La Grecia reagisce al mea culpa del FMI

 La Grecia, ascoltando il mea culpa del Fondo Monetario Internazionale, non poteva restare impassibile e infatti, a distanza di poche ore dall’ammissione di colpa del FMI ha ribadito che Atene ha sempre saputo che la proposta che arrivata da FMI, UE e BCE era sbagliata ma adesso è troppo tardi per scusarsi.

Come sono andate le cose? Il FMI ripensa al salvataggio greco in un documento interno che viene reso pubblico dal Wall Street Journal. Le reazioni dei vertici europei, della Banca Centrale e di Bruxelles non si fanno attendere. Mario Draghi spiega che la colpa di quel che ha accaduto non può essere del Vecchio Continente e quindi da parte della BCE non ci sarà nessuna ammissione di colpa. Un discorso analogo è stato fatto anche dall’UE. 

A Bruxelles non piace l’analisi del FMI

La Grecia, per bocca di molti cittadini e di molti esponenti della politica locale, ha detto di non poter perdonare l’austerity. Moltissime persone, privati cittadini che si sono ritrovati senza soldi e senza lavoro, hanno deciso di suicidarsi e benché economicamente non abbiamo un peso, sulle potenzialità espresse da un paese contano molto.

Il primo ministro Antonis Samaras ha detto alla stampa che lui, fin dall’inizio, aveva criticato il FMI e per tutti questi anni il suo paese ha provato a correggere gli errori fatti dal Fondo Monetario, ma ha perso moltissimo terreno per quel che riguarda il reddito.

A Bruxelles non piace l’analisi del FMI

 Il Fondo Monetario Internazionale, in un documento interno reso pubblico dal Wall Street Journal, spiega che l’operazione di salvataggio della Grecia è stata sbagliata. L’organismo internazionale ha fatto un mea culpa che ha rimesso in discussione tutta l’austerity applicata ad Atene.

La Grecia reagisce al mea culpa del FMI

Il FMI ha anche chiamato in causa la BCE e l’UE spiegando che le misure previste per evitare la bancarotta greca sono da considerarsi comuni. Bruxelles non ha reagito benissimo alla notizia ed ha spiegato di essere in disaccordo con quanto detto dal Fondo Monetario Internazionale.

Il FMI ripensa al salvataggio greco

L’Unione Europea, al contrario, respinge le accuse che arrivano dal FMI sugli errori compiuti in Grecia e va al contrattacco. Secondo l’UE, il piano previsto di 110 miliardi di euro che è stato introdotto nel 2010 in primavera, non è riuscito a riportare Atene ai livelli di crescita pre-crisi e in più non le ha garantito di accedere al mercato come un tempo.

In effetti, il FMI ha peccato di eccessivo ottimismo in relazione alla crescita greca ma questo non comporta che tutte le colpe ricadano sul Fondo Monetario. Anche l’accusa di mancata tempestività rivolta agli organismi europei è stata respinta e Draghi, nel parlare a nome della BCE ha spiegato che non ci sarà alcun mea culpa da parte dell’Eurotower.

Tagliate le previsioni sul PIL tedesco

 Della Germania abbiamo parlato tanto e in modo anche approfondito, spiegando che il paese in questione è il traino dell’Europa. Il solo traino rimasto all’economia del Vecchio Continente che ha perso per via della crisi anche un altro pilastro d’eccezione come la Francia.

L’Italia salvata dalla Germania

La Germania, secondo molti analisti, è l’unico paese con l’economia in ripresa in Europa eppure la crisi ha degli strascichi anche per la rigidità a per lo sviluppo teutonico. Le ultime stime sul PIL tedesco, infatti, parlano di un calo per i prossimi mesi, un calo che non era ancora stato preventivato.

L’OCSE parla dell’economia in miglioramento

A fare la stima non è stato un organismo sovranazionale ma la Bundesbank in persona. La banca centrale tedesca, infatti, ha spiegato che per il biennio 2013-2014 c’è da aspettarsi molto meno del previsto. L’economia di Berlino dovrebbe crescere soltanto dello 0,3 per cento nel 2013, mentre ci si aspettava per quest’anno un incremento del PIL pari allo 0,4%. Per il 2014, invece, la crescita prevista del PIL non sarà più dell’1,9 per cento ma dell’1,5 per cento.

Il FMI, già qualche giorno fa, aveva spiegato che le stime di crescita della Germania erano inferiori al previsto perché si doveva parlare del +0,3% per il 2013 e del +1,3% per il 2014. Poi con l’aumento delle stime sull’inflazione è stata confermata la scarsa crescita del paese.

Sale la disoccupazione in America

 In America è cresciuto il tasso di disoccupazione e questo vuol dire che il settore lavorativo ha riscontrato qualche problema, però è anche vero che l’indice NFP che misura il numero dei lavoratori che hanno trovato un impiego nei vari settori produttivi, eccetto quello agricolo, ha avuto una lettura superiore alle attese.

I segni ambigui del mercato del lavoro USA

Dall’America, dunque, arriva un quadro un po’ contraddittorio dell’economia che lascia spazio a numerose interpretazioni. Andiamo con ordine. L’indice Non-Farm Payrolls viene aggiornato mensilmente e indica il numero di posti di lavoro creati negli stati uniti che non riguardano il settore agricolo. Ci si aspettava che l’indice NFP indicasse 167 mila nuovi posti di lavoro ma la lettura è stata superiore alle attese e si attesa sui 175 mila posti di lavoro.

La delusione dell’Abeconomic sui mercati

Allo stesso tempo il tasso di disoccupazione è aumentato di 0,1 punti percentuali crescendo dal 7,5 al 7,6 per cento in un mese. Gli analisti, in questo senso, si aspettavano almeno una conferma del dato. La prima reazione alla notizia, si è avvertita nel settore Forex dove il cambio tra l’euro e il dollaro è arrivato a quota 1.3231, calando in modo inaspettato per poi riportarsi in crescita fino a quota 1.3275.

Il punto minimo toccato nel forex dal cambio euro/dollaro, è stato di 1.3216 punti.

 

L’Italia salvata dalla Germania

 Nell’ultimo periodo, sul nostro paese, se ne sono dette di cotte e di crude per dimostrare da un lato che l’instabilità politica preceduta alla nomina del premier Letta, ha di fatto accelerato il declino del Belpaese e dall’altro per dimostrare che nonostante quel che si dice in giro, anche in Europa, noi non abbiamo gli strumenti sufficienti per uscire dalla crisi.

L’OCSE parla dell’economia in miglioramento

E’ chiaro che in una situazione del genere acquistano appeal alcuni Bond italiani a breve scadenza che con ogni probabilità saranno rimborsati ma sul lungo periodo l’Italia non è affidabile, a patto che non ottenga qualche aiuto consistente. Una mano tesa, secondo il professor Borghi, dovrebbe essere quella della Germania.

Il professore in questione, infatti, in un discorso tenuto a Bruxelles per la presentazione del Manifesto di Solidarietà Europea, ha detto che il modo migliore per uscire dalla crisi sarebbe un “cambio di posto” con la Germania.

La più grande sfida è l’occupazione

In pratica dovrebbero essere riallineati i cambi tra il nord e il sud in modo che anche le scelte di natura monetaria, possano in qualche modo avere effetto, invece che essere un boomerang per le realtà più deboli come quella tricolore.

Insomma, se l’uscita dall’euro deve essere considerata la scappatoia decisiva, ad uscire dalla moneta unica devono essere i paesi del nord, solo così si salverà anche l’Italia.

Apple contro Samsung ma vince la seconda

 Ancora un colpo al cuore per l’azienda di Steve Jobs che dalla morte del suo fondatore è stata assalita da una serie di “sfortune”. L’azienda ha perso quota in borsa, ma la ragione fondamentale del declino è da legare alla diminuzione delle vendite, ancora più preoccupante della perdita d’appeal finanziario.

Acer vuole il mercato dei mini tablet

L’ultima questione che ha interessato il colosso di Cupertino è l’annosa contrapposizione alla Samsung. Le due aziende, infatti, competono ormai su tutti i fronti, si combattono il dominio del settore degli smartphone e dei tablet. A vincere, però, ancora una volta è l’azienda coreana.

Boom smartphone premia Samsung

L’International Trade Commission, infatti, che si occupa della concorrenza americana, ha detto che non si possono più accettare in ingresso nel paese alcuni prodotti della Mela Morsicata, in particolare sono “banditi” dall’importazione iPhone4 e iPad 2 3G. La decisione deve essere ancora ratificata da Obama ma è già pronto il ricorso della Apple.

Spiegata la diatriba c’è da chiedersi il perché di una decisione tanto eclatante. Presto fatto: l’elusione fiscale che aveva messo nel mirino la Apple, ha dato il via ad una serie di approfondimenti sul mercato della Apple e si è arrivati alla conclusione che Cupertino ha violato il brevetto della Samsung.

Per “punizione” non possono essere importati in America i dispositivi Apple prodotti ad esempio in Cina. Che effetto farà questa scelta sul titolo in borsa?

L’ascesa dei paesi emergenti è imbarazzante

 Chi investe nelle opzioni binarie è sempre alla ricerca di un modo per impiegare i propri soldi in modo fruttuoso. Le economie però cambiano rapidamente e se c’è una cosa che ormai si deve valutare è l’ascesa dei mercati definiti emergenti che finirà per surclassare l’Occidente.

L’oro non è più un bene rifugio?

Le economie emergenti, quelle che fino a qualche anno fa dovevano imporsi per evitare che l’Occidente prendesse il largo incrementando il gap tra ricchi e poveri, non tarderanno a ribaltare la situazione. Secondo una previsione abbastanza strutturata, è facile che nel 2017 siano proprio i paesi emergenti a mettere nell’angolo l’Occidente arrivando a produrre il 74 per cento del PIL mondiale.

Pronta una banca mondiale per gestire l’ascesa

In cinque anni, quindi, ci sarà un ribaltamento di fronte e i paesi emergenti raddoppieranno nel mondo, la loro capacità produttiva, nonché quella di distribuire beni e servizi ai paesi industrializzati. Se pensiamo soltanto ai call center delle grandi multinazionali, relegati nelle zone a basso costo dell’India o del Sud del mondo, oppure se pensiamo alla tendenza alla delocalizzazione delle aziende nostrane, non è difficile immaginare il futuro prospettato nell’analisi in questione.

Tutte le considerazioni acquistano ancora più valore se pensiamo che sono state fatte dal Fondo Monetario Internazionale. Questo organismo, di recente, ha anche ripensato a ciò che è stato fatto in Grecia.

Il calcio italiano non è più il migliore

 Il calcio italiano è stato a lungo considerato il più bello del mondo oltre che il più pagato ma questo non vuol dire che adesso tutto sia immutato, anzi, la corona di campionato migliore del mondo, è passata dalle mani delle squadre italiane a quelle delle squadre inglesi e tedesche.

La Francia ci prova con la supertassa per i calciatori

Il campionato inglese, tanto per essere precisi è quello che totalizza la maggior parte dei ricavi in Europa, mentre, se si fa un’analisi in termini di profitti, allora il primo posto nel Vecchio Continente è da attribuire alla Bundesliga tedesca. Il calcio più ricco, quindi, non è più quello italiano.

L’UE vuole tassare il calciomercato

Il calcio dei ricchi è a nord anche perché nel nostro paese, soprattutto per quanto riguarda la Serie A, ci sono troppi interessi economici in campo, nel senso che i calciatori e gli altri professionisti del pallone sono pagati troppo. Gli stipendi elevati fanno il paio con le entrate legate ai diritti televisivi troppo limitate per il sistema creato negli anni. In più bisogna aggiungere la diminuzione degli spettatori negli stadi.

Tutti elementi che, considerati insieme, offrono un quadro preciso della situazione del calcio europeo ed italiano. Da notare anche come siano in calo gli incassi calcistici in Spagna dove le uniche due squadre contro corrente sono il Real e il Barça.