I beni rifugio un investimento sicuro in periodi di crisi

 Nei periodi di crisi, come quello che da più di tre anni si ha in Italia, investire in beni rifugio è spesso un’alternativa più che interessante. Questi beni rifugio sono l’oro, le opere d’arte, le valute e gli immobili, anche se qui la crisi si è sentita. I beni rifugio offrono, in linea teorica, la tranquillità che in periodi di crisi non si hanno svalutazioni. Questi beni “fisici” sembrano adatti nei periodi di crisi finanziaria perché materiali e quindi in grado di dare una maggiore sicurezza agli investitori. Nei periodi di crisi finanziaria, quindi, tutto sembra perdere valore e le persone sono portate ad acquistare questi beni rifugio perché materiali e in grado di garantire una maggiore tranquillità.
In base al tipo di bene rifugio, l’acquisto può essere diretto o indiretto. Ad esempio, le opere d’arte si possono acquistare direttamente, mentre l’oro si può acquistare direttamente o indirettamente attraverso Certificate o Etc. Le valute si possono acquistare attraverso le banche o sul Forex. E anche gli immobili possono essere acquistati direttamente o indirettamente, attraverso i fondi immobiliari.
I beni rifugio, come detto, sono più utili da acquistare in periodi di crisi. In questi periodi, si può aumentare la presenza di beni rifugio nel proprio portafoglio arrivando anche al 15%-20%. Questi beni sono infruttiferi è quindi è meglio non andare oltre nell’acquisto.
L’investimento in beni rifugio è quindi un’opportunità che permette di avere beni non legati agli strumenti finanziari. Questo tipo di investimento, però, ha dei rischi che devono essere conosciuti e calcolati. Il primo è relativo al fatto che nei beni rifugio c’è scarsa liquidità. E poi c’è il fatto che vendere questi beni, come ad esempio l’oro, un’opera d’arte o un immobile, non è facile come vendere delle azioni. Per l’investimento c’è da fare attenzione anche alla sopravvalutazione dei beni. Per questi beni rifugio la valutazione potrebbe abbassarsi e portare al semi fallimento  dell’investimento.
Rispetto agli strumenti finanziari, i beni rifugio non hanno un rimborso. Si pensi ai Bund tedeschi o ad altri investimenti in obbligazioni di società e dello Stato. I beni rifugio sono sicuri in periodo di crisi e il loro prezzo cambia come per gli altri strumenti finanziari. In caso di cambiamento a livello internazionali delle condizioni finanziarie, i prezzi dei beni rifugio potrebbero abbassarsi ed essere meno sicuri.

Mercati forex, andamento volatile delle valute

 Il tema del tapering, cioè la diminuzione degli acquisti di bond, messo a punto dalla Federal Reserve Americana, la banca Centrale che gestisce le decisioni in materia  di politica monetaria,   che ogni mese acquista un valore pari a 85 miliardi di dollari di titoli di stato, rimane al centro dell’attenzione degli investitori in tutte le piazze finanziarie mondiali. 

Indici delle borse americane in calo prima della Fed

 C’è grande attesa quasi palpabile nel sentiment degli investitori e gestori di fondi di investimento che dovranno prendere rapide decisioni dopo la decisione che domani la Federal Reserve comunicherà domani

Bitcoin, un fenomeno a cui bisogna porre attenzione

 Dopo la Cina, anche l’autorità bancaria del vecchio continente mette in guardia su rischi della moneta virtuale. E fa sapere che nell’Ue non c’è nessuna protezione per salvaguardare chi viene travolto da forti perdite finanziarie in casi di chiusura o fallimento di una piattaforma che scambia questa valuta

Titoli di Stato e Bond, le prospettive per i prossimi mesi

 Non ci sono state decisioni da parte delle banche centrali  sul cambiamento delle politiche monetarie ei vertici dell’Eurotower hanno lasciato invariati i tassi allo 0,25%, ribadendo la volontà di adottare una linea accomodante sul fronte tassi ancora a lungo e aprendo all’uso di strumenti non convenzionali contro i rischi che minano la stabilità.

Le nuove regole di trasparenza nel Lussemburgo

 Il Lussemburgo continua ancora nella sua strada verso la trasparenza, come spiegato dal il neo ministro delle finanze lussemburghese, Pierre Gramegna, ha confermato l’impegno del governo nel proseguire in questo percorso.

Le caratteristiche dei contratti futures

 I futures sono dei contratti standardizzati in modo tale che possano essere negoziati con estrema facilità in Borsa, cioè nei mercati finanziari regolamentati, motivo per cui possono essere negoziarti solo i futures creati da quella specifica borsa.

Le aziende del design che hanno i requisiti per entrare in Borsa

 Il settore del lusso è uno di quelli che ha mostrato di sentire meno la crisi in questi anni. Le aziende del lusso sono addirittura cresciute negli ultimi anni. In Borsa questa tendenza si è vista con marchi come Ferragamo e Moncler, quotata oggi dopo un Ipo da record è già in grande rialzo.
Il settore del design, come quello della moda, cresce puntando a un mercato di nicchia ma mondiale. I marchi del design ammirati in tutto il mondo sono molti e il mercato risponde bene.
Nel settore casa e design, l’avvicinamento al mercato dei capitali continua e Pambianco strategie d’impresa ha presentato la lista di quelle che hanno i criteri adatti per essere quotate in Borsa nei prossimi tre-cinque anni. Lo studio considera diverse caratteristiche e prescinde dalla volontà o meno delle società di quotarsi in Borsa. Il mercato globale e la possibilità di sviluppare nuovi canali di vendita aprendosi a nuovi mercati portano a strutture finanziarie più solide e a un’organizzazione delle società più  manageriale. Per questi motivi, l’entrata nel mercato finanziario può essere una soluzione ottima per queste aziende, considerando anche il fatto che si potrebbero reperire importanti risorse economiche.
Le aziende del settore casa e design che hanno i requisiti per arrivare in Borsa sono al primo posto Kartell e poi Flos, B&B Italia e Artemide. La classifica dei primi quindici vede in seguito Molteni, Minotti, Calligaris, Poltronesofà, Gessi, Alessi, Guzzini, Sambonet, Chateau d’Ax, Scavolini e Poliform.
Questa classifica ha considerato 166 aziende che poi sono diventate 44 in base al fatturato, superiore ai 50 milioni di euro e alla crescita dello stesso. Lo studio di Pambianco ha attribuito i punteggi alle aziende considerando la crescita percentuale, il margine ebitda medio, quanto il marchio è conosciuto, la dimensione, l’export, la distribuzione, l’indebitamento e la fascia di mercato.