale, c’è stato un calo di 13 mila posti di lavoro nel settore pubblico, come effetto dei tagli alle spese.

America: scontro sul tetto al debito

 L’America ha in qualche modo archiviato il fiscal cliff, nel senso che l’accordo è stato raggiunto, le borse hanno reagito con entusiasmo all’evento ma gli analisti e il FMI ci hanno tenuto a sottolineare che è soltanto il primo passo, riportando il Presidente e il Congresso con i piedi per terra.

Obama, dopo aver seguito tutte le votazioni sul fiscal cliff e dopo aver incassato una mini vittoria sull’argomento, è tornato alle Hawai in vacanza, ma nel suo settimanale discorso diffuso in radio e sul web ha spiegato che nell’agenda economica degli Stati Uniti, adesso, c’è un problema da affrontare con alta priorità: il debito pubblico.

Ecco un virgolettato diffuso da moltissimi giornali, del discorso del Presidente Barack Obama:

“Abbiamo bisogno di fare ancora di più per ridare lavoro agli Americani e dobbiamo anche rimettere il Paese su un percorso che gli consenta di pagare il suo debito, la nostra economia non può più permettersi inutili contrapposizioni o affrontare una nuova crisi pilotata.”

I Repubblicani, in questo momento, stanno facendo pressione per ottenere un corposo taglio della spesa, ma soprattutto un innalzamento del tetto del debito. Su questo punto, però, il Presidente ha detto di non voler negoziare, ma ha in programma una politica fiscale ad hoc per superare l’impasse.

Sincerità e parallelismi nel fiscal cliff

 La questione del fiscal cliff è stata affrontata per diverso tempo e secondo numerose sfaccettature anche perché dalla risoluzione di questa impasse, in qualche modo, dipende il futuro dell’America.

Ora l’America è sicuramente una delle economie più importanti del mondo che ha un legame molto stretto anche con l’Europa. Abbiamo già visto che siano molti gli economisti che dichiarano un parallelismo tra la crisi americana e quella europea, ma abbiamo anche considerato che, per trovare una soluzione, qualora ci sia, la domanda principale a cui rispondere è: perché non basta l’accordo sul bilancio. 

Adesso è arrivato il momento di affrontare il fattore sincerità che si lega al discorso politico. Torniamo un po’ alle previsioni di Roubini che ha ribadito la centralità della politica nell’economia del futuro, un po’ come la politica era stata fondamentale nei paesi in via di sviluppo, così lo sarà in America.

La classe politica sarà capace di essere sincera con il proprio elettorato? In Europa, la Merkel ed Hollande hanno evitato di affrontare le questioni più spinose con l’elettorato e una linea simile è stata adottata anche da repubblicani e democratici.

Il problema in questo caso specifico si lega al fatto che si devono toccare dei punti molto delicati del sistema sociale, quale ad esempio il comparto pensioni, o il settore sanitario.