Declassate 18 banche italiane

 La scure del rating colpisce ancora e lo fa minando alla base il sistema creditizio del nostro paese dove sono state sottoposte ad un downgrade molto importante ben 18 banche. Entriamo del dettaglio del report dell’agenzia Standard&Poor’s che ha salvato comunque Intesa Sanpaolo ed Unicredit.

S&P’s ha pensato che il downgrade dell’Italia dovesse trovare origine nei conti delle realtà economiche e creditizie del paese, per questo, quasi a giustificare il declassamento dello Stivale, non ha tardato nel declassamento di 18 banche tricolore, mettendo al sicuro soltanto gli istituti più stabili.

Aumentano i rialzisti tra gli hedge funds

I motivi del declassamento sono abbastanza semplici da individuare, infatti in Italia prima e in Europa poi, la crisi si è prolungata per troppo tempo e quindi anche gli effetti sulla stabilità economica della Penisola sono indiscutibili. I conti poco in ordine delle banche, tra l’altro, aprono la strada a lacerazioni più profonde del tessuto finanziario e fanno ipotizzare una recessione ancora più profonda per il nostro paese.

Retrocesso anche il Fondo Salva Stati

Le previsioni sul PIL del 2013, tra l’altro, non vanno in una direzione diversa. L’anno scorso si pensava che ci fosse una contrazione pari all’1,3 per cento, poi la previsione è stata rivista al rialzo e si è iniziato a pensare ad un calo del prodotto interno lordo più vicino all’1,9 per cento.

In che situazione è la zona euro

 La zona Euro è cruciale nell’equilibrio mondiale, per questo è importante che non crolli sotto il peso della crisi. Purtroppo da qualche settimana a questa parte, quella che sembrava calma piatta sul fronte finanziario, si è rivelata un’autentica preparazione ad un nuovo stadio.

Che vuol dire? Che la recessione è agli sgoccioli ma è molto difficile prevedere ciò che avverrà in un secondo momento. I dati sulle piccole e medie imprese sono emblematici da questo punto di vista. In Europa, infatti, sono aumentate più del previsto le attività economiche e si pensa perciò che presto il paese crescerà di nuovo.

PIL del Regno Unito e sterlina

Gli indici PMI sono riferiti nel dettaglio all’occupazione, alla produzione, ai nuovi ordini, agli inventari e alle consegne. Si capisce allora che l’andamento delle imprese va di pari passo alla fluttuazione del PIL e ne rappresenta una parte importante.

Dov’è arrivato il debito italiano

L’analisi accurata dei report dimostra che la situazione è meno rosea del previsto e di fronte ad una domanda interna europea ancora debole, come accade ad esempio in Francia dove gli ordinativi sono addirittura in calo, c’è un aumento importante dei magazzini. Un dato che unito a quello sulla disoccupazione giovanile, non lascia scampo all’ottimismo.

Si spiega adesso perché il rally dell’euro sulla divisa statunitense non ha avuto l’effetto ipotizzato.

PIL del Regno Unito e sterlina

 Siamo sicuri che la vera bomba ad orologeria dell’Europa non sia il Regno Unito? Nonostante finora si sia salvata benissimo, questa nazione rischia il tracollo. Una minaccia che qualche mese fa era stata indirizzata alla Francia. Gli analisi, sul Regno Unito, restano divisi.

Da un lato ci sono i promoter delle teste coronate, soddisfatti degli introiti che saranno legati al Royal Baby, dall’altra coloro che leggono l’espansione del paese come un timidissimo segnale di sorpresa che non fa certo stare tranquilli.

Banche inglesi sotto la pressione della BoE

I dati, ad ogni modo, raccontano di una crescita del Regno Unito pari allo 0,6 per cento nel secondo trimestre del 2013. Il rapporto sul PIL è stato pubblicato proprio ieri ed è stata un’occasione per comprendere che tra gennaio e marzo 2013 l’economia britannica è cresciuta lievemente, dello 0,3 per cento, ma abbastanza da evitare la recessione.

Il Regno Unito se la prende con Google

La notizia, unita ai dati complessivi riferiti al primo semestre dell’anno, hanno influenzato anche il trading della sterlina. La divisa inglese è stata attraversata da un trading ribassista che ha determinato un collasso del cambio GBP/USD che è arrivato fino a 1.5270. Il cambio tra l’euro e la sterlina, invece, è rimasto quasi invariato. Da notare che il dollaro ha iniziato a prendere quota poco prima della pubblicazione dei dati sul PIL del Regno Unito.

Dov’è arrivato il debito italiano

 L’Italia, in questo momento, non è un paese per grandi investitori. Infatti nonostante le raccomandazioni del premier che invita tutti a riportare i soldi in patria, non ci sono degli asset davvero convenienti per chi in borsa vuole ottenere bei rendimenti.

Il governo portoghese resiste alle pressioni

Nonostante le agenzie di rating provvedano periodicamente a declassarci e nonostante dalla BCE arrivi puntualmente il sostegno monetario all’economia, c’è ancora qualcosa che non va. L’Eurostat, per esempio, illustra una crescita incredibile del debito italiano che è arrivato ad essere il 130 per cento del PIL. 

Se in tal senso fosse stilata una classifica europea, potremmo trovare l’Italia al secondo posto subito dopo la Grecia che nel primo trimestre dell’anno in corso aveva un debito pari al 160,5 per cento del PIL. Il debito nell’Eurozona, così, continua ad aumentare e se si considerano i 17 paesi che fanno parte dell’unione monetaria si scopre che hanno un debito complessivo pari al 92,2 per cento del PIL mentre l’Europa a 27 arriva addirittura ad un debito dell’85,2 per cento.

Previsioni e borse legate alla Cina

I dati di cui parliamo, anche per l’Italia, sono stati rilevati nel primo trimestre dell’anno. Se si fa un confronto tra l’ultimo trimestre del 2012 e il primo del 2013 si nota un incremento dell’indebitamento visto che il rapporto precedente era fermo al 127 per cento.

FB spinta dalla pubblicità mobile

 La pubblicità che viene portata sui dispositivi mobile, in questo momento, sta mandando in orbita il titolo di Facebook che finalmente riprende fiato dopo un bel po’ di ribassi. In realtà, nonostante la popolarità di questo social network, il titolo in borsa non ha mai portato grossi incassi e grosse soddisfazioni a Zuckerberg. Di recente, però qualcosa deve essere cambiato.

Facebook e la pubblicità scabrosa

I ricavi trimestrali di Facebook, quindi, hanno avuto un incremento importante del 53 per cento e sono arrivati a quota 1,18 miliardi dollari. Il 41 per cento di questo ottimo introito è stato dato dalla pubblicità mobile. Adesso, come già accaduto anche ad Apple, Facebook prova a rimettere ordine tra i conti dell’azienda. Un’impresa, questa, che non è riuscita nemmeno a Google.

 Facebook tenta la strada dei video

Facebook non va soltanto bene per i ricavi ma va davvero oltre le attese degli investitori che si aspettavano davvero il peggio. In fondo la pubblicità sui dispositivi mobile si è dimostrata il tallone d’Achille della maggior parte delle aziende digitali. 

Invece il gioiellino creato da Zuckerberg ha portato a casa un incremento del 20 per cento nell’after-hours, ancora prima della diffusione dei dati trimestrali che hanno raggiunto la stampa soltanto dopo la chiusura di Wall Street.

In crescita la fiducia dei consumatori

 L’Italia non sembra più un Belpaese, almeno dal punto di vista finanziario e i dati che arrivano dagli analisti economici, testimoniano che ci sono dei problemi strutturali da risolvere, delle riforme cui dare seguito al fine di tornare ad essere competitivi.

Risale lo spread e cala la borsa di Milano

I consumatori, invece, sono impermeabili a queste analisi poco ottimistiche della situazione dello Stivale e tornano ad essere fiduciosi per il futuro. L’Istat ha spiegato che l’indice che misura la fiducia dei consumatori italiani è passato nell’ultimo mese da 95.8 a quota 97.3 e questo miglioramento nasce dalla ricostruzione del quadro economico e dalla sensazione rispetto alla situazione personale.

Insomma, i consumatori sentono che qualcosa cambiare per loro in prima persona e poi anche per il resto dell’Italia. Intanto però, la crisi non accenna a diminuire e quello che più preoccupa è la disoccupazione che amplia le fila delle persona in cerca di un lavoro e s’infoltisce di giovani e meno giovani che da troppo tempo sono a braccia incrociate.

Per Squinzi andiamo peggio del previsto

In generale si pensa che migliorerà in primo luogo la situazione economica dell’Italia, si pensa poi che la piaga della disoccupazione sarà sanata a stretto giro e che ci sarà un miglioramento generale delle condizioni di vita e di lavoro.

 

Apple cresce nei ricavi ma non è al top

 Apple è da troppo tempo associata insieme a Google al reato di elusione fiscale. Il problema è che l’azienda di Cupertino ha subito un calo delle vendite dopo la morte di Steve Jobs che ha avuto come effetto la depressione del titolo in borsa.

L’ultima notizia diffusa dalla cronaca finanziaria, però, non è così negativa, visto che si parla di vendite superiori alle previsioni per il prodotto di punta della Mela Morsicata: l’iPhone. Sono stati vendute infatti ben 31,2 milioni di esemplari nell’ultimo periodo.

Riconoscere l’elusione dai prezzi dell’outsourcing

Questa ottima performance ha fatto sì che crescessero anche i ricavi della Apple che sono aumentati dello 0,9 per cento fino a 35,3 miliardi di dollari. Gli analisti, di fronte a questo risultato, hanno reagito positivamente, come non erano riusciti a fare con i risultati di Google e di Microsoft.

Il cartello Apple sugli eBook

L’unica nota stonata nella ricognizione documentata riguarda il calo degli utili che adesso sono arrivati a 6,9 miliardi di dollari. La reazione è stata comunque positiva perché di tutti i dati trimestrali delle aziende, quello di Google era quello che destava maggiore preoccupazione.

Il fatto è che aziende grandi ed importanti come Apple, Google e Microsoft riescono ad influire anche sul Nasdaq. Questo è stato il listino più penalizzato, ad esempio, dopo che sono stati diffusi i dati deludenti di Google e Microsoft.

In Italia si parla ancora di calo delle vendite

 L’Italia è sul viale della ripresa? A quanto pare il viale della ripresa si è allontanato ancora nel primo semestre dell’anno che è stato archiviato con molta delusione dai consumatori, dalla politica e dall’economia. Adesso gli euroscettici presenti nel nostro paese sono aumentati in linea con il trend europeo ma quello che più preoccupa è la risposta ad una serie di stimoli che arrivano dal mercato e dall’economia in generale.

Undicesimo calo delle vendite a maggio 2013

Sono stati lanciati i saldi, ad esempio, e il boom di vendite registrato l’anno scorso, è subito apparso un ricordo lontano e sfocato. Più in generale, ed è questa la notizia di oggi, c’è stato un calo delle vendite. Il raffronto è stato fatto su un anno e si è visto chiaramente che c’è stato un calo dell’1 per cento nonostante qualche piccolo miglioramento da un mese all’altro.

Negli USA vendite al dettaglio sotto tono

Sembra che a fare la differenza sia stato soprattutto il comparto non alimentare dove le vendite sono diminuite sensibilmente. A tenere banco restano soltanto l’informatica e la profumeria. Al contrario, nel settore alimentare proliferano i profitti dei discount. I dati sono stati organizzati e riassunti in un report dell’ISTAT che nota come nel trimestre marzo-maggio 2013 ci sia stato un calo delle vendite dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti.

Torna la sfiducia nell’euro

 La nostra moneta è ai minimi storici per quel che riguarda la fiducia dimostrata dalla popolazione. Il fatto è che tutte le speranze riposte nel miglioramento dell’economia, in questo momento, sembrano essere molto fragili. Se si vanno a contare gli italiani che ancora vedono vicina la ripresa, troviamo che 9 su 10 hanno in corpo preoccupazione più che fiducia.

Ridurre i contanti per combattere l’evasione

La primavera non ha portato consiglio e la fiducia nella cosiddetta unione monetaria ha vacillato. Il 51 per cento degli europei, ormai, teme il peggio soprattutto per quel che riguarda le condizioni lavorative dei cittadini. Il problema occupazione è caldo nel nostro paese ma preoccupa moltissimo anche il resto dell’Unione. Anzi, è la preoccupazione principale del Vecchio Continente.

Nel mercato forex il dollaro perde quota

L’ottimismo dell’Eurobarometro primaverile è un eufemismo. Sono stati interrogati ben 30 mila cittadini europei e quasi tutti si sono dimostrati preoccupati per quel che succederà in Europa. Il fatto è che se prima credevano almeno nella tenuta della moneta unica, adesso sembrano mettere in discussione anche l’euro.

La percentuale di persone che sono contrarie all’unione monetaria del Vecchio Continente, sono in crescita. I favorevoli sono scesi fino al 51 per cento della popolazione mentre cresce il parco degli euroscettici che sale fino a quota 42%. Il clima d’incertezza resta stabile.

Risale Nintendo grazie ad Animal Crossing

 Il mondo delle telecomunicazioni sta ripartendo grazie alle performance di alcuni titoli in borsa. In questi giorni il faro è puntato sull’azienda Nintendo che sembra aver trovato nuova linfa con il lancio del nuovo capitolo del gioco Animal Crossing.

Un videogioco, che sembra anche molto semplice, è sufficiente per riportare il titolo di un’azienda in corsa. Le quotazioni della Nintendo, che hanno raggiunto il livello massimo mai registrato da due anni a questa parte, riescono ad essere una prova valida della nostra affermazione.

Nel mercato forex il dollaro perde quota

Il gioco che ha ridonato vita all’azienda è Animal Crossing per cui è stato previsto un nuovo capitolo. Adesso al centro della storia c’è il sindaco di una città di animali. Il videogame è distribuito in esclusiva per Nintendo 3DS ed ha registrato un interessante record di vendite già nel primo mese di lancio.

Previsioni e borse legate alla Cina

Il gioco, infatti, è uscito proprio a giugno e in poche settimane è riuscito a piazzare sul mercato ben più di 500 mila copie. I negozi hanno dovuto mandare indietro più di un richiedente. La casa di produzione giapponese è riuscita con altri due titoli molto seguiti, Donkey Kong Country Returns e Luigi’s Mansion a determinare il sorpasso del Nintendo 3DS su Xbox360 e Ps3.