Perché l’euro ha vita lunga

 Dall’inizio della crisi ad oggi l’Europa ha attraversato momenti di grandissima crisi e questo ha fatto sì che molti smettessero di credere nella potenza dell’euro. La moneta unica, invece, ha dimostrato di essere più longeva e “forte” del previsto. Oggi a parlare è un esperto di M&G che descrive in questo modo la situazione della valuta del Vecchio Continente.

I mercati spaventati dalla Siria

Gli analisti finanziari che dopo l’estate del 2012 erano convinti che l’euro fosse in dirittura d’arrivo comprendevano anche un gruppo di M&G Investments. Il fatto è che prima di salvare l’euro si è stabilito un legame tra questa moneta e l’unità politica dell’UE. I paesi membri dell’Europa e la BCE hanno lavorato sodo per costruire l’unione monetaria.

Questo obiettivo si può ottenere però soltanto dopo aver lavorato sull’integrazione politica ed economica. Passi che l’Europa deve ancora compiere. Il debutto nella moneta unica di alcuni paesi dell’Est e senz’altro rassicurante ma non basta. La convergenza economica, quindi il livellamento delle disparità è un traguardo ancora lontano.

 Da settembre via al tapering

Adesso i segnali della ripresa economica europea fanno ben sperare ma bisogna dire stop all’austerity, alla disoccupazione, ai salari troppo bassi e a tutti quegli elementi che rischiano di minare la coesione sociale. Sicuramente si tornerà a lavorare per l’Europa dopo le elezioni tedesche.

Se si vendono anche prodotti scaduti

 Lo sappiamo benissimo: la data di scadenza dei prodotti venduti al supermercato è puramente indicativa, tanto che molti esperti sottolineano come ci sia scritto “da consumare preferibilmente entro il”. Tuttavia, se in un supermercato vendessero roba scaduta, pochi sarebbero disposti a rinnovare la fiducia all’esercizio commerciale.

PIL in frenata e poco lavoro per la Grecia

Al massimo ci siamo abituati, in periodo di crisi, a trovare l’angolo delle offerte, quello con i prodotti che scadranno nel breve o brevissimo periodo e per questo sono venduti ad un prezzo ribassato del 50 o anche del 70 per cento. In Grecia, invece, l’austerity impone un cambiamento delle abitudini alimentari e consumeristiche tanto che nei negozi sarà consentito vendere prodotti scaduti. 

La Merkel accusa la Grecia

Il lato positivo della notizia in questione è che si fa un passo indietro e si torna ai tempi in cui non c’era davvero niente che andasse buttato. Il lato negativo è che questo accade soprattutto perché il paese è ancora fortemente impregnato dell’odore della crisi. Il salvataggio proposto ad Atene, d’altronde, lo ha detto anche il FMI, non è stato ortodosso e i sacrifici chiesti a questo paese, sono stati davvero eccessivi.

Naturalmente la direttiva del governo che autorizza alla vendita dei cibi scaduti, impone che questi siano esposti separatamente dagli altri cibi e venduti per un periodo limitato di tempo con un forte sconto.

Apple ci prova con il sottocosto

 I titoli tecnologici che a lungo hanno tenuto a galla i mercati internazionali, iniziano a vacillare. Il caso di Facebook è stato eclatante anche se in questi giorni si certifica che il social network raggiunge il suo massimo storico quanto a valore delle azioni e dell’azienda. Molto importante è anche l’esperienza di Delle e HP che invece sono crollate per via della concorrenza dopo aver puntato molto del loro business sui computer desktop.

Insomma, a farla da padrone, anche per i rumors e le indiscrezioni, sono le aziende che producono smartphone e tablet. Due su tutte la Apple e la Samsung. L’azienda di Cupertino ha dovuto fare i conti con un calo delle vendite ed ora sta cercando una nuova strategia per riprendersi: la vendita sottocosto.

La brutta avventura di Apple in Italia

I mercati sono curiosi di conoscere il risultato della nuova impresa di marketing e prendono nota dell’operato Apple. Lo chiamano Trade In Program e doveva partire già a giugno. Adesso, per settembre, tutto sembra pronto: i negozi stanno per ottenere tutte le istruzioni necessarie.

Sembra che portando negli Apple Store un vecchio modello di iPhone si possa avere il nuovo con lo sconto. Gli iPhone rigenerati, come si dice in gergo, potrebbero essere venduti nei paesi in via di sviluppo. Se poi si è pratici di aste online, allora è utile sapere che su alcuni siti sarà possibile acquistare il nuovo iPad ad un prezzo davvero irrisorio: circa 34 dollari.

L’Argentina e il terzo swap

 Il fatto che il tetto del debito USA sarà raggiunto ad ottobre invece che a novembre come speravano gli analisti, è motivo di apprensione per gli investitori internazionali che in queste settimane avevano creduto molto negli States trasferendovi i soldi prima impiegati nelle economie emergenti.

Eppure c’è un altro paese che è alle prese con il debito pubblico e che stenta a fare capolino sulla stampa finanziaria internazionale. Parliamo dell’Argentina e della storia infinita legata ai suoi tango bond. Il presidente argentino, infatti, Cristina Kirchner, ha detto di avere intenzione di ristruttura ancora il debito del suo paese.

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Lo strumento privilegiato per l’impresa è lo swap dei tioli per i creditori che al momento possiedono il 7 per cento dei tango bond e che fino a questo momento non hanno preso parte ai piani di ristrutturazione già lanciati dal governo, dopo la bancarotta del 2001.

La decisione del presidente argentino arriva in un momento molto particolare per il paese. Pochi giorni fa infatti, l’Argentina è stata obbligata a risarcire integralmente tutto il capitale nominale dei tango bond andati in default, dopo una decisione storica della Corte d’Appello di New York che ha dato ragione ai fondi speculativi che detenevano lo 0,45% del debito argentino.

Adesso moltissimi risparmiatori potrebbero intraprendere la stessa strada e l’Argentina potrebbe dover tirare fuori ancora soldi dopo i 1,33 miliardi di dollari legati alla sentenza.

Tetto del debito USA raggiunto ad ottobre

  I mercati spaventati dalla Siria dopo l’annuncio degli States che dichiarano di voler intervenire al più presto in Medioriente dove la situazione si sta facendo sempre più tesa. Gli USA mantengono in apprensione tutti i mercati, sia per questa volontà interventista, sia per la questione del debito, il cui tetto, stando alle ultime notizie, dovrebbe essere raggiunto già nella metà di ottobre.

L’allarme, in tal senso, è stato lancio dal segretario Law che spiega come gli Stati Uniti saranno presto costretti ad affrontare un deficit di liquidità poiché ci sono 50 miliardi di liquidità a disposizione. Una situazione del genere non doveva tardare a presentarsi ma secondo le stime ottimistiche del Ministero del Tesoro americano, si poteva tirare fino a novembre. Invece, il tetto del debito potrebbe essere raggiunto molto prima, già alla metà di ottobre.

Perchè gli USA investono nell’UE

La discussione infiammerà il Congresso americano a partire dal 9 settembre. In queste due settimane che ci separano dalla data fatidica, potrebbe risolversi la questione siriana. Per evitare di raggiungere il tesso sull’indebitamento è necessario che il Congresso trovi un accordo sui conti pubblici. Sembra di tornare indietro nel tempo al 2011 quando per un mancato accordo e per gli allarmi legati al possibile default degli States, Standard&Poor’s decise di operare un downgrade del debito americano. Le conseguenze sui mercati furono inevitabili.

Facebook raggiunge il suo massimo storico

 Facebook era diventato talmente grande ed importante nel panorama tecnologico che il suo debutto in borsa sembrava scontato. Peccato che poi le cose non siano andate come dovevano e il titolo è rapidamente precipitato davanti agli sguardi attoniti degli investitori. Nell’ultima assemblea pubblica, Mark Zuckerberg, che in questa storia aveva perso il posto tra i 10 uomini più ricchi del pianeta, ha ammesso che l’esperienza finanziaria non è stata delle migliori.

Adesso conviene puntare su Facebook

Un’ammissione di colpa che, pur non riconoscendo nello specifico il merito dei lavoratori legati al social network, ha determinato una svolta nelle quotazioni di Facebook. Oggi, infatti, si apprende che è stato raggiunto il massimo storico e Facebook vale addirittura 100 miliardi di dollari.

FB spinta dalla pubblicità mobile

Le azioni valgono tantissimo, ben 42 dollari a titolo che è un nuovo record e non è una bolla. I conti trimestrali dell’azienda, infatti, lasciano ben sperare e l’ottimismo è di casa tanto che Facebook pensa già a testare nuovi canali di business in grado d’incrementare i ricavi dell’azienda.

I dati trimestrali sono stati pubblicati il 24 luglio scorso e da allora è iniziata l’ascesa del titolo. Proprio ieri le azioni di Facebook hanno chiuso con l’ennesimo rialzo di 1,9 punti percentuali che ha portato le azioni al massimo valore. Dalla pubblicazione dei dati trimestrali fino ad oggi, il guadagno di Facebook è stato del 60 per cento.

In discesa l’utile netto di Ubi

  I mercati spaventati dalla Siria fanno fatica ad entrare in terreno positivo. La decisione dell’America di entrare in conflitto con la Siria, da un momento all’altro, lascia nello sconcerto gli investitori del mercato globale. Crollano le borse da Tokyo all’Italia. Nel nostro paese a zavorrare piazza Affari ci pensano le banche e nell’asta del Tesoro cala anche la domanda di Ctz.

Le banche attraversano di nuovo un periodo di flessione e il caso emblematico che fa il giro di tutte le testate nazionali è quello di Ubi banca. L’istituto di credito in questione, infatti, annuncia un calo del profitto fino a 52,9 milioni di euro. Nella giornata di ieri il titolo aveva subito delle correzioni molto nette e nella giornata di oggi subisce un piccolo rimbalzo prima di allinearsi alla performance delle altre banche.

L’usura torna di moda soprattutto a Sud

Il problema è che i crediti vantati dalle banche stanno peggiorando in qualità e Ubi non è da meno nonostante poi la situazione siano meno grave che per altre banche vista la partecipazione di Intesa Sanpaolo. Ubi soffre non tanto per i risparmiatori che stavolta sembrano tenere a galla la banca, quanto piuttosto per i 153 milioni di euro di sofferenze legate all’IDI, l’ospedale romano in pieno dissesto finanziario.

 

I mercati spaventati dalla Siria

 Dopo il Nord Africa con la questione egiziana a tenere in apprensione la politica internazionale, interviene il Medioriente. La situazione in Siria si sta facendo sempre più tesa e gli Stati Uniti hanno dichiarato di voler intervenire il più presto possibile. Questa volontà non ancora tradotta in un ordine ufficiale, ha mandato il tilt i mercati, sia quelli orientali, sia quelli europei.

In discesa l’utile netto di Ubi

L’Italia ha assistito alla débacle di Piazza Affari legata soprattutto al rendimento delle banche. In realtà, il Belpaese soffre anche la situazione politica dove è difficile capire se il governo Letta riesca a resistere alle pressioni in atto. La riforma del fisco con i nodi da sciogliere riguardo IMU e IVA stanno mettendo a dura prova la tenuta del Gabinetto.

Tetto del debito USA raggiunto ad ottobre

Ne fanno le spese i rendimenti dei titoli decennali italiani che salgono di nuovo al 4,4 per cento. Non solo, il nostro paese appare meno affidabile che qualche mese fa e nell’ultima asta del Tesoro, la domanda di titoli tricolore è in calo con i rendimenti dei Ctz che restano praticamente inchiodati ai livelli di giugno.

L’indecisione americana è comunque quella che preoccupa maggiormente visto che gli States hanno già detto di avere intenzione di raggiungere un certo tetto con il debito pubblico.

Da settembre via al tapering

 Il FMI ha partecipato al simposio organizzato dalla Federal Reserve e il direttore generale ne ha approfittato per dire la sua sull’abbandono del programma di Quantitative Easging. Gli stimoli monetari, in un periodo di forte crisi, sono stati cruciali anche se hanno determinato un protagonismo inaspettato delle banche centrali.

Attesa per l’ultima riunione della FED

Adesso negli Stati Uniti è iniziata la ripresa e il mercato appare molto tranquillo tanto che gli investitori hanno dirottato negli States i fondi che prima tenevano al sicuro nei paesi emergenti. Eppure l’America ha ancora molto da fare: è necessario consolidare l’economia con le riforme strutturali, un po’ come nel Vecchio Continente, per questo il FMI suggerisce di non avere fretta nell’abbandono del QE.

Europa: Draghi pronto a partire

Il numero uno della FED di Dallas, però, Richard Fisher, ha già detto che da settembre partirà il tapering dell’istituto monetario di Washington. Nonostante all’ordine del giorno ci sia la questione della scelta del successore di Bernanke, sarà sufficiente analizzare degli indicatori macroeconomici per prendere le decisioni definitive.

Il tapering, il piano di riduzione degli stimoli monetari, dovrebbe andare avanti per oltre quattro anni, ma l’avvio, deciso, ci sarà sicuramente entro la fine del 2013. Il prossimo mese è in programma una nuova riunione della FED ma prima della data saranno studiati tutti i market mover per far sì che il mercato non risenta di questa situazione.

Francia nel mirino del NYT

 Molte riviste americane considerano ancora preoccupante la situazione del Vecchio Continente e ritengono che la vera bomba ad orologeria dell’Europa sia la Francia che con il suo declino ha lasciato spazio all’affermazione indiscussa della Germania. Le agenzie di rating hanno poi messo il carico sulla situazione, assottigliando l’insieme dei paesi che possono vantarsi della tripla A.

In che situazione è la zona euro

Il New York Times, di recente, è tornato sulla questione francese per capire se realmente il paese di Hollande abbia le carte giuste per evitare di finire nel circolo dei paesi di serie B. Sicuramente devono essere approvate le riforme fiscali e strutturali, del mondo del lavoro. L’analisi della situazione francese è stata affidata dal New York Times alla penna di Steven Erlanger che però non ha saputo rispondere in modo lineare alle domande più angoscianti, le stesse che da tempo si pongono gli opzionaristi.

In Francia aumenta la disoccupazione

La ripresa economica, per tutta l’Europa, dovrebbe iniziare alla fine di quest’anno e perpetuarsi per tutto l’anno prossimo, ma poi, da paese a paese, la situazione cambia. La questione francese è talmente complessa che un’inversione del ciclo economico, per quanto auspicata, appare ancora troppo lontana.

Hollande, infatti, dovrebbe approvare delle leggi anche impopolari che minerebbero alla radice la sua stabilità all’Eliseo. La politica è pronta a correre questo rischio?