Irlanda ancora più tasse nel 2013

 L’Irlanda sta facendo numerosi progressi ma a patto di grandi sforzi per i suoi cittadini che devono non solo fare i conti con l’aumento delle tasse, ma prendere anche atto dei tagli alla spesa decisi dal governo. Eppure la direzione è stata tracciata e dovrebbe portare giovamento al paese entro il 2015.

Partiamo dal PMI. Questo indicatore spiega la crescita o la decrescita delle attività delle aziende di un certo territorio. Un PMI sotto la soglia del 50 per cento individua un’area di recessione. I quattro paesi considerati più produttivi nell’Eurozona, Spagna, Italia, Francia e Germania, sono al di sotto del 50 per cento nonostante l’indice PMI generale dell’UE sia cresciuto nell’ultimo mese.

L’indice PMI irlandese, invece ha raggiunto il 55,3 per cento. Molto interessante. Per il prossimo anno il governo spera in una crescita dell’1,5 del PIL che dovrebbe arrivare al +2,9 per cento già nel 2015.

Insomma, il traguardo è proprio il 2015, anno in cui ci sarà anche una riduzione del debito e del deficit dall’8,6 per cento all’8,2 per cento.

La crescita ha un prezzo: l’aumento della tassazione per i cittadini di un certo numero di miliardi per il 2013 e forse anche oltre. Si riparte, anche in questo caso, da un’imposta comunale sugli immobili, fissata allo 0,18% del valore di una casa, fino ad un massimo di 1 milione di euro.

UBP: l’oro a 2000 dollari nel 2013

 Se la crisi persiste è facile che siamo molti i paesi costretti ad accumulare riserve d’oro per evitare oscillazioni troppo importanti dell’economia e per allentare la pressione sulla moneta locale. Oggi la corso all’oro continua e molte sono le banche che valutano attentamente il trend in questione.

Il fatto che la corsa all’oro sembri inarrestabile, da un lato indica che la fine della crisi potrebbe non essere dietro l’angolo, dall’altra conferma che l’oro è un bene rifugio se non il bene rifugio per eccellenza, e infine si deve considerare che crescerà ancora il prezzo del metallo giallo.

Molte banche hanno profetizzato il superamento della soglia dei 2000 dollari l’oncia per l’oro, nel 2013. L’ultima previsione, in ordine cronologico e in tal senso, è quella dell’Union Bancaire Privée, la banca svizzera che non solo pensa che entro la fine del 2013 sia raggiunta la soglia dei 2000 dollari l’oncia, ma soprattutto invita gli investitori a comprare oro.

In pratica il metallo in questione comporta un rischio medio per l’investitore e resta il miglior bene rifugio in circolazione. L’oro è un asset fondamentale per chi sta costruendo o ricostruendo il suo portafoglio di investimenti.

Il consiglio di UBP, infatti, è di raggiungere almeno il 20 per cento d’investimenti in oro nel portafoglio generale.

 

Recessione UE: anche nel 2013

 Chi investe in opzioni binarie, in questo momento, cerca di capire quali sono le direttrici da seguire per le “scommesse” di fine anno. Sicuramente nelle valutazioni rientra un’analisi della situazione greca che è finita anche nel mirino delle agenzie di rating: Standard & Poor’s, infatti, parla del default selettivo di Atene.

La situazione fronteggiata dal governo ellenico è soltanto un pezzetto del mosaico europeo che non è affatto entusiasmante. A dirlo non sono i deliri di qualche pazzo analista ma il report sull’indice PMI dei paesi dell’UE e dell’Eurozona nel suo insieme.

L’indice PMI, tecnicamente, consente di tastare il polso delle attività delle aziende europee e a novembre, contro tutte le aspettative, è in aumento, passando dal 45,7 al 46,5 per cento. Un segnale certamente incoraggiante ma bisogna considerare almeno altre quattro notizie.

La prima è che in generale gli scambi a livello mondiale sono diminuiti. Su questo ha inciso molto il fatto che le aziende sono sempre meno fiduciose sul loro futuro economico, perché considerano anche il calo della domanda dei consumatori.

Il quarto elemento da valutare è l’indice PMI delle quattro nazioni più produttive d’Europa: la Francia, la Spagna, l’Italia e la Germania. I loro indici sono tutti al di sotto del 50 per cento e questo evidenzia la recessione.

Le scelte della BCE e della BoE sui tassi

 Come ogni mese sia la Banca Centrale Europa (BCE), sia la Bank of England (BoE), comunicano le loro decisioni in merito al taglio dei tassi o al sostegno di una certa politica economico-monetaria, piuttosto che un’altra. Ecco cosa ci si aspetta dalla BCE e dalla BoE.

Bank of England. Lo scorso mese questa banca centrale ha deciso di mantenere i tassi allo 0,5% senza alcuna variazione e non ha nemmeno pensato di scalfire il capitale di 375 miliardi di sterline da usare per il programma d’acquisti. Adesso sia il Governatore che il Vice Governatore della BoE si sono dimostrati scettici nei confronti di un ulteriore alleggerimento della politica monetaria. L’effetto di queste “indiscrezioni” è stato immediato: la sterlina è stata conquistata dalla volatilità ed è salito il valore del rapporto tra GPB e dollaro americano.

Banca Centrale Europea. La BCE – un po’ come il suo corrispettivo inglese – non sembra voler modificare troppo le sue direttrici, non prima di vedere qualche segnale di ripresa da parte dell’economia del Vecchio Continente. Quindi, la BCE che lo scorso mese aveva mantenuto di tassi d’interesse allo 0,75%, potrebbe insistere nella stessa direzione.

Questo fa pensare che la Banca Centrale diretta da Mario Draghi prospetti una debolezza economica dell’Eurozona anche per l’avvio del 2013.

 

La borsa di Milano festeggia “lo stesso”

 Chi opera con le opzioni binarie fa delle incursioni anche nel mondo borsistico. Investire nei mercati in preda alle oscillazioni, tramite le opzioni binarie, garantisce perdite minori a fronte di profitti interessanti. Sempre a patto d’indovinare il trend “pagato”.

Per fare previsioni è bene essere sempre informati, ecco allora che vi proponiamo un riassunto ragionato di quel che è successo in borsa ieri per capire titoli emergenti e trend di periodo.

Piazza Affari si è entusiasmata dopo l’annuncio di Ecofin in merito al via libera per gli aiuti agli istituti di credito iberici. Il settore dei bancari ha guidato la gara al rialzo della borsa ma una battuta d’arresto è pur sempre arrivata dopo la presa di coscienza che il fiscal cliff non è ancora escluso.

In America, infatti, repubblicani e democratici, faticano a trovare un accordo per evitare il baratro fiscale. Nel nostro Paese intanto, crescono gli indici globali di riferimento con il Ftse Mib che ha concluso la giornata di contrattazioni con un +1,04% e il Ftse Italia All-Share che ha chiuso invece con un +0,94%. Lo spread in leggero rialzo si assesta sui 302 punti base.

Abbiamo annunciato l’ottima performance dei bancari: in rilievo il +7,06% di Monte dei Paschi di Siena, seguito in questa speciale classifica dal +3,93% di Ubi Banca e dal +2,61% della Banca Popolare di Milano.

Le prospettive di Jim Rogers sul 2013

 Jim Rogers è uno degli analisti più interessanti e lungimiranti del mondo, per questo le sue considerazioni sugli sviluppi del sistema finanziario globale, sono da tenere in grande considerazione, soprattutto nel momento in cui ci si vota al trading binary.

Jim Rogers è annoverato tra i “catastrofisti”, infatti prima di leggere la sua intervista su Index Universe ci si aspetta qualsiasi cosa, invece anche Rogers è rialzista per il 2013. Le sue previsioni sono molto semplici ed accurate e danno indicazioni sulle traiettorie d’investimento più remunerative del prossimo anno.

In linea con tutti gli altri. Jim Rogers non si discosta molto dalle considerazioni degli altri economisti in merito alle quotazioni dell’oro e dei bond: il prezzo del metallo giallo è in ascesa mentre i bond sono dati in ribasso. Lo stesso Rogers, dobbiamo dirlo, ha coniato degli ETF con il suo nome basati sulle materie prime.

Le materie prime. Sono sempre state il pallino di questo investitore eclettico che considera anche per il 2013, un aumento dei prezzi e una rinnovata carenza di cibo che dipende sia dall’aumento dei consumi delle scorte alimentari, sia dalla carenza di agricoltori nel mondo.

Il nuovo terreno d’investimento. Per massimizzare i profitti occorre volgere lo sguardo alla Russia che ha deciso di sfruttare al massimo le infrastrutture e aprirsi agli investimenti esteri.

Il secondo volto della disoccupazione

 Parlare di occupazione e disoccupazione è molto importante per chi investe in opzioni binarie perché aiuta a percepire i possibili trend economici a partire dal mercato del lavoro. Per questo non è sufficiente far riferimento all’incremento della disoccupazione per avere un quadro generale più chiaro.

Diversi articoli cercano di spiegare che molte aziende, nonostante la disoccupazione in crescita, non riescono a trovare personale adatto a ricoprire alcuni ruoli specifici. Manca la formazione dei lavoratori o manca una formazione specifica. Molto cambia da regione a regione.

In generale il 16 per cento dei 65500 posti di lavoro messi a disposizione dalle aziende, è rimasto vacante. Si fa riferimento a posti di lavoro non stagionali.

Per esempio, a nord, mancano informatici e tecnici, oppure anche addetti ai servizi. I tecnici, poi, sono praticamente indisponibili anche al centro e al sud. Per quanto riguarda gli addetti ai servizi è sufficiente ricordare il dato del Trentino Alto Adige dove mancano il 62% dei camerieri non stagionali.

Nel Lazio, invece, il mercato cerca inutilmente tecnici ed idraulici, oppure gli artigiani che, se hanno una certa professionalità, sono ricercati anche nel resto d’Italia.

In tutto lo Stivale, i laureati più cercati sono i progettisti di sistemi informatici, i progettisti meccanici e gli ingegneri chimici. Per i profili non laureati, invece, le richieste sono numerose nei settori dell’artigianato, delle telecomunicazioni e nell’amministrazione e contabilità.

Il Pip misura i guadagni

 Le opzioni binarie sono gli strumenti d’investimento privilegiati da molti risparmiatori che vogliono monetizzare in modo facile i risparmi. Qualcuno li ha già messi in guardia dal fatto che il rendimento più alto è fornito dalle opzioni binarie più rischiose.

Moralismi a parte, è vero che chi investe in opzioni deve fare assolutamente attenzione ai trend definiti da particolari azioni o comportamenti del mercato. Per questo è fondamentale restare informati e conoscere approfonditamente il linguaggio economico.

Oggi per esempio, vogliamo introdurre un termine molto usato in finanza, nel settore ForEx: il Pip. Un acronimo che sta per Price Interest Point e simboleggia la più piccola unità d’incremento di prezzo in una valuta.

L’esempio più facile per capire di cosa parliamo e quello fatto con la coppia EUR/USD che  misura appunto il rapporto tra la moneta unica del Vecchio Continente e il dollaro americano. Se questo rapporto è dato a 1,4000 all’inizio della giornata e chiude il periodo di contrattazioni al 1,4005, vuol dire che c’è stato un incremento di 5 Pip.

Che vuol dire in soldi? Non è così facile dirlo visto che il Pip può essere fisso o variabile. In generale, per le valute che sono quotate in dollari, il valore del Pip è fisso ed è di 10 dollari per i lotti standard, oppure di 1 dollaro per i mini-lotti oppure ancora 0,10 dollari per i mini-lotti.

Opzioni binarie: sguardo alla borsa

 I binary trader in questi giorni possono trovare molto remunerativo l’investimento sul mercato borsistico, sollecitato dalla pubblicazione di alcuni indici e dal verificarsi di una serie di eventi. Per esempio, cosa ha mandato in panne la borsa sul finire del mese?

Ci sono almeno tre temi che hanno tenuto sulle spine i listini di mezzo mondo ed hanno inciso in modo particolare sulla borsa di Milano: il fiscal cliff americano, la pubblicazione dei dati sulla disoccupazione e la crisi finanziaria del Vecchio Continente.

Partiamo dal fiscal cliff, la cui risoluzione, adesso, diventa sempre più urgente per l’amministrazione di Obama che spera di arrivare ad un accordo con il Congresso entro la fine dell’anno. La situazione va comunque sbloccata prima di far ripartire l’economia a stelle e strisce.

Per quanto riguarda la disoccupazione è data in crescita sia in Italia che nell’Eurozona e questi dati hanno sicuramente avuto un impatto maggiore sui listini italiani. Un po’ di respiro è stato dato soltanto dalle parole del ministro tedesco dell’economia che ha spiegato come un default della Grecia possa essere deleterio per la moneta unica in generale, quindi occorre evitarlo.

Non altrettanto buone le parole del direttore del FMI e di Mario Draghi. Christine Lagarde ha bocciato le misure anticrisi della Merkel mentre Draghi ha indicato nel secondo semestre del 2013, il periodo dell’effettiva ripresa europea.

Le crisi in Europa e in America

 La crisi economica e finanziaria che stiamo vivendo ha una portata globale. A fronte di tante economie emergenti che stanno tirando fuori le unghie, ci sono tanti colossi economici che stanno venendo meno. In realtà da un continente all’altro la crisi è vissuta in maniera differente.

Chi investe in opzioni binarie e quindi specula anche sulla crisi deve tener conto della diversificazione degli indicatori che possono suggerire in che direzione andrà il mercato. Per esempio, in questo momento la crisi interessa sia l’America che l’Europa ma mentre il Vecchio Continente arranca, gli States sembrano crescere.

La situazione europea. L’Eurozona non riesce a reagire alla crisi, per cui si sono bloccati i consumi e le politiche del lavoro messe in campo dai vari stati, non riescono effettivamente a creare occupazione. Non aiutano le varie politiche di austerity, né la mancanza di un’interpretazione unica della crisi da parte di tutti gli stati membri dell’UE. Molti sono convinti che saranno necessari tantissimi sacrifici prima di vedere la luce, ma altri considerano possibile l’uscita dalla crisi solo a patto di una svalutazione della moneta unica.

La situazione americana. In America c’è crisi e nonostante questo la fiducia dei consumatori è ancora alta, non sono ancora in atto politiche di austerity, mentre si adotta una politica fiscale e monetaria espansiva. In questo modo il PIL resta ad un livello interessante e il rapporto tra il Prodotto Interno Lordo e il debito si è in qualche modo stabilizzato. Sicuramente ci sono prospettive più interessanti rispetto all’Italia.