L’economista greco Varoufakis sulla crisi

 L’economista greco Yanis Varoufakis, rispondendo alle domande di un quotidiano portoghese ha provato ad illustrare in modo chiaro e conciso la situazione dei PIIGS. Adesso tentiamo di mettere ordine nell’immagine che in Europa si dovrebbe avere della Grecia, del Portogallo e dell’Irlanda. L’Italia, in questa particolare ricognizione, non è considerata, soprattutto adesso che in Europa hanno detto che siamo fuori dalla procedura di deficit eccessivo.

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Partiamo dalla Grecia che adesso sta cercando di orientarsi in una seconda o meglio in una terza ristrutturazione del debito. Secondo il Fondo Monetario Interazionale che ha ribadito la scarsità di ortodossia nel metodo di salvataggio applicato ad Atene, questa ristrutturazione del deibto doveva essere fatta prima dell’aggiustamento fiscale.

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Secondo Yanis Varoufakis sarebbe stata questa la successione “regolare” delle cose da fare perché un paese in bancarotta non ha bisogno di un prestito ingente con gli interessi ma deve prioritariamente ristrutturare la società e l’economia del paese.

In una situazione di questo tipo quante sono le probabilità che un governo sopravviva e in particolare che sopravviva quello di Samaras? In fondo è molto difficile che un governo esca indenne da una procedura di ristrutturazione ma l’avvicendamento al potere potrebbe non essere così traumatico come s’immagina.

Per quanto riguarda la situazione del Portogallo e dell’Irlanda, l’economista greco non ritiene che ci siano oggi le condizioni per tornare sul mercato a partire dal 2014. L’esistenza autonoma di tali paesi nel contesto finanziario potrebbe essere compromessa ma l’ultima parola sullo spostamento dei paesi in questione da un programma all’altro spetta sicuramente alla BCE.

Per FT l’Italia sta toccando il fondo

 Il Financial Times che dedica sempre ampio spazio alla situazione europea ed italiana, ha spiegato ai suoi lettori che il nostro paese sta toccando il fondo, o almeno questo appare dalla lettura dei dati a disposizione sull’Italia, soprattutto quelli forniti di recente da Confindustria.

In genere, anche a livello teorico, quando un paese riesce a toccare il fondo, è sempre pronto alla ripartenza. Una specie di rimbalzo che interessa anche i titoli in borsa e che può considerarsi per molti versi provvidenziale. Oggi scopriamo che la recessione nel nostro paese è più lunga e feroce del previsto e quindi il recupero, semmai ci sarà, non si può certo mettere nel terzo trimestre dell’anno.

Per Confindustria la ripresa da fine 2013

Il PIL è stato rivisto al ribasso e forse, una ripresa, molto timida, ci sarà soltanto alla fine del 2013. Se Confindustria avesse sbagliato di gran lunga le previsioni, non sarebbero certo in linea con quanto offerto a livello euristico anche dall’OCSE. L’organizzazione economica in questione, infatti, spiega che c’è molta incertezza sulla situazione del Belpaese perché gli indicatori a disposizione degli analisti non si stanno comportando come dovrebbero.

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Insomma, l’Italia è sul punto di toccare il fondo e questo potrebbe voler dire che nell’immediato ci sarà il raschiamento del fondo o il tanto atteso rimbalzo. Purtroppo molti propendono per la prima delle sue soluzioni.

Per Confindustria la ripresa da fine 2013

 All’inizio dell’anno tutte le realtà nazionali ed europee erano concordi nell’inserire la fase della ripresa già nel terzo trimestre dell’anno, quindi a partire da luglio, poi, dopo aver preso coscienza dei primi risultati trimestrali, tutto è stato rimandato non a settembre ma alla fine dell’anno. Nello stesso tempo le aziende, ormai soffocate dalla crisi, chiedono interventi strutturali immediati al governo.

Anche l’economia USA pronta al rallentamento

L’ultimo appello in tal senso arriva direttamente da Confindustria preoccupata dall’allontanamento della ripresa. La recessione è molto più prolungata del previsto e per questo il momento positivo si allontana ancora. Il centro studi dell’unione industriale ha spiegato che prima della fine dell’anno non si potranno avere risultati positivi per l’economia tricolore.

Anche nell’ultimo trimestre dell’anno, tra l’altro, non ci si aspetta certo un miracolo. Le stime più ottimistiche parlano di una ripresa pari allo 0,2 per cento. Il PIL, infatti, scenderà addirittura più del previsto. Si pensava ad un calo dell’1,1 per cento ma ci sarà un abbassamento più sostanzioso dell’1,9 per cento.

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Nel 2014, tanto per continuare con le statistiche di Confindustria, la ripresa non sarà inizialmente dello 0,6 per cento ma soltanto dello 0,5 per cento. Una variazione che in termini percentuali sembra irrisoria ma che al contrario comporta danni alle industrie e alle famiglie. Queste, dal punto di vista dei consumi, ridurranno le spese nel 2013 del 3% e nel 2014 dello 0,3%.

Finmeccanica si accorda per Selex

 Finmeccanica è uno dei capisaldi della nostra economia ma da diverso tempo attraversa, come tutte le aziende italiane, un momento di crisi profonda che ha determinato una riorganizzazione aziendale. Si è andati a toccare quindi anche le aziende “satellite”, per esempio Selex. L’ultima novità, che potrebbe avere una ripercussione anche sul titolo Finmeccanica in borsa, riguarda appunto un accordo sindacale sulla riorganizzazione dell’azienda.

Perché è penalizzata Finmeccanica

E’ stata infatti siglata un’intesa tra Selex ES, Finmeccanica e i sindacati. Finmeccanica, tanto per ricordarlo, è attiva nel settore delle tecnologie elettroniche, nell’IT e nella Difesa. Ad annunciare l’accordo ci ha pensato una nota della Uilm. L’intesa è stata necessaria per trovare gli strumenti tecnici e finanziari per operare il riassetto di Selex.

L’Istat manda a picco Piazza Affari

I sindacati che hanno partecipato al tavolo di discussione – Fim, Fiom e Uilm hanno espresso un parere positivo per l’accordo ma sanno benissimo che non sarà facile raggiungere la meta: tutti i lavoratori dovranno fare dei sacrifici per la riorganizzazione di Selex prima e per il rilancio dell’azienda poi.

Una notizia, questa, che da un lato fa tirare un sospiro di sollievo, ma dall’altro rischia di mettere in difficoltà gli azionisti e gli investitori che potrebbero speculare sul titolo proprio durante l’estate, il periodo finanziariamente più volatile dell’anno azionario.

L’analisi di FT Alphaville sull’oro

 Il prezzo dell’oro continua a scendere e in questo momento in trend a ribasso della materia prima in questione sembra quanto meno delineato. FT Alphaville che è un blog specializzato del Financial Times, ha proposta una sua analisi interpretativa della situazione. Il report è stato curato da Izabella Kaminska.

Valute e materie prime legate verso il ribasso

L’oro da sempre è considerato un bene di rifugio e si pensava che potesse assolvere a questa funzione ancora per moltissimo tempo. Invece, già nel primo trimestre del 2013, è stato fin troppo evidente che qualcosa stava cambiando e che le previsioni che consideravano l’oro in viaggio verso i 1900 dollari l’oncia, erano addirittura falsate.

L’oro ancora al ribasso va verso i livelli minimi

In effetti l’oro ha raggiunto in queste settimane il livello minimo mai registrato negli ultimi tre anni ed è andato anche al di sotto della soglia di resistenza dei 1200 dollari l’oncia. La fase ribassista, però, non sembra questione di giorni, quindi ci si chiede fino a che punto si potrà arrivare nelle prossime settimane di scambi.

Giovedì, il prezzo dell’oro è sceso sotto i 1200 dollari per oncia. La reazione degli investitori è stata molto interessante perché sono rimasti in attesa di una potenziale risalita e hanno studiato i valori minimi futuri del metallo giallo. Nelle previsioni si parla anche di 800 o 900 dollari per oncia.

Le banche centrali continuano a sostenere i mercati

 I mercati sono molto sensibili alle scelte della politica in materia monetaria e finanziaria. Di recente le maggiori piazze su scala globale sono state scosse dai dati relativi alle economie cinese ed americana, nonché dalla perseveranza del Giappone negli stimoli monetari al paese.

In pratica a tenere a galla i maggiori listini, ci hanno pensato le banche centrali. Basta pensare alle reazioni borsistiche a quanto dichiarato dai funzionari della Banca centrale america e della Banca centrale cinese. Dagli USA alla Cina si è deciso di continuare con gli stimoli monetari e con l’iniezione di liquidità nel paese.

Draghi pronto a partire

L’Europa, intanto, più che chiedere aiuto alla BCE che nei giorni scorsi si è detta pronta ad intervenire, ha preferito concentrarsi sul tema lavoro. In questo modo le borse asiatiche hanno tirato il fiato e le notizie in arrivo da Bruxelles sono riuscite a risollevare gli indici del Vecchio Continente. Gli indici nostrani non hanno brillato, anzi, la borsa di Milano è rimasta debole per tutta la giornata nonostante lo spread non abbia mai superato la soglia dei 300 punti aggirandosi intorno ai 280.

Secondo il BRI bisogna tagliare la spesa

Le rassicurazioni che sono arrivate da ogni parte del globo hanno fatto sì che l’indice Nikkei di Tokyo guadagnasse a fine giornata il 3,51% e che salissero leggermente tutte le borse europee.

 

La bella giornata di Impregilo

 Il colosso delle costruzioni nostrano, che è stato di recente acquistato dopo la post integrazione presentata da Salini, ha vissuto una giornata molto interessante a livello azionario. Tanta di questa fortuna azionaria sembra sia dovuta alle acquisizioni europee per le quali è stato dato il via libera.

Alcuni investitori importanti hanno quindi deciso di approfittare dell’occasione ma c’è qualcosa che in questa storia non quadra del tutto. Dopo la presentazione del piano di post integrazione, ad ogni modo, l’andamento del titolo è stato molto positivo. Si prevede infatti che nel 2016, quindi di qui a tre anni, l’azienda torni ad avere un fatturato di 7,4 miliardi di euro, oltre che un miliardo di Ebitda.

Impregilo resta alto e si punta alla rinascita

Il rialzo per il titolo è stato sostanzioso, visto che è cresciuto di cinque punti percentuali portando il costo delle azioni a 3,3 euro. L’amministratore delegato in persona, Pietro Salini, ha presentato agli investitori e al mercato il risultato della fusione tra Impregilo e la Salini.

La ripresa di piazza Affari

Adesso ci si aspetta che la borsa cresca ad un ritmo incessante e raggiunga il prima possibile il rialzo del 25 per cento. Salini ha dichiarato di essere disponibile anche a ridurre la sua quota se si trovassero degli investitori importanti e si studiasse un buon piano di dismissioni.

Come saranno usati i soldi per i giovani europei

 Il mercato del lavoro sta attraversando una fase di contrazione molto importante che potrebbe mettere in seria difficoltà molti paesi dell’Unione. Per questo motivo è importante che a livello politico si prendano delle decisioni forti riguardo l’occupazione dei ragazzi, soprattutto nei paesi che hanno un tasso di disoccupazione giovanile che va oltre il 25 per cento.

Nel vertice UE dedicato anche a tale argomento, le risposte che cercava l’Italia sono arrivate, anzi, è andato tutto meglio del previsto. La prima cosa di cui si prende atto, infatti, è che L’Italia esce dalla procedura di deficit dopo diversi mesi di sacrifici che hanno impegnato anche la popolazione.

Il nostro premier si è detto molto soddisfatto ma il riferimento era soprattutto all’accordo sui 9 miliardi da destinare nei prossimi anni, a partire da gennaio 2014, all’occupazione giovanile. C’era lo scoglio Cameron da superare. L’Inghilterra, infatti, non aveva intenzione di dare il via libera a cuor leggero all’approvazione del bilancio 2014-2020.

Draghi pronto a partire

In questo “gioco” europeo, l’Italia avrà più soldi del previsto. Un risultato importante per il nostro paese anche se spuntarla è stato difficile visto che il rimborso britannico si è configurato come una vera “gatta da pelare”. Van Rompuy, presidente del Consiglio UE, ha comunque specificato che per i primi due anni, per il 2014 e per il 2015 saranno disponibili soltanto 6 miliardi di euro che andranno a coprire le spese di Spagna, Grecia, Italia e Francia. Poi gli altri soldi e gli altri stati membri.