I giovani credono nel lavoro in Italia

 L’indice di fiducia dei consumatori è importante per sapere se i cittadini che abitano il Belpaese sono più o meno disposti a spendere e se effettivamente credono nella ripresa economica futura dell’Italia. Di fatto però, ci sono anche altri segnali che non vanno sottovalutati, tra cui la fiducia riposta dai giovani laureati nel mondo del lavoro nostrano.

Ferrero cerca venditori in tutta Italia

Una recente ricerca dimostra che il sogno di moltissimi ragazzi che stanno concludendo il percorso di formazione accademica è quello di lavorare in Italia, alla Ferrero. Fino a pochi anni fa, invece, questa posizione di primato era stata propria di Google che in teoria e in pratica ha sempre rappresentato il miglior posto di lavoro possibile.

Forbes ha stilato la classifica degli uomini più ricchi del mondo

La ricerca  cui facciamo riferimento è stata condotta da Universum e si chiama Italy’s most attractive employers. In pratica si analizzano le risposte di 20 mila studenti universitari italiani cui è chiesto d’indicare il posto di lavoro ideale. I giovani laureati e laureandi dicono di volere trovare un posto di lavoro stabile in un’azienda tricolore.

Il mito, oggi, è rappresentato dalla Ferrero. Google, invece, adesso è soltanto al secondo posto di questa classifica. Il gruppo Ferrero è diventato molto importante anche nelle classifiche che sono state stilate in modo analogo in Francia e in Germania.

In Brasile si teme il crollo economico

 Quando un paese attraversa un momento di crisi o di instabilità, il primo indicatore a farne le spese è sicuramente la moneta. Basta pensare a quello che è successo in Giappone, dove la vittoria alle elezioni dell’Assemblea del partito conservatore del premier Abe, ha determinato un ribasso importante dello yen.

Vince Abe e cala lo yen

Qualcosa di analogo sta succedendo anche in Brasile dove la situazione economica del paese emergente va approfondita. In questo momento, almeno a livello mediatico, le proteste dei cittadini brasiliani stanno avendo un’eco profondo visto che hanno trovato risonanza nelle telecamere della Confederations Cup.

Il Brasile, a livello economico, è in una fase difficile, in parte dovuta anche all’instabilità politica che si traduce in una serie di difficoltà economiche. Il governo guidato da Dilma Rousseff ha sostenuto delle spese che alla popolazione non sono piaciute affatto, in relazione a due eventi sportivi: la Confederations Cup e i Mondiali di calcio del 2014.

Pronta una banca mondiale per gestire l’ascesa

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’aumento dei prezzi dei biglietti del trasporto pubblico che ha portato in piazza la popolazione. Adesso, riguardo questo incremento dei costi, il governo sembra voler fare un passo indietro. Certo è che la crescita esponenziale che s’immaginava propria di un paese emergente, è messa a dura prova.

Dopo il crollo della Cina, questo è un ulteriore segnale della vastità della crisi. Il real brasiliano, di conseguenza, ha perso il 10 per cento del suo valore nei confronti del dollaro. Il Banco do Brasil sta già pensando ad una strategia per evitare la discesa irreparabile della moneta locale.

Vince Abe e cala lo yen

 Questa in corso è l’ottava settimana di performance negative per la borsa di Tokyo che ha iniziato l’ultimo periodo di contrattazioni con un ribasso probabilmente legato alla vittoria elettorale del partito di Shinzo Abe. L’indice Nikkei-225, per esempio, ha dovuto cedere l’1,3 per cento arrivando fino a 13.062 punti.

Le strategie giuste per evitare i rischi

Il calo della borsa giapponese ha fatto il paio con i ribassi dei maggiori listini asiatici. Si pensi soltanto che l’indice Msci Asia Pacific ha fatto registrare i livelli più bassi degli ultimi nove mesi. Molto di questa situazione si deve al risultato delle elezioni per l’assemblea metropolitana di Tokyo che ancora una volta hanno visto il successo del partito conservatore di Shinzo Abe.

Si tratta del partito del premier che fino a questo momento è diventato celebre per la sua politica economica e monetaria di stimolo al Giappone. Si pensa quindi che anche nelle elezioni della Camera Alta del Parlamento che si terranno il mese prossimo, ci saranno risultati analoghi alle urne.

La crescita di Svizzera e Giappone

Il che vuol dire, almeno a livello monetario, che si continuerà con la strategia di svalutazione che è stata portata avanti negli ultimi mesi. L’Abenomics, come la chiamano ormai tutti gli investitori e gli analisti, ha avuto infatti degli effetti ora visibili: ha rilanciato le esportazioni ed ha determinato un incremento del prodotto interno lordo. Lo yen ha subito invece un’altra svalutazione.

La CIG in deroga non ancora finanziata

 La Cassa Integrazione in deroga non ha ancora ottenuto il finanziamento necessario da parte del governo e per questo moltissime aziende sono ancora indecise se adottarla o meno. Il problema è che il varo del decreto legge previsto da Letta ha subito un blocco. I sindacati hanno lanciato l’allarme per moltissimi lavoratori e per le aziende che così, con il ritardo delle procedure, potrebbero condizionare molte richieste anche in futuro.

La Cgil fa i conti sulla CIG

Secondo i sindacati, il ritardo nel finanziamento della Cassa Integrazione in deroga, non è un caso, ance se il governo Letta, all’inizio del suo incarico, aveva promesso di destinare alla causa ben un miliardo di euro. Allora dove si sono fermati i fondi?

Le misure contro la disoccupazione nel Decreto del fare

L’ostacolo sembra di natura burocratica e deriva dal funzionamento del ministero dell’Economia. La distribuzione del denaro non è ancora stata firmata nonostante il decreto sia praticamente pronto.

Così centinaia di migliaia di lavoratori resteranno senza stipendio in tutta Italia. L’argomento della Cassa Integrazione in deroga è stato al centro della manifestazione organizzata dai sindacati a Roma. Susanna Camusso, leader della CGIL ha criticato con queste parole l’operato di Letta e del suo staff:

“Dopo l’annuncio per le risorse stanziate per la cassa in deroga, perché non si sbloccano le risorse disponibili? Se qualcuno pensa che non firmando per liberare le risorse necessarie non si richieda più la cig in deroga o non si facciano più accordi sulla mobilità, si sbaglia di grosso.”

Tutti i soldi inviati al mondo del lavoro

 Per rilanciare l’occupazione nel nostro paese sono stati previsti dei fondi a livello comunitario e nazionale. Si parla in tutto di un miliardo dedicato al lavoro, da corrispondere in assegni di 500 euro agli stagisti. in più si prevede uno sgravio di 10 mila euro per le aziende che assumo ragazzi sotto i 30 anni.

Cos’è il bonus mobilità per gli studenti

Entro il 2015 ci saranno a disposizione da parte della comunità europa, tra i 4 e i 5 miliardi di duro. Entro la fine del mese, tra l’altro, si dovrebbe tenere un consiglio europeo che consentirà di spostare i fondi strutturali. In fin dei conti si tratta di un percorso abbastanza lungo e definito con due tappe.

A livello nazionale il governo contribuirà con la definizione di un decreto per rendere più flessibile l’occupazione dei giovani. Le date da registrare, soprattutto per chi investe in opzioni binarie ed ha la necessità di individuare un trend sono il consiglio dei ministri di mercoledì e poi il consiglio europeo che si terrà tra il 27 e il 28 giugno.

Microimprese finanziate dalla Regione Puglia

L’obiettivo di tutti gli interventi sarà quello di combattere la disoccupazione con particolare riferimento alla disoccupazione giovanile. I contratti a termine saranno resi più flessibili per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e alle aziende che assumono under 30 saranno consegnati 10 mila euro.

Aumenti della benzina minano il portafoglio delle famiglie

 La benzina è in costante aumento dal 2010 ad oggi e fino alla fine dell’anno in corso, la somma degli aumenti dovrebbe arrivare a 223 euro che diventeranno 230 nel 2014. I dati sono riportati in uno studio della Cgia di Mestre.

Alla fine del 2013 l’aumento del prezzo della benzina dovrebbe salire fino a quota 233 euro dal 2010 ad oggi e poi arrivare a 230 euro nel 2014. I rincari dei carburanti avranno effetto anche sui prezzi di tutte le merci che viaggiano su gomma.

In Italia a soffrire sono soprattutto i consumi

Un ulteriore aumento dei prezzi è da considerare grave per Capezzone del PdL, mentre per la CGIA di Mestre l’incidenza maggiore sarà sui consumi. In due anni, dal 2010 al 2012, si contano sette aumenti delle accisi e un aumento dell’IVA.

Se si fa un conto dell’aumento delle spese delle famiglie dovute ai rincari della benzina, si scopre che una famiglia spende 217 euro in più per i trasporti. Nel 2013 spenderà 223 euro in più rispetto all’inizio della crisi e nel 2014 la spesa salirà a 230 euro. Questi sono i rincari per la benzina ma per quanto riguarda il diesel è ancora peggio.

Quando non servono le schede carburante

Infatti dal 2010 al 2012 l’aumento è stato di 379 euro, e salirà a 388 euro per il 2013 e a 397 euro per il 2014. La stima è fatta per una percorrenza media di 15 chilometri annui a famiglia.

Interpretare il falso rimbalzo di Piazza Affari

 Piazza Affari ha concluso la scorsa settimana in modo anomalo, o comunque in contraddizione rispetto alle “migliori” previsioni. Gli analisti, infatti si aspettavano un rimbalzo dei listini tricolore mentre i timori legati alla situazione greca hanno fatto sprofondare anche gli indici milanesi.

Gli Aiuti greci sono a rischio per via del FMI che ha deciso di bloccare l’erogazione di fondi a favore di Atene per il mese di luglio visto che non sono state effettuate le privatizzazioni concordate con il governo greco. Una volta data in pasto ai mercati tale notizia, le borse europee sono crollate. Siamo a giovedì della scorsa settimana. Ci si aspettava però un rimbalzo delle quotazioni il venerdì, invece il crollo è stato così pensate che recuperare terreno è stato impossibile.

Le borse europee, infatti, giovedì, avevano bruciato 230 miliardi di euro. Un crollo legato sia all’annuncio del FMI relativo agli aiuti greci, sia alla decisione della FEd di ridurre gli stimoli all’economia americana a partire da settembre. I mercati hanno reagito spaventandosi a queste due variabili. In pratica più che interpretare anche la mossa della Fed nell’ottima della solidità della ripresa economica, tutto è stato considerato come una batosta al sistema economico e finanziario globale.

La ciliegina sulla torta è il credit crunch cinese che non piace all’Europa.

Nuove notizie sull’evasione fiscale italiana

 Se c’è una cosa che incrina pesantemente la considerazione dell’Italia all’estero è senz’altro il fenomeno dell’evasione che seppure contrastato a livello governativo, resta una piaga importante per il nostro paese. Le Fiamme Gialle, infatti, nel rendere noto l’ultimo rapporto sull’argomento, spiegano che nei primi cinque mesi del 2013 l’evasione è rimasta a livelli molto alti.

Il Regno Unito se la prende con Google

Questo dipende da quello che sono capaci di fare i piccoli esercizi commerciali e soprattutto molto dipende dallo spostamento di denaro verso i paesi cosiddetti offshore. Secondo la Guardia di Finanza, per spiegare al meglio quel che succede in Italia, si deve completare il quadro facendo cenno agli sprechi della pubblica amministrazione che ammontano a circa 957 milioni di euro.

Lotta all’evasione fiscale ancora in alto mare

Il report effettuato dalle Fiamme Gialle è impietoso, infatti riporta una statistica allarmante: un esercizio commerciale ogni tre continua a non emettere scontrini e ricevute fiscali. Inoltre, ogni mese, circa un miliardo di euro, dal nostro paese, va a finire nelle banche estere. Si tratta di proventi che non sono tassati nello Stivale e sono addirittura nascosti al fisco.

Sono questi i numeri dell’assenza di legalità nel nostro paese. Tra spesa pubblica eccessiva, scontrini fiscali non effettuati ed evasione fiscale tramite lo spostamento dei capitali all’estero, la ripresa si allontana più dell’immaginabile.

Aiuti greci a rischio per via del FMI

 La Grecia sta per uscire dalla crisi e dopo aver passato il momento peggiore, adesso è pronta per tornare sui mercati, anche con anticipo rispetto alle previsioni. Se si pensa che anche il Fondo Monetario Internazionale ha riconosciuto gli errori compiuti nei confronti di Atene, si capisce che il paese europeo sull’orlo del default, ha fatto più di quanto fosse nelle sue capacità.

La Grecia reagisce al mea culpa del FMI

Adesso però, messe in un angolo le buone notizie, si torna a temere per una ricaduta dell’economia greca. A lanciare l’allarme sono ancora una volta i media americani. Sulle colonne del Financial Times, infatti, è venuto fuori il grido del Fondo Monetario che minaccia di non inviare più denaro in questa porzione di Europa.

In particolare il FMI ha spiegato che il mese prossimo sospenderà tutti i versamenti se i governi europei non riusciranno a coprire un nuovo buco venuto fuori dal piano di finanziamenti e consistente in circa 3-4 miliardi di euro.

Per la Grecia si parla di successo

Il piano di salvataggio di Atene potrebbe dunque subire una nuova interruzione che eviterebbe di portare a compimento il piano di finanziamenti complessivi di 172 miliardi di euro. Tutto si lega alla mancata attuazione di una serie di riforme concordate da tempo con il governo greco, per esempio le privatizzazioni e al rifiuto di alcune banche centrali di acquistare bond greci.