Il Regno Unito pensa di uscire dall’Europa

 Chi investe in opzioni binarie deve provare ad immaginare degli scenari futuri plausibili, definire dei trend possibili e poi operare in tal senso. In questi giorni, soprattutto dopo la pubblicazione dell’articolo dell’Economist, si pensa al Regno Unito.

In questo paese, infatti, ormai è solo questione di tempo: tutti i politici discutono se sia necessario uscire dall’Europa e vogliono fare una consultazione popolare. Secondo la rivista economica, invece, abbandonare il mercato europeo proprio adesso, potrebbe essere disastroso.

La situazione nel Regno Unito. I conservatori spingono per un allontanamento dall’UE ed ora sembra siano sostenuti anche dai laburisti che vedono nell’uscita dall’Europa un modo per risparmiare e ricostruire un nuovo sostrato finanziario. E’ per questo motivo che il Regno Unito ha votato contro il fiscal compact di Bruxelles.

Il riferimento. L’ideale sarebbe raggiungere una posizione analoga a quella della Svizzera che beneficia di numerose concessioni da parte dell’UE, pur restando estranea a tutta la logica europea.

La posizione dell’Economist. Gli analisti economici non guardano di buon occhio l’euroscetticismo diffuso nel Regno Unito (e non solo) per il fatto che la Gran Bretagna, uscendo dalla Comunità Europea avrebbe dei vantaggi apparenti ed immediati, ma non sostenibili sul lungo periodo. Per esempio, risparmierebbe i 10 miliardi di euro di contributi al budget europeo, vedrebbe calare i prezzi e potrebbe liberalizzare il mercato del lavoro e ridonare vitalità alla Citi, ma allo stesso tempo abbandonerebbe un area di libero scambio in cui conclude la metà del suo business e sarebbe abbandonata da molte società che avevano stabilità la residenza proprio nei suoi confini.

Gli opzionaristi e Wall Street

 Chi investe in opzioni binarie ma ama rischiare nell’attività di trading online, spesso, fa delle incursioni nel mondo borsistico. Per indirizzare gli investimenti è necessario dunque essere informati anche su quel accade sui mercati. Interessante la considerazione su Wall Street.

Se investite in America, questa panoramica sull’ultima chiusura della borsa a stelle e strisce è molto utile, vi dà un’idea degli elementi che condizionano le quotazioni e potrebbero incidere sui titoli anche la settimana prossima.

La chiusura di Wall Street è stata molto contrastata. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,6 per cento, lo S&P’s ha fatto registrare un lievissimo +0,3%, mentre ha perso quota il Nasdaq Composite, -0,4 per cento. Di sicuro ha influito positivamente l’ultimo rapporto sulla disoccupazione che dimostra come l’America abbia riportato l’indica al di sotto dei valori del 2008.

Ma cosa blocca i rialzi? La “solita” paura del fiscal cliff, si teme che l’amministrazione in carica non sappia evitare il baratro fiscale. Se poi si aggiunge a questa considerazione il dato sull’indice Michigan, che misura la fiducia dei consumatori ed è in calo nell’ultimo mese, il gioco è fatto.

Sui titoli possiamo valutare con soddisfazione la performance dei bancari che crescono anche del 2,6 per cento, ma molto più interessante è il guadagno di 23 punti percentuali di Groupon, dopo la notizia che Google sarebbe interessato all’acquisto del sito.

S&P’s minaccia l’Italia

 Standard & Poor’s, di recente, è stata sotto la lente d’ingrandimento per la decisione di assegnare alla Grecia lo “status” di default selettivo che l’ultimo gradino possibile per i titoli di un paese, prima del default generale. Oggi, la stessa agenzia di rating è tornata a minacciare l’Italia.

Il nostro paese non sembra convincere gli analisti di Standard & Poor’s, si teme infatti che nel futuro prossimo non ci siano riforme strutturali in grado di sollevare l’economia del Belpaese, in più dalle elezioni del 2013, sostiene l’agenzia di rating, potrebbe venir fuori qualcuno preoccupato di mantenere intatto lo status quo.

Insomma: nessun miglioramento in vista, anzi, all’orizzonte un taglio del rating italiano, attualmente posizionato sul gradino BBB+ con outlook negativo.

Il PIL italiano. Secondo Standard&Poor’s l’economia tricolore è destinata a contrarsi ancora per quattro motivi fondamentali: non ci sono abbastanza linee di credito attivate dalle banche, il bilancio pubblico non è in sicurezza, non si conosce l’entità della domanda estera e soprattutto sono sconosciuti i propositi economici e finanziari del prossimo governo.

La riposta di Grilli. Alle accuse e alle analisi di Standard & Poor’s ha provato a rispondere il ministro Grilli che spiega come in una fase di transizione come quella attuale, minacciare di declassare l’Italia è soltanto un modo per rinnovare l’atteggiamento speculativo verso i nostri indici.

Broker: nel 2013 meglio l’UE dell’America

 Se la borsa è il polso della situazione economica dei continenti, allora nel 2013 possiamo affermare che il Vecchio Continente farà meglio dell’America. E’ questo che si evince dalle ultime considerazioni dei maggiori broker a livello internazionale.

Black Rock per esempio, ha caricato di eccessivo scetticismo le sue previsioni nei riguardi dell’Europa. E’ vero che il gestore di hedge found ha indovinato la bolla sui mutui americana nel 2006, ma poi non ha più avuto lo stesso acume. Diciamo che poi ha sempre sbagliato.

Oggi però il suo ottimismo nei riguardi dell’Europa sembra condiviso con gli altri broker. Basta considerare l’ottimismo di Goldman Sachs o di Morgan Stanley che hanno ripreso ad acquistare titoli legati al Vecchio Continente.

Resta distante da queste rosee posizioni soltanto Citi che considera l’Europa soltanto una gran confusione e ritiene che la situazione peggiorerà nei prossimi mesi, tanto da non comprare titoli di stato della Spagna e dell’Italia ma nemmeno della Grecia, del Portogallo e dell’Irlanda, prossimi secondo Citi alla richiesta d’aiuto.

Unicredit e Standard Life, invece, considerano che nei prossimi mesi la corsa all’acquisto dei Btp italiani aumenterà. Interessante anche la posizione di Rbs che valuta profittevoli gli investimenti in Irlanda e Portogallo ma sconsiglia l’acquisto dei bonos spagnoli.

Il discorso di Draghi: banche e mercati

 Mario Draghi, nel suo ultimo discorso legato alla condizione dell’UE, ha ribadito la linea della Banca Centrale da lui presieduta di sostenere la ripresa dell’are a euro attraverso un mantenimento dei tassi allo stesso livello già annunciato in precedenza.

Tassi invariati quindi, ma che ne sarà dell’Europa? Draghi introduce i cittadini ad uno scenario di peggioramento per il 2013, parla della crescita, della ripresa e del 2014, dell‘inflazione, dell’accesso al credito ma anche delle banche, senza rinunciare ad inviare qualche messaggio interessante ai mercati.

Approfondiamo questi due ultimi aspetti.

Il settore bancario. Croce e delizia di un sistema finanziario stabile che si rispetti, il settore bancario deve essere in grado di assorbire le indicazioni che provengono dalla politica monetaria di un paese. Le banche devono essere in grado, secondo Draghi, di rispondere alle esigenze di chi ha bisogno di un credito, offrendo canali di finanziamento cosiddetti normalizzati. Il che vuol dire che dall’unione del settore si potrà ottenere il vantaggio sperato e la ripresa possibile.

Il messaggio per i mercati. Quello che Draghi suggerisce nel suo discorso è che tutti gli attori del sistema economico devono ottenere i requisiti base per il rilancio dell’economia. L’unione monetaria e il sistema bancario possono contribuire alla riduzione degli squilibri ma deve esserci anche un impegno diretto degli stati nella stessa direzione

Il discorso di Draghi: prospettive dell’accesso al credito

 Il discorso di Draghi sull’Europa è stato molto importante sia per conoscere la situazione finanziaria ed economica dell’Eurozona, sia per comprendere un po’ meglio le prospettive di medio termine legate a quel che succederà nel 2013 e nel 2014, al fine di acquistare le opzioni binarie più remunerative.

In alcuni articoli precedenti abbiamo spiegato che Draghi prevede per il 2013 un ulteriore peggioramento della condizione economica dell’Europa. Abbiamo anche cercato di capire quando ci sarà una nuova crescita e come sarà la ripresa. Abbiamo quindi preso in esame le minacce all’Eurozona che arrivano dall’economia americana con uno sguardo all’inflazione. 

E’ arrivato il momento di affrontare il tema dell’accesso al credito. La crescita del credito non ha subito grosse variazioni in ottobre rispetto a quello che abbiamo visto nei mesi precedenti. Il tasso annuale di crescita dei prestiti concessi al settore privato è rimasto fisso al -0,4 per cento.

Visto che la crescita della produzione interna dell’UE è sembrata molto debole le istituzioni finanziarie e monetarie hanno preferito non rischiare, per evitare poi di incidere sulla domanda di credito delle famiglie e delle aziende. Per questo la crescita dei prestiti alla società finanziarie non si è spostata dallo 0,8% del mese di ottobre.

Per quanto riguarda le società non finanziarie il tasso di concessione dei prestiti è in flessione ed è passato dal -1,2% di settembre al -1,5% di ottobre.

Il discorso di Draghi: minaccia UE e inflazione

 Il discorso di Draghi è molto importante per chi investe in opzioni binarie ed ha bisogno di indicazioni per gli investimenti di medio termine. Dopo un’esame della condizioni economica e finanziaria dell’UE, infatti, si cerca di capire che anno sarà il 2013, quando di potrà parlare di crescita e quando di ripresa e qui è chiamato in causa il 2014.

Abbiamo analizzato già tutti gli aspetti menzionati, adesso, perciò arricchiamo la nostra analisi con le prospettive inflazionistiche dell’Eurozona e con una disamina della cosiddetta minaccia americana.

Inflazione. Le stime sull’inflazione sono state riviste al ribasso. Il punto di partenza sono le stime rilasciate dall’Eurostat riguardo l’indice armonizzato dei prezzi al consumo. La fotografia che si ha è quella di un’Europa in cui il tasso d’inflazione è sceso al 2,2% a novembre 2012, dal precedente 2,5% di ottobre, e dal 2,6% dei mesi precedenti. Il tasso d’inflazione dovrebbe legarsi intimamente al prezzo del petrolio e quindi subire un’ulteriore flessione per il 2013 scendendo sotto la soglia del 2 per cento. Sarà determinante la politica monetaria dell’UE.

La minaccia americana. Siamo lontani dalla considerazione di uno scenario bellico ma è pur vero che gli investimenti nel Vecchio Continente e la fiducia dei consumatori potrebbero subire un peggioramento osservando l’incertezza che caratterizza l’economia americana alle prese con questioni fiscali prima e geopolitiche poi.

Il discorso di Draghi: ripresa e overview sul 2014

 Il discorso di Mario Draghi a “giustificazione” della decisione della BCE di lasciare i tassi invariati anche per il prossimo periodo sottende ad un’analisi pessimistica della situazione dell’Eurozona. Lo stesso Mario Draghi, nell’introduzione del suo discorso, spiega le condizioni in cui si trova l’Europa ed annuncia anche per il 2013, un periodo di contrazione dei mercati. 

Gli investitori, soprattutto chi opera con le opzioni binarie, sono interessati adesso a conoscere i possibili grimaldelli in grado d’invertire il trend, quegli indicatori la cui oscillazione può invertire il senso delle finanze dell’Eurozona passando dalla recessione alla ripresa.

Abbiamo preso in esame la procedura MRO e le prospettive di crescita, vediamo adesso da quando prenderà il via la ripresa e se si può avere un’idea di quel che accadrà nel medio periodo fino al 2014.

Ripresa. Se lo augurano tutti ma i conti dell’UE non fanno sperare niente di buono, nel senso che l’attività economia e produttiva del Vecchio Continente è debole e rallentata e questo influisce negativamente sul sentiment dei consumatori e sulle prospettive degli investitori. Quel che è certo è che se ci sarà una ripresa, questa sarà graduale e non prima del 2013.

E il 2014? Il PIL reale dell’Europa è in crescita, si passa dalla contrazione del 2012, alla leggera ripresa del 2013, ad un consolidamento della crescita per il 2014.

Il discorso di Draghi: crescita e rifinanziamento

 Chi investe in opzioni binarie ha bisogno in questo momento di farsi un’idea più precisa su quel che accadrà nel prossimo anno. Stando alle parole di Mario Draghi, anche il 2013 dovrebbe essere un anno di recessione per gli stati dell’Eurozona. 

Da qui la decisione della BCE di mantenere ancora per un po’ i tassi invariati. Ma per quanto ancora dureranno le operazioni di rifinanziamento della Banca Centrale e quando si potrà parlare di crescita economica? Per rispondere è necessario scandagliare il discorso di Draghi.

Partiamo dalla crescita economica. Draghi la considera debole e comunque sempre insufficiente a controbilanciare la contrazione del PIL dell’UE. L’analisi economica fatta dalla Banca Centrale, dunque, spiega che a livello trimestrale, nel 2012, c’è stata una contrazione del Prodotto Interno Lordo pari allo 0,2 per cento fino a giugno. Nel terzo trimestre, invece, il calo è stato più contenuto, -0,1 per cento ma questo non vuol dire che per l’ultimo trimestre dell’anno ci siano buone notizie. Sia i mercati che i consumatori sono molto sfiduciati.

Cosa farà la BCE. Di fronte a questo scenario economico la Banca Centrale Europea non resterà inerte e infatti è già stata decisa un’operazione di rifinanziamento che potrebbe durare anche fino all’estate del 2013. La procedura tecnicamente detta di MRO sarà sottoposta all’applicazione di un tasso equivalente a quello attuale.

 

Il discorso di Draghi: il 2013

 La BCE ha deciso di mantenere i tassi invariati anche per il prossimo mese e questo ha in qualche modo impensierito i mercati perché sembra che la crisi per l’Europa non abbia ancora fine.

I mercati finanziari sono stati scossi dal discorso di Draghi, presidente della BCE che oggi parlerà anche a Budapest. Ecco cosa si prevede per il 2013 dopo un’analisi delle condizioni dell’Europa.

Eurozona. Viste le condizioni economiche e la situazione monetaria del Vecchio Continente, la BCE non poteva che lasciare invariati i tassi. I miglioramenti stentano ad arrivare a causa di un aumento dei prezzi delle energie e in alcuni casi anche a causa dell’aumento della tassazione per i cittadini (vedi il caso dell’Irlanda).

Nel 2013 l’inflazione dovrebbe scendere sotto la soglia del 2 per cento ma dovrebbe essere “garantita” anche la stabilità dei prezzi, almeno sul medio termine.

Come sarà il 2013 secondo la BCE. Le condizioni economiche dell’Eurozona, nonostante le aspettative riposte nei paesi non in difficoltà in questo momento, non sono entusiasmanti. Nel 2013 ci potrebbe un ulteriore peggioramento della situazione, soprattutto considerando gli aspetti finanziari. I mercati potrebbero essere in qualche modo aiutati dalle politiche comuni ma è necessario che siano i governi a prendere le redini della situazione proponendo ai vari paesi delle riforme strutturali e un riequilibrio della tassazione.

Tutte queste indicazioni sono importanti per chi cerca nuove direttrici d’investimento nel settore delle opzioni binarie.