In Italia bisogna aiutare i giovani

 Nella triste classifica dei paesi che hanno il maggior numero di disoccupati che non hanno ancora raggiunto i 25 anni, il nostro paese si posiziona al quarto posto visto che in Italia 39 under25 su 100 sono in cerca di un’occupazione. Peggio di noi riescono a fare soltanto la Grecia, la Spagna e il Portogallo. Nei primi due paesi il tasso di disoccupazione giovanile è al 40 per cento, in Portogallo si scende al 40.

L’OCSE parla dell’economia in miglioramento

La descrizione che riguarda l’Italia è molto completa e molto triste visto che nel computo dei disoccupati si annoverano anche il 21,5 per cento dei cosiddetti NEET cioè i giovani che sono senza lavoro e sono anche fuori dal circuito di formazione ed educazione. L’11 per cento di questa porzione di giovani è ormai scoraggiato, disilluso e ha smesso di cercare un’occupazione perché convinto che il lavoro in Italia non ci sia.

La più grande sfida è l’occupazione

A spiegarlo è il direttore della divisione lavoro dell’OCSE che spiega che a lungo andare anche reintegrare queste persone nel ciclo di lavoro sarà sempre più complicato perché chi non cerca lavoro e chi non si dà da fare per lavorare anche saltuariamente, manca dell’esperienza necessaria per poi trovare un’occupazione valida.

Per questo, secondo l’OCSE, la disoccupazione giovanile è il primo punto sul quale è necessario insistere a livello di riforma.

Borse positive mentre Tokyo precipita

 In Giappone, la borsa, si caratterizza per l’eccessiva volatilità anche se c’è da dire che negli ultimi 6 mesi gli scambi di Tokyo sono cresciuti del 10 per cento. Adesso, l’ultima notizia riguarda una correzione positiva legata al rialzo che ha contraddistinto lo yen.

I mercati rischiano la bolla finanziaria?

Piazza Affari, allo stesso modo, ha archiviato le contrattazioni in terreno positivo chiudendo con il +0,6 per cento. Nel caso italiano i rialzi sono dedicati alla collocazione effettuata dal Tesoro dei Btp a cinque e dieci anni. La cedola per questi ultimi prodotti è salita fino al 4,14 per cento, il tutto mentre lo spread cresceva fino a 260 punti.

Visto che le borse sono tutte legate tra loro, dobbiamo anche accennare a quello che sta succedendo in America dove è noto che nel primo trimestre d’analisi, il Prodotto interno lordo è cresciuto del 2,4 per cento, con il progressivo aumento dei sussidi di disoccupazione.

Come evitare il rischio nei mercati volatili

Tutti questi scenari appena descritti fanno sì che si deduca che l’irrazionalità guida l’andamento del mercato visto che i dati macroeconomici danno l’idea di essere in una fase crescente, mentre i listini proseguono sì in salita, ma in modo molto cauto.

Certo, almeno per il versante americano, sono state provvidenziali le parole di Bernanke che ha detto di non escludere una prosecuzione del piano QE.

1 su 2 acquista casa con il mutuo

 Il mercato immobiliare italiano, in questo periodo, si sta emancipando dalla crisi e ci sono dei deboli segnali di ripresa legati anche alle offerte di credito fatte dalle banche. Ci sono gli istituti di credito che offrono promozioni per i giovani e istituti di credito che per politica aziendale, vanno incontro a chi ha difficoltà ad accendere un mutuo.

In realtà, secondo una recente indagine socio-demografica effettuata dal centro studi Tecnocasa, per illustrare le differenze tra acquirenti e venditori nel nostro paese, si spiega che soltanto un italiano su due per comprare un immobile accende un mutuo.

Deutsche Bank è il miglior mutuo variabile

I dati sono riferiti al secondo semestre del 2012 quando soltanto il 55,9 per cento degli acquirenti ha acceso un mutuo per compare casa. Il 76,2 per cento delle vendite, tanto per essere precisi, ha riguardato l’abitazione principale, mentre ci sono stati anche il 17,5 per cento delle persone che hanno comprato una casa uso investimento e il 6,3 per cento degli acquirenti che hanno invece coronato il sogno di avere una casa per le vacanze.

Le offerte dell’ultimo minuto

L’acquirente tipo individuato nella ricerca è un impiegato (39,1 per cento dei casi) ma acquistano un immobile anche gli operai, i liberi professioni, i dirigenti e gli imprenditori. La minoranza è rappresentata da commercianti e artigiani che rappresentano solo il 5,7 per cento del campione.

PIL USA influenzerà il mercato Forex

 Gli analisti, per offrire report credibili agli investitori, cercando d’individuare, anche anticipatamente, i documenti che possono influire sul mercato, specie su quello valutario che resta un terreno d’investimento particolarmente gradito anche ai principianti.

I mercati rischiano la bolla finanziaria?

Uno dei documenti che potrebbero essere importanti nel futuro prossimo è certamente la relazione preliminare sul Prodotto Interno Lordo degli Stati Uniti che sarà diffusa a breve dallo statunitense Bureau of Economic Analysis.

Il documento che sarà diffuso praticamente venerdì, è una versione aggiornata, una seconda release di un documento già disponibile per investitori e per il mercato. In pratica l’effetto dirompente da documento shock ce lo possiamo scordare, al contrario l’azione sui prezzi potrebbe essere limitata, soprattutto se il documento rispetterà le previsioni.

Da cosa dipendono i record di Wall Street

Un effetto che ci si aspetta è quello di un’iniezione di volatilità nella sessione di scambi a Wall Street. Per il momento, comunque, non si prevedono dei grossi scostamenti dalla versione originale del documento, quella che illustra una crescita del PIL nel primo trimestre dell’anno al di sotto della soglia del 3,1 per cento. Il dato da confermare sembra essere quello del 2,5 per cento.

Tutta questa situazione appena descritta dovrebbe avere un effetto molto positivo sul dollaro che potrebbe essere avvantaggiato dalla situazione rafforzandosi.

I mercati rischiano la bolla finanziaria?

 In un momento molto delicato a livello economico e finanziario ci si chiede se le oscillazioni dei prezzi e dei valori delle azioni, non siano da mettere nella cornice di una bolla finanziaria. Certo è che nonostante i risultati dell’OCSE sono da considerarsi in rallentamento sia Wall Street che Tokyo.

Da cosa dipendono i record di Wall Street

Quello che molti analisti, quindi, cercano di suggerire è che i mercati finanziari hanno iniziato a vacillare dietro le continue oscillazioni delle quotazioni che vanno avanti dal 2009 in modo molto insistente. La liquidità che si è mossa negli scambi delle borse ha determinato un aumento del valore di Wall Street che ha raggiunto i record storici. Una considerazione analoga riguarda Francoforte e Tokyo. La borsa giapponese, per esempio, in sei mesi ha guadagnato addirittura l’80 per cento, per via degli stimoli monetari della BoJ.

Il FMI sulla crescita cinese

A questa situazione, specie all’incremento del valore del mercato giapponese, sta provando ad opporsi la Fed che ha deciso in prima battuta di mettere fine al piano di QE entro la fine dell’anno. In un secondo momento è tornata sui suoi passi dicendo di voler ridurre il piano di QE che oggi prevede l’iniezione di 85 miliardi di dollari al mese nel mercato.

Il risultato di questo batti e ribatti è stato un calo del Dow Jones e dello S&P500 e l’aumento della volatilità sul mercato giapponese.

L’OCSE parla dell’economia in miglioramento

 L’OCSE ha pubblicato il suo rapporto semestrale dedicato all’economia mondiale ed ha ribadito che la ripresa economica è una realtà in molti continenti. Quello che sta succedendo in Europa e quello che sta succedendo in Italia in particolar modo, induce a non dare credito alle previsioni dell’organizzazione internazionale.

Perché si teme la decrescita cinese

Invece, leggendo bene il rapporto OCSE si trova una spiegazione per la determinazione dei risultati dell’indagine: la crescita economica è ricominciata ma prosegue con velocità diverse nelle diverse parti del mondo. Il capoeconomista dell’OCSe dice:

“La crescita globale è ancora deludente, ma i miglioramenti sono evidenti”.

Certo è che finora migliorano soltanto le economie legate a quella americana, dunque danno segnali visibili di crescita soltanto gli Stati Uniti. In Giappone e poi in Europa i progressi da fare sono ancora tanti, forse troppi. Il settore finanziario, con i progressi compiuti negli ultimi mesi, è certamente di supporto alla ripresa economica ma in Europa si deve ancora affrontare con determinazione il problema della disoccupazione.

Il FMI sulla crescita cinese

Le previsioni dell’OCSE, dunque, parlano degli Stati Uniti che proseguiranno nel cammino della crescita più velocemente delle altre economie. L’Eurozona, al contrario, per tutto il 2013 continuerà a persistere nel recinto della recessione e il miglioramento, sempre graduale ci sarà dal 2014 in poi. Il Giappone crescerà ma con un ritmo molto irregolare.

 

Il futuro degli investimenti è in Africa

 La Cina non è più un terreno d’investimento privilegiato per chi vuole far fruttare i propri capitali, infatti, secondo gli analisti di JP Morgan è bene cambiare continente e spostarsi dall’Asia all’Africa. Insomma è arrivato un invito palese a guardarsi intorno in questo periodo che potremmo definire di gran cambiamento.

Il Fondo Monetario Internazionale – come abbiamo avuto già modo di dire – qualche giorno fa ha abbassato le previsioni di crescita della Cina dall’8 al 7,75 per cento. Una flessione quasi impercettibile in termini percentuali che però getta qualche ombra sull’andamento futuro dell’economia di Pechino.

Pronta una banca mondiale per gestire l’ascesa

Per questo motivo molti banchieri internazionali hanno deciso di sondare altri terreni d’investimento e sono arrivati alla conclusione che si possono trarre molti benefici dai mercati dell’area sub-sahariana. I primi ad interessarsi al business africano sono stati gli analisti di Jp Morgan, ma alla definizione di queste opportunità ha contribuito anche la ICBC.

Morgan Stanley e gli investimenti del 2013

Un discorso analogo è stato fatto anche dalla Standard Chartered che ha definito il mercato africano come un mercato in forte espansione, visto che a livello politico la governance sta migliorando e la stabilità dei governi aumenta di giorno in giorno.

Come nel caso dell’Europa, sarà sufficiente consolidare i traguardi politici per poi arrivare alla stabilità economica.

Un parere UE sui tassi negativi sui depositi

 Esistono i conti correnti per la gestione quotidiana del risparmio e poi esistono i conti deposito usati per accantonare qualche gruzzoletto nella speranza di ricavarne un po’ d’interessi. I conti deposito sono stati di recente al centro di una dichiarazione di un esponente della BCE ma se n’era già parlato dopo il bailout di Cipro che proprio sui conti deposito aveva costruito la sua fortuna.

A tornare sull’argomento è stato il vice presidente della Banca Centrale Europea, Victor Constancio che ha spiegato come l’introduzione di tassi d’interesse negativi sui conti deposito potrebbe modificare l’atteggiamento delle banche ed introdurre nuova linfa nel settore creditizio.

Rendimento in calo per i BOT

Un’operazione di questo tipo, secondo Constancio, porterebbe ad un aumento dei profitti del settore bancario perché le banche, dovendo pagare la BCE per tenere il denaro depositato, sarebbero incentivate a fornire più prestiti.

L’imposta di bollo sui prodotti finanziari

Nel settore creditizio, però, c’è qualche preoccupazione a riguardo, visto che si teme che i profitti delle banche calino in modo repentino inducendo gli istituti di credito e tutto il sistema che li contiene al collasso.

Eppure, in Europa, esiste il caso di un paese che ha adottato i tassi negativi sui depositi e ne ha ottenuto dei benefici. Si tratta della Danimarca, chiamata in causa proprio dal vice presidente della BCE.

La più grande sfida è l’occupazione

 Il ministro delle finanze tedesco Schaeuble ha ribadito un concetto che da più settimane è sulla cresta dell’onda: bisogna risolvere l’emergenza occupazione in Europa. L’ha detto il nostro premier Enrico Letta e l’ha ribadito anche il presidente della BCE.

Il ministro delle finanze tedesco contro Cipro

Adesso a prendere la parola sull’argomento è il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schaeuble che spiega come il fallimento di una qualsiasi politica volta alla riduzione della disoccupazione giovanile, potrebbe determinare la fine o comunque lo sbriciolamento del Vecchio Continente.

Questo non vuol dire che la risposta all’emergenza sia nella linea dura, quella che prevede l’abbandono del sistema del welfare caratteristico della nostra porzione d’occidente. Una rotta simile, infatti, potrebbe portare alla rivoluzione.

Passera è il contrario di Schaeuble

In Germania s’insiste molto sul salvataggio delle nuove generazioni, così come sotto lo stesso vessillo si raccolgono anche le iniziative della Francia e dell’Italia. Il problema è che i governi fanno sempre più fatica a cercare dei posti di lavoro.

La proposta della Germania si è tradotta praticamente negli accordi siglati con la Spagna e con il Portogallo. I tedeschi hanno ribadito l’importanza di fare delle riforme strutturali che rendano ogni paese maggiormente competitivo e appetibile in Europa e poi mondo. Il tutto si può realizzare attraverso l’uso responsabile e parsimonioso dei fondi europei disponibili.