I paesi in cui si lavora di più nel mondo

 Se in un paese si lavorano più ore che in un altro, non è detto che in questo primo paese di lavoratori si guadagni anche di più. Di recente, comunque, è stata elaborata una statistica dei paesi in cui ci sono più ore di lavoro annue. I paesi sono stati classificati anche tenendo conto degli stipendi medi e del numero di ferie accumulabili.

La statistica è stata realizzata dall’OCSE. Proviamo a prendere qualche paese cercando di capire che sorprese avremmo andando a cercare un posto di lavoro all’estero.

Riconoscere l’elusione dai prezzi dell’outsourcing

Chi va nella Repubblica Slovacca, per esempio, deve sapere che non troverà facilmente un lavoro part-time visto che questi contratti “ridotti” rappresentano soltanto il 4 per cento dei contratti complessivi. I lavoratori della nazione in questione, infatti, annualmente sommano ben 1749 ore di lavoro con uno stipendio medio che però arriva soltanto a 14522 euro. La Repubblica Slovacca non è certo da considerare il paese più produttivo d’Europa o del mondo.

Sports Direct in Inghilterra cresce ancora

Al primo posto in questa speciale classifica, quindi proprio dalla parte opposta, troviamo invece il Messico dove in anno si lavorano ben 2317 ore per uno stipendio che in euro è soltanto di 7528 euro. Chiaramente si tratta di un valore medio ma molto importante. Questa situazione potrebbe dipendere dalla bassa scolarizzazione della popolazione. Il Messico è comunque un’economia emergente.

Negli USA vendite al dettaglio sotto tono

 Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono considerate quasi alla stregua del sentiment del consumatori, utili a capire che aria tira tra chi, alla fine, deve mettere in circolo i famosi dollari. Il risultato delle rilevazioni di giugno, però, non è confortante visto che i report sono al di sotto delle attese.

Previsioni e borse legate alla Cina

Gli analisti finanziari avevano effettuato delle stime troppo ottimistiche mentre nella realtà il risultato è stato peggiore del previsto. Su base mensile, infatti, le vendite al dettaglio di giugno sono cresciute soltanto dello 0,4 per cento mentre a maggio la crescita era stata dello 0,5 per cento dopo una revisione a ribasso dallo 0,6 per cento.

PIL cinese in ribasso dopo il secondo trimestre

Per il mese di giugno si prevedeva quindi il passaggio verso il +0,8% delle vendite. Le stime ottimistiche sono legate anche alla pubblicazione dell’indice Empire Manufacturing che per il mese in corso è cresciuto dai 7,84 ai 9,46 punti base del mese di giugno. Il dato, in questo caso specifico, è anche superiore alle attese.

Intanto, però, sul dollaro americano che era stato al centro di numerosi rialzi, si sono scatenate le vendite. Il tasso di cambio tra euro e dollaro è salito fino a quota 1,3054, mentre in ribasso ci sono il cambio tra sterlina e dollaro e quello tra dollaro e yen.

Vendere casa senza fare errori

 Il mercato immobiliare, in tempo di crisi, appare molto insidioso ed è sempre più facile per chi compra casa incappare nel falso affare e per chi vende casa non riuscire a concludere la trattativa ottimizzando i guadagni. Ecco allora che su numerosi portali compaiono i consigli per evitare di compiere errori durante la vendita di un immobile.

Il fisso di Cariparma scontato fino a dicembre

Sicuramente un errore molto comune è quello di fissare un prezzo di vendita superiore a quello di mercato con la speranza che poi, durante la trattativa, contrattando con l’acquirente il prezzo effettivo di vendita, ci si metta in tasca quello che si desidera. Il prezzo in genere è aumentato del 5 o anche del 15 per cento ma questa mossa può scoraggiare gli acquirenti che hanno già definito un budget.

Si vende casa ma con lo sconto

Fissare il prezzo più alto è una mossa che si fa o per ottenere alla fine il prezzo desiderato, oppure perché si è fatta una valutazione dell’immobile eccessivamente “presuntuosa”. L’errore da evitare, il secondo, è quindi quello di pensare che la propria casa sia migliore delle altre.

Il terzo errore è sempre afferente al prezzo. Gli esperti sconsigliano di ostinarsi nel mantenere un certo livello quindi evitando di abbassare il costo allungando i tempi della trattativa. Per quanto riguarda l’atto effettivo della vendita, l’errore da evitare è quello di presentare la casa in cattive condizioni: con poca luce, con qualche difetto evidente, per esempio la perdita di un rubinetto e così via.

Cresce ancora Yahoo ma meno del previsto

 Yahoo! è una delle aziende che, attive nel ramo digitale, va incontro ad una progressione senza fine, rallentata per via della crisi ma sempre importante. Eppure, nonostante gli utili siano in aumento, l’azienda capitanata da una donna ha dovuto tagliare le stime per il 2013. Visto che non si tratta dell’unica azienda che si occupa di tecnologia ad accusare il contraccolpo della crisi, potremmo giudicare il 2013 come l’anno nero per il settore tecnologico.

Di fatto sembra che siano stati registrati un numero maggiore di click ed una contemporanea riduzione della pubblicità. Nel secondo trimestre del 2013, quindi, gli utili di Yahoo! sono stati di 331,2 milioni di dollari, con ricavi in diminuzione di 4,5 miliardi di euro.

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Il titolo dell’azienda, alla luce di questi risultati, è stato altalenante in borsa ed ha assistito quasi incredulo alla progressione del suo alter ego asiatico: il portale cinese Alibaba che potrebbe avere ricavi maggiori di Yahoo!. Alter ego si fa per dire visto che la società americana controlla il 24 per cento di quella cinese.

A Yahoo! piacciono le donne

Intanto Yahoo! taglia anche l’outlook dell’azienda per il 2013. A livello azionario, invece, si deve prendere atto di un incremento dell’utile per azione che era prima di 18 centesimi di dollaro ed ora è salito fino a 30 centesimi. I profitti, rispetto all’anno scorso, sono invece saliti da 30 a 35 centesimi per azione.

Bernanke gioca a fare l’alleato di Draghi

 L’Europa è in crisi e non c’è speranza di modificare le basi dell’economia del Vecchio Continente. L’unica cosa da fare è stimolare monetariamente gli stati membri. Il messaggio, inviato da Bernanke alla Banca Centrale, sembra pieno di senso e solidarietà, tanto che il numero uno della FED è stato immediatamente ribattezzato “l’alleato di Draghi”.

Bernanke sulla stessa linea di Draghi

La Federal Reserve è stata di recente protagonista di un’audizione al Congresso dove ha parlato della necessità per l’Europa di una politica monetaria accomodante, adatta al Vecchio Continente e duratura nel tempo. Una dichiarazione d’affetto e solidarietà, se possiamo usare questi termini molto romantici, che ha fatto riprendere vigore ai listini europei.

A Krugman non piace l’atteggiamento della FED

Il discorso di Ben Bernanke ha di poco preceduto, tra l’altro, la pubblicazione dei beige book. Nel frattempo, per quanto riguarda l’Europa, se volessimo effettuare una ricognizione a volo d’uccello, potremmo notare un aumento del rendimento dei titoli di Stato portoghesi e una stabilizzazione dello spread tra bund e BTp intorno ai 290 punti. Dall’altra parte del mondo, in Giappone, il Nikkei ha chiuso le contrattazioni con un leggero incremento dello 0,1 per cento.

Bernanke, pur concentrandosi sull’Europa, non ha dimenticato di rassicurare i mercati del fatto che la Banca centrale americana si defilerà dal programma di sostegno all’economia, riducendo il quantitative easing.

Il PIL crescerà ancor meno del previsto

 Bankitalia, con enorme rammarico, deve precisare che il PIL del nostro paese crescerà ancora meno del previsto. Sembra infatti che ci sarà una flessione del prodotto interno lordo ancora più consistente. La stima è di un calo dell’1,9 per cento per l’anno in corso.

L’allarme per la situazione economica dell’Italia va di pari passo con la considerazione del problema più urgente da risolvere: quello della disoccupazione che potrebbe sfiorare nel 2014, quindi tra sei mesi appena, la soglia del 13 per cento.

Previsioni e borse legate alla Cina

Se si fa una panoramica degli altri indici si scopre anche che l’inflazione è sotto controllo così com’è costantemente monitorato il tesoretto che dovrebbe impedire l’aumento dell’IVA, per ora posticipato ad ottobre. In calo, invece i consumi che scendono ancora dell’1,9 per cento nel 2013. La stagnazione si dovrebbe invece consolidare nel 2014.

Il FT parla di una nuova crisi europea

Le previsioni di Banca d’Italia sulla nostra economia non sono certo incoraggianti e lo sono ancor meno se incorniciate nell’ottica della situazione economica globale. Si deve infatti pensare che la cosiddetta sforbiciata sul prodotto interno lordo era già stata data dal FMI ed ora è stata soltanto confermata da Bankitalia.

La contrazione sarà dell’1,9 per cento nel 2013 per poi essere in leggera ripresa nel 2014 con un incremento dello 0,7 per cento. Le previsioni precedenti parlavano di una contrazione dell’1,8% del PIL nel 2013 e di una ripresa dello 0,7% l’anno prossimo.

 

Condannati i Ligresti e non solo

 La storia della famiglia Ligresti è emblematica del tessuto industriale e finanziario del nostro paese. In queste ore abbiamo appreso la notizia dell’arresto di alcuni esponenti della famiglia Ligresti ma sicuramente è stata molto importante anche la notizia della condanna per Tronchetti Provera. Concentriamoci su questo secondo affare.

Marco Tronchetti Provera, il leader della Pirelli, è stato condannato dal Tribunale di Milano. La sua condanna è stata definita all’interno di un processo sull’hackeraggio che era stato effettuato ai danni del Kroll, l’agenzia di investigazione internazionale.

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Il manager, in questo caso Tronchetti Provera, sarebbe stato informato dei fatti da Giuliano Tavaroli. La condanna per il numero uno di Pirelli è stata di un anno e otto mesi e l’accusa precisa è quella di ricettazione. Il periodo in cui sarebbero stati commessi i reati, sono quelli in cui Tronchetti Provera era a capo di Telecom Italia.

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All’epoca il manager in questione era entrato in possesso di un cd di dati, utili ed utilizzati nella battaglia commerciale finalizzata al controllo di Brasil Telecom. Siamo nel 2004. Tavaroli, che si occupava nello stesso anno della security dell’azienda telefonica, avrebbe informato il suo responsabile.

La condanna però è stata alleggerita, visto che il procuratore aggiunto aveva chiesto per Tronchetti Provera ben due anni e una multa da 5 mila euro.

Ancora problemi per RCS

 Il gruppo editoriale cui fa capo il Corriere della Sera doveva vedere l’ingresso di FIAT tra gli azionisti principali, per questo nonostante le premesse critiche a livello aziendale, il titolo in borsa aveva respirato un po’. Dopodiché si è iniziato a parlare dell’intervento di Della Valle ma il patron di Tod’s non ha sciolto il riserbo sulla sua discesa in campo. A distanza di qualche settimana, però, si torna a parlare di RCS.

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Questo nuovo protagonismo sui listini è determinato dalla decisione di Urbano Cairo che forte del suo patrimonio editoriale, ha deciso d’incrementare la presenza in questo settore di mercato acquistando il 2,8 per cento delle azioni di RCS.

La notizia è rimbalzata immediatamente a Piazza Affari dove il titolo editoriale ha guadagnato velocemente il 6 per cento con le azioni che sono arrivate a costare 1,2 euro.

Cosa sta cambiando in RCS

La buona performance del titolo è stata accompagnata da una nuova fiducia mostrata nei confronti di RCS e della decisione di Cario, già proprietario di La7, di rafforzare il suo patrimonio. In futuro si pensa a nuovi scenari ma soprattutto a nuovi equilibri nel capitale del gruppo RCS.

Cairo è legato da sempre a RCS visto che tutta la sua carriera è iniziata proprio 187 anni fa con la raccolta pubblicitaria di Io Donna e TV7.

La Coca Cola non va bene come previsto

 La campagna marketing della Coca-Cola molto spinta nel canale social, non ha convinto moltissimo gli acquirenti, stando ai dati diffusi per il secondo trimestre. Si è notata infatti che Coca-Cola ha venduto meno di quanto ci si aspettasse facendo sopraggiungere tra gli investitori lo spettro della crisi. Entriamo nel dettaglio della questione.

Classifica dei brand che valgono di più al mondo

Le vendite della Coca-Cola hanno deluso. La flessione maggiore degli ordinativi si è registrata inaspettatamente in Nord America e in Europa, territori considerati capisaldi del business di questa azienda. Questa condizione, con riferimento al primo semestre dell’anno, sembra da imputare alla crisi economica globale e alle condizioni meteo che hanno caratterizzato la primavera.

Coca Cola – Stage per neolaureati

Il fatto è che quando la crisi colpisce la prima società produttrice di bevande analcoliche nel mondo, tutti gli investitori e gli azionisti iniziano a preoccuparsi seriamente. Sono pochi quelli che vedono nel meteo la principale causa della riduzione degli ordini.

Ad ogni modo, a livello globale, si registra una crescita nella vendita di Coca-Cola ma questo incremento è lieve, appena l’1 per cento e ci si aspettava molto di più. Le vendite, come abbiamo detto, sono diminuite nelle zone chiave: la flessione in Nord America è stata dell’1 per cento, mentre in Europa si parla addirittura di un -4 per cento.

Report sul mercato europeo dell’auto

 Le auto non piacciono più agli europei che con la loro ostinazione nel disertare il mercato automobilistico, stanno mandando in crisi molte aziende, tra cui anche la FIAT. Il crollo delle vendite, in questo caso, si traduce immediatamente in un crollo dei titoli in borsa.

In calo i prestiti per auto e moto

Il dato di fatto è che in Europa sono crollate in modo netto le vendite delle macchine. Questa consapevolezza ha mandato nel pallone gli investitori che si sono affrettati con le vendite dei titoli automobilistici del loro portafoglio. L’effetto è stato la perdita di valore dei titoli.

Ancora aumenti per le assicurazioni

Andiamo a dare qualche numero riferendoci alle performance di giugno. Il mercato europeo dell’auto ha chiuso i battenti del primo semestre dell’anno con un calo del 6,3 per cento delle vendite. Sono state infatti vendute soltanto 1.175.363 vetture, rispetto al 1.254,022 del 2012. Non solo, questo dato è il più basso mai registrato dal 1996, indice del fatto che le esigenze della popolazione stanno cambiando notevolmente.

Tanto per capire la gravità della situazione FIAT diremo che il Lingotto ha piazzato sul mercato soltanto 69.027 vetture a giugno, contro le 79.892 del 2012. A livello geografico, le riduzioni delle vendite più ampie ci sono state in Francia, in Italia e in Germania. L’unico paese in crescita è stata la Gran Bretagna dove le vendite di auto sono aumentate del 13,4 per cento.