La FIAT fa bene ad RCS

 A Tokyo il Nikkei riprende fiato ma soprattutto torna la fiducia negli investitori che in Giappone stanno portando capitali e speranze di ripresa. Nel Vecchio Continente, intanto, si cerca di capire come si evolverà la situazione di alcuni titoli di Piazza Affari dopo le novità introdotte la settimana scorsa. 

L’ultimo stralcio di giugno che ha chiuso anche il secondo trimestre dell’anno, è stato contrassegnato dal debutto di Lapo Elkann in borsa con la sua Italian Independent, l’azienda di occhiali made in Italy costituita nel 2007. In più, sempre legata al mondo Agnelli, c’è la grande novità FIAT che si lega invece ad RCS.

Cosa sta cambiando in RCS

L’azienda automobilistica torinese, infatti, ha deciso di recente di aumentare la sua partecipazione nell’industria editoriale che controlla il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. In pratica ha acquistato il diritto sulle azioni che saranno emanate a luglio per l’aumento di capitale. In questo modo raggiungerà il 20,1 per cento della partecipazione in RCS.

La notizia piace parecchio alla borsa che ad un’ora dalla pre-apertura di Piazza Affari vede schizzare il titolo RCS che guadagna in pochissimo tempo il 25,91%. Una singola azione è arrivata a costare circa 1,73 euro. Poi si è scatenata la volatilità.

FIAT come principale azionista di RCS piace a chi nel mercato italiano ha deciso d’investire qualche soldo.

A Tokyo il Nikkei riprende fiato

 Il recupero dell’economia giapponese è atteso da diversi investitori e dalle aziende che con il rallentamento della Cina sperano di non doversi spostare più di tanto. Gli ultimi indizi a riguardo parlano di un recupero del Giappone legato all’ottimismo delle aziende.

Si tratta del primo segnale positivo rilevato da settembre 2011 ad oggi. I mercati, in realtà, hanno più di un indicatore del quale gioire. A parte la stagnazione cinese e l’indice PMI correlato che è arrivato ai livelli minimi registrati negli ultimi 4 mesi, si registra un incremento dell’indice PMI manifatturiero  europeo. Per quanto riguarda l’Italia si nota una leggera ma importante contrazione dello spread tra BTP e Bund.

Le borse crescono grazie a Draghi

L’avvio della settimana finanziaria, la prima del terzo trimestre, è contraddistinta da segnali di diverso tipo. Da un lato troviamo la preoccupazione degli investitori per quel che sta succedendo in Cina e dall’altra ci sono le preoccupazioni per la situazione della Germania che in futuro potrebbe subire gli strascichi della crisi.

BCE critica sull’atteggiamento tedesco

Intanto la borsa di Tokyo guadagna terreno e il Nikkei risale dell’1,2 per cento. Gli indici sono in rialzo come la fiducia degli imprenditori che intervengono con i capitali in Asia e in questo momento iniziano a pensare che forse, nonostante le critiche, quanto fatto da Shinzo Abe, avvantaggia l’economia giapponese.

Cosa sta cambiando in RCS

 RCS è l’azienda che controlla il Corriere della Sera, tanto per intenderci sulla realtà editoriale italiana. Da diversi mesi è entrata in crisi ed ora si cerca una strategia finanziaria e azionaria per venire fuori da questo vicolo cieco. Nell’ultima settimana di giugno qualcosa è cambiato per RCS, con un maggior coinvolgimento della FIAT e con la morte di Giuseppe Rotelli.

In attesa delle elezioni cosa succede a Piazza Affari

L’azienda automobilistica torinese ha deciso di aumentare la sua quota di partecipazione nella società RCS facendo crescere le azioni fino al 20,1 per cento. Sembra che ci sia già stato l’acquisto di 10,7 milioni di euro di diritti di opzioni sulle azioni RCS. Vuol dire che FIAT si è messa in tasca il diritto di comprare le azioni della società del Corriere della Sera quando le azioni saranno messe in vendita per aumentare il capitale.

10 miliardi per il duo Fiat-Chrysler

Tutto dovrebbe concludersi il 5 luglio, giorno in cui FIAT sarà ufficialmente il primo azionista RCS con il possesso del 20,1 per cento delle azioni. Il costo di questa operazione sarà all’incirca di 90 milioni di euro. Ma l’azienda che controlla il quotidiano milanese e diversi settimana editi dalla Rizzoli, ha ribadito che il movimento “in entrata” della FIAT non è stato l’unico cambiamento in seno alla società.

Nell’ultima settimana di giugno, infatti, è morto Giuseppe Rotelli, il maggiore azionista RCS, imprenditore sanitario che soltanto un anno fa si era imbarcano nell’avventura del San Raffaele.

Il colpo proibito all’ottimismo tricolore

 L’ottimismo di una popolazione è alla base delle scelte di consumo visto che spendere è comunque una forma d’investimento. Chi spende in Italia ha fiducia nel miglioramento della situazione del paese. In questo momento, però, le statistiche parlano di un nuovo calo dell’ottimismo degli italiani che nel 33 per cento dei casi hanno deciso di ridurre gli investimenti nel nostro paese.

A Tokyo il Nikkei riprende fiato

Secondo la statistica ufficiale il 28 per cento degli italiani è più ottimista dell’anno scorso riguardo l’andamento della borsa e quello dei mercati finanziari. Non siamo il popolo “messo peggio” in Europa, visto che nel Vecchio Continente i più pessimisti in assoluto sono i portoghesi. Non siamo però nemmeno al livello degli svedesi che possiamo definitivamente considerare fiduciosi.

Quello che in Italia fa la differenza è la situazione politica e in parte anche la pressione fiscale. Nonostante si sia stabilizzata la guida del governo con il duo Letta-Alfano, non è ancora chiaro se le manovre stabilite dal governo saranno risolutive dello scenario di crisi che attanaglia il nostro paese.

Le borse crescono grazie a Draghi

In più dobbiamo considerare il nuovo peso delle imposte. Per la sospensione dell’IMU e il rinvio dell’aumento dell’IVA di un punto percentuale, infatti, il governo è stato costretto ad inserire delle  mini tasse, soprattutto sulle sigarette elettroniche, ed è stato costretto a prevedere ben 24 appuntamenti con il fisco tra novembre e dicembre.

Trovato l’accordo sul bilancio UE

 L’ultimo vertice europeo è stato davvero faticoso ma alla fine è stato raggiunto l’accordo sul bilancio europeo dei prossimi sette anni. Il periodo che va dal 2014 al 2020 vedrà protagonista lo sforzo dell’UE per il risanamento della questione “occupazione”, con un rilievo particolare per i giovani. Enrico Letta presente a Bruxelles ha commentato soddisfatto l’accordo dicendo di aver ottenuto più di quanto effettivamente l’Italia abbia chiesto.

Come saranno usati i soldi per i giovani europei

L’accordo europeo arriva alla fine di due mesi di discussioni e se si volesse sintetizzare l’accaduto diremmo che si è deciso di conservare i tassi definiti inizialmente ma adottando un piano più flessibile e concentrandosi sull’occupazione giovanile. Molte delle correzioni sono state indotte dal premier inglese che di recente, tramite uno studio dell’Istat britannico, ha ricordato che il suo paese non è mai stato in recessione.

Sale lo yen e crolla la borsa di Tokyo

I tagli, annunciati anche da Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea, sono i primi della storia europea. Per quanto riguarda i fondi che saranno messi a disposizione, si stima un “tesoro” di circa 960 miliardi di euro. Il tutto necessita però di una maggiore flessibilità da parte dei leader europei e di una mediazione riguardo le esigente dei diversi paesi.

Sicuramente è da considerare importante il placet accordato alla manovra europea dai leader tedeschi.

Facebook e la pubblicità scabrosa

 Il mondo tecnologico, per diversi mesi, ha tenuto a galla le borse. Ecco perchè è importante quello che decidono di fare le imprese che operano nel settore in questione. Più che di mondo tecnologico, però, adesso parliamo di social, visto che stiamo per annunciare l’ultima trovata di Facebook.

L’ad del social network blu, di recente, durante un’assemblea dei soci, ha detto di essere molto deluso dall’esperienza finanziaria. Il debutto a Wall Street è stato disastroso e anche la permanenza nell’azionariato ha comportato sforzi eccessivi per la società in termini economici. Basta pensare che Zuckerberg ha perso la poltrona tra i dieci uomini più ricchi del pianeta.

La delusione di Zuck per la borsa

Certo è che Facebook non ha mai pensato d’interrompere il lavoro per gli utenti e per gli inserzionisti che hanno comunque creduto nell’impresa. L’ultima notizia riguarda proprio la volontà di Facebook di proteggere gli advertiser. La proposta è semplice: saranno rimosse le pubblicità da tutte le pagine considerate controverse.

Facebook tenta la strada dei video

La decisione prende spunto dalla protesta di alcune associazioni femministe che avevano chiesto a Facebook di eliminare pagine e gruppi inneggianti alla violenza contro le donne. Oltre alla rimozione dei contenuti violenti, Facebook ha pensato di togliere le pubblicità dalle sezioni del social network maggiormente controverse.

Un modo per mettersi al riparto dalle critiche ed evitare il danneggiamento dei brand esposti a livello pubblicitario.

Murdoch vuole anche il Financial Times

 Rupert Murdoch è conosciuto nell’ambiente finanziario come “lo squalo” visto che non riesce davvero ad evitare le mosse che possono portare denaro e successo al suo impero finanziario. Chiaramente è soltanto un modo di dire per annunciare l’ultima volontà del magnate australiano:  inserire nella collezione delle sue riviste anche il Financial Times.

51mila abbonati in meno per Sky

Murdoch, proprietario della società News Corps, sta cercando d’ingrandire il suo tesoro editoriale e dopo aver acquistato già il Wall Street Journal, ha intenzione di diventare monopolista dell’informazione finanziaria, acquistando anche il Financial Times. Per arricchire la cordata è necessario concludere l’accordo con gli emirati arabi che non sembrano ancora intenzionati a cedere per poche migliaia di euro il tesoro editoriale.

Sfida Malone-Murdoch

E più la trattativa va avanti, più il Financial Times acquisisce valore. L’emiro di Abu Dhabi sembra aver detto che il patto potrebbe concludersi dopo aver messo sul piatto circa 1,2 miliardi di dollari. Sicuramente si configurerebbe un monopolio dell’informazione finanziaria visto che una volta acquisito il Financial Times, nelle mani di Murdoch ci sarebbe anche il 50 per cento dell’Economist e altri servizi d’informazione.

Abu Dhabi, riguardo il Financial Times, possiede il 75 per cento del capitale mentre Murdoch, che ne detiene già il 25 per cento, sarebbe pronto a salire fino al 50 per cento.

Europa: Draghi pronto a partire

 Mario Draghi, davanti alla difficile situazione ancora esistente in Europa, si è detto pronto ad intervenire per supportare i mercati, sottolineando che insistere sulla politica monetaria è ammesso ma non risolve i problemi strutturali degli stati membri. Un passo più avanti, una riflessione diversa da quella maturata in seno alla Fed e alla Banca del Giappone.

L’Italia esce dalla procedura di deficit

Le banche centrali, in questo particolare periodo storico, sembrano essere le uniche a fare il bello e il cattivo tempo. La Fed ha tenuto tutti i mercati con il fiato sospeso fino all’ultimo meeting in cui ha annunciato finalmente che il piano d’acquisti nominato Quantitative Easing, non sarà interrotto fino all’anno prossimo.

L’economista greco Varoufakis sulla crisi

Stessa cosa per la Banca del Giappone che sembra raccogliere i frutti di una politica monetaria espansiva e considera già l’opportunità d’insistere in questo tipo di comportamento economico. La BCE che non era mai stata d’accordo allo stimolo monetario senza controllo della crescita economica, si è inserita nella scia delle due omologhe americana e giapponese.

Mario Draghi ha quindi sentito la necessità di rassicurare i mercati spiegando agli investitori che la BCE è pronta all’intervento diretto, all’iniezione di liquidità a patto che gli Stati membri avviino o continuino con le riforme strutturali necessarie.

La bolla oro ai minimi

 L’oro, dall’inizio dell’anno è stato considerato il materiale con il maggior margine di guadagno. Già solo per il fatto che nazioni ed investitori lo considerano un bene rifugio, era garanzia della sua ascesa incondizionata. In realtà le previsioni non sono state rispettate quindi invece che viaggiare verso i massimi storici con il superamento della soglia dei 1900 dollari l’oncia, il metallo prezioso ha viaggiato verso i minimi.

L’analisi di FT Alphaville sull’oro

In pratica è iniziato un trend ribassista che ha portato l’oro ai livelli minimi mai registrati negli ultimi tre anni. Il trend ribassista non sembra momentaneo ma al contrario sembra prefigurare un andamento di lungo periodo. Gli investitori, a questo punto, cercano delle strategie per uscire fuori dal settore delle materie prime, per affrancarsi dall’oro.

Valute e materie prime legate verso il ribasso

Mercoledì scorso il metallo in questione ha sfondato la soglia minima e con la perdita del 4 per cento del suo valore, è giunto fino ai 1221,80 dollari l’oncia. In generale nel secondo trimestre dell’anno finanziario il ribasso del metallo è stato del 23 per cento e proprio per questo si teme che sia già iniziata la bolla dell’oro.

Alcuni esperti di fondi d’investimento vedono sempre più vicina la soglia dei 1000 dollari, superata la quale gli investitori avranno sempre meno voglia di dedicarsi al metallo giallo.

L’Italia esce dalla procedura di deficit

 Forse ha ragione Enrico Letta: la giornata economica dell’Italia è iniziata molto meglio del previsto. Le conclusioni finali del vertice europeo infatti, hanno finalmente liberato il nostro paese dalla procedura di deficit. La parole con cui è stato archiviato il meeting sono le seguenti:

“Il Consiglio europeo accoglie con favore l’abrogazione della procedura di disavanzo eccessivo per vari stati membri”.

Come saranno usati i soldi per i giovani europei

L’Italia, dunque, esce così dalla procedura di deficit eccessivo e in fondo, quella che hanno ben presente davanti agli occhi gli investitori è una decisione politico-formale su un tema molto importante e già anticipato dall’Ecofin. Letta è molto speranzoso sulle conclusioni del vertice europeo visto che si è parlato anche di occupazione.

La BCE punta il dito sull’Italia

L’Europa, infatti, si è impegnata a dedicare delle risorse finanziarie, circa 6 miliardi di euro, all’occupazione giovanile. Il finanziamento dovrà essere usato per nel prossimo biennio, poi ci potrebbe essere un rifinanziamento del programma per altri due o tre anni fino ad un totale di 9 miliardi di euro investiti per i giovani.

Il debutto di questo programma non può andare oltre il prossimo gennaio. Dal 2014 ci devono essere delle misure pronte e devono soprattutto essere disponibili i soldi per le regioni UE con la disoccupazione che supera il livello del 25 per cento.