Tassi troppo bassi per Weidmann

 La BCE è composta di tantissime persone che indipendentemente dall’unitarietà della condotta della banca centrale, possono avere opinioni differenti e manifestarle, considerando anche la situazione vissuta nel loro paese d’origine. Per esempio, lo stesso Mario Draghi, è stato accusato di essere troppo di parte e di aver sostenuto una cerca politica monetaria soltanto per fare un favore all’Italia. La BCE, al contrario, con la politica ribassista riguardo i tassi, ha soltanto provato una soluzione monetaria alla pessima situazione economica.

L’euro è troppo forte?

Le banche centrali, in generale, sono state le protagoniste assolute del periodo di crisi economica, influenzando con la loro condotta, l’economia internazionale.

Una lotta valutaria tra Tokyo e Berlino

La notizia di cui vogliamo parlare oggi, però, riguarda una dichiarazione di Jens Weidmann che, da buon tedesco e da membro del Comitato direttivo della BCE, ha lanciato una frecciatina alla Banca Centrale. Secondo Weidmann questa politica monetaria rischia di avere conseguenze negative se prolungata ancora nel tempo. 

In pratica i tassi d’interesse così bassi potrebbero rendere lo sviluppo economico dipendente dalla politica monetaria. In pratica, quanto più si terranno i tassi d’interesse bassi, più sarà difficile abbandonare il programma di stimoli all’economia. Finora il taglio dei tassi è stato importante per la liquidità delle banche ma non bisogna tirare la corda. Meglio è pensare a nuove misure la cui efficacia sia garantita nel tempo.

La Cina cresce ma chiudono le fabbriche

 La Cina è talmente grande da essere “naturalmente” contraddittoria. La crescita del paese, dopo l’annuncio del rallentamento dell’economia nel suo complesso, è ripresa, ma questo non ha dato entusiasmo e vigore al governo che ha studiato un modo per evitare nuovamente la sovraccapacità produttiva.

Dalla Cina all’Europa senza Suez

I dati sulla crescita cinese sono chiari e si evincono dalla pubblicazione dell’indice PMI manifatturiero. Questo indicatore, nel giro di sedici mesi, si è riportato oltre la soglia dei 50 punti, fino a 51 punti. Superare la soglia dei 50, tanto per essere chiari, vuol dire avere un’economia in fase di espansione.

La crisi economica, però, è ancora uno spauracchio da archiviare e Pechino ha deciso di evitare brutte sorprese, per esempio la sovraccapacità produttiva. Con tutta l’autorità che gli è “riconosciuta”, allora, il Governo cinese ha pensato di ordinare la chiusura di 1300 fabbriche. 

La produzione del petrolio favorisce la Cina

I segnali positivi che arrivano dal paese fino ai mercati asiatici ed internazionali, sono stati così annichiliti. E’ sicuramente finito il periodo in cui si restava in allerta per il timore della crisi ma le sofferenze in termini di liquidità, non fanno dormire sonni tranquilli ai cinesi. Il rallentamento c’è e nel 2013 l’economia cinese crescerà soltanto al ritmo del 7 per cento. Forse, però, questo è il ritmo giusto per evitare future crisi.

Stanno per morire i pub

 Il Financial Times è sempre attento alle nuove tendenze e sembra averne scoperta una che era rimasta nascosta agli analisti: la crescita dei debiti dei pub. Questi punti di ritrovo, che per anni hanno attirato giovani e meno giovani, hanno perso appeal e la crisi è cominciato proprio lì dove sono nati, in Irlanda e nel Regno Unito.

La birra tedesca è un cartello

Se si dice pub, si pensa subito all’Irlanda, al Regno Unito e alla birra Guinness. Se però cerchiamo d’immaginare il pub dei nostri sogni, allora ci viene in mente un posto totalmente diverso da quello che troviamo in ogni angolo del paese. I luoghi dello svago e del ritrovo stanno cambiando e i pub non sembrano essersi allineati alle esigenze delle nuove generazioni.

Ristorante cerca personale italiano in Irlanda

Secondo il Financial Times, come spiegato in modo esemplare nella rubrica Lex Column, i pub sono a rischio estinzione per via della loro incapacità di modernizzarsi. In Irlanda e nel Regno Unito, dove i pub rappresentano un luogo caratteristico, il fatturato dei locali in questione è calato del 33 per cento circa nell’arco di 5 anni. I debiti accumulati dai pub ammontano oggi a 2 miliardi di euro.

Sono rimaste in vita soltanto 7400 attività ma non si conosce la loro tenuta sul medio e lungo periodo. Un’occasione in più per scommetterci su.

La Merkel accusa la Grecia

 La Germania è in pieno clima di campagna elettorale e per questo le dichiarazioni dei leader politici in corsa per la poltrona di Cancelliere appaiono più perentorie che mai. E’ vero che a livello finanziario e sociale la Germania ha ottenuto delle gratificazioni non indifferenti: per esempio le è stata confermata la tripla A dalle maggiori agenzie di rating che la considerano, ormai, l’unico pilastro dell’Unione Europea.

PIL in frenata e poco lavoro per la Grecia

La Germania è un punto di riferimento anche finanziario visto che lo spread che tanto ossessiona gli investitori e i cittadini, è stabilito sulla base del confronto tra i titoli decennali di un certo paese e i Bund tedeschi. Insomma, se parla la Germania, tutti pendono dalle sue labbra. Eppure l’ultima dichiarazione di Angela Merkel appare quanto meno forte.

Cresce ancora la disoccupazione in Grecia

La Cancelliera, infatti, ha accusato Gerhard Shroeder che l’ha preceduta di non aver lottato abbastanza per evitare che la Grecia entrasse nello spazio dell’euro. Si offre così della moneta unica un carattere esclusivo piuttosto che inclusivo. Secondo Angela Merkel, la Grecia non aveva rispettato tutte le regole previste dall’Europa per l’ingresso nell’euro.

La Grecia resta così il tema dominante della campagna elettorale tedesca dopoché anche il ministro delle finanze Schaeuble ha ribadito che ad Atene servono ancora 11 miliardi di euro secondo il piano di salvataggio escogitato dalla Troika.

In consumatori tornano a credere nell’Italia

 La ripresa tocca costruirla giorno per giorno con l’impegno della politica, della finanza, dei singoli lavoratori e delle istituzioni, ma nella ripresa tocca anche crederci e gli italiani sembrano essere tornati di buon umore. A certificare questo incremento dell’indice di fiducia è l’ISTAT che ha già dato una buona notizia al paese: a luglio retribuzioni in aumento più dell’inflazione.

Ad agosto il clima di fiducia espresso dai consumatori è cresciuto dal 97,4 al 98,3. Una crescita registrata soltanto nell’arco di un mese. In questo genere d’indagini si chiede alla popolazione se ha avuto un miglioramento del quadro economico e del quadro personale. La stessa ricerca è poi svolta tra le imprese e si chiede loro che sono maggiormente fiduciose nel futuro del paese.

Italiani dediti al risparmio

A luglio la situazione è molto buona visto che la fiducia nel miglioramento del quadro personale è spassata dal 98,7 al 98,9, ma tutti sono fermamente convinti che sia migliorato e migliorerà ancora il quadro economico. In questo caso specifico l’indice è passato dal 94,8 al 97,6. Per quanto riguarda le imprese diremo sinteticamente che la loro fiducia è arrivata al livello massimo mai registrato da agosto del 2012.

A livello territoriale permangono tuttavia delle differenze visto che la fiducia migliora molto al Nord Ovest, al Nord Est e al Centro ma non si crede più nella ripresa nel Mezzogiorno d’Italia.

A luglio retribuzioni in aumento

 Il potere d’acquisto delle famiglie italiane è eroso dalla crisi? Niente paura, c’è una soluzione ad ogni problema. L’italiano medio, come abbiamo avuto modo di constatare leggendo gli ultimi report di Bankitalia, di fronte alla crisi, esercita la sua capacità di risparmio e i conti in banca aumentano del 5 per cento. Peccato che si torni a parlare di IMU e adesso anche di tassa sui servizi.

Aumentano gli stipendi a luglio 2013

E’ inevitabile pagare queste imposte, visto che è stata estesa la platea dei paganti anche a chi una casa non la possiede. Eppure una notizia buona, in questo periodo, c’è e arriva direttamente dall’Istituto nazionale di statistica che a luglio 2013 ha rilevato un aumento delle retribuzioni nel nostro paese. Chi aveva stretto la cinghia, quindi, può allentare la presa e tornare a consumare? Vediamo cosa dice più nello specifico il documento dell’ISTAT.

Le misure approvate dal governo per il pubblico impiego

Il succo è che le retribuzioni aumentano più dell’inflazione. Nella pratica i salari fissati da contratto aumentano dell’1,5 per cento rispetto allo stesso mese del 2012 e dello 0,1 per cento rispetto al mese di giugno 2013. Intanto, con riferimento a luglio, si prende atto che è cresciuto l’indice dei prezzi al consumo e la variazione è stata dell’1,2 per cento su base annuale.

Crescono soprattutto i salari legati al settore privato mentre restano inchiodate al palo le retribuzioni della Pubblica Amministrazione.

Nel Regno Unito la ripresa è reale

 Ogni volta che si è analizzata in questi mesi la situazione europea si è buttato l’occhio anche sul Regno Unito sottolineando che la situazione non era affatto rosea come la descriveva il management. L’incubo delle Olimpiadi che hanno messo nei guai diversi paesi, si pensi soltanto che tutto in Grecia è cominciato dalla manifestazione sportiva più importante del mondo, si è fatto sempre più importante. Per fortuna le sorprese non sono mancate, basta guardare alle speranze, prima di tutto economiche, riposta nel Royal Baby.

PIL del Regno Unito e sterlina

Detto ciò da diversi mesi si sente parlare di un ritorno di fiamma per la City dove stanno riprendendo di gran carriera le assunzioni, a testimonianza di un mercato del lavoro ancora molto dinamico e in controtendenza con l’ascesa della disoccupazione nel resto del Vecchio Continente. Insomma, la ripresa, nel Regno Unito è reale e gli analisti sono “pronti a scommetterci”.

L’oro da Londra alla Svizzera

L’ottimismo è tale che c’è stata anche una revisione dello 0,1% sul PIL del secondo semestre. Se si avverasse la previsione il ritmo di crescita del Regno Unito sarebbe paragonabile a quello della Germania. In generale, però, bisogna rimanere con i piedi per terra, considerando che la crescita del PIL dello 0,7% non è sufficiente a scongiurare la recessione del Paese.

Se si vendono anche prodotti scaduti

 Lo sappiamo benissimo: la data di scadenza dei prodotti venduti al supermercato è puramente indicativa, tanto che molti esperti sottolineano come ci sia scritto “da consumare preferibilmente entro il”. Tuttavia, se in un supermercato vendessero roba scaduta, pochi sarebbero disposti a rinnovare la fiducia all’esercizio commerciale.

PIL in frenata e poco lavoro per la Grecia

Al massimo ci siamo abituati, in periodo di crisi, a trovare l’angolo delle offerte, quello con i prodotti che scadranno nel breve o brevissimo periodo e per questo sono venduti ad un prezzo ribassato del 50 o anche del 70 per cento. In Grecia, invece, l’austerity impone un cambiamento delle abitudini alimentari e consumeristiche tanto che nei negozi sarà consentito vendere prodotti scaduti. 

La Merkel accusa la Grecia

Il lato positivo della notizia in questione è che si fa un passo indietro e si torna ai tempi in cui non c’era davvero niente che andasse buttato. Il lato negativo è che questo accade soprattutto perché il paese è ancora fortemente impregnato dell’odore della crisi. Il salvataggio proposto ad Atene, d’altronde, lo ha detto anche il FMI, non è stato ortodosso e i sacrifici chiesti a questo paese, sono stati davvero eccessivi.

Naturalmente la direttiva del governo che autorizza alla vendita dei cibi scaduti, impone che questi siano esposti separatamente dagli altri cibi e venduti per un periodo limitato di tempo con un forte sconto.

L’Argentina e il terzo swap

 Il fatto che il tetto del debito USA sarà raggiunto ad ottobre invece che a novembre come speravano gli analisti, è motivo di apprensione per gli investitori internazionali che in queste settimane avevano creduto molto negli States trasferendovi i soldi prima impiegati nelle economie emergenti.

Eppure c’è un altro paese che è alle prese con il debito pubblico e che stenta a fare capolino sulla stampa finanziaria internazionale. Parliamo dell’Argentina e della storia infinita legata ai suoi tango bond. Il presidente argentino, infatti, Cristina Kirchner, ha detto di avere intenzione di ristruttura ancora il debito del suo paese.

Come cambia l’emigrazione italiana

Lo strumento privilegiato per l’impresa è lo swap dei tioli per i creditori che al momento possiedono il 7 per cento dei tango bond e che fino a questo momento non hanno preso parte ai piani di ristrutturazione già lanciati dal governo, dopo la bancarotta del 2001.

La decisione del presidente argentino arriva in un momento molto particolare per il paese. Pochi giorni fa infatti, l’Argentina è stata obbligata a risarcire integralmente tutto il capitale nominale dei tango bond andati in default, dopo una decisione storica della Corte d’Appello di New York che ha dato ragione ai fondi speculativi che detenevano lo 0,45% del debito argentino.

Adesso moltissimi risparmiatori potrebbero intraprendere la stessa strada e l’Argentina potrebbe dover tirare fuori ancora soldi dopo i 1,33 miliardi di dollari legati alla sentenza.

Tetto del debito USA raggiunto ad ottobre

  I mercati spaventati dalla Siria dopo l’annuncio degli States che dichiarano di voler intervenire al più presto in Medioriente dove la situazione si sta facendo sempre più tesa. Gli USA mantengono in apprensione tutti i mercati, sia per questa volontà interventista, sia per la questione del debito, il cui tetto, stando alle ultime notizie, dovrebbe essere raggiunto già nella metà di ottobre.

L’allarme, in tal senso, è stato lancio dal segretario Law che spiega come gli Stati Uniti saranno presto costretti ad affrontare un deficit di liquidità poiché ci sono 50 miliardi di liquidità a disposizione. Una situazione del genere non doveva tardare a presentarsi ma secondo le stime ottimistiche del Ministero del Tesoro americano, si poteva tirare fino a novembre. Invece, il tetto del debito potrebbe essere raggiunto molto prima, già alla metà di ottobre.

Perchè gli USA investono nell’UE

La discussione infiammerà il Congresso americano a partire dal 9 settembre. In queste due settimane che ci separano dalla data fatidica, potrebbe risolversi la questione siriana. Per evitare di raggiungere il tesso sull’indebitamento è necessario che il Congresso trovi un accordo sui conti pubblici. Sembra di tornare indietro nel tempo al 2011 quando per un mancato accordo e per gli allarmi legati al possibile default degli States, Standard&Poor’s decise di operare un downgrade del debito americano. Le conseguenze sui mercati furono inevitabili.