Youtube lancia i servizi a pagamento

 Capire il mondo della tecnologia è importante anche per individuare gli asset d’investimento più remunerativi. Per esempio, se un’azienda ha deciso di lanciare un nuovo servizio e questo servizio risulta gradito agli utenti, allora vuol dire che il titolo in borsa potrebbe subire una bella impennata.

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Oggi ci troviamo a parlare delle ultime indiscrezioni legata a Youtube che sembra aver annunciato ai suoi utenti la nascita dei canali a pagamento. Nella prima fase i canali che saranno coinvolti nella sperimentazione sono 53, con riferimento a 30 editori differenti che sono partner di Youtube. Quest’ultimo, lo ricordiamo, è il portale video di Google.

I canali a pagamento, tra l’altro, non sono una novità assoluta poiché negli Stati Uniti funzionano già. Invece, rispetto all’Italia, al momento, non sembra esserci la volontà di attivare canali a pagamenti per gli utenti del Belpaese. Per tutti gli altri, per i quali è lanciato il servizio a pagamento, ci saranno 14 giorni di prova.

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Un periodo utile a capire se i canali sono abbastanza interessanti da meritare il pagamento dell’abbonamento che, per ora, a livello indicativo, saranno di 0,99 dollari al mese. Pagando questo piccolo abbonamento si potrà vedere un canale tra i 53 proposti, sia sul computer, sia sui dispositivi mobili. L’importante è iscriversi. Si aspetta di conoscere il parere degli utenti per delineare il trend del titolo Google in borsa.

Le risposte di Schulz ai dubbi di Letta

 Di recente si sono incontranti nello scenario UE, il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz e il nostro Presidente del Consiglio Enrico Letta che hanno parlato in modo più serio della situazione dell’Europa e dell’Italia. Secondo il neopremier italiano, il problema più urgente da risolvere adesso è quello della disoccupazione giovanile, perciò Letta chiede all’Europa di mettere in campo delle misure adeguate ad invertire la tendenza occupazionale dei giovani che nel 38% dei casi non hanno un lavoro.

L’allarme della disoccupazione giovanile

Secondo Letta è necessario che sia l’Europa a farsi carico della situazione ed inserisca questa emergenza nell’agenda del consiglio di giugno. E’ necessario, infatti, fare un programma straordinario per la disoccupazione giovanile. Schulz, in risposta ai problemi posti da Letta, ha dichiarato quanto segue:

“La sfida più grande è quella della disoccupazione giovanile. In alcuni Paesi dell’Unione europea rischiamo di perdere una generazione intera. Per questo è importante lottare su questo tema e prendere subito misure applicabili.”

Integrazione e fallimento dell’euro per Saxo Bank

Schulz, comprendendo a pieno il problema posto dal collega italiano, si è impegnato in prima persona a “risolvere” la situazione, prendendo in considerazione una proposta fatta dal governo irlandese che era quella di anticipare 6 miliardi di fondi dedicati all’occupazione per il periodo 2014-2020, usandoli fin da subito.

 

Morgan Stanley sul mercato valutario

 Morgan Stanley, come molte altre banche d’affari, hanno capito che il movimento impresso al mercato forex dalle scelte delle banche centrali, può essere usato per individuare i trend relativi alle maggiori valute. Per questo ha proposto un’analisi del rialzo del dollaro che è cresciuto a dispetto dell’euro, dello yen e della stessa sterlina. Un rialzo che sembra essere di lungo periodo.

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Secondo Morgan Stanley oggi, rispetto al dollaro, si può parlare di long call, visto che il trend rialzista del dollaro è destinato a continuare per diversi giorni e nonostante l’andamento della moneta, che oggi è positivo, i fondamentali USA continueranno ad attirare dei flussi di capitale.

Crescente il cambio euro dollaro

Vuol dire che sta crescendo la correlazione tra il dollaro e l’andamento dei mercati finanziari perché la cosiddetta propensione al rischio di chi investe nel dollaro, è in continua modifica.  Il dollaro, dunque, non è più una valuta di rifinanziamento, ma ha tutte le caratteristiche di un asset currency.

Secondo Morgan Stanley, il rialzo del dollaro avrà effetto soprattutto sulle altre valute maggiori in circolazione, quindi sull’euro, sullo yen e sulla sterlina. Sulla nostra valuta, infatti, pesa ancora l’incertezza politica e quindi il valore della moneta non può fare da contraltare all’ascesa del dollaro.

Per quanto riguarda yen e sterlina, invece, gli investitori è molto facile che andranno a cercare un terreno fertile altrove, quindi saranno sottoposti ad un’ulteriore flessione.

Bot annuali ai minimi

 Se dal rendimento dei titoli di stato si deduce l’affidabilità di un paese, allora possiamo dire che gli investitori non ritengono che l’Italia crolli nel breve periodo. Tanto che i Bot annuali, di cui c’è stata l’ultima emissione qualche giorno fa, hanno dei rendimenti molto bassi, ai minimi storici.

► Rendimento in calo per i BOT

Il 10 maggio il ministero del Tesoro italiano ha lanciato un’asta per i Bot annuali che vedranno la loro naturale scadenza il 14 maggio 2013. In tutto sono stati piazzati ben 7 miliardi di euro di titoli ma la cosa più evidente è stata che i tassi sono ancora una volta in calo.

Se i tassi sono in calo vuol dire che il rendimento di questi titoli di stato è ancora più basso del solito ed è anche ad un livello inferiore rispetto a quello registrato alla nascita dell’euro. Il rendimento lordo del titolo annuale è calato dallo 0,922% fino allo 0,703%, nell’arco di un mese.

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In realtà è da mettere nell’analisi anche la riduzione della domanda che può essere catalogata come molto debole. Tra l’ammontare dei bond richiesti e l’insieme dei bond offerti, il rapporto definito è dell’1,161. Sono stati immessi sul mercato Bot flessibili con scadenza a 319 giorni a un tasso dello 0,393% per un totale di 3 miliardi di euro.

 

Giapponesi verso i bond esteri

 Qualcosa sta cambiando in Giappone, non solo a livello valutario ma anche nel settore degli investimenti. La dichiarazione è stata fatta dal ministero delle Finanze nipponico che ha notato un cambiamento nel comportamento degli investitori istituzionali, quindi banche e compagnie assicurative.

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Questi soggetti, adesso, sono diventati acquirenti netti delle obbligazioni estere. Fino a questo momento gli investitori istituzionali, per ben 6 settimane consecutive, erano stati protagonisti di una fase di vendita, tanto che il saldo di acquisto di bond era arrivato a 309,9 miliari di yen, mentre nella settimana che si è chiusa lo scorso 3 maggio, il saldo netto di acquisto di bond era fermo a 204,4 miliardi di yen.

Gli investitori sono spinti verso l’acquisto di attività estere anche dalla politica monetaria ultra-espansiva che è trainata dalle scelte dalla Bank of Japan. E’ stata infatti la BoJ a dire che per combattere la deflazione era necessario raddoppiare l’acquisto dei titoli di stato in modo da arrivare al target di inflazione al 2 per cento in 2 anni.

L’euro è troppo forte?

In questo stesso periodo sono aumentati anche gli acquisti di ETF e di quote di fondi di investimento immobiliare. La politica si svalutazione dello yen è stata parallela all’espansione della borsa di Tokyo che dall’inizio dell’anno è cresciuta del 40 per cento.

Facebook vuole Waze ma quanto costa

 Quando un’azienda procede con un’acquisizione o con un grosso passo commerciale, bisogna vigilare sull’operazione e tentare di capire come sarà interpretata dal mercato e dagli investitori. Soltanto così si possono anticipare i movimenti del mercato. Vediamo quindi qualche notizia interessante che riguarda Facebook.

Lo stipendio di Zuckerberg

Il social network per eccellenza, infatti, sta per acquisire Waze, sembra infatti che le trattative siano a buon punto Waze è un’applicazione di navigazione propria dei dispositivi mobili che è aggiornata in continuazione da chi la usa. L’affare, in termini economici, potrebbe fruttare a Waze, circa un miliardo di dollari.

Facebook dovrà rimborsare 62 milioni agli azionisti

Facebook, ha bisogno realmente di un servizio di mapping nella sua cornice blu? Probabilmente no, ma conoscere chi sono i 50 milioni di utenti di questa applicazione, ha sicuramente la sua importanza. Sono tante, infatti, le persone che si scambiano informazioni sulle indicazioni stradali, il traffico, gli incidenti. Insomma, Waze, con riferimento alla viabilità, funziona comunque da social network. Gli utenti, infatti, possono anche lasciarsi dei messaggi reciproci.

Per capire quanto può essere conveniente per Facebook questa operazione, c’è da considerare anche un aspetto squisitamente commerciale: l’applicazione in questione genera enormi ricavi dalla vendita di pubblicità e così si sostiene. Facebook, dunque, potrebbe approfittarne anche per ampliare il suo business nel settore mobile.

Saxo Bank spiega il disastro euro

 Il CEO di Saxo Bank Lars Seier Christensen, presente ad un evento molto importante per il mercato finanziario, tenutosi a Londra, spiega che non è mai stato protagonista di un periodo economico così turbolento ma al tempo stesso interessante sotto il profilo analitico. Il riferimento è alla crisi dell’euro.

C’è chi crede nella fine dell’euro

Perché non funzionano l’euro e l’Europa? La prima domanda cui il CEO di Saxo Bank deve rispondere è questa. La risposta sembra semplice: l’euro è un disastro e la sua situazione non è destinata a migliorare nel giro di pochi mesi. Bruxelles da sempre promette di essere sulla strada del recupero ma negli ultimi sei mesi non ci sono stati segnali positivi nel Forex all’indirizzo della moneta unica.

I titoli sloveni sono considerati tossici

Quando la crisi interesserà anche la Slovenia e Malta che sono sul punto di crollare, sarà evidente che la metà dei paesi dell’area euro, sono andati in rovina proprio dopo aver adottato l’euro nel quale avevano riposto le migliori speranze. L’euro, oggi, più che essere una moneta, è da considerare un costrutto politico senza fondamento economico e fiscale.

Visto l’impegno politico nel mantenimento dell’euro è molto probabile che si continui a fare di tutto per tenere in vita la moneta unica ma l’euro, ormai è spacciato e su questo non ci sono dubbi. Il fatto è che l’unità politica necessaria al sostentamento dell’euro, si pensava potesse essere costruita con l’unione monetaria. Ma così non è stato.

Torna la fiducia nella casa

 La ripartenza del mercato immobiliare è il sintomo più evidente della ripresa dell’economia in generale. Il fatto che i consumatori riprendano a cercare e comprare casa non è tanto legato alla concessione di mutui a tassi più vantaggiosi, quanto al recupero della fiducia nel mattone, da sempre considerato l’investimento per eccellenza.

Per le case i prezzi sono in calo

Una recente analisi, condotta da Immobiliare.it su un campione di 12 mila utenti, dice che nell’ultimo trimestre sono cresciuti i cittadini che hanno pubblicato un annuncio immobiliare o che hanno fatto una ricerca per una casa. Insomma, rispetto all’immobiliare è cambiata la percezione dei cittadini.

L’analisi di Immobiliare.it cerca di focalizzare l’attenzione sulla fiducia dei consumatori nel primo trimestre del 2013. La propensione all’acquisto ha sfondato la soglia del 50 per cento definita nel 2012 ed è arrivata al 55 per cento nel 2013.

Mutui più convenienti per gli ecologisti

Nel campione d’intervistati ci sono un buon numero di persone che ritengono che adesso non sia più il momento di vendere. Questo insieme di intervistai è in crescita e sono il 72 per cento in più dell’anno scorso. Il 12 per cento degli intervistati, poi, ritiene che adesso ci sia possibilità di vendere le case a buon mercato mentre il 10 per cento ritiene sia meglio aspettare almeno un anno, per far sì che si trovino i prezzi migliori.

La classifica delle università

 Un paese che non investe nel settore dell’istruzione è certamente un paese che non vuole essere lungimirante a livello economico. Eppure quando si vanno a stilare le classifiche relative ai paesi che offrono le migliori strutture educative e formative, ci sono sempre gli stessi paesi in cima alla lista.

L’Italia non investe nella cultura

Il Qs che nel campo della rilevazione del ranking universitario è una vera autorità, ha diffuso in questi giorni la classifica delle migliori università del mondo. Alla fine, in cima alla lista ci sono sempre gli atenei americani e quelli inglesi, soprattutto per quanto riguarda le materie economiche e finanziarie.

Eppure, nonostante l’Italia non investa molto nella ricerca e nella cultura, anche il nostro paese ha un ateneo tra i migliori del mondo. Si tratta della Bocconi che in classifica occupa il diciassettesimo posto. L’università milanese e quella di Singapore che occupa il 14esimo posto, hanno in qualche modo incrinato il monopolio anglo americano delle università economiche.

A livello planetario, però, la medaglia d’oro spetta ad Harvard, che precede il Mit e la London School of Economis. Se poi restringiamo tutto al continente europeo, allora si scopre che la Bocconi è il quinto ateneo economico dopo Lse, Cambridge, Oxford e Ucl.