Risparmiare con le aste immobiliari

 Acquistare casa e risparmiare il più possibile si può se, superando le normali reticenze del caso, ci si dedica alle aste immobiliari che, come specificato negli annunci, possono essere con o senza incanto. Acquistare una casa, infatti, è ancora un sogno condiviso da moltissimi italiani.

Per la casa si sceglie tra mutuo e prestito

Chi effettivamente non passa all’acquisto lo fa semplicemente per mancanza di denaro o perché le banche non riescono ad accordargli il credito necessario. Eppure una soluzione, sempre più battuta, esiste ed è quella delle aste giudiziari che consentono in primo luogo di risparmiare sul prezzo e in secondo luogo di sfruttare i mutui tradizionali.

In ripresa le richieste di mutui per la casa

Il meccanismo delle aste, infatti, è cambiato notevolmente negli anni. Adesso il web aiuta moltissimo coloro che sono alla ricerca di una casa e anche spulciando nei siti dei tribunali, si può scoprire che il funzionamento delle aste, con o senza incanto, è più semplice di quanto si pensi. Adesso, per le case all’asta sono disponibili sia le foto degli immobili, sia le relazioni fatte dai periti, sia le planimetrie che aiutano nella scelta.

Per ogni bene immobile è definito un prezzo di base e il tribunale stabilisce le modalità di presentazione dell’offerta e il rialzo minimo da considerare per partecipare all’asta.

Microsoft punta su Foursquare

  Microsoft, tenuto conto del crollo del mercato dei personal computer, è adesso alla ricerca di una nuova fonte di guadagno che potrebbe essere già stata individuata dal management di Redmond. Si tratta di Foursquare, la celebre applicazione che consente a tutti di fare il check-in in ristoranti, negozi e pub. Foursquare ha trovato un modo molto intelligente di fare soldi e Microsoft non vuole perdere l’occasione di partecipare all’impresa.

Microsoft cambia strategia

Foursquare s’interessa soprattutto dei dispositivi mobili tramite i quali è possibile condividere con il grande pubblico la propria posizione. Il capitale di quest’azienda, adesso, potrebbe essere venduto al miglior offerente. Tutte le imprese che hanno dovuto fare i conti con il crollo del mercato dei computer desktop legato anche alla concorrenza degli smartphone dei tablet, adesso guardano affascinate le evoluzioni dell’ambito mobile.

Microsoft e la zavorra di Surface

Il mercato dei PC si è allontanato da realtà importanti come Apple e Google ed ora cerca d’invertire la sua tendenza. Le esperienze di Dell e HP non sono molto positive, ma Microsoft sta facendo davvero di tutto per mettere in cantina il suo passato tecnologico recuperando il background utile a rispondere ai mutamenti del mercato tecnologico. Microsoft, tra l’altro, come annunciato qualche settimana fa, dovrà presto trovare un sostituto per Steve Ballmer che entro un anno lascerà l’azienda.

Autogrill di nuovo a Piazza Affari

 La famiglia Benetton, proprietaria della catena e del marchio Autogrill, ha deciso tempo fa di scindere la società principale in due rami ed ora, dopo aver costituito la World Duty Free, con la consulenza della Banca IMU, ha pensato di entrare in borsa anche con questo nuovo gruppo. Una quotazione che si affaccia nel panorama finanziario milanese.

Sorpresa nei dividendi di Piazza Affari

L’operazione è salutata come il raddoppio della presenza dei Benetton in borsa. Il gruppo Autogrill, da loro controllato, ha chiesto che sia ammessa in borsa anche la Wdf, World Duty Free. Questa società ha raccolto sotto un unico cappello tutte le attività commerciali che sono svolte all’interno del settore aeroportuale. Le attività che invece interessano il ramo autostradale restano separate.

Autogrill ha ancora dubbi sulla cedola

Di fatto la World Duty Free non è una società nuova ma è il risultato di un’operazione di scissione, definitivamente deliberata dalle assemblee delle due società, lo scorso sei giugno. La quotazione è soltanto un altro passo in avanti compiuto da Wdf che ha deciso di affidarsi comunque alla consulenza della Banca IMU che fa parte del gruppo Intesa Sanpaolo.

La famiglia Benetton, di recente impegnata nel restyling della società principale attiva nel ramo dell’abbigliamento, ha deciso di fare un rientro a Piazza Affari nella speranza di valorizzare l’attività aeroportuale e ritrovare i livelli massimi nelle quotazioni che non si registrano dal 2008.

Benzina KO per colpa della Siria

  I consumi di petrolio diminuiscono e con loro si flettono anche i consumi di carburanti, testimoniando un cambiamento importante degli stili di vita degli italiani. I nostri connazionali si spostano meno in macchina, cercano di evitare i pedaggi autostradali e se anche vanno in vacanza con la propria automobile, lo fanno per periodi più brevi che in passato.

A soffrire dell’incertezza relativa alla questione siriana non sono soltanto i consumi di oro nero ma di riflesso anche il fatturato delle pompe di benzina che sono “costrette” ad incrementare il prezzo dei carburanti, proprio quando l’acquisto di diesel e benzina sembra in forte contrazione.

Zanonato prova a ridurre il caro benzina

I rialzi dei prezzi dei carburanti hanno portato la benzina di nuovo verso i 2 euro al litro. Si apprende che la verde è arrivata fino a 1,880 euro. Non tutti i gestori, chiaramente, si stanno comportando allo stesso modo. L’ENI per esempio ha deciso di aumentare di un centesimo il prezzo del diesel e della benzina ma Shell e Q8 hanno optato per un ritocco inferiore, pari a 0,5 centesimi al litro per la verde e per il diesel.

Il tutto mentre a livello governativo, in un periodo di revisione della tassazione del Belpaese, si cerca di capire se è possibile incrementare l’accise in vigore per finanziare in qualche modo la manovra sull’IMU.

I consumi di petrolio diminuiscono

 Le vendite di petrolio hanno subito una battuta d’arresto e dai dati disponibili si apprende un calo del consumo di oro nero pari al 3,5 per cento nel mense di luglio. Questa flessione nei consumi danneggia le casse dell’Erario che ha dovuto rinunciare in sette mesi a ben 630 milioni di euro. Complessivamente dall’inizio dell’anno il calo del consumo di petrolio è stato del 7,3 per cento.

Questione siriana sospesa e mercati deboli

Quando si parla di consumo di petrolio si fa riferimento anche ai carburanti: si registra pertanto una flessione del 6,3 per cento nel consumo di benzina, del 4,2 per cento nel consumo di gasolio, mentre sappiamo che è in aumento del 14 per cento circa il consumo di GPL.

I cambiamenti intervenuti nel consumo di petrolio testimoniano un cambiamento importante degli stili di vita degli italiani. E’ indubbio che si comprano oggi meno automobili che in passato. Chi ha una macchina viaggia di meno in autostrada e se va in vacanza con la propria auto, lo fa per meno giorni.

La Siria fa crescere il prezzo del petrolio

Gli spostamenti privati si sono ridotti sensibilmente ed hanno influito sul consumo di carburante. Il 2013, lontano dall’essere un anno critico come il 2012 per la crisi economica, si conferma comunque l’anno peggiore per quanto riguarda il consumo di carburanti. Tutti i dati sono in linea con il calo delle immatricolazioni.

Questione siriana sospesa e mercati deboli

 La situazione in Siria sembra arrivata ad un momento di stallo visto che Cameron, riferendo in Parlamento delle scelte del Presidente americano si è visto negare il sostegno. Hollande, in Francia, promuove una soluzione politica piuttosto che l’intervento militare. Barack Obama sembra così perdere due degli alleati su cui aveva potuto contare finora.

La Siria fa crescere il prezzo del petrolio

I listini europei hanno reagito alla situazione chiudendo in terreno negativo. L’attesa di quello che accadrà in Medioriente sta condizionando molto gli sviluppi della Borsa ma la cosa più interessante è l’incremento della fiducia registrato nel Vecchio Continente. Il quadro generale non c’impedisce di zoomare sulla situazione italiane e scoprire che Piazza Affari ha perso l’1,3 per cento e lo spread è risalito fino a 253 punti.

I mercati spaventati dalla Siria

Ma torniamo per un attimo alla Siria che ha mandato nel caos i Paesi Occidentali. Molti stati si sono dimostrati sulla carta interventisti, salvo poi lasciare spazio alla cautela che precede ogni attacco. Il Regno Unito è stato il primo a negare l’impegno in Siria, la Francia è rimasta più tiepida davanti alle richieste americane. L’incertezza sul possibile attacco non fa bene ai listini azionari ma condiziona anche il prezzo delle materie prime.

Il prezzo del petrolio ha perso mezzo punto percentuale ed è dato in calo dell’1,2 per cento anche l’oro.

Effetti positivi della strategia giapponese

 Il Giappone è stato accusato di aver abusato degli stimoli monetari per sostenere l’economia del paese, poi però, nel tempo sono stati riconosciuti gli effetti positivi della politica di Shinzo Abe. Adesso si prende atto di altri effetti positivi di questa strategia economica anche se il tutto avviene mentre lo yen si apprezza sensibilmente.

Vince Abe e cala lo yen

La fine di agosto è stato un periodo molto importante per il Giappone che, in un momento di forte turbolenza per i mercati internazionali, ha restituito agli investitori dei messaggi rassicuranti riguardo la progressione della sua economia. In questo momento, i dati macroeconomici giapponesi, sono molto incoraggianti.

A quanto ammonta il debito giapponese

Il paese ha ingaggiato da qualche tempo un’importante lotta contro la deflazione, sostenuta da Shinzo Abe in modo molto forte. Gli stimoli monetari, unitamente agli stimoli fiscali, sono stati in grado di dare risultati superiori alle attese. Così a luglio, a metà dell’estate, l’indice dei prezzi al consumo è stato osservato in crescita dello 0,2 per cento su base mensile e dello 0,7 per cento su base annua.

L’inflazione, tanto per avere un quadro completo, è cresciuta ad un ritmo superiore a quello registrato negli ultimi 4 anni. L’unico neo in questo panorama idilliaco è stato l’andamento dello yen, visto che la divisa giapponese è rimasta molto forte. Sembra quasi sia impermeabile all’annuncio del tapering da parte della FED e alle tensioni legate alla Siria.

La Cina cresce ma chiudono le fabbriche

 La Cina è talmente grande da essere “naturalmente” contraddittoria. La crescita del paese, dopo l’annuncio del rallentamento dell’economia nel suo complesso, è ripresa, ma questo non ha dato entusiasmo e vigore al governo che ha studiato un modo per evitare nuovamente la sovraccapacità produttiva.

Dalla Cina all’Europa senza Suez

I dati sulla crescita cinese sono chiari e si evincono dalla pubblicazione dell’indice PMI manifatturiero. Questo indicatore, nel giro di sedici mesi, si è riportato oltre la soglia dei 50 punti, fino a 51 punti. Superare la soglia dei 50, tanto per essere chiari, vuol dire avere un’economia in fase di espansione.

La crisi economica, però, è ancora uno spauracchio da archiviare e Pechino ha deciso di evitare brutte sorprese, per esempio la sovraccapacità produttiva. Con tutta l’autorità che gli è “riconosciuta”, allora, il Governo cinese ha pensato di ordinare la chiusura di 1300 fabbriche. 

La produzione del petrolio favorisce la Cina

I segnali positivi che arrivano dal paese fino ai mercati asiatici ed internazionali, sono stati così annichiliti. E’ sicuramente finito il periodo in cui si restava in allerta per il timore della crisi ma le sofferenze in termini di liquidità, non fanno dormire sonni tranquilli ai cinesi. Il rallentamento c’è e nel 2013 l’economia cinese crescerà soltanto al ritmo del 7 per cento. Forse, però, questo è il ritmo giusto per evitare future crisi.

Stanno per morire i pub

 Il Financial Times è sempre attento alle nuove tendenze e sembra averne scoperta una che era rimasta nascosta agli analisti: la crescita dei debiti dei pub. Questi punti di ritrovo, che per anni hanno attirato giovani e meno giovani, hanno perso appeal e la crisi è cominciato proprio lì dove sono nati, in Irlanda e nel Regno Unito.

La birra tedesca è un cartello

Se si dice pub, si pensa subito all’Irlanda, al Regno Unito e alla birra Guinness. Se però cerchiamo d’immaginare il pub dei nostri sogni, allora ci viene in mente un posto totalmente diverso da quello che troviamo in ogni angolo del paese. I luoghi dello svago e del ritrovo stanno cambiando e i pub non sembrano essersi allineati alle esigenze delle nuove generazioni.

Ristorante cerca personale italiano in Irlanda

Secondo il Financial Times, come spiegato in modo esemplare nella rubrica Lex Column, i pub sono a rischio estinzione per via della loro incapacità di modernizzarsi. In Irlanda e nel Regno Unito, dove i pub rappresentano un luogo caratteristico, il fatturato dei locali in questione è calato del 33 per cento circa nell’arco di 5 anni. I debiti accumulati dai pub ammontano oggi a 2 miliardi di euro.

Sono rimaste in vita soltanto 7400 attività ma non si conosce la loro tenuta sul medio e lungo periodo. Un’occasione in più per scommetterci su.

Resoconto dell’asta BTp

 Il Ministero del Tesoro, riguardo l’ultima asta dei titoli di stato italiano, era sembrato un po’ scettico. Si temeva il peggio mentre adesso di parla già di impresa riuscita. Alla fine di luglio, dal Rendiconto dell’asta Ctz avevano appreso una notizia molto positiva per il mercato tricolore, visto che nell’asta erano stati piazzati titoli per 3 miliardi di euro.

Subito dopo, con molto entusiasmo, il premier avevano promesso di lavorare sul differenziale: Letta ha promesso uno spread più basso di 50 punti entro 6 mesi. Poi sono arrivate le tensioni, legate anche alle decisioni delle banche centrali, in particolare la Federal Reserve che ha scelto di avviare il tapering in anticipo dicendo anche che il tetto del debito sarà raggiunto ad ottobre invece che a novembre.

A distanza di un mese, siamo ormai alla fine di agosto, il Tesoro torna a sorridere. I tassi dei titoli a 5 anni sono aumentati leggermente mentre i tassi dei titoli decennali sono praticamente rimasti stabili. L’Italia ha fatto il pieno nell’ultima asta mentre lo spread si è retto in equilibrio sui 250 punti e Piazza Affari ha messo a segno una performance positiva molto interessante.

La giornata di oggi, dal punto di vista finanziario, è stata importante anche per altri paesi come la Spagna che ha annunciato un calo del PIL e la Germania che ha confermato la stabilità dell’indice di disoccupazione.