Spread e borsa italiana da record

La differenza tra il rendimento dei Bund e quello dei Btp è in calo e il premier Letta ha già promesso che ci sarà un ribasso ancora più consistente di quello attuale, fino a portare lo spread a -50 punti dal livello medio registrato in luglio. Una promessa che sarà facilmente mantenuta, stando alle ultime rilevazioni.

Risale lo spread e cala la borsa di Milano

Lo spread, in questo momento è fermo a 346 punti base e il rendimento dei titoli di stato italiani ammonta al 4 per cento. L’affidabilità del nostro paese è stata confermata anche dalle aste dei titoli di stato. Infatti, il Tesoro ha già piazzato sul mercato 7,5 miliardi di euro di titoli di stato con scadenza da un anno. Le borse sostengono questa fase positiva tricolore visto che Milano appare la borsa meno contrastata del Vecchio Continente.

Piazza Affari la migliore di oggi

Milano, dunque, è la migliore e l’estate, in questo momento, lontana dall’essere un periodo di rischio e volatilità, è la stagione migliore per i titoli quotati italiani. Le banche sono senz’altro le prime a sostenere
L’andamento positivo dello spread e di Piazza Affari fa da contorno all’allentamento delle tensioni sul debito pubblico del nostro paese.

In generale la borsa ha guadagnato il 15 per cento dalla fine di giugno ad oggi.

PIL in frenata e poco lavoro per la Grecia

 La Grecia è pronta per tornare sullo scacchiere finanziario internazionale ma è anche vero che non ha ancora messo a posto i conti. In questo momento si parla molto della situazione del PIL e dell’occupazione.

Cresce ancora la disoccupazione in Grecia

Siamo di fronte al terzo trimestre consecutivo in cui la Grecia deve fare i conti con un crollo del prodotto interno lordo. Il premier Samaras è convinto che comunque siamo alla vigilia di un cambiamento e tutte le speranze sono riposte nel settore turistico che per via dei prezzi molto bassi, dovrebbe essere alla base del boom di Atene.

Schäuble vuole aiutare ancora Atene

Allo stesso tempo, però, non si deve pensare che l’andamento positivo del mercato turistico sia in grado di incidere su tutti i settori dell’economia europea visto che il tasso di disoccupazione, almeno stando alle ultime analisi, è a livelli molto alti. Siamo di fronte ad un nuovo record.

Per la ristrutturazione del debito, quindi, si deve aspettare ancora qualche mese e la situazione, nel lasso temporale considerato, potrebbe addirittura peggiorare visto che a settembre si vota in Germania e le direttive tedesche in Europa sono fondamentali per la stabilità finanziaria di Atene.

Tanto per dare qualche numero ricordiamo che nel secondo trimestre del 2013 il PIL greco è calato del 4,6 per cento migliorando rispetto alla precedente flessione del 5,6 per cento.

 

Perchè gli USA investono nell’UE

 I paesi stabili dal punto di vista economico e politico attraggono numerosi investimenti. Chi compra titoli del debito di un paese, con un certo rendimento, sa che alla scadenza dei titoli avrà un guadagno assicurato, un guadagno che cresce all’aumentare dell’instabilità del paese.

La ripresa è vicina secondo la BCE

Il problema, in questa catena di rischi, c’è quando un paese offre dei titoli di stato ad un rendimento molto alto ma allo stesso tempo rasenta il default. La bancarotta, infatti, presuppone che non siano più pagati i rendimenti davanti ad una situazione di crisi conclamata. Il Vecchio Continente quanto a rendimenti alti e instabilità politico-finanziaria, può certamente dare lezioni. Tutta l’UE è stata pesantemente bersagliata dalla crisi.

L’esigenza di un rating imparziale

C’è da chiedersi allora perché gli investitori statunitensi siano interessati ai titoli spazzatura dell’Europa. Un dilemma che deve essere sciolto per capire meglio i trend del mercato finanziario. Le aziende europee, per esempio, nel 2013, hanno già venduto 106,6 miliardi di dollari di azioni in più rispetto all’anno precedente. Una vendita che è andata di pari passo con l’aumento del 67% delle vendite di titoli del debito spazzatura.

C’è da considerare che questi titoli sono erogati per finanziare l’attività dei privati ma i problemi si avranno soltanto a partire dal 2016 o dal 2018 quando inizieranno ad essere riscossi i rendimenti. In più, per il momento, l’attività delle banche centrali, è da considerarsi rassicurante e quindi è in grado di calmierare la situazione.

Ultimi sondaggi sul mercato immobiliare

 La crisi continua ad interessare la società italiana e lo si vede dall’analisi del mercato immobiliare. L’ultima indagine in proposito è stata effettuata attraverso la somministrazione di alcune interviste a ben 1375 operatori. Si è cercato di capire l’andamento delle compravendite, i movimenti del mercato degli affitti con i prezzi reali applicati alle case in vendita e a quelle locate. Il periodo di riferimento è il secondo trimestre dell’anno, da aprile a giugno.

Si vende casa ma con lo sconto

La crisi economica ha un effetto importante sulla compravendita delle case. Sicuramente si tratta di una conclusione “scontata”, ma l’affermazione è stata più volte suffragata dai dati reali. Bankitalia, Tecnoborsa e l’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, hanno cercato di approfondire il tema.

Potere d’acquisto e crisi immobiliare

Per quanto riguarda le compravendite di case, in questo momento siamo in una fase di flessione. Scende, infatti, il numero delle agenzie che nei mesi scorsi hanno venduto almeno un’abitazione ma il crollo del terzo trimestre dell’anno scorso è da considerarsi acqua passata. Insomma la crisi c’è ancora ma si è attenuata sensibilmente.

Per quanto riguarda i prezzi delle case, gli agenti immobiliari parlano di quotazioni stabili, quindi di una battuta d’arresto nella contrazione dei prezzi. Solo per pochissimi intervistati i prezzi degli immobili sono ancora in una fase crescente.

Il settore commerciale è il più vivo

In Italia cresce il numero delle partite IVA nel mese di giugno 2013. Ecco il risultato dell’indagine che parla di una ripresa della “voglia” di fare business nonostante il mercato del lavoro sia ancora in pessime condizioni.

Lo sguardo sulle partite IVA a gennaio 2013

La notizia è che mettendo a confronto i dati relativi alla natura giuridica, all’attività, al territorio, al sesso e all’età, si scopre che nel giugno del 2013 c’è stato un aumento delle partite IVA, quindi dei lavoratori autonomi e dei liberi professionisti, rispetto al 2012.

In aumento le imprese straniere in Italia

Partiamo subito dal settore economico di riferimento per notare che è quello commerciale il più vivo in assoluto. In questo settore, infatti, le nuove partite IVA rappresentano il 24 per cento del totale. A seguire ci sono i professionisti e gli autonomi del settore edile che rappresentano il 9,7 per cento del totale. Per quanto riguarda invece gli aumenti del numero delle partite IVA, dobbiamo considerare che a giugno sono cresciute le attività finanziarie assicurative. Rispetto al 2012, per questo settore, si parla di aumento del 50 per cento delle partite IVA.

Molto interessante, per comprendere anche i cambiamenti che interessano il mondo del lavoro, la crescite delle nuove partite IVA del settore sanitario che crescono dell’8,4 per cento. Sul sito del Dipartimento delle Finanze sono disponibili maggiori dettagli sul report in analisi.

A quanto ammonta il debito giapponese

 Il Giappone, nelle ultime elezioni, ha confermato la supremazia del partito del premier Shinzo che prolungando i tassi molto bassi, ha dato una mano all’economia locale. In questo momento, però, si torna a parla di debito pubblico e i livelli raggiunti dal Giappone sono a dir poco preoccupanti.

Dov’è arrivato il debito italiano

Non si tratta delle indiscrezioni di qualche analista contrario alla politica del premier in carica, ma di una rivelazione ufficiale, arrivata per bocca del Ministro delle Finanze giapponese: il debito pubblico del paese ha raggiunto la quota record di un biliardo di yen. Un milione di miliardi che è una cifra con 15 zeri. Se si volesse quantificare questo debito in euro diremmo che siamo di fronte a 7700 miliardi di euro di buco.

Abe vince anche alla Camera Alta

Il problema, in questo momento, è capire perché si è arrivati a questa situazione. La prima cosa che salta all’occhio è sicuramente il rendimento dei titoli giapponesi, prossimo all’1 per cento e quindi molto più basso del rendimento dei titoli italiani.

La preoccupazione per il debito, però, sembra svanire quando si considerano i proprietari dei titoli: quasi tutti cittadini giapponesi e istituzioni locali che non intendono restituire i buoni chiedendo interessi. Insomma, il rischio default non è assolutamente all’orizzonte del Giappone.

Letta promesso uno spread più basso

 Lo spread è il differenziale che c’è tra il valore dei nostri titoli di stato e quello dei titoli di stato tedeschi. Se il paese risulta affidabile dall’analisi delle condizioni economiche e finanziarie, lo spread si mantiene a livelli molto bassi, ma il paese vacilla sotto il peso dell’instabilità politica ed economica, lo spread schizza alle stelle.

Piazza Affari ha dimenticato il Cavaliere

Nonostante il processo Mediaset e le tensioni nella maggioranza di governo, la borsa sembra voler dare fiducia all’Italia e il premier, quasi congedandosi per le ferie estive, promesse che in sei mesi il differenziale si abbasserà ancora, perdendo anche 50 punti.

La BCE, d’altra parte, sta raccogliendo nell’Eurozona, tantissimi segnali positivi ed è sempre più convinta che dalla fine del 2013 e per tutto il 2014, si possa parlare tranquillamente di ripresa. La Banca Centrale, come già detto con il famoso discorso di Londra, è pronta a mettere in campo tutti gli strumenti a sua disposizione.

Se la Merkel vincesse di nuovo in Germania

Poi a settembre, necessariamente cambieranno degli equilibri in Europa visto che si voterà in Germania e visto che la FED ha deciso d’iniziare con la riduzione degli aiuti agli Stati Uniti. L’obiettivo che l’Italia ha per settembre, è quello di portare lo spread a 200 punti.

La ripresa è iniziata, questo è il messaggio, ma va sostenuta.

In Italia i postini sono in crisi

 Il mondo del lavoro, in Italia, sta affrontando un momento di crisi e gli elementi in gioco sono numerosi. Abbiamo le imprese che gravate dalle imposte, faticano ad allocare la produzione, hanno difficoltà ad esportare i prodotti, ad assumere personale e soprattutto giovani.

La cessione del quinto su Poste Italiane

Il tasso di disoccupazione, in Italia, come in Grecia e come anche in Europa, è in aumento e soprattutto in riferimento alle nuove generazioni. In questi giorni, però, pensando all’Italia, viene alla mente soprattutto la situazione dei postini, dei portalettere che tanto hanno caratterizzato il nostro sistema epistolare colorando l’immaginario collettivo.

Uno sguardo più malizioso al mondo dei postini è stato offerto dalla riflessione dei sindacati che si lamentano degli ulteriori tagli di personale che rallentano il servizio mettendo le briglie alla burocrazia e alla società tricolore. La denuncia più esplicita è stata quella della UIL del Lazio che ha voluto mettere le mani nel dramma di Poste Italiane.

I nuovi libretti di risparmio postale

Oggi, infatti, gli uffici postali sono colmi di giacenze e non solo di raccomandate, ma anche di bollette mai recapitate e già scadute, riviste fornite in abbonamento, convocazioni per concorsi pubblici o anche citazioni giudiziarie. Insomma, per colpa dei postini, l’Italia rallenta.

Il taglio di 6000 portalettere, quindi, appare sconsiderato ed è necessario provvedere al più presto alla riorganizzazione del mercato.

I danni economici della caduta del governo

 Il nostro paese sta migliorando la sua posizione economica ed ha anche recuperato la stabilità politica che molti investitori auspicavano da tempo. Eppure c’è qualcosa che non convince del tutto e si comincia a pensare alle possibili ricadute economiche di un crollo del governo.

A lanciare l’allarme ci ha pensato l’associazione degli artigiani di Mestre, la CGIA. Quest’associazione spiega che il governo, dopo il downgrade delle agenzie di rating e dopo le ultime minacce legate ad un ulteriore possibile declassamento, deve affrontare dei nodi importanti.

Un’impresa su tre chiude i battenti

Non è soltanto arrivato il momento delle riforme che dovrebbero mettere ordine nel mondo del lavoro e lenire la piaga della disoccupazione giovanile. Adesso si stratta di riformare le tre imposte più urgenti: l’IMU, la Tares e l’IVA.

L’IMU è il campo di battaglia dei partiti politici ed oggi è all’esame del ministro delle finanze che propone delle soluzioni alternative per fare in modo che non si abolisca questa imposta che condannerebbe il paese ad una nuova fase di recessione.

Nuove proposte sull’IMU da Saccomanni

Si deve decidere quindi se e come procedere con l’aumento dell’Imposta sul Valore Aggiunto senza danneggiare i consumi italiani. In più bisogna capire bene cosa includere nella Tares. La riforma di queste imposte, però, non deve mettere in difficoltà il governo, o renderlo meno stabile, perché se il gabinetto Letta dovesse vacillare, per gli italiani ci sarebbe lo spettro di nuove tasse.

Si parla di 7 miliardi d’imposte in più: impossibili da digerire con la peggiore delle austerity.

Le borse scommettono sull’Italia

 I mercati finanziari non hanno tenuto in grande considerazione il downgrade operato dalle agenzie di rating ai danni del nostro paese. Anzi, hanno dimostrato di voler puntare tutto sul nostro paese, di scommettere sulla ripresa del tricolore nello scacchiere internazionale.

La ripresa è vicina secondo la BCE

Se lo spread bastasse a confermare o smentire questa speranza, allora dovremmo fare un gran bel sorriso visto che il differenziale tra Btp e Bund è sceso in questi giorni sotto la soglia dei 250 punti. Proprio mentre le preoccupazioni sulla stabilità del governo Letta sono state messe in discussione dall’atteggiamento del PdL, legato alle scelte in materia fiscale e alle decisioni relative all’ex premier Silvio Berlusconi.

Piazza Affari crede nella ripresa economica

I segnali di ripresa, come quello sullo spread relativo all’Italia, interessano tutto il Vecchio Continente e infatti i paesi periferici dell’Eurozona stanno tirando un sospiro di sollievo poiché si sono allentate anche le preoccupazioni degli investitori che spostano i capitali dalla Germania verso gli stati prima considerati “a rischio” come Italia e Spagna.

Il rendimento dei titoli di stato italiani, intanto, è in calo come lo spread. In settimana i Btp avevano un rendimento in calo al 4,18 per cento e il differenziale ha sfiorato i punti minimi oscillando intorno alla soglia dei 250 punti. Piazza Affari comunque resta piatta, come Parigi. Soltanto Londra avanza leggermente.