Banca di Russia mantiene tassi inalterati

La Banca di Russia ha deciso di mantenere inalterati all’11% i tassi di riferimento, in considerazione dei “rischi elevati” relativi all’inflazione, malgrado il recupero del rublo e le migliorate condizioni esterne sui mercati.

Petrolio, nuovo stop per le Borse europee

L’Iran boccia senza mezzi termini la proposta di congelamento della produzione e il petrolio crolla di nuovo sotto quota 31 dollari, facendo affondare le Borse europee e non solo. Da Wall Street all’Asia, fino al Vecchio continente, la caduta è immediata.

Petrolio, trattative ancora incerte

Il petrolio prosegue nella sua fase di oscillazioni intorno alle prospettive di un taglio della produzione da parte dei Paesi Opec e della Russia. Nel frattempo i listini europei provano a consolidare i rialzi, in scia ai listini asiatici. Milano sale del 2,1%, sfruttando il rimbalzo di Telecom e l’andamento di Mps. In linea le altre: Londra aggiunge lo 1,45%, Francoforte 1,8%)e Parigi il 2%.

Tutta la verità sugli ETF in un approfondimento di Geneve Invest

 Attirano l’attenzione e l’interesse di un numero sempre più grande di investitori, soprattutto di quantirestano colpiti da una tipologia di investimento che, purtroppo solo apparentemente, può apparire più semplice e accessibile: parliamo degli Exchange Traded Funds (ETF).

Gli ETF sono dei particolari fondi di investimento che puntano a replicare l’indice di un determinato sottostante, solitamente valute, metalli preziosi, azioni e obbligazioni. Rispetto adaltri tipi di fondi gli ETFsono caratterizzati da gestione passiva, non cercano quindi di sovraperformare l’indice di riferimento, ma semplicementenereplicanol’andamento.Si tratta di strumenti in circolazione già dagli anni ’80, ma che hanno guadagnato grande popolarità negli ultimi 10 anni. Attualmente, si calcola siano pari a 1.34 miliardi di dollari le masse gestitedagli ETF, su un totale di 14.72 miliardi di dollari (fonte Forbes) di investimenti gestiti dalle societàdi investimento in fondi: nella maggior parte dei casi fondi comuni.

Con l’aiuto di Samuele Demartini di Geneve Invest, società di gestione patrimoniale indipendente, andiamo ad approfondire quali sono i rischi più concretilegati all’utilizzo di questi strumenti.

Uno dei punti deboli dell’investimento in ETF è quello di poter incappare in fondi che, anziché acquistaredirettamente, talvolta fisicamente, il sottostante, ne acquisiscono esposizione mediante la negoziazione di strumenti derivati: il pericolo in questo caso è che la controparte che ha emesso il derivato risulti insolvente, incrementando così il livello di rischio dell’investimento. Da questo punto di vista giova ricordare come il 20% di tutti gli investimenti in ETF sia controllato da soli 5 fondi, una circostanza che obbliga gli investitori a cercare soluzioni di nicchia che necessita di una capillare conoscenza del mercato e delle possibilità a disposizione per poter massimizzare i rendimenti ed operare in maniera mirata.

Ancora, a causa della loro natura, vi è il rischio che il numero di transazioni che hanno luogo all’interno del singolo ETF sia molto elevato,con un impatto negativo sui costi. In aggiunta,data la loro natura di strumenti passivi, gli ETF in determinati settori non risultano particolarmente efficaci. È il caso dell’obbligazionario high yield, dove i risultati degli ultimi anni sono deludentisia in termini di performance che di volatilità. La costituzione del portafoglio di un ETF tende a preferire quelle posizioni caratterizzate da un beta superiore, senza tenere in considerazione che spesso si tratta di emittenticaratterizzate da una probabilità di insolvenza superiore. È, infatti, in periodi di alta volatilità che i problemi dovuti all’agnosticismo in sede di selezione delle controparti si palesano, portando a minusvalenze più pesanti rispetto all’indice.

Il fatto che i sottostanti da coprire siano limitati unitamente alla difficoltà di differenziazione strategica ha comportato un affollamento ed un livello di competizione molto elevati. Sono inoltre strumenti piuttosto remunerativi per chi li vende e per questo negli ultimi anni si sono pian piano moltiplicati, rendendo più semplice ai neofiti l’accesso a settori estremamente tecnici, da sempre appannaggio degli addetti ai lavori. Il punto è che per investire in maniera efficace in contesti di mercato tanto specifici, è necessario conoscere profondamente il terreno d’azione. Purtroppo sono ancora tantissimi, invece, gli investitori che acquistano prodotti che non comprendono a fondo.

Per quanti mirano ad implementare una strategia di lungo termine è inoltre necessario tenere in considerazione il rischio che l’ETF selezionato venga liquidato, generando plusvalenze imponibili eriducendo quindi i benefici fiscali che derivano da un investimento di lungo termine.

In chiusura, ciò che appare importante sottolineare, come ben raccontato da Demartini dall’approfondimento degli analisti di Geneve Invest, è come sia del tutto errato considerare gli ETF come una risorsa più sicura edefficiente di altri strumenti finanziari. Si tratta indubbiamente di una buona opzione per quegli investitori che desiderano acquisire esposizione nei confronti di un determinato settore/indice nell’implementazione di una strategia di investimento chiara e ben studiata. Ciò che deve però essere chiaro è che, in virtù della gestione passiva che caratterizza questi strumenti, è l’investitore che si deve occupare della strategia, perseguendo obiettivi ben precisi e adottando le necessarie contromisure finalizzatealla gestione del rischio. Si tratta quindi di una soluzione completamente differente da quella di un tradizionale fondo di investimento, dove, al contrario, vi è unprofessionista responsabile per la gestione del rischio e per “l’adattamento” della strategia in funzione delle diverse congiunture.

Filippo Diodovich, Market Strategist di IG: «Disciplina e rigore grazie al trading system»

 «Il trading system è come un robot, non prova emozioni. Ha delle regole e le applica senza paura o senza entusiasmo». A dirlo è Filippo Diodovich, market strategist di IG. Esperto di analisi fondamentale e tecnica applicata ai mercati finanziari, dopo aver conseguito una laurea in Economia Politica all’Università Bocconi di Milano inizia il proprio percorso professionale nel 2002 presso l’ufficio studi di una delle maggiori banche d’affari statunitensi. Nel 2012 entra nel team di analisti IG – broker leader di mercato nel trading online in molti paesi e broker numero uno al mondo per i Cfd. Oltre all’analisi dei macro dati, nell’ultimo periodo sta lavorando a una guida sul trading automatico destinata alla pubblicazione nella sezione didattica del portale IG: «un insieme di regole operative o istruzioni – come lui stesso racconta – che permettono di fare scambi in modo automatico quando vengono soddisfatti certi requisiti impostati attraverso un linguaggio di programmazione».

Tante le opportunità di quella che da molti viene definita un’innovazione nel campo degli investimenti, ma che è stata anche accusata di essere “fredda”. Una macchina al servizio dell’uomo. «Il trading system – spiega Diodovich – inserisce ordini di acquisto e vendita, mette stop loss e target, chiude le posizioni, compie tutte queste operazioni sempre sotto il monitoraggio di una persona fisica che in questi casi non deve mai mancare». Per il market strategist molti sono i vantaggi di questo tipo di sistema. Primo fra tutti proprio quella mancanza di emozioni che diventa però uno dei principali fattori responsabile delle perdite. «Troppo spesso siamo euforici nei guadagni cercando di volere ottenere sempre qualcosa in più, e depressi e irrazionali nelle perdite nel tentativo di recuperare il prima possibile ciò che si è perso – chiarisce -. Inoltre attraverso i trading system è possibile fare un back test: un test dell’efficienza delle nostre strategie sulla serie di dati del passato. Il trading system, infatti, segue un piano di trading ben definito con una gestione del rischio decisa a priori.  Assicura al trader un grado di disciplina e rigore impossibile da raggiungere con il trading discrezionale. Inoltre, grazie alla possibilità di utilizzare più trading systems contemporaneamente ci possiamo dedicare al monitoraggio di più mercati e strumenti, aumentando la diversificazione del nostro trading». Vantaggi certo, ma anche pericoli in agguato come la gestione del rischio che «può essere molto elevata se non si riesce a valutare il trading system corretto per la propria operatività. Con una valutazione attenta dei vari trading system i rischi possono essere minimizzati».

Ma quali sono le caratteristiche che deve avere un trading automatico? Per Diodovich è necessario valutarli  per ogni strumento finanziario e per ogni time frame cioè il periodo di visualizzazione del grafico. «Un trading system può funzionare alla perfezione sul cambio eurodollaro ma essere non profittevole sul cambio dollaro/yen o sull’indice Dax – dice -. Lo stesso discorso lo si può fare con time frame diversi. Un sistema può permettere di guadagnare su grafici a 5 minuti dell’eurodollaro un altro può essere migliore su grafici orari dell’eurodollaro. La valutazione di un trading system deve essere quindi fatta con particolare attenzione. Non esistono system infallibili su tutti gli strumenti e time frame». Fondamentale diventa, in particolare per i principianti, informarsi: «imparare i concetti base, provare e testare con un conto demo e poi partire con soldi reali».

Intanto la volatilità regna sovrana sui mercati. La Borsa italiana è in forte flessione. Il crollo dei prezzi delle materie prime e degli energetici, il rallentamento dell’economia cinese, le tensioni geopolitiche hanno portato forti timori sulle piazze azionarie. Le manovre espansive delle banche centrali al momento non sono riuscite a compensare gli effetti negativi dei fattori menzionati in precedenza. «Per i prossimi mesi  – spiega Diodovich – l’andamento delle Borse sarà ancora molto movimentato con forti oscillazioni. Piazza Affari sta vivendo un momento difficile per il forte ribasso dei titoli bancari sulla difficile gestione dei non performing loans. Crediamo che nel breve periodo sia necessario tenere un atteggiamento di forte cautela con una mirata strategia di stockpicking (ovvero di scelta delle azioni). Consigliamo di preferire i titoli del settore industriale, soprattutto tlc, rispetto al comparto finanziario. Sul fronte valutario  – conclude – crediamo che il dollaro possa rimanere forte nel 2016. Euro e sterlina saranno invece deboli. Per quanto concerne gli indici, quello tedesco può recuperare gran parte del terreno perso».