Saxo Bank sul cambio euro dollaro

Il mercato Forex è gettonatissimo dagli analisti che in questo momento sono alla ricerca di trend stabili per investire i loro risparmi. Ecco spiegato quindi il copioso effluvio di report da parte degli analisti di Saxo Bank e non solo.

La fine dell’effetto Draghi per i mercati

Abbiamo visto insieme la fine dell’effetto Draghi sui mercati ed abbiamo approfondito la settimana del dollaro.

Alan Collins, sempre per i clienti di Saxo Bank, ha provato ad illustrare le prospettive del cambio tra euro e dollaro, evidenziando la debolezza espressa nell’ultimo periodo da questo rally.

Da aprile in poi, il cambio tra euro e dollaro sta viaggiando ai minimi e le performance deludenti dell’ultima settimana, ne sono la prova lampante. La fase ribassista sembra si possa attribuire ad almeno quattro motivi. In primo luogo siamo in una fase negativa, dopodiché è necessario ricordare che la price action, la settimana scorsa, ha infranto la media mobile a 200 giorni.

In più, c’è la media mobile a 13 giorni che ostacola un po’ il mercato e infine c’è da valutare il trend ribassista del mercato nella sua interezza. In questa situazione, con entry, stop e target rispettivamente a 1,2825/50 (con balzo a 1,2916), 1,3829 bild e 1,2746, 1,2680 e un 62 per cento di correzione, si prospetta un trend di vendite.

 

La fine dell’effetto Draghi per i mercati

I mercati stanno vivendo una fase abbastanza tranquilla, quasi entusiasmante rispetto alla crisi dei mesi scorsi ma il miglioramento della situazione non esclude una ricaduta.

► La BCE considerata responsabile unica della crisi

I fondamentali economici, come si dice in gergo, sono stati parecchio infiacchiti dalla crisi, l’instabilità politica è un problema ancora irrisolto e questo potrebbe determinare una nuova ondata di risk-off.

Una previsione molto interessante della situazione dei mercati, l’ha offerta Mike Gallagher di IDEAglobal, un’agenzia che si occupa di analisi e consulenza finanziaria.

► La salvezza dell’Italia dalla BCE

Sotto il profilo obbligazionario, Gallagher spiega che i tassi dei titoli decennali di paesi come l’Italia e la Spagna, potranno iniziare la fase rialzista già nel mese in corso e potrebbero continuare con il trend fino ad ottobre. La direzione individuata, dunque, è quella del rialzo, anche se si assisterà a qualche correzione e a qualche picco.

Il rialzo previsto da qui ad ottobre per le obbligazioni italiane e spagnole è stimato in 100 punti base e di riflesso di potrà assistere ad un declino dei bund tedeschi che entro la fine del secondo trimestre, dovranno iniziare a viaggiare verso i livelli minimi. Poi, ad ottobre, i bund, dovrebbero restare intorno ai 5 punti base.

L’effetto Draghi, quindi, sembra essere scomparso, sarà davvero così?

 

La settimana del dollaro

 Vogliamo aprire la settimana con qualche suggerimento per tutti coloro che sono interessati agli investimenti nel mercato valutario. Il Forex, infatti, nonostante la crisi, resta un terreno appetibile per chi ha un po’ di denaro da parte.

► Quando il dollaro investito frutta davvero

Molti opinionisti ritengono che il mercato forex sia ancora favorevole al dollaro nel senso che il dollaro americano è preponderante negli scambi. Saxo Bank ha tentato di mettere ordine nelle informazioni disponibili per dare qualche dritta agli investitori.

Nel dettaglio gli analisti cercano di capire se il dollaro abbia fatto il passo più lungo della gamba la settimana scorsa tanto che ora si è sul punto d’invertire rotta. Questo accade mentre dal Giappone arriva la notizia che il governo intende supportare ancora lo yen nonostante alcuni ribassi possano diventare dannosi per il paese.

Saxo Bank ha analizzato nel dettaglio il cambio tra euro e dollaro spiegando che dopo il crollo della settimana scorsa, sta forzando le resistenze sui 1.2850 punti. Stare al di sotto dei 1.300, dicono gli analisti, sul medio termine, potrebbe determinare l’esaurimento della forza del sell-off.

Di sicuro in settimana si dovrà tenere d’occhio quello che scelgono la Bank of Japan e la Bank of England, oltre che le decisioni del FOMC.

La Francia vuole un governo dell’Eurozona

 La Francia, in questo momento non sta attraversando un momento economico florido. Alcuni osservatori l’hanno definita la bomba ad orologeria del Vecchio Continente. La patata bollente dell’economia francese sul lastrico è tutta nelle mani di Hollande che nel suo primo intervento europeo ha chiesto aiuto alla BCE ed ora fa un’altra proposta per la politica comune.

Il presidente francese Hollande ha chiesto in questi giorni di formare un governo economico della zona euro che abbia la libertà d’intervenire in materia di bilancio, che possa definire un sistema fiscale armonizzato e sia tenuto insieme da un presidente che ha chiaro in mente l’obiettivo dell’Eurozona.

La BCE considerata responsabile unica della crisi

Il presidente della Francia, dunque, reclama la creazione di un governo economico di cui entrino a far parte tutti i paesi della zona euro. Un governo che si riunisca mensilmente con il presidente nominato di lungo periodo e che si dedichi esclusivamente agli affari di natura finanziaria, che si occupi cioè di risolvere il problema più urgente dell’Eurozona che è quello dell’occupazione.

I cittadini europei sono sempre più scettici

Il presidente francese, da buon socialista, ha parlato anche dei successi ottenuti nel suo paese, dove il suo gabinetto ha attuato un buon numero di riforme senza rinunciare ad un modello di welfare sostenibile ed efficiente. Hollande ha deciso inoltre di presentare all’Europa un piano d’investimenti decennale che si occupi del settore digitale, della transazione energetica,della salute e dei progetti infrastrutturali.

Il crollo del dollaro australiano continua

 L’Australia era considerata una nazione florida e in buona salute, capace di offrire numerosi posti di lavoro, soprattutto ai giovani. La popolazione di questo paese, infatti, è insufficiente e coprire tutte le offerte del mercato.

Peccato che il mercato sia peggiorato in un batter d’occhio e oggi, a distanza di pochi mesi, si possa parlare di crollo del dollaro australiano. Una caduta senza fine che ha sorpreso tutti gli analisti valutari e gran parte degli investitori del settore Forex. L’Aussie, infatti, ha iniziato la sua fase di ribasso ed è finito sotto gli 0,9730 che è il limite minimo raggiunto da giugno 2012.

Il mercato forex è ancora favorevole al dollaro

Per capire bene la portata di questa flessione è sufficiente prendere in esame la coppia AUD/USD, dollaro australiano/dollaro americano che ha perso il 6,5 per cento del suo valore. La flessione è stata resa ancora più considerevole dal taglio dei tassi d’interesse della RBA, la cui azione ha portato il costo del denaro fino ai livelli minimi di sempre, fino al livello 2,75%.

L’Australia in crisi finora aveva resistito

Sembra che ad influire sulla flessione, comunque, sia stata anche la debolezza delle commodities e poi anche il fatto che la crescita economica australiana non ha rispettato le attese degli analisti.

Il mercato forex è ancora favorevole al dollaro

 Il mercato valutario è molto sensibile alle indicazioni sulle variazioni economiche e finanziarie dei vari paesi. Ogni mattina è fatto il punto sui mercati e anche nel Morning Adviser di oggi si spiega che la situazione è invariata rispetto ai mesi scorsi, così come la chiave di lettura del mercato.

Quando il dollaro investito frutta davvero

In pratica, il mercato odierno è tutto sbilanciato a favore del dollaro americano che vince su tutte le altre valute, compreso lo yen. La situazione contingente del Forex si lega alle strategie delle banche centrali che stanno lavorando sugli spread e che pensano a svalutare le monete delle aree economiche di riferimento.

Il piano monetario contro il dollaro

Nella giornata di ieri è stato pubblicato il dato relativo alle Richieste di disoccupazione degli Stati Uniti e si è visto che il dato è in aumento fino a 360 mila unità, mentre ci si aspettava uno stop a 300 mila unità. Il dato superiore alle attese, chiaramente, è un segnale negativo. Un segnale che comunque va nella direzione opposta ai dati macroeconomici riferiti all’America.

Ad ogni modo il sentiment pro-dollaro è ancora preponderante perché nonostante i piccoli cedimenti dell’economia, le borse hanno tenuto bene, non hanno fornito segnali di cedevolezza e anzi sono risultate in una case di accumulazione.

L’oro ancora al ribasso va verso i livelli minimi

 Un analista finanziario di Saxo Bank, Steve Lucas, ha fatto un’analisi accurata delle quotazioni auree spiegando che in futuro ci saranno ancora dei ribassi. Una prospettiva che, sebbene contraddica tutte le precedenti visioni, soprattutto quelle della fine del 2012, introduce al trend più “plausibile”.

Oro sotto i 1500 dollari l’oncia

L’analisi di Lucas parte da un’idea molto precisa del trend dell’oro. In questi mesi, il mercato ha registrato i massimi mensili più bassi da novembre 2012 ad oggi. I prezzi dell’oro hanno chiuso una serie di minimi annuali più alti. Tutto fa pensare che siamo davanti ad un sentiment ribassista. Ad aprile, però, c’è stato un rimbalzo che ha fatto recuperare le quotazioni dell’oro e fa intuire una rottura del trade basso del 2011.

Nessuno si spiega il crollo dell’oro

Oltre all’analisi, Saxo Bank fornisce anche delle indicazioni precise per gli investimenti dei prossimi mesi. In particolare offre tre parametri ed un suggerimento. I parametri indicati nel report sono sostanzialmente tre. L’entry, lo stop e il target. Il primo parla di un mercato a 1400 dollari l’oncia. Lo stop è equivalente invece al massimo livello di quotazioni raggiunte a maggio che equivalgono a 1487,6 dollari l’oncia. Infine il target che è dato da 1321,5 e 1284,3, dove il primo è il minimo raggiunto nel 2013 e il secondo è un pull back del 38 per cento calcolato al rally decennale del periodo 2001-2011.

Come si usa lo stipendio degli italiani

 La Confederazione italiana agricoltori ha realizzato uno studio sulle spese compiute dai nostri connazionali. Il risultato è che il 60 per cento degli stipendi degli italiani è usato per quelle che si chiamano “spese obbligate”, vale a dire il mutuo o l’affitto, la rata della macchina e le bollette, nello specifico acqua, gas e luce.

La Grecia torna sul mercato dei bond

Per questo motivo, visto il rallentamento del mondo del lavoro e vista la riduzione degli stipendi, si assiste ad una battuta d’arresto dei consumi. Le famiglie infatti, una volta pagate le spese obbligate, si trovano a dover risparmiare, o meglio tagliare, tutto il resto.

La casa non è una spesa per tutte le famiglie italiane

Ogni famiglia è chiamata in questo periodo di crisi a definire delle priorità di spesa, a scegliere se investire nel settore alimentare, piuttosto che nel vestiario. La recessione è ad ogni modo inevitabile e infatti, nel primo trimestre del 2013 c’è stato un crollo dei consumi del 4,2 per cento.

Le famiglie, dice la Confederazione italiana agricoltori, punta al risparmio rinunciando anche alla qualità. L’analisi è compiuta su un insieme di 13,8 milioni di famiglie che per rinunciando ai brand hanno iniziato, ad esempio, a servirsi degli hard-discount.

Chi non ha rinunciato ai marchi, invece, fa molta più attenzione alla spesa e cerca soltanto le offerte speciali, gli sconti e le promozioni in vigore.

Cala Wall Street dopo i dati macroeconomici USA

 La seduta di Wall Street di giovedì è stata in calo probabilmente a causa dei dati macroeconomici riferiti all’economia americana, che non sono stati brillanti ed hanno impensierito molti investitori che legano i loro capitali all’andamento finanziario USA.

Importante l’annuncio di un membro del Fomc che ha previsto una revisione della politica monetaria da parte della Fed. Secondo il Fomc, Ben Bernanke tornerà presto sui suoi passi e potrebbe approvare una nuova stagione di quantitative easing.

I traders sono in via d’estinzione

I segnali macroeconomici, infatti, non fanno sperare niente di buono. Infatti, se solo si considerano le nuove richieste di sussidi di disoccupazione, oppure il tasso d’inflazione core, oppure ancora le nuove abitazioni, è chiaro che l’economia americana non attraversa una fase brillante. La liquidità che la Fed assicura al mercato, quegli 85 miliardi di dollari al mese, sono provvidenziali.

Deludono i marchi tecnologici

I dati macroeconomici sul mercato americano non potevano non avere impatto sulla borsa e così il riflesso dei report su Wall Street si è fatto sentire immediatamente. L’indice Dow Jones, per esempio, ha chiuso a 15.233,22 punti, in calo di 0,28% punti. Nella stessa giornata, però, è stato aggiornato il nuovo record storico che era fissato a 15302,49 punti.

In flessione anche l’indice S&P500 che ha perso lo 0,50% e il Nasdaq Composite che ha fatto registrare una flessione dello 0,18%.

Acer vuole il mercato dei mini tablet

 Nel 2013 l’Acer ha deciso di lanciarsi in un settore in cui Samsung ed Apple le lasciano ancora spazio e l’obiettivo è di ottenere il maggior numero di risultati. Il settore di cui parliamo è quello dei tablet delle dimensioni più piccole, dai 7 pollici in cui. Le altre aziende che si occupano di computeristica, che abbiamo opportunamente citato, sono specializzate nella produzione di tablet dai 10 pollici in su.

Come farà a sopravvivere Apple

Quest’anno, secondo le previsioni, i tablet sorpasseranno i pc quanto a pezzi venduti e il fatturato anche se poi il fatturato dei due settori resterà praticamente lo stesso perché i tablet anche se in espansione, sono comunque poco costosi o comunque meno costosi dei computer.

Assicurarsi prima di andare in America

Acer, oggi, è il secondo produttore in Europa e in Italia ed ha raggiunto il 15 per cento della quota di mercato, proprio adesso che si conquista un posto d’onore con le vendite dei tablet più piccoli. Acer, puntando su alcuni prodotti, potrà consolidare la sua supremazia.

Acer, ha a disposizione il tablet B1 da 7 pollici e 129 euro, l’A1 da 7,9 pollici a 169 euro e un W5 che usa invece il sistema operativo Microsoft Windows 8. Il successo sul mercato è garantito ma si può ipotizzare u’espansione anche nel mercato azionario.