Il lusso contro i falsari

 L’economia del lusso tiene in piedi i listini italiani. In più di un’occasione s’è visto che i marchi legati ai beni di lusso, hanno sopravvissuto meglio alla crisi anche per il fatto che sono più esposti e più attivi sui listini internazionali. Oggi, quindi, sembra più che mai necessario che le imprese del lusso s’impegnino direttamente nella lotta contro i falsari.

Lotta all’evasione fiscale ancora in alto mare

I  primi a scendere in campo sono i giudici del tribunale di New York che hanno puntato il dito contro alcuni falsari cinesi che hanno sfruttato la potenza del web per costruire una vera e propria roccaforte in grado di custodire e commercializzare beni falsi.

I falsari cinesi in questione si occupavano soprattutto della contraffazione di orologi di lusso. I primi ad indignarsi per questo “traffico alternativo” sono stati i manager del gruppo svizzero Richemont che hanno ricorso al tribunale americano per mettere al sicuro il loro business. I due personaggi incriminati sono Tony Chen e Fan Bao Dian che commerciavano prodotti dei marchi Cartier, Baume&Mercier e Jaeger-LeCoultre.

Ferragamo vede bene anche il 2013

Il commercio di questi falsi beni veniva effettuato su 2700 siti internet diversi di cui è stata disposta la chiusura.

Tutto in vendita sul mercato

 Tutto, ancora una volta, è dovuto al rallentamento dell’economia cinese che oltre ad influire sulle quotazioni europee ed americane, incide profondamente anche sui listini azionari giapponesi. La borsa di Tokyo ha guadagnato parecchio nell’ultimo semestre e soltanto a maggio ha chiuso le contrattazioni in rosso.

Borse positive mentre Tokyo precipita

Si sono scatenate le vendite che in qualche modo influenzano anche l’andamento dei mercati europei. Per esempio lo spread tra Btp e Bund si è fermato a 265 punti, mentre sul fronte delle materie prime è in calo il prezzo del petrolio dopo le decisioni rese note dall’OPEC.

I mercati rischiano la bolla finanziaria?

Per quanto riguarda l’indice PMI del Vecchio Continente, siamo in una fase di ripresa, l’indice è in ascesa anche se l’economia resta comunque nel recinto della contrazione. Molti analisti hanno pensato che questo cambio di fronte nelle quotazioni fosse dovuto al cambio del mese.

Giugno, infatti, potrebbe essere un mese all’insegna della volatilità con una serie di correzioni su tutti i mercati. La borsa di Tokyo, in più, sembra davvero oscillare sotto il peso della politica espansionista a livello monetario, decisa da Shinzo Abe.

Il Nikkei è in calo del 3,7 per cento e gli analisti danno la colpa  sia all’economia cinese sia, sotto il profilo monetario, al rafforzamento dello yen rispetto al dollaro americano.

L’austerity blocca il PIL americano

 La situazione americana è senz’altro una delle migliori del momento eppure dopo la pubblicazione dei dati del PIL qualcuno ha iniziato a ricredersi. Tutto sembra legato al calo della spesa del governo americano che sembra aver inciso parecchio sull’economia a stelle e strisce e pochi sono gli analisi che avevano considerato ogni evenienza.

PIL USA influenzerà il mercato Forex

La politica economica di Washington nei primi tre mesi dell’anno è stata caratterizzata dall’austerity che, come sappiamo, adesso è criticata da numerosi fonti economiche. La crescita, poi, c’è stata davvero visto che l’economia americana ha fatto registrare un incremento del 2,4 per cento su base annuale ma rispetto a quello che avevano previsto gli analisti siamo un pelino al di sotto. Rispetto alle aspettative siamo sotto dello 0,1 per cento.

Il PIL USA è davvero sul piano inclinato?

Krugman confronta Lettonia e Stati Uniti

In linea di massima possiamo dire che la crescita del paese è rallentata per via della riduzione della spesa pubblica che ha inciso sull’attività delle imprese benché la scelta, poi, sia stata portata avanti a livello governativo. In generale resta fuori da questo discorso soltanto il comparto agricolo.

Adesso, tutto sembra essere nelle mani di chi sceglie la politica monetaria. La FED è per una visione espansiva.

 

La fine del segreto bancario svizzero

 La Svizzera non è più quella di una volta, quell’impenetrabile regione dell’Europa in cui i conti bancari erano al sicuro. Anche se forse, sicuro, non è il termine corretto visto che di sicurezza si può ancora parlare ma la trasparenza imposta alla Confederazione da alcuni accordi, ne mina alla base il segreto bancario.

Questa questione è stata al centro di una diatriba che ha opposto la Svizzera agli Stati Uniti nella lotta all’evasione fiscale. Ma i conti che sono detenuti dagli stranieri in Svizzera, adesso, non saranno più così intoccabili. Negli ultimi anni, infatti, non solo gli Stati Uniti ma anche tanti altri paesi come la Germania e il Regno Unito, hanno accelerato le pratiche per far sì che si recuperassero le tasse evase, legate alle operazioni non dichiarate.

Accordo fiscale tra Svizzera e Usa

Molto è successo in questi ultimi anni. Basta pensare che nel 2009 l’UBS ha dovuto corrispondere una sanzione di 780 milioni di dollari agli Stati Uniti per aver indotto moltissimi contribuenti a nascondere i loro traffici nei conti considerati supersegreti e localizzati in Svizzera.

Il segreto bancario svizzero in pericolo

L’indagine è stata poi estesa anche alla Credit Suisse e ancor più di recente, per la pressione fatta dagli Stati uniti, è stata portata davanti al banco degli imputati anche la Wegelin, una banca privata.

 

Il roaming non sarà più a pagamento

 Il mercato delle telecomunicazioni si è rinnovato molto e adesso in poco tempo è necessario gestire una serie di questioni scottanti, per esempio il roaming. In Europa, per effetto delle trasformazioni indicate, infatti, sembra che il roaming UE sia destinato a scomparire. Si sta occupando della faccenda il commissario europeo Neelie Kroes.

Questa persona è il Commissario europeo per l’agenda digitale e di recente ha tenuto un discorso al Parlamento Europeo, dedicato proprio al roaming. Le domande emerse, alle quali adesso l’Europa dovrà dare una risposta, sono queste: si possono eliminare le tariffe di roaming per i cellulari all’estero? Si può liberalizzare l’accesso ad internet ovunque e per tutti i cittadini dell’UE?

51mila abbonati in meno per Sky

Il progetto che nascerà dalla risposta a queste domande è senza dubbio ambizioso ma soprattutto è destinato a rivoluzionare il mercato perchè impone che a fronte di numerosi benefici per i clienti, ci sia una concorrenza diversa tra gli operatori.

Un miliardo e mezzo di telefonate in meno nel 2012

Il modo che ha l’Unione Europea di organizzare il mondo delle telecomunicazioni, comunque, non piace ad alcune società che ultimamente hanno espresso delle riserve all’indirizzo dell’UE. Si tratta ad esempio della società spagnola Telefonica, di Vodafone e della società francese France Telecom.

Il regolamento eccessivo del sistema non va giù agli attori principali.

Cosa ha deciso l’UE per il nostro paese

 Il nostro paese, dopo il governo Berlusconi, era entrato nella procedura di deficit e soltanto la strenua difesa del rigore dei conti pubblici, aveva in qualche modo consentito all’Italia di riscattare la propria immagine sull’altare europeo.

A distanza di un anno e mezzo dall’operato di Monti, si traggono un po’ di conclusioni e sembra che la Commissione Europea, valutato l’impegno tricolore, abbia deciso di sospendere la procedura per deficit eccessivo. Una notizia che senz’altro suona come positiva ma nella pratica, in cosa si traduce? Adesso, cosa può fare il nostro paese? Potrà spendere tutti i soldi che risultano a disposizione?

Italia a rischio multe dall’Unione Europea per le discariche abusive

Insieme a questa decisione, che deve ancora essere ratificata dal Consiglio dell’UE, sono state fornite una serie di raccomandazioni al nostro paese al fine di continuare sulla strada del risanamento economico. In Europa, comunque, ci sono altri paesi che hanno subito una procedura contro il deficit eccessivo, che non è proprio uno strumento punitivo, quanto piuttosto un modo per distogliere i paesi dalle spese eccessive.

Stime Eurostat sul debito pubblico italiano

Su 27 stati membri che formano l’Europa, il Consiglio Europeo ha aperto una procedura di deficit nei confronti di ben 25 paesi. Si sono salvate soltanto l’Estonia e la Svezia. Attualmente, poi le procedure sono ancora aperte per 20 paesi.

Chiuso per riciclaggio Liberty Reserve

 Non soltanto un sistema per lo scambio di soldi ma piuttosto un modo per riciclare denaro sporco. E’ questo cambio di prospettiva sul servizio Liberty Reserve che ha fatto sì che il servizio fosse chiuso gettando un’ombra sulla storia economica degli Stati Uniti.

Non sentirete parlare molto di questo affare anche perché il servizio Liberty Reserve non è certo tra i più diffusi in Occidente e in Europa. In generale si tratta di un servizio online usabile in tutto il mondo per completare le transazioni economiche.

Abbandonate le monete di piccolo taglio

Il fondatore di Liberty Reserve, oggi, è accusato di riciclaggio di denaro sporco da un procuratore degli Stati Uniti di New York. Il servizio, infatti, ha permesso a moltissimi malintenzionati di spostare denaro recuperato in modo illecito per un valore che supera anche i 6 miliardi dollari.

Il Vaticano stoppa le carte di credito

Oltre al suo fondatore, che si chiama Arthur Budovsky, sono finite nel cosiddetto registro degli indagati altre sei persone che avrebbero gestito “fisicamente” le attività illecite censite dal sistema.

Tanto per essere più precisi sulle origini e sul funzionamento di Liberty Reserve, ricordiamo che ha la sua sede in Costa Rica e che consente di trasferire denaro ad altre persone, che sono identificate soltanto tramite nome e cognome, data di nascita ed email.

10 miliardi per il duo Fiat-Chrysler

 La fusione tra Fiat e Chrysler, ormai, è il grande tormentone del mercato finanziario ma adesso sembra di essere arrivati davvero agli sgoccioli. La scadenza per la fusione di queste realtà industriali, infatti, è stata procrastinata al massimo fino all’estate, sempre che riesca il coinvolgimento delle banche necessarie a concludere l’operazione a livello finanziario.

Poi, entro la fine dell’anno, ci dovrà essere il completamento della fusione anche dal punto di vista amministrativo. Insomma, il futuro di Chrysler e Fiat è unico. Adesso la parola sull’operazione spetta al Ministro dello sviluppo economico che ha già dichiarato di voler approfondire che impatto ha questa operazione sull’Italia.

Fiat-Chrysler, un affaire da venti miliardi di dollari

La Fiat ha gli obiettivi chiari, nel senso che punta a scalare Chrysler fino al 100 per cento ma per farlo ha bisogno delle banche e in particolare di un finanziamento di 10 miliardi di dollari. Dove sono questi soldi? Secondo gli analisti di Bloomberg, potrebbero presto entrare in campo la Bank of America, la Deutsche Bank e poi anche BNP Paribas e Goldman Sachs. Con questi aiuti la Fiat dovrebbe riuscire a rilevare il 41,5 per cento della Chrysler.

Fiat Industrial emigra in Regno Unito per pagare meno tasse

I 10 miliardi menzionati servono in parte per finanziare l’acquisto di questa quota Chrysler da parte della Fiat, circa 4 miliardi, il resto serve poi per assottigliare il debito in scadenza.

Non calo ma crollo della produzione industriale

 L’Italia è sull’orlo di una crisi di nervi, tanto per citare un noto film spagnolo e questa situazione dipende molto da quello che stanno vivendo le aziende, le industrie del nostro paese. Il centro studi di Confindustria, per l’appunto, ha realizzato un report ad hoc che fa presagire il peggio per lo Stivale.

L’industria italiana in cattive acque

Il centro studi di Viale dell’Astronomia ha spiegato che la produzione industriale, soltanto a maggio, rispetto ad aprile, è diminuita dello 0,1 per cento, mentre a livello previsionale erano stati fatti i conti con un incremento della produzione dello 0,2 per cento sul mese di marzo. A peggiorare visibilmente è stato soprattutto il settore manifatturiero.

Sempre con riferimento al mese di maggio si apprende che il gap della produzione industriale rispetto al periodo precedente alla crisi, quindi rispetto al mese di aprile 2008 è del -24,6 per cento. Non più soltanto una diminuzione ma un vero e proprio crollo della produzione industriale.

Crescente il cambio euro dollaro

Se il paragone è fatto rispetto al mese di maggio del 2012 e se il calcolo è effettuato al netto del numero delle giornate lavorative che possono essere differenti, allora la diminuzione della produzione industriale è pari al -3,2 per cento.

Rispetto agli ordini industriali c’è stata una diminuzione del volume dello 0,4 per cento con riferimento ad aprile 2013.

 

Lo scorporo della rete Telecom

 Il consiglio di amministrazione di Telecom Italia, l’ultimo che si è svolto in questi giorni, è stato molto operativo nel senso che ha avviato le pratiche per scorporare la rete aziendale. Il cda è stato molto veloce ma non si è escluso il via alla cosiddetta societarizzazione della rete d’accesso. Entro una settimana, cioè entro il 5 giugno, ci sarà una nuova riunione concentrata sul documento legato all’affare 3 Italia.

Tagliato il rating di Telecom

In pratica, due mesi fa, l’11 aprile, il consiglio d’amministrazione di Telecom aveva dato al management Telecom l’incarico di definire il percorso di fattibilità per la separazione della rete di accesso di Telecom Italia. E’ stato dunque approvato un percorso che avrebbe dovuto portare alla separazione della rete di accesso di Telecom Italia. Poi è stato deciso per la societarizzazione della rete di accesso da far rientrare in una OPAC.

Finito il Cda Telecom, panico in borsa

Questa nuova struttura deve fornire dei servizi essenziali: l’Ull, cioè l’Unbundling del Local Loop e il Vula, vale a dire il Virtual Unbundling Local Access per le reti di nuova generazione basate su architetture fibra fino al cabinetto (FttCab) e fibra fino in casa (Ftth).

Nella società della rete d’accesso è probabile che possa entrare anche la Cassa Depositi e Prestiti, almeno per quel che riguarda il capitale.