Che cosa sono i certificati di deposito

 Alcuni post pubblicati in precedenza ci hanno offerto l’opportunità di parlare di alcuni prodotti bancari e finanziari che possono essere considerati delle forme di investimenti a breve o a medio termine. Nei post pubblicati in precedenza abbiamo infatti ad esempio descritto le caratteristiche e spiegato il funzionamento dei conti deposito e dei cosiddetti pronti contro termine.

I pronti contro termine – Estinzione e tassazione

 Alcuni post pubblicati in precedenza ci hanno dato la possibilità di conoscere più da vicino un prodotto finanziario che può essere utilizzato come investimento a breve termine. Si tratta dei cosiddetti pronti contro termine, strumenti bancari di introduzione non troppo recente – risalgono infatti alla fine degli anni ’70 – che possono essere utilizzati e proposti in alternativa ai conti deposito e ai certificati di deposito.

I pronti contro termine – Le caratteristiche

 Un post pubblicato in precedenza ci ha dato la possibilità di conoscere più a fondo un prodotto bancario in particolare: i pronti contro termine, contratti che assomigliano a dei prestiti a breve termine in cui una banca concede ad un acquirente dei titoli in cambio di un prestito in denaro, con la clausola di riacquistarli però ad una scadenza definita. 

Che cosa sono i pronti contro termine

 In un post pubblicato in precedenza abbiamo illustrato le caratteristiche di uno strumento bancario alternativo al conto corrente, il conto deposito, che si configura però come un deposito di denaro remunerato e dunque appartiene più esattamente alla categoria degli investimenti a breve termine.

Perché investire nel cloud computing

 Il settore del cloud computing diventa, giorno dopo giorno, sempre più materia di investimento. Quella della “nuvola digitale” non è più una novità assoluta nel mondo delle nuove tecnologie ma sta diventando un business sempre più concreto. In pochi anni, infatti, i volumi di affari che girano attorno ai servizi non fisici di stoccaggio e memorizzazione dei dati stanno diventando sempre più consistenti.

Cosa sono e come funzionano i bond taglia bolletta

 Il Decreto del Fare Bis contiene un’importante novità per gli italiani alle prese con le bollette della luce e del gas. Il governo ha infatti studiato un nuovo tipo di obbligazione, i bond taglia bolletta, che permetteranno di dare un taglio alle spese che ogni mese le famiglie e le piccole e medie imprese italiane.

► Il costo del gas calerà ancora ad ottobre

Cosa sono i bond taglia bolletta?

In pratica lo Stato emetterà una serie di obbligazioni, per un valore totale che potrebbe arrivare a 3 miliardi di euro, ad un interesse annuo del 4%. Le entrate che arriveranno nelle casse dello Stato serviranno per abbattere l’importo della componente A3 delle bollette energetiche (gas e luce), ossia il contributo che le famiglie e le imprese versano a sostegno delle energie rinnovabili.

Come funzionano i bond Taglia bolletta?

Ogni anno le famiglie italiane sostengono un costo aggiuntivo nelle bollette pari a 84 euro per la componente A3, per un totale di 11 miliardi di euro, 6,5 dei quali arrivano a destinazione. Grazie all’emissione di questi bond il costo per le energie rinnovabili, che nel 2015 dovrebbe arrivare al suo picco, non saranno più totalmente sostenuti dalle famiglie, ma spalmato nel tempo e finanziato con le entrate relative ai bond taglia bolletta.

 In campo energetico vince il mercato tutelato

Quindi, quanto si risparmierà con i bond taglia bolletta?

Secondo le previsioni delle principali associazioni di consumatori, per le piccole e medie imprese italiane i risparmio sul conto dell’energia potrebbe arrivare anche al 60/70% di quanto attualmente viene pagato, con la positivissima conseguenza di minor costi di produzione e l’abbassamento dei prezzi al consumo.

Per le famiglie i risparmio sarà molto minore, non più del 7/8%.

Twitter annuncia con un tweet il suo sbarco in borsa

 Twitter, il social network di micro blogging, sta preparando il suo sbarco in borsa. L’inizio delle pratiche legali che porteranno il social network ad essere quotato è stata annunciata poche ore fa, ovviamente con un tweet:

We’ve confidentially submitted an S-1 to the SEC for a planned IPO. This Tweet does not constitute an offer of any securities for sale.

► Twitter vale 9 miliardi di dollari

Quindi, stando a quanto detto da Twitter, ancora si tratta di una pratica confidenziale, dei cui particolari, al momento, sono a conoscenza solo i funzionari della Securities and Exchange Commission (Sec), l’authority di controllo di Borsa, e le varie banche che sono state scelte come consulenti per la pianificazione dell’Ipo di Twitter, tra le quali spicca ovviamente il nome della Goldman Sachs.

Dal social network di micro bloggingin specificano infatti che:

Questo tweet non costituisce una sollecitazione d’investimento né un prospetto di offerta di titoli.

L’annuncio era atteso da tempo, soprattutto dopo che Facebook è stato quotato in borsa. I due, infatti, si contendono il podio di social network più amato dagli internauti e non sarebbe potuto essere altrimenti visto che Zuckemberg ha già fatto questo passo.

► La delusione di Zuck per la borsa

Quindi, ora gli analisti sono in attesa di ulteriori informazioni circa il quando il social network sbarcherà sul mercato e, soprattutto, a quanto. Twitter era stata già valutato circa 10 miliardi di dollari qualche tempo fa in occasione di una transazione “privata” con il gigante del private equity BlackRock per la cessione di un pacchetto di azioni.

Oggi il suo valore però potrebbe essere diverso: secondo numerosi analisti, sulla base degli scambi sul mercato secondario e sul valore delle azioni di riferimento (quelle di Facebook) Twitter potrebbe avere un valore compreso tra i 14 e i 16 miliardi di dollari.

Bonus per le opzioni binarie – Bonus Senza Deposito

 Abbiamo visto che nel mondo delle opzioni, e delle opzioni binarie in particolare, il Bonus è una somma in denaro che può essere accreditata a tutti i nuovi trader di una piattaforma online, in modo tale da incentivare questi ultimi a compiere le proprie operazioni finanziarie attraverso di essa.

Dow Jones cambia faccia: fuori Alcoa, dentro Goldman Sachs

 Cos’è il Dow JonesPrima di capire come si sta trasformando il Dow Jones Industrial Average, cerchiamo di capire di cosa si tratta: il Dow Jones è l’indice più noto della borsa del NYSE (New York Stock Exchange, ovvero la borsa di New York) che raggruppa le maggiori 30 imprese industriali statunitensi in un rapporto al loro prezzo, allo scopo di valutare i ritmi di crescita dell’economia americana.

► Gli Usa scommettono sull’Europa: mai così tanti capitali dal 1977

La rivoluzione del Dow Jones: chi esce e chi entra

Il difetto principale del Dow Jones è che la sua composizione è limitata a soli 30 titoli (in gergo sono chiamati Blue Chips) che, anche se nel corso del tempo sono variati, non riescono a riflettere l’intero andamento del listino azionario americano.

Per questo la S&P Dow Jones Indices, la società che gestisce l’indice controllata da Mcgraw Hill Financial, ha deciso di rivoluzionare la sua composizione per dare nuovo smalto a questo indice, eliminando dei titoli storici che, però, non sono più rappresentativi dell’industria americana.

Dal 20 settembre, giorno in cui debutterà il nuovo Dow Jones, i 30 titoli azionari del Dow Jones non comprenderanno più: Alcoa, il colosso dell’allumino presente sul listino da ben 54 anni, Hewlett-Packard, il produttore di pc sul listino dal 1997, e la Bank of America.

► A Wall Street non piacciono i nuovi iPhone e il titolo affonda

Al loro posto subentreranno, rispettivamente, il marchio dell’abbigliamento sportivo Nike, il gruppo di carte di credito Visa e, dopo 5 anni,  Bank of America verrà sostituita da Goldman Sachs.

A Wall Street non piacciono i nuovi iPhone e il titolo affonda

 La tanto attesa presentazione dei nuovi iPhone da parte della casa di Cupertino ha deluso molto. Quella che doveva essere una rivoluzione nel mondo degli smartphone, e forse anche negli equilibri delle case che li creano, non ha nessuna possibilità di avverarsi.

► Microsoft acquista Nokia: l’Europa è fuori dal mercato della telefonia mobile

Tim Cook e soci puntavano tutta sull’iPhone 5C, l’iPhone low cost che avrebbe dovuto spalancare le porte dei mercati emergenti, ma il prezzo proposto, 99 dollari negli States, dai 500 ai 600 nel resto del mondo, non ha convinto nessuno. Tanto meno Wall Street che ha punito la Apple con un forte ribasso del suo titolo.

Il problema non l’iPhone 5 s, la nuova e potentissima versione del modello 5 da poco uscito, ma l’iPhone 5c che doveva essere il volano per l’arrivo in massa dei melafonini nei mercati emergenti e che, invece, molto probabilmente rimarrà invenduto. La differenza con il prezzo base dell’iPhone 5s, infatti, è di circa 100 dollari, una differenza che ha ben poco senso dato il costo proibitivo di questi smartphone.

Apple potrebbe non vincere la sfida ingaggiata con Google e i suo Android, che riesce a piazzare sul mercato smartphone dello stesso livello qualitativo, se non anche più alto, a prezzi che facilmente scendono sotto ai 500 dollari.

► Record di utili e calo delle vendite per Samsung

Gli analisti non hanno visto di buon occhio questa strategia e sono state tagliate le stime di vendita del titolo Apple: Ubs e Bank of America Merrill Lynch hanno rivisto al ribasso la valutazione da “buy” a “neutral”, Crédit Suisse ha tagliato il rating da “outperform” a “neutral”. Solo Oppenheimer va controtendenza, confermando la valutazione del titolo Apple come “outperform”, con un ‘obiettivo di prezzo da 460 a 540 dollari per azione.