Retrocesso anche il Fondo Salva Stati

 La tripla A, ormai, è da considerarsi una chimera, eppure, questo non vuol dire che le considerazioni delle agenzie di rating siano del tutto bypassate. Per esempio ha fatto molto discutere l’ulteriore declassamento dell’Italia e la contemporanea conferma della tripla A della Germania.

Così facendo le agenzie di rating non fanno che disegnare una mappa dell’Europa piena di paesi di serie A e paesi di serie B. Esistono però delle strutture sovranazionali, come può essere ad esempio il Fondo Salva Stati che non rientrano nella mappa geografica del Vecchio Continente, ma non sfuggono alle agenzie.

Record a Wall Street ma crolla l’Asia

L’ultima notizia, in tal senso, riguarda proprio la scelta di Moody’s e di Standard&Poor’s che segue quella già fatta da Fitch, di declassare il fondo ESM che fino a ieri campeggiava nell’olimpo delle triple A mentre ora deve accontentarsi dello status AA+.

Italia tra IMU ed ESM

Questo downgrade dipende a sua volta dalla modifica dello status di Germania e Francia, nazioni da non considerare più debitrici super-affidabili del fondo europeo. Fitch, rispetto alle altre due agenzie di rating, ha ribadito di essere pronta a declassare anche i paesi con il rating più elevato se non cambieranno le condizioni dell’economia europea nel suo complesso.

Il riferimento è a Germania, Olanda, Austria, Finlandia e Lussemburgo che hanno ancora la tripla A e alla Francia che è già al gradino AA+.

Record a Wall Street ma crolla l’Asia

 Nell’ultimo giorno di contrattazioni della settimana, l’Asia diventa la zavorra dei listini occidentali, o meglio, europei. Intanto Wall Street recupera terreno e segna un altro record. Tokyo affronta dunque una fase negativa legata probabilmente all’attesa generata dalle elezioni.

Retrocesso anche il Fondo Salva Stati

Domenica i giapponesi tornano alle urne e ci potrebbe essere una nuova maggioranza a sostegno della politica di Shinzo Abe. Nel frattempo, mentre l’Asia trema nell’attesa del responso delle urne, gli indici americani volano sostenuti dal giudizio delle agenzie di rating.

L’ultima a pronunciarsi è stata Moody’s che sostiene di aver visto migliorare l’outlook degli Stati Uniti dopo due anni performance con segno negativo. Per gli Stati Uniti, così come per la Germania una settimana fa, è stata confermata la tripla A.

Confermata la tripla A per la Germania

I listini europei, invece che seguire l’onda dell’entusiasmo americano, sono costretti a fare retromarcia e legano il loro destino a quello asiatico. Le borse del Vecchio Continente finiscono nel quadrante “rosso” e l’unica piazza che riesce a resistere meglio delle altre è Milano.

Le vendite in Europa, in questo momento, sono tornate ad essere moderate per questo non sorprende che gli investitori abbiamo deciso di trasferire di nuovo i loro soldi in America dove il Nikkei ha superato la soglia dei 15 mila punti.

Saccomanni vuole sfruttare le grandi aziende

 Il nostro paese non se la passa molto bene e il nuovo ministro dell’economia sembra abbia deciso di cambiare strategia, spiegando che il governo, adesso, è pronto a fare cassa sfruttando anche alcune grandi aziende nazionali, per l’esattezza Enel, Eni e Finmeccanica. In che modo e cosa intende Saccomanni?

Per il FMI l’Italia ha ancora molto da fare

Il ministro dell’Economia, in questo momento, si trova a Mosca per il G20 ed ha provato ad annunciare, per quanto riguarda l’Italia, l’eventualità della cessione delle società controllate dal suo dicastero. Le quote raccolte dalla vendita sarebbero usate come collaterale.

La prima cosa che dice Saccomanni è che l’Italia, per racimolare soldi, ha bisogno di sfruttare il suo patrimonio industriale e finanziario. Lo Stato, in questo momento, ha per le mani dei pacchetti azionari delle società controllate e vorrebbe usarli come collaterali nelle operazioni finanziarie.

Rinviato l’aumento dell’IVA

L’obiettivo di questa manovra è la riduzione di una parte del debito pubblico, al fine di rispettare i dettami europei. Il discorso di Saccomanni, a livello generale, s’inserisce nel solco tracciato dal premier Enrico Letta a Londra, dove è stato spiegato che il governo ha già un piano per la riduzione del debito e quindi i finanziatori e gli azionisti che investono nello Stivale, possono stare sicuri: l’Italia recupererà presto la competitività.

Dichiarata la bancarotta di Detroit

 Detroit è la più grande delle metropoli statunitensi a dichiarare la bancarotta, quindi a fallire. Si tratta di una notizia che merita le prime pagine dei giornali di tutto il mondo visto che dà l’idea dell’estensione e della gravità della crisi economica. Adesso, stando a quanto racconta la cronaca finanziaria, è necessario che il governatore avvii tutte le procedure di emergenza.

Chrysler cresce grazie a Fiat

Detroit, considerata per l’appunto una metropoli, non è una città nuova per gli italiani visto che è considerata la capitale dell’auto. Peccato che la crisi del settore delle automotive non si sia arrestata, contribuendo alla definizione del debito della città. Oggi questo debito ammonterebbe a circa 18,5 miliardi di dollari.

Fiat 500 alla conquista degli Usa

Ma come ci si comporta quando a fallire è una città e non una nazione? La capitale dei motori e della musica, come la chiamano molti, dovrà attivare le procedure previste dalla legge per il fallimento della città. Storicamente si tratta della prima metropoli americana che dichiara di non poter pagare i propri debiti che potrebbero presto sfondare la soglia dei 20 miliardi di dollari.

La bancarotta è inevitabile dopo gli sforzi vani compiuti dal commissario straordinario Orr che ha trattato con i creditori per spingerli ad essere meno insistenti, ha trattato con i sindacati per convincerli del fatto che è necessario tagliare il personale e le retribuzioni di alcune aziende per consentire loro di ripartire. Niente, tutto vano, adesso tutti dovranno effettuare degli sforzi. Si può ancora evitare la bancarotta ma sarà molto difficile.

I migliori investimenti per l’estate 2013

 Le borse si muovono velocemente e non per nulla agevole stare dietro a quanto succede. Ma se si ha intenzione di fare degli investimenti è necessario capire quali sono i titoli sui quali è meglio puntare per avere alti rendimenti e, soprattutto, per evitare di perdere quanto investito.

 Telecom cede terreno in borsa

Ci si può affidare a degli esperti della materia, ma per chi preferisce fare da solo gli esperti consigliano di puntare su quei titoli che, negli ultimi periodi, hanno mostrato una maggiore resistenza agli scossoni politici ed economici.

Tra questi, ci sono sicuramente alcuni nomi di società quotate in Borsa che hanno saputo reggere bene sul lungo periodo e che, quindi, si configurano come scelte privilegiate: Salvatore Ferragamo, Ansaldo Sts, Yoox e Tod’s, società che hanno dominato i listini degli ultimi tre anni.

Una seconda scelta di investimento sicura e redditizia sono i titoli bancari. Gli esperti, inoltre, consigliano di stare lontani dei titoli legati all’energia, sia i petroliferi che gli utility.

► Quali sono le banche più potenti al mondo?

Parlando di casi specifici, invece, gli analisti vedono molto bene gli investimenti sul titolo Fiat che è cresciuto del 42% da inizio anno e che, se l’acquisizione della Chrysler andrà a buon fine, è destinato a crescere ulteriormente.

Telecom cede terreno in borsa

 La compagnia Telecom inizia a perdere i pezzi e le azioni colano a picco raggiungendo livelli minimi e anche imbarazzanti per gli investitori. Si parla di 0,50 euro ad azione. La situazione è stata determinata dalle ultime notizie riguardo il CdA dell’azienda.

Telecom si lascia sfuggire l’accordo con H3G

Il Consiglio d’Amministrazione di Telecom, infatti, ha deciso di archiviare, o meglio, di sospendere lo scorporo della rete, dopo che l’Agcom ha scelto di rivedere le tariffe. Tutti gli altri operatori non hanno apprezzato le mosse di Telecom perché hanno accettato la decisione dell’Autority, operata secondo le regole.

A Piazza Affari, questo comportamento di Telecom non piace affatto e infatti il titolo perde quota. Lo scorporo della rete era atteso con grande entusiasmo dagli investitori che adesso si ritrovano con un pugno di titoli Telecom tra le mani, che hanno perso il 3 per cento del loro valore.

Consumi TLC in calo nel nostro paese

Le azioni Telecom, per l’esattezza, hanno subito una flessione del 3,6 per cento, mentre il listino di riferimento di Piazza Affari perdeva lo 0,4 per cento. Il problema è tutto nello scorporo della rete che è considerato fondamentale per lo sviluppo del sistema di telecomunicazioni tricolore.

Se la fattibilità di questo progetto è a rischio, per via dei dubbi dell’Agcom, le ripercussioni sull’azienda Telecom sono inevitabili.

La rete vuole più interventi per i giovani

 Per capire quali saranno i trend del futuro è molto importante, soprattutto per gli investitori nelle opzioni binarie, conoscere le leve del cambiamento, quegli indicatori che possono influenzare l’andamento dei titoli, che possono dar luogo alle riforme e quant’altro.

Olli Rehn tiene duro sulla questione deficit

Facciamo un esempio banale. Se in un paese si sa che quando parla l’ad di una certa industria, il governo prende delle decisioni importanti che influiscono anche sull’economia nazionale, l’ufficio stampa dell’industria in questione, sarà monitorato in modo esemplare per individuare i trend del futuro.

Oggi giorno, alla luce del cambiamento della società, bisogna valutare con maggiore sensibilità, l’apporto della rete alla fase decisionale dei governi. Se in Europa ha un senso parlare dei social network come strumenti di aggregazione e sviluppo del senso critico, bisogna prendere atto delle lamentele lanciate all’indirizzo di Bruxelles.

Per Squinzi andiamo peggio del previsto

I rilevamenti in tal senso sono stati fatti da Voices from the Blogs. Dopo aver analizzato il sentiment di ben 25 mila tweet si nota un antieuropeismo crescente che sfocia nella critica verso ciò che sta facendo l’Europa per il lavoro. In particolare sono giudicati insufficienti sia il miliardo e mezzo messo a disposizione dell’occupazione giovanile dall’UE, sia il provvedimento governativo dell’Italia.

Soltanto il 12,3 per cento dei tweet giudica gli interventi del governo “ottimi”.

Il Real Madrid supera in valore il Manchester United

 Se avete il pallino dello sport vi piacerà sicuramente investire nel mondo del calcio dove esistono tantissime squadra che hanno provveduto a quotarsi in borsa. Un club tra i più visibili dal punto di vista finanziario è il Manchester United.

La squadra londinese, però, è stata da qualche settimana, superata in valore da un altro club “meridionale”: il Real Madrid, vale a dire la squadra del calciatore da record Cristiano Ronaldo, ma anche la squadra che presto sarà allenata da un italiano. Sembra ormai ufficiale il passaggio al club spagnolo di Carlo Ancelotti.

Il calcio italiano non è più il migliore

A fare la classifica delle squadre con il valore maggiore ci ha pensato la rivista Forbes che attribuisce il balzo in avanti del Real Madrid ad un incremento dei ricavi e dei contratti pubblicitari. Oggi, il Real Madrid vale ben 3,3 miliardi di dollari. Dal 2011 al 2012 la squadra ha registrato una crescita dei ricavi del 62 per cento.

L’UE vuole tassare il calciomercato

In questa speciale classifica non va assolutamente bene il “campionato” italiano che non fa capolino nelle prime posizioni con uno dei club tricolore. La prima squadra italiana, infatti, è il Milan ma per vedere gli italiani in cima alla classifica bisogna spostarsi dal calcio all’automobilismo. Infatti il marchio sportivo italiano maggiormente quotato è la Ferrari che in graduatoria è 21esima.

 

I rischi delle valute dei paesi emergenti

 I paesi emergenti sono da tempo protagonisti della rivoluzione in atto nel settore economico, finanziario e valutario globale. Adesso sono tirate in ballo le divise dei paesi emergenti che sembrano soffrire moltissimo della recessione generalizzata.

Nel primo semestre del 2013 questa sofferenza è stata ancora più evidente: le valute che fanno riferimento ai paesi emergenti, infatti, hanno perso parte del loro valore, in termini percentuali si parla di una flessione del 5 per cento rispetto al dollaro americano e all’euro.

Continua la discesa del prezzo dell’oro

Le ultime due valute citate, infatti, fanno il bello e il cattivo tempo. In fondo, proprio il dollaro è il riferimento per la maggior parte degli scambi delle commodities più diffuse. Le valute emergenti, dal canto loro, hanno sofferto sostanzialmente per la crisi economica e per altri due motivi: per il calo degli ordinativi di alcuni importanti prodotti caratteristici delle periferie del mondo, per la decisione della FED di ridurre gli stimoli monetari che ha mandato nel pallone parecchi investitori.

L’ascesa dei paesi emergenti è imbarazzante

Niente paura per chi ha comunque deciso di mettere i risparmi nel mondo Forex: si può puntare sul dollaro americano, ma anche sul renmimbi cinese e sul peso messicano come propone Morgan Stanely, oppure spostarsi al nord Europa, puntando sulle valute di Norvegia e Svezia.

Il FT parla di una nuova crisi europea

 La crisi della zona euro, ormai, sembra irreversibile e questo è quanto mai evidente agli occhi degli investitori e degli analisti stranieri che vedono la recessione del Vecchio Continente, destinata ad inasprirsi fino allo scontro. Un commentatore del Financial Times offre un’immagine davvero interessante dell’Europa vista dagli Stati Uniti.

L’accordo commerciale tra USA e UE

L’analista in questione è Tony Barber che dalle colonne del Financial Times spiega che la crisi dell’Eurozona non è mai finita, anzi, si è soltanto trasformata in qualcosa di nuovo. Insomma, una nuova fase della crisi che potrebbe sfociare nella battaglia. La conclusione, quanto meno drammatica e poco auspicabile, si lega agli ultimi eventi di cronaca.

La guerra portoghese contro l’austerity

In Portogallo, per esempio, le dimissioni del Ministro delle Finanze stanno mandando in visibilio i mercati finanziari. Per la Grecia vale un discorso analogo visto che Atene finora è sopravvissuta grazie agli aiuti economi esterni e tutti minacciano di dare un taglio a questo effluvio di denaro. Da non sottovalutare, infine, anche l’ingresso nell’euro e in Europa di due nuovi paesi: la Lettonia che da tempo brama l’adozione della moneta unica e la Croazia che ha chiesto di entrare a far parte dell’UE.

Tutti i paesi citati e quelli esclusi dal riepilogo, ci tengono a tutelare le loro finanze. L’Italia stessa è praticamente sempre in vendita. La tensione che si accumula per via di queste circostanze potrebbe presto sfociare nella crisi.