I market mover di agosto

 Agosto, trading mio, io ti conosco! Potremmo inaugurare con questa parafrasi dell’antico proverbio, la rassegna dei market mover del mese caldo dell’estate, quello in cui le borse e il mercato valutario in particolare, si colorano di volatilità. Anche se il mese di agosto, infatti, è generalmente associato alle ferie, il mercato valutario non va in vacanza, anzi.

Tutto è iniziato il primo agosto, giorno in cui la cronaca finanziaria ha avuto un appuntamento privilegiato con la Banca centrale europea e con la Bank of England. Le indicazioni fornite da queste due istituzioni infatti, avrebbero condizionato l’andamento dell’euro e della sterlina almeno fino a settembre.

Sale ancora l’Aussie

Poi è stata la volta della pubblicazione dei dati sul lavoro americani che hanno mostrato un tasso di disoccupazione USA in calo. Cosa ci si aspetta adesso? L’8 agosto, ci sarà un appuntamento con la Bank of Japan che dovrebbe confermare l’andamento dell’attuale politica monetaria.

La BCE secondo Hetzel sbaglia tutto

Poi l’attenzione si sposterà in Europa dove il 13 agosto sarà pubblicato l’indice ZEW che riassume il sentiment economico della Germania. Il market mover in questione dovrebbe influenzare i cambi dell’euro, ma non in modo decisivo.

Sicuramente sarà considerato più interessante l’indice PMI della zona euro. Con questo dato si dovrà capire come si muoveranno il settore manifatturiero e quello dei servizi, soprattutto in Germania a in Francia.

Sale ancora l’Aussie

 Il mercato valutario è in grande fermento e sembra prepararsi con dovizia al periodo più volatile dell’anno. In questo momento a dominare il palcoscenico c’è l’andamento del dollaro australiano dopo la decisione di mantenere i tassi al 2,5 per cento.

Il trend che colpisce immediatamente è quello del dollaro americano che ha iniziato di nuovo a muoversi in modo poco prevedibile, colpendo al cuore le altre valute. I movimenti sono così poco prevedibili che non è possibile tracciare delle correlazioni interpretative.

L’Australia pensa ad un nuovo taglio dei tassi

Le borse americane, tra l’altro, stanno facendo di tutto per correggere i mercati ma non possono contrastare l’indice di liquidità ancora molto alto e la ricerca d’investimenti redditizi da parte degli operatori del mercato. Per quanto riguarda l’altro dollaro, quello australiano, detto anche Aussie, si parla di crescita, nonostante i tassi siano dati al 2,50 per cento.

Per il dollaro c’è una nuova vita

L’Aussie è stato spinto al ribasso contro il dollaro americano. Gli analisti hanno pensato che ci potesse essere un’ottima occasione per speculare dopo la decisione della RBA di tagliare i tassi d’interesse. Invece i trader hanno mantenuto le loro posizioni rispetto all’Aussie cercando di allertare tutti sulla possibile volatilità della moneta in questione.

Insomma, tutto faceva pensare, anche prima del meeting dell’RBA che ci sarebbe stato un taglio dei tassi.

Come si polverizza lo stipendio degli italiani

 Italiani brava gente, quante volte l’abbiamo sentito ripetere? Eppure, al di là delle buone maniere dei nostri connazionali, dal punto di vista finanziario non godiamo di altrettanta stima. E il riferimento non è certo alle agenzie di rating che hanno ulteriormente declassato lo Stivale.

Gli italiani, dal punto di vista finanziario, sono considerati instabili e un po’ lenti nell’operare le riforme necessarie a garantire la ripresa al paese. Qualcuno ha anche accennato al fatto che sono degli spendaccioni, nonostante la crisi. In realtà le ultime statistiche parlano di una crisi dei consumi anche in Italia.

Cos’è la spending review delle famiglie

Una considerazione che appare ancora più plausibile se si considerano le spese che danno fondo allo stipendio mensile, quelle voci che per le famiglie e per i cittadini in generale, sono indispensabili. Ad occuparsi dello screening dei salari ci ha pensa la Confederazione Italiana Agricoltori, la CIA che spiega: ogni 100 euro di stipendio, ci sono 60 euro di spese.

Per il FMI l’Italia ha ancora molto da fare

Queste spese sono legate alla casa, alle utenze, alla manutenzione, nonché all’uso della macchina. Nel dettaglio, le spese per la macchina includono sia l’RC auto, sia la benzina. Mentre le spese legate all’abitazione e le utenze, sono i mutui e il consumo di luce e gas.

Considerando queste spese “obbligate” si capisce bene cosa sia il carovita.

Piazza Affari ha dimenticato il Cavaliere

 L’andamento di Piazza Affari, in seguito alla condanna di Berlusconi per frode fiscale, all’interno del processo Mediaset, è stato molto diverso dal previsto. Gli analisti, infatti, pensavano che il titolo del Biscione crollasse e che anche lo spread subisse uno scossone legato alle vicende dell’ex premier.

Il report legato all’andamento di piazza Affari, invece, ha dimostrato un trend completamente diverso. Vediamo come sono andate le cose. All’ora di cena è arrivata la notizia che la Cassazione aveva confermato, all’interno del processo Mediaset, la condanna per frode fiscale a carico di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere dovrà scontare un anno dei 4 di condanna agli arresti domiciliari o tramite i servizi sociali.

Mediaset cresce e pensa alla paytv

Per quanto riguarda l’interdizione dai pubblici uffici, la Cassazione ha deciso di rimandare tutto alle decisioni della Corte d’Appello di Milano. Il titolo Mediaset, in tutto il periodo che ha preceduto la sentenza della Cassazione, è stato dato in crescita. Poi, in linea con l’andamento del Ftse Mib che è sceso dello 0,98 per cento, si è iniziato a muovere in terreno negativo. Certo è che non si può parlare di tracollo.

Anche Mediaset corre in borsa

Lo spread, poi, ha registrato un movimento al ribasso e si è cristallizzato sui 265 punti percentuali, dimostrando tutto il disinteresse della finanza per quel che accade all’ex premier e alla sua azienda. In ribasso anche il rendimento dei titoli italiani, per esempio di Btp a 2 anni hanno toccato il minimo dall’inizio dell’estate.

L’austerity spagnola sembra avere ragione

 Gli investitori che vogliono qualche dritta sul prossimo paese che accuserà grandemente la crisi, devono provare a leggere un interessante articolo pubblicato sul wall Street Journal e firmato da Simon Nixon. Il giornalista in questione ha dedicato molta attenzione alla situazione finanziaria del governo di Madrid.

Quando si parlerà di ripresa economica

La domanda che tutti si pongono, in queste settimane, è se la Spagna sia davvero sul viale della ripresa e se il piano di austerity promosso da Berlino ed adottato dal governo spagnolo, abbia avuto ragione sul medio periodo. L’austerity, in generale, è criticata su più fronti. Basta considerare quello che sta succedendo in Portogallo.

La Spagna ha dovuto effettuare delle riforme strutturali ed ha prediletto la strada della competitività, del taglio dei salari, al fine di raggiungere l’obiettivo della svalutazione interna senza dover mettere le mani nei tassi di cambio. Secondo Simon Nixon l’esperimento si può considerare riuscito.

Non ci sarà la bolla immobiliare

La Spagna, tra l’altro, è emblematica dal punto di vista finanziario visto che ha subito più di un colpo in periodo di crisi: ha dovuto fronteggiare la crisi del mercato immobiliare, ha dovuto rimettere in sesto le finanze di molte banche visto che il sistema creditizio ha vacillato.

I segnali oggi restituiti dal mercato, fanno pensare agli ottimisti, di essere in una fase crescente. Gli scettici, invece, prevedono l’avvio di una fase di stagnazione.

Anche Siemens non sta bene

 Il settore delle imprese tecnologiche torna a soffrire e si prende nota di un’altra situazione che potremmo definire “a rischio”, quella della Siemens che tra l’altro è un’azienda tedesca e come sappiamo, alla Germania, è stata rinnovata di recente la tripla A.

Confermata la tripla A per la Germania

La seconda azienda più grande della Germania deve far fronte a problemi di natura industriale ma anche di natura economica. Il Direttore Generale che aveva previsto una tenuta dell’azienda, è stato mandato a casa alla fine di luglio anche se gli analisti maliziosi sostengono che ci sia qualcosa di più grave sotto.

La Siemens è la seconda azienda tedesca e la sua posizione privilegiata dipende sia dal fatturato, sia dal numero di dipendenti. L’azienda si occupa di infrastrutture ma anche di energia e di sanità ed è quotata alla Borsa di Francoforte e alla Borsa di New York.

Come si evita la recessione in Germania

Il fatturato calcolato nel 2011 è stato di 77,327 miliardi di euro, poi però il 2012 è stato un anno penoso. Il tracollo è legato, dicono gli analisti, alla rivalità interna tra alcuni dirigenti dell’azienda. Si pensi soltanto che a parte il fatturato, l’anno scorso ci sono stati problemi legati ai ritardi nelle consegne.

Basta pensare che alla fine il settore che si occupava delle attività termiche, in perdita per un miliardo di euro, è stato definitivamente chiuso.

L’esigenza di un rating imparziale

 Le agenzie di rating sono degli strumenti in mano ai privati e questo danneggia tantissimo i paesi che la loro agenzia di rating non ce l’hanno. Nel nostro paese, la procura di Trani ha avviato anche un’inchiesta per capire fino a che punto sono manipolate le valutazioni.

Declassate 18 banche italiane

Il nostro paese, tra l’altro, nell’ultimo periodo è stato notevolmente bersagliato dalle agenzie di rating che ne hanno declassato prima la reputazione in generale e poi hanno effettuato il downgrade di alcune banche tricolore. Una declassamento che pone in una condizione molto rischiosa anche il governo.

Adesso, al di là di quello che succederà a Montecitorio, è necessario fare in modo che siano create delle agenzie di rating non più private ma imparziali. Il nostro paese ha già elaborato una proposta e forse verrà presentata in modo articolato anche al G20.

Dov’è arrivato il debito italiano

Il problema più grande evidenziato non solo nello Stivale è che abbassando il rating dei titoli di stato di un paese, si mette lo stesso in una condizione di difficoltà ma allo stesso tempo gli si chiudono le strade d’accesso al credito sovrastatale. L’Europa, per esempio, che ottiene i bond come garanzia della credibilità di un paese, non offre denaro ai paesi che hanno un rating basso.