L’Europa contro la Cina per i pannelli solari

 Quello dei pannelli solari è un settore dell’economia molto proficuo anche se spesso, negli ultimi anni, la concorrenza cinese nel settore è stata esagerata. Adesso che la Suntech Power è stata annunciata sull’orlo del fallimento molte aziende europee sembravano aver ripreso fiato. Invece sembra che la concorrenza sia ancora spietata al punto che l’Europa prende le contromisure.

Suntech Power pronta a chiedere il fallimento

Sono arrivate in un momento di crisi ed è facile pensare che siano figlie delle difficoltà economiche, ma non è così. L’Europa ha sempre storto il naso davanti al predominio cinese nel settore dei pannelli solari.

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Adesso a mettere un punto sulla questione ci ha pensato la Commissione Europea che ha deciso di difendersi dall’invasione dei pannelli solari cinesi attraverso l’imposizione di dazi ancora più forti sulle importazioni di questo genere di prodotti. Le tasse d’importazione si assestano quindi sul 47 per cento.

La decisione è stata condivisa anche se in pratica la sua applicazione, dopo la ratifica formale, sarà rimandata a giugno. Nei prossimi giorni, quindi, Bruxelles si è riproposta di consultare tutti gli Stati membri dell’UE, le 27 nazioni che ne fanno parte, sull’argomento. Il loro parere, però, non sarà vincolante.

Pubblicità per bambini in calo

 L’audience cresce per i canali dedicati ai bambini, sia quelli che sono sul satellite, sia quelli disponibili per tutti sul digitale terrestre, eppure la pubblicità che viene rivolta a questa categoria di telespettatori, oggi, è in calo, mentre è stata in crescita negli ultimi due anni.

I dati Nielsen relativi alla televisione, quindi, dicono che sono in aumento i bambini e i ragazzi che guardano i programmi loro dedicati, nonostante il calo degli investimenti pubblicitari. La pubblicità per bambini, infatti, per tanto tempo è stata considerata una gallina dalle uova d’oro e la raccolta pubblicitaria dal 2010 al 2012 l’ha dimostrato.

 Amazon vuole crescere col mobile

La raccolta, infatti, è passata dai 24 milioni di euro del 2010 fino ai 68 milioni di euro della fine del 2012. Tra il 2011 e il 2012 c’è stato un incremento vertiginoso pari all’86,3 per cento ma tutto il movimento si è concentrato all’inizio dell’anno. Nel primo bimestre del 2013, è stata invece registrata un’inversione di tendenza.

 Anche Mediaset assapora la crisi

Tra gennaio e febbraio, infatti, sono stati raccolti soltanto 6,4 milioni di euro di pubblicità che sono il 25 per cento in meno rispetto ai soldi raccolti nello stesso periodo del 2012. E’ comunque prematuro, secondo molti analisti, usare questi dati di inizio anno per trarre conclusioni più generali. Bisogna piuttosto arrivare alla fine dell’anno perché i canali tematici per  ragazzi restano comunque uno spazio privilegiato per gli inserzionisti.

Allarme per carenza di elio

 L’eli0 è un gas molto importante che in questo momento oltre ad essere scarsamente disponibile in natura, è anche molto costoso. La considerazione di natura generale è arrivata sulla stampa nazionale ed internazionale dopo una decisione presa dal Tokyo Disney Resort.

Il beige book di Piazza Affari

I giapponesi hanno deciso di sospendere le vendite di palloncini, quelli gonfiati con l’elio che sono sempre più desiderabili da parte dei bambini. Non perché i ragazzi non siano importanti nella società nipponica ma perché l’elio, il gas leggerissimo e non infiammabile, si trova sempre meno.

L’importanza dell’elio si evince dai suoi “utilizzi”. Questo gas, infatti, è usato come propellente nell’industria aerospaziale ma è fondamentale anche per il funzionamento delle apparecchiature scientifiche. Si dà il caso, infatti, che l’elio sia molto importante per le macchine che fanno la risonanza magnetica e per quelle che si occupano della diagnostica.

Come USA e Giappone sostengono le borse

L’elio, però, è diventato poco reperibile sul mercato benché sia uno degli elementi più comuni nell’universo e sia anche lo “scarto” della lavorazione dell metano.

Questo prodotto, per giunta, non è affatto rato e men che meno negli Stati Uniti dove è cruciale l’estrazione dallo shale. Sono proprio gli Stati Uniti, in questo momento, a cercare una soluzione.

La Bank of Korea taglia i tassi

 La Bank of Korea ha tagliato i tassi, così come poi ha fatto la BCE pensando di essere di stimolo alla’economia. Il tasso di riferimento è quindi stato abbassato di 25 punti base fino al 2,5 per cento che rappresenta il minimo dall’inizio del 2011.

La BCE e i tassi d’interesse sui mutui

La decisione della banca centrale è arrivata dopo l’approvazione del Parlamento di Seul del budget supplementare di 5,300 miliardi di won che dovranno essere usati come stimolo per l’economia. Il Giappone aveva fatto la stessa cosa e la Corea del Sud ha semplicemente seguito l’esempio del colosso asiatico. In quella porzione di mondo, infatti, gli stimoli monetari e quelli fiscali sono da considerare prioritari per lo sviluppo.

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La notizia relativa alla Corea è stata soltanto la seconda bella notizia dopo la scelta della Reserve Bank of Australia di abbassare i tassi di riferimento fino al minimo storico del 2,75 per cento. Questo non vuol dire che la politica monetaria espansiva sia finita, anzi, sembra che le porte siano ancora aperte. La Corea del Sud, in fondo, ha dato il via alla prima riduzione di tassi nel giro di sette mesi.

Diverso è il discorso portato avanti dalla Fed che invece ha deciso di frenare il suo quantitative easing.

 

 

51mila abbonati in meno per Sky

Sky Italia non ha messo a disposizione i suoi dati sui conti trimestrali. Anche per quanto riguarda News Corp, l’azienda ha deciso di mettere al sicuro i dati della controllata italiana. L’unica cosa che si è riusciti a capire è che i ricavi sono in calo. Di fatto sembra che abbiano detto addio a Sky Italia circa 51 mila abbonati.

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Per Sky Italia, insomma, si mette male, ma quanto male? Lo vuole sapere New Corp, ma lo vogliono sapere anche gli analisti. Peccato che il colosso guidato da Murdoch non sia mai stato generoso in termini di reportistica. Sull’ultimo trimestre 2013, invece, più del dettaglio dati, ha pesato la notizia legata alla perdita degli abbonati.

 

 Un miliardo e mezzo di telefonate in meno nel 2012

A marzo 2013 è stato completato il terzo trimestre e il bilancio è stato che dall’inizio dell’anno fiscale, Sky Italia è stata abbandonata da 51 mila abbonati. Precedentemente erano stati persi altri 28 mila abbonati. Gli affezionati della società italiana, allora, restano 4,78 milioni ma sulle performance dell’azienda è ancora mistero.

Abbonamento Sky – Richiesta di recesso anticipato dal contratto

New Corp, allora, adesso vorrebbe mettere il dito nella piaga, provando a racimolare dati da ogni report precedente ma la situazione è quanto meno difficile.

Quale yen aiuta Toyota

 Una delle aziende più importanti del mondo e del Giappone è la Toyota che ha chiuso l’anno fiscale con un utile operativo di 1320 miliardi di yen che in euro si traducono in circa 10 miliardi. L’anno scorso l’utile operativo era stato di soli 335 miliardi e si era andati ben al di là delle stime di febbraio che fermavano questo utile a 860 miliardi.

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Il fatturato della Toyota, dunque, è cresciuto del 18,7 per cento arrivando fino a 22 mila miliardi di yen con un utile netto che è passato da 283,5 a 962,1 miliardi. Questi numeri non raccontano soltanto della ripresa economica Giapponese ma anche della capacità di Toyota di tornare leader mondiale della quattro ruote.

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Molto di questo successo è dovuto all’indebolimento dello yen rispetto al dollaro e all’euro. Senza l’effetto positivo e propulsivo della valuta nazionale, l’utile operativo avrebbe avuto ben 150 miliardi di yen in meno.

Akio Toyoda ha commentato gli ottimi dati della sua azienda spiegando che questo effetto monetario sta aiutando moltissimo i produttori di auto. Una specie di traino anche se la competizione è ancora molto dura. Probabilmente pesa ancora l’effetto del terremoto del marzo del 2011.

L’austerity criticata dal basso

 Che l’austerity non sia più un modello da seguire, lo dimostrano i fatti e anche i paesi che ancora sostengono la linea dura sui conti nazionali, dovranno ricredersi osservando che la pressione fiscale non agevola la ripresa economica.

La Germania deve ripensare all’austerità

L’ultima notizia in ordine cronologico legata all’austerity è quella di un ragazzo, uno studente americano di economia, di appena 28 anni che, aiutato dai suoi professori Micheal Ash e Ropert Pollin ha messo in discussione numerosi punti della ricerca “Growth in the time of debt”. Il documento in questione è stato usato da molti politici per giustificare alcune imposizioni fiscali e altre misure economiche finalizzate alla riduzione del debito.

L’austerity ha le ore contate

Il documento citato era stato stampato nel 2010 ed era stato curato da due economisti di Harvard, Carmen Reinhart e Ken Rogoff. La loro teoria partiva dall’assunto che un paese che superi la soglia del debito pubblico del 90 per cento, avrà una flessione del PIL.

Gli errori degli economisti spiegati da Reinhart e Rogoff

I tre errori individuati dallo studente americano nella ricerca, sembrano quasi ai limiti dell’ironia. In primo luogo sembra che nelle tabelle di elaborazione fatte con Excel siano stati selezionati e quini inclusi nella ricerca meno paesi. Poi nei primi due anni del dopoguerra non sono stati conteggiati i dati di Australia, Canada e Nuova Zelanda.

I traders sono in via d’estinzione

 stiSe avete visto almeno una volta il famoso film “Una poltrona per due”, avete quanto meno un’immagine molto cinematografica del trader. Si tratta degli intermediari che nella borsa o nei mercati secondari, si occupato dello scambio di azioni, valute e commodities.

L’economia e la finanza in particolare, fino al 2008, anno in cui ha avuto inizio la crisi economica più colossale della storia, non erano state al centro dell’attenzione. Dopo il 2008, invece, si è iniziato a pensare ai trader, al loro ruolo nelle contrattazioni, alla loro capacità di determinare trend e quotazioni.

Nessuno si spiega il crollo dell’oro

La conoscenza dei traders, però, è fondamentale per capire come si muovono gli indici in borsa, oppure che effetto può avere un declassamento dell’agenzia di rating, sull’andamento dei titoli in borsa.

 Le direttrici del mercato 2013 individuate da JP Morgan

Oggi, molti traders, lavorano seduti ad una scrivania e con tanti software accuratissimi, seguono l’andamento delle quotazioni ed individuano il momento giusto per far partire gli scambi. Ci sono però tanti traders, forse quelli che hanno conquistato l’immaginario collettivo, che sono invece operativi sui trading floor ed operano dunque a geti, urlando, insomma partecipando in modo molto animato alle aste.

Il trading floor è una specificità della borsa di New York.

Italia tra IMU ed ESM

 L’Italia, in questo momento, è uno dei paesi che maggiormente è tenuto sotto scacco dal perdurare della crisi. Se la situazione globale non fosse così dura, forse il nostro paese non sarebbe a rischio bancarotta. Eppure persistono delle “contraddizioni” sulla gestione del denaro pubblico e sulle scelte fatte a livello politico e monetario.

► Soddisfano le entrate avute dall’IMU

Ad aprile, infatti, l’Italia ha pagato circa 2,8 miliardi di euro al Fondo Salva Stati, l’ESM. Nello stesso tempo il Governo è andato alla ricerca dei soldi per far sì che migliorino le condizioni di vita dei cittadini italiani che sono messi alle strette da un’elevata pressione fiscale.

Nell’agenda del nuovo governo, per esempio, è stata inserita l’abrogazione dell’IMU, la riduzione del sistema di tassazione sul lavoro e la modifica del meccanismo della casa integrazione. Per mettere in atto tutti questi buoni propositi servono un bel po’ di fondi che l’Italia, oggi, non ha a disposizione.

► Chiesto un limite al fondo ESM

Servono infatti tra i 5 e i 6 miliardi di euro. Per trovarli si dovrà sicuramente ricorrere ad una nuova spending review e si dovranno usare i soldi del fondo del Tesoro da destinare alle imprese.

Ricordiamo che per il Fondo Salva Stati il nostro paese è tenuto al versamento di circa 125 miliardi di euro in 5 anni.

 

L’allarme della disoccupazione giovanile

 I giovani che non hanno un lavoro sono la vera preoccupazione europea. In pratica nel Vecchio Continente l’allarme maggiore è legato alla disoccupazione giovanile. A dirlo e spiegarlo in modo scientifico ci ha pensato l’ILO, l’Organizzazione internazionale del lavoro.

Record di disoccupati in Spagna

L’ILO fa parte dell’ONU ed ha pubblicato un rapporto sulla situazione lavorativa mondiale. Il grande problema da affrontare oggi è che la crescita della disoccupazione giovanile che sarà ancora costante nei prossimi 5 anni. Nel 2018 il tasso di disoccupazione giovanile arriverà al 12,8 per cento. E’ una crisi che interessa soprattutto i giovani ma che deve essere affrontata dal punto di vista economico, sociale e politico.

I giovani hanno difficoltà con i mutui prima casa

Il tasso di disoccupazione giovanile, che riguarda i lavoratori di età compresa tra 15 e 24 anni, è cresciuto molto. Nel 2007 era pari all’11,5 per cento ed ora nel 2012, è arrivato al 12,4 per cento. Tanto dipende dal rallentamento globale dell’economia ma non sembra che su questo fronte ci sia un barlume di miglioramento.

In più, oltre ai giovani senza lavoro, sono aumentati anche i giovani che hanno lavori precari, temporanei o part time. Rispetto ai periodi analoghi a questo, già visti in passato, l’elemento nuovo è il perdurare della crisi.