Fiscal cliff: perché non basta?

 L’accordo sul bilancio dell’America è stato finalmente raggiunto ma l’economia americana, pur essendosi allontanata dal precipizio, adesso, non trova sufficiente le misure previste in questo documento tampone. A bocciare il contenuto di questo accordo è il FMI stesso.

Per l’America, dicono gli analisti, si sta prefigurando un periodo di crisi molto simile a quello che ha attraversato l’Europa che invece adesso sembra arrivata alla fine del percorso di espiazione dei demeriti finanziariL’Economist fa un parallelo tra l’America e l’Europa ma la domanda giusta è: perché questo accordo non è sufficiente? Soltanto risolvendo questo quesito si possono trovare la basi per la ripartenza americana.

L’accordo non basta perché è temporaneo e questo comporta che siano stati posticipati tutti i problemi seri. Nel breve termine, consideriamo anche due mesi, il compromesso che i Repubblicani e i Democratici hanno preso davanti al Congresso, potrebbe venire meno.

Tutti si sono concentrati molto sugli scambi: cosa concedere alla controparte per ottenere qualcosa che si era messo nel proprio programma, mentre è stato perso di vista l’obiettivo comune che è mettere sotto la campana di vetro della sicurezza, il sistema fiscale americano.

Nonostante la versione un po’ romanzata dell’accaduto, le perplessità restano e possono incidere sul sentiment degli investitori e quindi sui mercati.

Fiscal cliff: ma esiste una soluzione?

 L’accordo sul fiscal cliff ha tenuto con il fiato sospeso l’America e il resto del mondo perchè è stato un momento molto delicato per l’America. Alla fine Barack Obama è riuscito a strappare la firma del documento al Congresso ma adesso ci si chiede se sia davvero stato fatto tutto.

La risposta è chiaramente negativa perché la firma sul fiscal cliff mette soltanto una pezza alla situazione finanziaria degli States ma, come spiegano tanti economisti, non risolve i problemi strutturali dell’America. L’Economist teme che la situazione americana diventi molto simile a quella europea.

Anzi, la rivista economica americana titola proprio L’America diventa Europea per sottolineare le analogie nella gestione della crisi tra America ed Europa: tanto nel Vecchio Continente prima, quanto negli States adesso, le questioni più urgenti da risolvere sono state posticipate.

Molti, soprattutto gli investitori che dislocano i risparmi in base al sentimento riservato a determinati paesi, si chiedono quindi se si può nutrire ancora fiducia negli Stati Uniti e se la soluzione della crisi è davvero possibile.

Fortunatamente in America non si deve affrontare la crisi del debito, ma bisogna intervenire per riequilibrare il rapporto tra gettito fiscale e spese, con un riferimento ad hoc per la sanità. La soluzione ci sarà soltanto se la politica riuscirà a prendere il toro della crisi per le corna.

 

 

La crisi dell’Eurozona sul viale del tramonto

 Abbiamo preso in considerazione le previsioni di Wien e Roubini in merito ai possibili scenari finanziari dell’anno prossimo. La loro attenzione si è concentrata molto sugli indici, ad esempio sull’incremento del prezzo del grano, oppure sulla riduzione dello S&P 500, oppure ancora sul ruolo che giocherà la politica.

Adesso spostiamo l’attenzione sul versante europeo visto che per troppo tempo abbiamo trascurato gli aggiornamenti sulla crisi dell’Eurozona, invece, è molto importante prendere atto dei segnali che arrivano dai report del mese di dicembre.

In base agli ultimi dati, infatti, sembra che si possa confermare l’uscita dalla crisi da parte dell’Europa. Peccato che non si possa parlare ancora di ripresa, questa secondo prospettiva è ancora piuttosto lontana.

I dati positivi di dicembre sono quelli del Markit Composite PMI dell’Eurozona che dà una misura degli aspetti dinamici del tessuto economico del paese evidenziando l’attività economica delle imprese in Europa. Questo indice, nel mese di dicembre ha fatto un balzo in avanti passando dal 46.5 al 47.2. Si tratta della lettura più alta da marzo in poi.

Secondo un economista del Markit, questa è la conferma che si sta uscendo dalla crisi, che il peggio è passato, anche se è un po’ complicato capire in che direzione sta andando l’Europa. Le prospettive, dunque, sono ancora poco chiare.

Nouriel Roubini, un altro guru ha parlato

 Byron Wien non è l’unico guru della finanza che in questo inizio d’anno è stato consultato da giornali ed esperti per capire un po’ meglio i trend dell’anno prossimo. Molto ascoltata anche la versione del 2013 che ha dato Nouriel Roubini.

Quest’ultimo, a colloquio con una giornalista del New York Times, ha centrato molto l’attenzione sul ruolo della politica, trascurando alcuni dettagli, che invece sono alla base dell’indagine di Wien, come ad esempio il programma nucleare dell’Iran, o la leadership cinese.

Nouriel Roubini invece, come abbiamo accennato, riporta l’attenzione dal mercato protagonista del 2012, all’azione politica che ha modellato e continuerà a modellare il sistema economico e finanziario anche nel 2013.

Secondo Roubini, fino a questo momento, la politica era stata cruciale negli affari dei paesi in via di sviluppo, ma adesso torna ad essere al centro dei discorsi finanziari perché può vanificare gli sforzi fatti per la ripresa, ma può anche combattere i movimenti contrari al progresso finanziario.

La politica, materialmente, può influire anche sul tessuto imprenditoriale, magari detassando l’attività delle imprese o approvando politiche monetarie e fiscali più accomodanti.

Roubini spiega infine che la politica ha la possibilità di ridurre ai minimi termini le diseguaglianze di reddito anche se non si sa come si procederà in questo senso nell’anno 2013.

 

Le altre previsioni di Byron Wien

 Byron Wien, il guru di Wall Street, ha fatto le sue dieci previsioni sull’economia americana e globale, prevedendo gli scenari possibili per il 2013. Abbiamo già preso in esame cinque punti molto interessanti: l’energia nucleare iraniana, le banche, lo S&P 500 sotto i 1300 punti, le difficoltà delle banche, il crollo del prezzo del petrolio e le mosse pro-immigrazione dei Repubblicani.

Le altre previsioni partono invece dalla considerazione della situazione cinese, del raccolto del grano, delle quotazioni dell’oro, delle variazioni del Nikkei e della crisi dei listini europei. Andiamo con ordine sviscerando questi punti.

La situazione cinese. La nuova leadership in Cina, è stata affidata ad un gruppo politico che vuole combattere conto la corruzione per far sì che il PIL torni a crescere almeno fino al 7 per cento. Sicuramente il sistema sociale e sanitario cinese ha subito dei miglioramenti, resta da capire cosa ne pensano gli investitori. Per il momento si rileva un incremento del 20 per cento della fiducia.

Sia le quotazioni dell’oro che del grano saliranno nel 2013 perché, nel primo caso, subiranno l’instabilità dei mercati finanziari e arriveranno a quota 1900 dollari l’oncia, nel secondo caso è tutto legato al meteo che ha ridotto i raccolti in modo sensibile.

Il quarto punto di questa breve disamina delle previsioni di Byron Wien riguarda il Nikkei per il quale si prevede il superamento della quota 12.000. Infine restano lacune e incertezze per quanto riguarda i listini europei che sulla scia di Wall Street hanno perso il 10 per cento.

Byron Wien e 5 previsioni sul mercato

 Byron Wien, a Wall Street, è considerato un vero guru della finanza, per questo le sue previsioni, in tutto 10, sul 2013, sono tenute in grande considerazione dagli analisti. Per avere un assaggio delle sue indicazioni che possono diventare molto utili a tanti investitori, ne abbiamo esplicitate cinque.

Il primo punto è sicuramente l’energia nucleare iraniana perché l’Iran sta subendo delle forti sanzioni e delle pressioni a livello diplomatico ma sembra che delle fonti accreditate abbiano confermato l’esistenza di un missile nel paese. A questo punto sia l’America che Israele devono iniziare una politica di contenimento.

La seconda previsione molto utile per chi investe in opzioni binarie, riguarda il livello dell’S&P 500 che dovrebbe perdere terreno abbassandosi sotto la soglia dei 1300 punti.

Le banche sono al terzo posto nelle preoccupazioni dell’economista perché subiranno una battuta d’arresto legata al calo delle attività finanziarie.

Sicuramente sarà molto interessante tenere d’occhio anche le quotazioni del petrolio che potrebbero subire una sensibile riduzione perché gli Stati Uniti, nel volersi rendere autonomi dal Medio Oriente, hanno intenzione di aumentare la produzione di oro nero facendo arrivare il prezzo del petrolio Wti a 70 dollari al barile.

Sempre con riferimento all’America, secondo Byron Wien è necessario anche tenere d’occhio la prossima campagna pro-immigrazione del Repubblicani che vogliono tornare in corsa con il sostegno del voto degli immigrati in America nel 2016.

Atene: la migliore borsa del 2012

 Le opzioni binarie di lungo periodo premiano la lungimiranza dell’analisi ma in alcuni casi devono arrendersi all’imprevedibilità del mercato finanziario. Leggendo i dati relativi alle borse europee si può concludere soltanto con un assunto di questo tipo.

Cosa è successo. Nei primi sei mesi dell’anno la situazione di Atene è peggiorata e le proteste in piazza hanno attirato tutta l’attenzione dei media. Parallelamente ai movimenti che potremmo definire sociali c’è stato qualche buon investitori che ha iniziato a fare man bassa di tutti i titoli presenti nella Borsa ellenica. Si tratta di investitori tradizionali, che con il loro operato hanno in qualche modo “risollevato” le finanze di Atene.

Il risultato. La corsa agli acquisti ha fatto crescere il valore dell’indice generale del listino greco che ha chiuso con un rialzo record battendo tutte le migliori piazze europee. L’indice di Atene è passato dai -500 punti di giugno ai 901 punti con cui ha chiuso il 2012.

Il che vuol dire che Atene, con il +34%, è andata anche meglio di Francoforte, Parigi o Londra che nel 2012 hanno fatto registrare rispettivamente aumenti del 30, del 15 e del 6 per cento degli indici.

Da sottolineare come la corsa agli acquisti sia stata indirettamente sostenuta dalle autorità internazionali che hanno offerto alla Grecia una vera e propria ancora di salvataggio piena di aiuti.

 

Futuro: dopo il fiscal cliff

 L’accordo sul fiscal cliff ha tenuto con il fiato sospeso l’America e quando finalmente il nodo è stato sciolto con un accordo last minute al Congresso, le borse di tutto il mondo hanno innalzato gli indici brindando al new deal di Obama.  Chi si occupa di opzioni binarie e alla fine dell’anno scorso aveva puntato tutto sul “salvataggio” americano, ha avuto modo di raccogliere i frutti dei buoni investimenti.

Adesso, però, affinché si moltiplichino i rendimenti, è bene provare ad allargare il proprio orizzonte, andando oltre il rilassamento seguito alle tensioni accumulate dal Senato e dal Congresso americani in generale. Lo stesso Obama, esortando la Camera ad approvare il testo validato dal senato, ha spiegato che l’accordo è la cosa giusta da fare ma non risolverà i problemi evidenziati dal fiscal cliff.

La direzione intrapresa dalla Casa Bianca, però, sembra essere quella giusta. Il primo problema urgente da mettere in agenda è sicuramente quello dei tagli alla spesa pubblica. L’accordo, infatti, ha sicuramente evitato che la crescita dell’economia americana si bloccasse prematuramente ma non è riuscita a risolvere le carenze strutturali e finanziare del paese.

Per questo tanti economisti sono concordi del ritenere che l’America affronterà una nuova crisi nel breve periodo. Per il momento, dunque, l’unico dato positivo in tutta la questione resta l’entusiasmo delle borse.

Tassazione: domani sarà in discesa

 Il governo Monti lascia in eredità all’Italia un bel mucchio d’imposte. A parte le nuove tasse c’è un dato di fatto legato all’aumento di un punto percentuale circa della pressione fiscale. Eppure chi investe in opzioni binarie non vede in maniera così negativa il bilancio raccontato nel documento dell’Esecutivo: “Analisi di un anno”.

Il governo Monti, offre una prospettiva nuova per il nuovo anno: la riduzione delle tasse come effetto diretto di una seriei di sacrifici chiesti a tutti gli italiani e soprattutto ad ogni contribuente. Chi investe in opzioni binarie sa quanto siamo importanti non solo i risultati reali ottenuti ma anche i trend possibili nel futuro.

Monti è fiducioso sull’uscita dalla crisi, o meglio, spiega che rispetto al momento in cui è stato chiamato alla guida del Governo tecnico, le prospettive per il futuro sono migliorate “in modo significativo”. I meriti sono suoi e del suo staff e i successi raggiunti sono tutti in elenco.

A livello finanziario è sufficiente ricordare la discesa dello spread e il miglioramento delle prospettive economiche degli italiani che di qui ad un anno dovrebbero ottenere la riduzione di un punto percentuale della pressione fiscale, a tutto vantaggio delle fasce deboli, che, come nel caso del fiscal cliff americano, rischiavano di essere i più penalizzati.

Fiscal cliff: l’America gioisce

 Ci è voluta una seduta straordinaria del Congresso per la firma dell’accordo sul fiscal cliff che salva l’America dal baratro fiscale e premia gli investitori che hanno avuto fiducia nell’arte diplomatica di Barack Obama, rieletto presidente degli USA proprio a ridosso della scadenza delle agevolazioni fiscali.

Una seduta straordinaria che si è tenuta alla due di notte, in pratica alle otto del mattino, per chi ha seguito la vicenda in Italia. Il Senato degli Stati Uniti ha approvato un accordo, il primo, che consente di evitare il fiscal cliff. Il baratro fiscale prevedeva tagli alla spesa per 607 miliardi di dollari durante tutto il 2013. Adesso questo scenario è archiviato come un brutto sogno: sono salvi i servizi sociali, la difesa e il settore dell’istruzione.

Il Senato ha siglato l’accordo sul fiscal cliff guidato dalla mediazione di Joe Biden che è riuscito a far digerire anche l’aumento delle imposte per i cittadini americani più ricchi. Ora, in un giorno, l’America ha la possibilità di mettere un punto alla questione fiscale, nella speranza che l’impatto delle operazioni di voto, sui mercati, non siano eccessive.

Il primo gennaio, la borsa americana, è rimasta chiusa per i festeggiamenti legati all’inizio dell’anno. La decisione del Senato è stato accolta con favore del presidente Obama. Adesso si aspetta il responso della Camera.