Regno Unito e Stati Uniti: che novità?

 Gli indici manifatturieri sono i primi market mover dell’anno e coinvolgono ed uniscono tutti i paesi del mondo. Proprio a cavallo dell’anno sono stati diffusi i dati che riguardano la Cina e l’Australia ed è stato confermato il rallentamento di una delle più grandi economie mondiali.

Oggi abbiamo già evidenziato come i mercati possano subire un’oscillazione dopo la pubblicazione dei dati degli indici manifatturieri di Spagna ed Italia, dell’indica manifatturiero finale e dei dati preliminari dei prezzi al consumo in Germania.

Adesso dobbiamo prendere in considerazione i dati, sempre legati agli indici manifatturieri, di due economie che hanno un legame molto stretto con l’Europa – quella del Regno Unito e quella americana -, entrambe pronte ad affrontare un momento di crisi nel 2013.

L’indice manifatturiero del Regno Unito. Questi dati sono curati dall’Istituto Markit che oggi, durante la mattinata, proverà a descrivere in modo sintetico quel che sta succedendo nel Regno Unito. L’indice manifatturiero, come l’Italia e la Spagna si assesterà intorno al 50.0. Ci si aspetta una lettura prossima al 49.2. La rilevazione precedente era al 49.1.

L’indice manifatturiero ISM degli USA. Uno dei market mover più importanti di oggi è l’indice PMI manifatturiero dell’Institute for Supply Management (ISM). Si prevede un lieve superamento della soglia media, con un assestamento dell’indice a 50.2 punti, in miglioramento rispetto al mese precedente.

L’indice PMI della zona euro

 S’inizia un nuovo anno d’investimenti con una serie di market mover molto interessanti che da un lato illustrano la situazione industriale dei diversi paesi e dall’altro danno indicazioni d’investimento a chi ha qualche soldo da investire sul mercato.

Dopo l’indice PMI della Cina e dell’Australia che ha caratterizzato l’avvio del 2013, prendiamo adesso in esame quello che succede in Europa. I market mover di oggi, infatti, sono prevalentemente concentrati sull’Eurozona e riguardano il preliminare dei prezzi al consumo per la Germania, l’indice PMI di Spagna e Italia, l’indice PMI finale.

PMI manifatturiero finale. L’indice manifatturiero finale segue di poco l’indice flash che prova ad anticipare in qualche modo le previsioni sulla crescita o decrescita del settore nella zona Euro. Il rilevamento precedente era fissato a 46.3 punti e sembra che ci sarà una conferma dell’indice.

PMI manifatturiero di Spagna e Italia. Gli indici PMI, in genere, sono usati per capire a che punto è la situazione dell’attività manifatturiera nei paesi, provando a prevedere se ci sarà un trend d’espansione o contrazione del mercato stesso. L’indice italiano e quello spagnolo saranno rispettivamente a 44.9 e a 54.3. Per la Spagna, quindi, c’è un lieve peggioramento rispetto al 45.3 precedente, mentre per l’Italia la situazione è invariata.

Prezzi al consumo in Germania. L’indice dei prezzi al consumo, nella versione preliminare, dovrebbe far registrare un lieve miglioramento rispetto al livello precedente. Si tratta in generale del primo dato inflazionistico dell’Eurozona.

Le Outrageous Predictions di Saxo Bank

 Saxo Bank, da circa 10 anni, prova ad anticipare i mercati con una serie di previsioni shockanti e contro corrente che dovrebbero essere d’aiuto agli investitori nella definizione degli scenari impossibili. Ha senso quindi tener conto delle Outrageous Predictions?

Sostanzialmente sì, perché se una sola delle previsioni di Saxo Bank si avverasse, l’impatto sui mercati sarebbe rivoluzionario e soltanto chi ha osato credere nell’impossibile o essere più cauto nell’investimento in opzioni binarie, avrà ragione.

L’elemento alla base delle previsioni di Saxo Bank è la noncuranza dei governi rispetto al malcontento della popolazione. Nel mondo e soprattutto in Europa, i sacrifici richiesti ai cittadini per superare la crisi, hanno comportato uno sforzo inaudito. I giovani, adesso, potrebbero non essere più disposti a restare in balia dei mercati.

I governi non sembrano interessati, mentre delle questioni sociali si fa scudo Saxo Bank che archivia il 2012 senza entusiasmo e guarda all’anno appena avviato con una punta di scetticismo. Le dieci previsioni shockanti spaziano dalle materie prime al forEX. 

Si parla per esempio del cambio tra il dollaro e lo yen e del cambio tra l’euro e il franco svizzero, si prende in esame il crollo del prezzo dell’oro e del petrolio e l’aumento del 50 per cento dei prezzi dei cereali e della soia, del default spagnolo e dell’ascesa di Hong Kong, dell’America, delle aziende hi-tech del Giappone e del salto del DAX fino a quota 5000.

L’agenda Monti gioca a favore dell’Italia

 Il mondo della finanza, in questo momento, per quanto riguarda l’Italia, si sta interrogando sulla realtà della “candidatura” di Mario Monti. L’ex premier sembra deciso a guidare una grande coalizione centrista moderata ed ha preso le distanze sia dal PD, sia dal PdL. Quest’ultimo, pur criticando l’operato del professore bocconiano, ha scelto di corteggiare la Lega, mentre il PD ha sottolineato i punti forti del programma del partito in cima ai sondaggi.

Quello che c’è da considerare è che un esito delle urne corrispondente alle aspettative degli investitori, potrebbe attirare nuovi investimenti nel nostro paese. Le ultime aste di BTp hanno dimostrato che la platea di fan del tricolore si è ampliata notevolmente.

Il rendimento dei BTp a 10 anni, quelli più sensibili alla politica e quelli su cui si calcola lo spread, è in calo, il che vuol dire che si ha fiducia nell’Italia e nella possibilità che le urne allontanino con il loro risultato l’ipotesi di ingovernabilità.

E poi c’è sempre l’agenda Monti, i suoi buoni propositi che nascono dalle basi tecniche gettate dal governo uscente: lavoro sul debito, stimolo alla crescita, allontanamento dello spettro della recessione e Decreto liste pulite, salvato in extremis dalla Legge di Stabilità.

Peccato soltanto per l’incremento della pressione fiscale associato al governo Monti.

Il rischio di cambio, le valute e le aziende

 La realtà industriale di un paese è fortemente legata alle oscillazioni valutarie, il che vuol dire che anche la vita delle singole aziende, in qualche modo, dipende dall’apprezzamento o dal deprezzamento di una certa moneta.

Facciamo un esempio semplice per introdurre questo link molto complesso. Se siete a capo di un’azienda che riserva una quota consistente del suo business alle attività estere, sarete sicuramente interessati alla convenienza del cambio.

Se la valuta del paese dove avete dislocato l’attività aziendale diventasse più forte, i costi aziendali aumenterebbero scoraggiando la prosecuzione dell’iniziativa imprenditoriale in quel territorio.

Il bilancio delle aziende, si dice in gergo, è compromesso dal rischio di cambio e l’Italia, in questo senso, deve fare molta attenzione. Le aziende nostrane, infatti, sono molto attente alla conservazione del made in Italy ma sono altrettanto interessate all’export.

Un elevato rischio di cambio scoraggia la loro attività e tarpa le ali agli imprenditori che vanno a cercare all’estero nuove opportunità di business.

Chi investe in opzioni binarie deve tenere a mente queste relazioni e la dinamica delle valute. Nel 2013, infatti, osservando l’apprezzamento o il deprezzamento di una moneta, sarà possibile scommettere sulla svalutazione o sulla supervalutazione di un’azienda che concentra il suo business nel territorio della valuta “ballerina”.

Paesi Bassi e 2013

 Le quotazioni dei Paesi Bassi potrebbero essere influenzate nel 2013 dalle scelte del Parlamento che può approvare o respingere le misure fiscali che ha definito il governo.

Per ora a parlare è stato il Ministro olande delle Finanze che con qualche ora d’anticipo sul 2013 ha pubblicato il nuovo pacchetto fiscale. Si tratta di sei atti separati che dovranno essere approvati o respinti dalla prima Camera del Parlamento, la quale deve approvare votare delle modifiche e il contenuto finale della legge.

Molto interessante, in questo piano d’interventi, è l’eliminazione della cosiddetta misura sulla capitalizzazione sottile, cui si unisce poi un limite alla deducibilità degli interessi che superano i prestiti relativi alle partecipazioni.

In pratica non si potranno dedurre interessi nel momento in cui la parte eccedente supera i 750 mila euro. Un’altra grande novità è nell’abolizione dal primo gennaio 2013 della thin capitalization che non potrà essere applicata dopo il primo gennaio 2013.

Insomma, anche l’Olanda non se la passa bene e sceglie di fare come l’Italia riducendo la deducibilità degli interessi passivi sul mutuo. La prima proposta contenuta nel piano d’interventi prevede che ci sia una restrizione della deducibilità degli interessi passivi sul mutuo che finora avevano riguardo i rimborsi trentennali.

Potranno infatti essere considerati deducibili solo gli interessi pagati per l’acquisto della prima casa nel momento in cui il presto è pagato interamente in 30 anni su base annua.

Fiducia ed altri elementi influenti sul mercato

 Per fare investimenti oculati nel mondo delle opzioni binarie, è importante avere a mente gli elementi che possono incrinare l’andamento lineare del mercato. Nel 2012 sicuramente gli investitori sono stati attirati ed hanno dato fiducia a Draghi.

Il presidente della BCE, adesso, dopo aver siringato di entusiasmo i mercati il 26 luglio scorso, scatenando la corsa ai rialzi di tutte le borse dell’Eurozona, deve convincere chi ha denaro da investire, che anche nel 2013 l’UE è il terreno migliore.

In effetti, a parte il pericolo Grecia, niente ha saputo spostare i capitali. Il default di Atene fa tanta paura perché equivarrebbe alla frantumazione dell’euro. Una volta disgregata la moneta unica, ci sarebbe il ritorno alle valute locali con la corrispondente affermazione dell’Europa a due velocità.

La paura è stata tanta e gli investitori, pensando al GrExit, hanno spostato i capitali sui paesi la cui “ipotetica” valuta locale sarebbe state più forte delle altre monete. L’Italia è stata abbandonata: 25 miliardi di euro di depositi esteri sono migrati altrove.

Un caso analogo è raccontato dalle banche spagnole che hanno visto evaporare 42 miliardi di euro in depositi. E dove sono andati a finire questi soldi? Nei forzieri delle banche tedesche che negli stessi mesi difficili per Italia e Spagna, hanno registrato 363 miliardi di euro di nuovi depositi.

Fiscal cliff: cosa cambia per pensionati, professionisti e coppie con figli

 Il presidente Obama è alle strette con il Congresso e sta cercando in tutti i modi di arrivare ad un accordo con i repubblicani, al fine di scongiurare il baratro fiscale. La caduta verso il basso degli americani si lega alla perdita delle agevolazioni.

I benefici, introdotti dalla precedente amministrazione, avevano finito per “privilegiare” o comunque dare una mano alle famiglie più svantaggiate. Adesso, i single, i disoccupati e tutti coloro che hanno un reddito inferiore ai 10 mila dollari, dovranno subire rincari che superano il 50 per cento.

Cosa cambia invece per i pensionati? Una coppia di pensionati che abbia un reddito compreso tra i 30 mila e i 40 mila dollari, subirà un rincaro del 42,4 per cento. In proporzione le pensioni più ricche otterranno aumenti proporzionalmente inferiori.

I professionisti con un reddito annuo compreso tra i 100 mila e i 200 mila euro avrà un aumento pari al 24,5 per cento il che vuol dire che per il pagamento delle imposte, queste persone, dovranno tirare fuori 6662 dollari in più rispetto agli anni passati.

Chi guadagna oltre i 350 mila euro, per esempio le coppie di professionisti, subirà un aumento del 20,3 per cento, più di 13 mila dollari in più di tasse. Un conto molto più pesante quello presentato alle coppie con figli che hanno un reddito superiore al milione di dollari annui. Per loro i rincari saranno del 24,2 per cento.

Alcuni aumenti compresi nel fiscal cliff

 Il presidente Barack Obama sta tentando il tutto e per tutto al fine di scongiurare il fiscal cliff. Deve trovare un salvagente per tutte quelle famiglie che una volta eliminate le agevolazioni previste dal Bush Jr, torneranno a non passarsela bene.

Ma quali aumenti sono previsti per le diverse “categorie” di americani?

I rincari più consistenti saranno quelli per i detentori di redditi bassi, per chi guadagna meno di 10 mila dollari all’anno, per i disoccupati e per i single. Per loro, tolte le agevolazioni, ci sarà un aumento delle tasse del 55,2 per cento che vuol dire circa 159 dollari all’anno. I disoccupati perderanno anche molti benefici e si vedranno ridurre il sussidio.

Gli studenti universitari, i single e coloro che guadagnano tra i 10 e 20 mila dollari all’anno subiranno un aumento delle imposte pari al 37,9 per cento, quindi questi americani dovranno sborsare circa 308 dollari in più ogni anno. Gli aumenti si legano soprattutto alla perdita di sgravi fiscali per l’istruzione.

Una coppia che invece ha un reddito tra i 20 mila e i 30 mila dollari, subirà un aumento delle imposte meno consistente in percentuale, perché si parla del +9,8 per cento, ma dovrà comunque sborsare circa 1423 dollari in più all’anno. In questo caso ha molta importanza la riduzione degli assegni famigliari e gli sconti per la dichiarazione dei redditi congiunta.

Tre elementi per valutare il 2012

 Per fare previsioni più o meno accurate sull’andamento dei mercati azionari del 2012, occorre, adesso, fare una panoramica più realistica possibile del 2012. Ci si rende immediatamente conto che “se non è poi così brutto com’era stato previsto”, è anche perché il pessimismo nelle previsioni aveva abbassato il livello delle aspettative.

Di fatto, interpretare i dati del 2012, vuol dire prendere in esame tre dati importanti e cercare di capire come queste situazioni si evolveranno l’anno prossimo.

Il primo elemento è senza dubbio l’intervento delle banche centrali che hanno lavorato molto al consolidamento dell’euro. Basterebbe citare soltanto il lavoro della BCE che è riuscita ad evitare il default della Grecia, ha evitato che Atene uscisse dall’euro con il conseguente ritorno in Europa alle monete locali.

Il secondo elemento è proprio il pessimismo delle previsioni che ha determinato aspettative più basse così che l’anno è stato perfino archiviato come positivo. La crisi, al contrario, è nel suo momento clou ma lascia spazio alle manovre di bilancio dei paesi.

Se poi vogliamo analizzare la situazione italiana e compararla con quella europea, arriviamo al terzo elemento: la chiusura in positivo di Piazza Affari resta lontana comunque dalle performance delle borse dell’Eurozona . Tra i paesi più grandi, riesce ad avere una performance peggiore di quella italiana, soltanto la Spagna.