L’iBond di Apple piace agli investitori

 La società di Cupertino, la famosa Apple, legata il suo successo non solo alla vendita dei prodotti della Mela morsicata ma anche alla capacità di presentare questi prodotti al pubblico, tipica di Steve Jobs. Non è un caso che alla morte di uno dei suoi leader più carismatici, sia la società che il titolo abbiano iniziato a perdere quota.

Adesso la Apple è costretta a lanciare la sua prima emissione di obbligazioni, la prima in assoluto dal 1997. Questo tipo di strumenti di finanziamento sono stati considerati migliori rispetto al rimpatrio dei capitali. Per Apple, portare circa 100 miliardi di dollari detenuti all’estero, in America, avrebbe voluto dire pagare moltissime tasse.

Boom smartphone premia Samsung

Da qui l’intuizione: chiedere un prestito agli investitori per riacquistare i titoli Apple e pagare il dividendo agli azionisti. In genere, infatti, basta dire che è la Apple a lanciare dei bond per incuriosire chi opera in borsa. Questi iBond però, non devono essere considerati il simbolo della fine dell’azienda, infatti la solidità finanziaria del colosso di Cupertino non è in discussione.

Come farà a sopravvivere Apple

Deutsche Bank e Goldman Sachs si stanno occupando del collocamento del prestito e fino a questo momento hanno già raccolto richieste pari a 40 miliardi di dollari. L’obiettivo è raccogliere tra i 15 e i 18 miliardi di dollari.

Crollano inflazione e spese

 Ogni mese l’Istat tiene sotto controllo i prezzi dei beni e dei servizi erogati nel nostro paese per capire se aumentano o se invece vanno sul piano inclinato, al fine di scovare qualche indizio utile anche per decifrare la situazione del paese. Per i prezzi, dice l’Istituto nazionale di statistica, siamo di fronte al settimo calo consecutivo dei prezzi.

Il modello giapponese di riferimento per la Grecia

Il tasso più basso mai raggiunto dal febbraio 2010. Il rallentamento più corposo dei prezzi si è avuto per i beni energetici. In sostanza ad aprile l’inflazione è crollata passando dall’1,6 per cento di marzo fino all’1,2 per cento di aprile. Il rallentamento che può essere considerato anche molto forte è dovuto soprattutto ai beni energetici ma c’è altro.

La crisi taglia le spese pasquali

Molti dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori, hanno subito un calo. Stiamo parlando ad esempio dei carburanti e dei prodotti che finiscono nel carrello della spesa. Il prezzo della benzina per esempio, è diminuito del 2 per cento su base mensile e del 4 per cento su base annua e si tratta del calo maggiore registrato dal 2009 a questa parte. Il prezzo del gasolio è altrettanto in calo. La scivolata mensile è stata del 2,3 per cento e si sostanzia nel 3,6 per cento su base annua.

Esenzioni dal ticket sempre più numerose

 Per usufruire delle prestazioni sanitarie è necessario pagare un ticket che serve a coprire alcune spese legate alle prestazioni erogate. Chi ha un reddito basso può chiedere l’esenzione dal ticket per reddito e a dimostrare che la situazione economica del Belpaese si è aggravata, si può chiamare in causa anche l’aumento delle richieste di esenzione.

Le spese mediche detraibili dal 730

I dati a riguardo sono stati offerti dal Ministero della Salute che lega l’aumento delle richieste di esenzione all’aggravarsi della condizione economica e finanziaria del paese. In un anno, dal 2011 al 2012, le prescrizioni mediche che sono state erogate senza il pagamento del contributo del ticket, sono aumentate passando da circa 64 fino a 67 milioni.

UNICO 2013 PF: plusvalenze, modello RW e contributi SSN

La percentuale di ricette “esentate” dal pagamento del ticket, è molto pesante al Sud dove raggiunge l’86 per cento. Peccato che a questo incremento delle esenzioni non corrisponda l’aumento dei fondi per la sanità pubblica del nostro paese.

Nel 2012, le ricette per gli esami, le visite specialistiche e le analisi di laboratorio, nonché le lastre, le risonanze, le ecografie e le altre prestazioni di diagnostica strumentale, che hanno beneficiato dell’esenzione dal ticket sono state circa 145 milioni su 207. A livello territoriale la punta massima di “esenti per reddito” è in Campania e Sicilia.

Il mercato approva il governo Letta

 La borsa italiana aveva senz’altro bisogno di un segnale positivo dalla politica del Belpaese e nel giro di una settimana le pressioni degli economisti hanno impresso un’accelerazione notevole alle trattative di palazzo. In questo momento, quindi possiamo rilevare due dati importanti: al mercato e agli investitori che portano denaro in Italia piace sia la rielezione di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica per il secondo mandato, sia la scelta di Enrico Letta come presidente del Consiglio. 

La lista dei nuovi Ministri presentata da Enrico Letta

Il Governo Letta ha giurato in un momento molto delicato, con l’attentato fuori dal Parlamento che ha gettato nel panico la popolazione. Un attentatore solitario ha fatto fuoco colpendo due carabinieri e una passante. La tensione avrebbe potuto incrinare le quotazioni, invece i titoli hanno restituito un panorama diverso.

Il Napolitano-Bis fa bene allo spread

Enrico Letta è stato promosso a pieni voti. Il fatto che abbia scelto come ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni di Bankitalia, è stato una specie di asso nella manica che ha strizzato l’occhio alla BCE oggi guidata da Draghi. Lo spread ha fatto il resto calando fino a quota 272 punti.

I titoli italiani, intanto, sul mercato secondario, hanno toccato “il fondo”, i livelli minimi mai registrati dall’ottobre del 2010, in pratica si sono cristallizzati al 3,9 per cento.

 

Madrid rinvia la questione deficit

 I conti di Madrid sono in rosso e non è certo una novità visto che già da diverso tempo di vocifera che Madrid non sarà in grado di rispettare gli impegni presi con il resto dell’UE.

La Spagna, in questo momento, vista la situazione economica contingente, messa sotto la lente d’ingrandimento anche dalla BCE nel suo report sulle PMI europee, è costretta a rimandare al 2016 il raggiungimento dell’obiettivo sul deficit. La Spagna si era impegnata a fare in modo che il deficit non superasse il 3 per cento del PIL. 

La Spagna non centra gli obiettivi nel 2013

Adesso le stime sull’economia spagnola puntano al ribasso e la maggior parte della situazione è legata all’aumento del tasso di disoccupazione che ha raggiunto livelli record. Il problema occupazionale è condiviso anche dalla Francia, mentre la Germania e il Regno Unito confermano di essere in una fase di ripresa.

Gli opzionaristi analizzano la Spagna prima della crisi

Il fatto di condividere il problema “lavoro” con la Francia, non alleggerisce la situazione spagnola ed evidenzia in modo ancora più netto che c’è una divisione profonda tra il sud e il centro-nord Europa. L’obiettivo del deficit al 3 per cento doveva essere raggiunto nel 2014 e sarà raggiunto invece nel 2016. Per il 2013, invece, il bilancio si chiuderà con un disavanzo del 6,3 per cento.

La BCE chiede attenzione per le PMI

 Il grosso problema del Vecchio Continente è che deve ripartire nel più breve tempo l’economia e per farlo c’è necessità di rianimare il settore industriale dei vari paesi. Insomma le varie PMI devono essere sostenute. Ecco perché in questi giorni sull’argomento è tornata anche la BCE.

A Moody’s non piace l’Italia

La Banca Centrale Europea, infatti, ha detto che non sa ancora che intervento sostenere in tema di tassi ma è pronta a bacchettare i vari governi sul mancato sostegno alle PMI che rischiano di subire eccessivamente la crisi economica. Le Piccole e Medie Imprese sono state messe sotto la lente d’ingrandimento da una ricerca dell’Eurotower che spiega che le realtà maggiormente in crisi sono quella italiana e quella spagnola.

In entrambi i casi si parla di calo dei profitti e per questo è necessario l’intervento delle banche che a loro volta hanno già avuto un valido sostegno dalla BCE. Adesso sembra arrivato per loro il momento di “restituire il favore“. Il fatturato delle PMI tra ottobre 2012 e marzo 2013 è peggiorato in modo consistente e per questo si rende necessario il prestito bancario.

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Sempre secondo l’indagine della BCE, le piccole e medie imprese dei 17 paesi della zona euro, hanno una maggiore necessità di finanziamento.

Boom smartphone premia Samsung

 Molte aziende d’informatica, soprattutto quelle che si occupano della vendita di PC, sono state penalizzate dai trend del mercato, visto che i famosi desktop sono stati praticamente accantonati per lasciare posto a dispositivi che hanno miniaturizzato in qualche modo la navigazione. Parliamo, è chiaro, di smartphone e tablet.

Il 2013 sarà l’anno di Samsung?

Un’azienda che è al contrario è cresciuta molto è stata la Samsung che ha fatto dello sviluppo degli smartphone il suo core business. Nel primo trimestre dell’anno, quindi, i conti della Samsung Electronics sono cresciuti molto e tutto si deve allo sviluppo e soprattutto alle vendite relative al Galaxy S3 e al Galaxy Note 2 che sono stati i punti nevralgici del commercio del 2012.

Il colosso sudcoreano, in pratica, ha avuto un’evoluzione opposta a quella della Apple, sua diretta rivale, che invece ha fatto registrare un pesante calo delle vendite degli iPhone. La notizia relativa al colosso sudcoreano è stata data in occasione della presentazione del Galaxy S4 che già spopola nelle riviste di tecnologia.

Arriva Huawei dopo Samsung ed Apple

Gli utili netti dell’azienda, tanto per dare qualche numero, sono di 7150 miliardi di won soltanto nel trimestre gennaio-marzo. In dollari si parla di 6,44 miliardi. Rispetto a 12 mesi fa potremmo dire che c’è stato un rialzo del 42 per cento.

Lo stipendio dei parlamentari a 5 stelle

 Il 27 aprile è stato versato il primo stipendio ai parlamentari eletti per questa legislatura e tutta l’attenzione si è concentrata sugli onorevoli deputati e senatori del Movimento 5 Stelle che della riduzione dello stipendio hanno fatto la loro bandiera. Ci si chiedeva, quindi, prima della festa della Liberazione, se avessero davvero predisposto la rinuncia ad alcuni privilegi.

Il Movimento 5 Stelle svela gli stipendi

La stampa dedica da diverso tempo uno sguardo molto critico nei confronti del Movimento 5 Stelle che non si sottrae certo alle critiche e che talvolta le alimenta. In effetti, mentre tutti i giornali si chiedevano che ne sarebbe stato del portafoglio degli onorevoli grillini, a palazzo si sceglieva già una direzione da dare al governo del paese.

Grillo al Bild parla della bancarotta

Nel frattempo, molti giornalisti ci hanno ricordato qual è stato lo stipendio di Beppe Grillo, l’ultimo di cui si può essere a conoscenza. Parliamo del 2005, anno in cui il comico genovese ha inserito nel modello 730 per la dichiarazione, redditi pari a 4,2 milioni di euro.

In quell’anno, si ricordano le accalorate invettive di Beppe Grillo contro il viceministro Vincenzo Visco che per una questione di trasparenza aveva voluto pubblicare online la rendicontazione dei redditi degli italiani. In questo modo, secondo il leader dei 5 Stelle, si davano soltanto indicazioni utili al crimine organizzato.

A Moody’s non piace l’Italia

 Un passo avanti per quanto riguarda la stabilità nel nostro paese è stata fatta: dopo la rielezione di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica, Enrico Letta, in pochissime ore, ha messo insieme una squadra di governo che non dispiace né al PD e né al PDL.

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Eppure l’agenzia di rating Moody’s non modifica nemmeno un po’ il suo pensiero sull’Italia. Infatti per il nostro paese l’agenzia in questione vede un futuro poco roseo, diciamo anche opaco. Il bilancio sul Belpaese è assolutamente da dimenticare visto che l’Italia non sembra in grado di recuperare le fiducia degli investitori nel breve periodo.

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Moody’s dunque, conferma il rating “Baa2” per il nostro paese e conferma anche l’outlook negativo. Questa decisione permane anche con il governo formato visto che il rischio non è tanto nella scelta dei ministri, quanto piuttosto nella capacità e nella possibilità, per l’esecutivo, di portare a termine le riforme.

Il governo in carica, quindi, potrebbe presto trovarsi a discutere, al cospetto dell’ESM, un piano di salvataggio che coinvolga anche la BCE. In questo secondo caso il paese dovrebbe promettere di riformare il mercato del lavoro e dovrebbe promettere di fare una riforma fiscale efficace.

Lo stipendio di Zuckerberg

 Quando in un momento di crisi dell’azienda si scopre che il CEO della stessa azienda ha previsto per sé un aumento dello stipendio, gli investitori generalmente puniscono la scelta.

Marchionne e lo stipendio nel periodo di crisi

E’ già successo con Marchionne alla Fiat e con Bernabé per Telecom. Adesso nello stesso vortice descritto è entrato anche il mondo digitale e sotto accusa c’è proprio il capo di Facebook.

Superstipendio anche per Bernabé di Telecom

Il titolo del social network per eccellenza, in borsa, non è stato molto proficuo. Dal suo debutto ad oggi ha quasi visto dimezzarsi il valore iniziale e questo ha fatto sì che dopo pochissime settimane Mark Zuckerberg fosse mandato via dalla classifica dei 10 uomini più ricchi del mondo.

Una notizia che lo ha preso alla sprovvista proprio durante il viaggio di nozze in Italia. Adesso, invece, si apprende che per il 2012, il suo assegno da CEO di Facebook, è stato di ben 1,99 milioni di dollari. L’assegno è stato firmato dall’amministrazione dell’azienda che Zuckerberg ha fondato e di cui è CEO. 

 Facebook dovrà rimborsare 62 milioni agli azionisti

Rispetto al 2011 si tratta di uno stipendio maggiorato del 16 per cento. Nel 2011, infatti, il giovane magnate del mondo digitate aveva incassato “appena” 1,2 milioni di dollari.