La produzione tedesca rallenta

 La produzione tedesca rallenta e a dirlo, stavolta, sono le statistiche ufficiali che hanno già fatto tremare i mercati. Il paese in questione, infatti, con l’annunciata crisi della Francia, resta il caposaldo dell’economia del Vecchio Continente.

L’indice PMI della Germania è in lieve peggioramento, come la stessa situazione produttiva della zona euro, tanto che dalla prossima settimana la BCE potrebbe già rendere fattivo il taglio dei tassi d’interesse. Tanto per entrare nel dettaglio della questione, ricordiamo che l’indice PMI in versione flash per la Germania è sceso sotto la soglia dei 50 punti, raggiungendo quota 48.8. La soglia dei 50 punti separa l’economia in crescita dall’economia in fase di contrazione.

E’ davvero tutta colpa della Germania?

L’indice PMI, il cui aggiornamento è stato assorbito con un po’ di sofferenza dai mercati, è molto importante per effettuare previsioni, soprattutto per chi si occupa di opzioni binarie. La sua  importanza è data dal fatto che l’indice della produzione industriale è direttamente collegato al Prodotto Interno Lordo. La versione flash dell’indice offre tuttavia una visione parziale dell’indice ma è fondamentale per la definizione del trend.

L’Europa e gli alert del resto del mondo

Questa pubblicazione, secondo molti analisti, potrebbe essere utile alla BCE per definire una linea riguardo i tassi. Intanto il cambio tra euro e dollaro ha perso quota, registrando una flessione dello 0,7 per cento.

Anche Intrade colpito dallo scandalo

 Il gioco d’azzardo nel nostro paese è ormai una piaga che indebolisce la società e soprattutto coinvolge le fasce più deboli della popolazione. Un settore, dicono molti analisti, che non conosce crisi. Invece è dell’ultim’ora la notizia relativa ad Intrade: il sito di riferimento per tutti coloro che amano fare qualche scommessa. Un sito di portata mondiale, consultato anche per le previsioni dei trend.

Le stime Ocse sull’economia italiana

Oggi, Intrade, è sotto accusa visto che i suoi conti non sono mai stati in ordine e la situazione si è di recente aggravata così che adesso siamo ad un passo dalla bancarotta. Il sospetto che nutrono in tanti è che il fondatore di Intrade abbia distratto i fondi dell’azienda. Ma andiamo con ordine descrivendo a grosse linee le specificità di questo sito internet.

Cocaina tra le cause della crisi

Si tratta di un sito che accetta puntate e scommesse su ogni materia, ad eccezione dello sport. Si può per esempio scommettere sulla vincita dell’Oscar da parte di un singolo attore, sulla riuscita di una ricerca scientifica, sul trend di una materia prima ma anche sulla direzione intrapresa dalla politica.

Oggi, però, tutti quelli che hanno vinto con Intrade, rischiano di non portare a casa nemmeno un dollaro visto che la piattaforma in questione è ad un passo dal fallimento. La chiusura ufficiale c’è stata il 10 marzo scorso, visto che un’agenzia di revisione aveva sottolineato in Intrade delle transazioni finanziarie sospette ed una mancanza di liquidità.

Napolitano e le borse dell’indomani

 La conferma di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica piace moltissimo agli investitori che nonostante la veneranda età del nostro presidente lo ritengono ancora l’unico in grado di assicurare continuità al paese. La borsa, anche il giorno dopo la sua elezione, si dimostra molto brillante.

Monti parla della situazione italiana e non scherza

Il rendimento dei titoli a due anni, infatti, scende ai livelli minimi che non toccava da dieci anni, dal 1993. Il rendimento dei titoli decennali, invece, è ormai prossimo al 4 per cento. Per quanto riguarda gli altri mercati non legati ai titoli di stato, si nota una ripresa dell’euro nel Forex e si avverte un certo entusiasmo anche nel comparto delle materie prime.

Peccato che poi a rovinare la festa dei listini tricolore ci abbia pensato l’America, sono stati infatti diffusi i dati macroeconomici sugli USA. Ma torniamo un attimo a Giorgio Napolitano e al valore contenuto nella sua rielezione. Il fatto di volersi assicurare una certa continuità deriva secondo gli investitori, dalla volontà di raggiungere anche la stabilità politica.

L’ultima settimana dei mercati

Ai mercati basta questa volontà implicita per determinare un allentamento della pressione sul debito pubblico. Il rendimento dei titoli di stato si è abbassato sia per i prodotti a breve scadenza, sia per i prodotti a medio termine. Una sorte analoga è toccata allo spread: la differenza tra BTp e Bund, infatti, è scesa sotto i 285 punti percentuali, sotto la soglia indicata da Monti come necessaria per uscire dalla crisi.

La Bundesbank prende tempo su MPS

 Monte dei Paschi di Siena è una delle banche storiche italiane che è stata investita da una crisi finanziaria e manageriale senza precedenti che, in alcuni casi, ha portato anche a risvolti macabri. Se ne parla e se ne parla ancora di più adesso che il Partito Democratico è arrivato al Governo, visto che molti politici del centro sinistra aveva legami con il tessuto finanziario toscano.

Un aggiornamento sul caso MPS

Il nuovo argomento all’ordine del giorno è relativo alla decisione presa dalla Bundesbank. La banca centrale tedesca si diceva che non volesse collaborare con la magistratura italiana e in particolare con quella senese, riguardo i conti controllati da Nomura ed equivalenti a ben 1,8 miliardi di euro.

Banco Popolare in difficoltà

La Bundesbank, presa alla sprovvista, ha detto che “Qualsiasi azione restrittiva riguardo gli asset di un cliente può avvenire soltanto nel quadro di una procedura regolata dalla lette. La Bundesbank, poi, per prassi, non divulga mai informazioni che riguardano i rapporti tra l’istituto di credito e i singoli clienti.

Insomma c’è necessità di avere delle informazioni ma queste informazioni non possono essere immediatamente disponibili. La magistrature senese aveva emanato invece un decreto d’urgenza, la settimana scorso per bloccare i flussi del circuito “target 2“.

Si abbassano gli affitti in tempi di crisi

 Una famiglia che non abbia una casa di proprietà, in genere, va in affitto. Quindi la richiesta di immobili, da acquistare o da locare, resta grosso modo standard. Magari le richieste di mutuo per l’acquisto della casa sono in calo ma questo non vuol dire che una sorte simile tocchi anche ai canoni di locazione.

Dicono sia sempre meglio comprare

Eppure chi ha una casa e l’affitta teme sempre di più che in un periodo di crisi gli affittuari non siano in grado di ottemperare ai loro obblighi economici, per questo la tendenza è a ridurre il costo delle locazioni. Le statistiche dicono che i proprietari degli appartamenti messi in affitto, per invogliare gli inquilini a restare in casa, senza cercare soluzioni più economiche, propongono degli sconti.

Arredare bene prima di vendere e affittare

Un proprietario su quattro sembra metta in saldo gli appartamenti. Le statistiche sono state raccolta da Solo Affitti che è un’agenzia in franchising specializzata nella locazione degli immobili.

Se poi si vogliono quantificare i ribassi in termini percentuali, facendo delle distinzioni di natura territoriale, si scopre che li ribassi nelle città metropolitane sono del 33 per cento. La causa del trend immobiliare descritto, dicono gli analisti, è da rintracciare nell’acuirsi della crisi. Gli sconti proposti vanno dai 30 ai 70 euro ma raggiungono anche i 100 euro nel centro Italia

La crisi interessa anche Philips

 I conti della Philips non sono al riparo dalla crisi, è questo il risultato dell’ultimo report dedicato all’argomento. I settori che soffrono maggiormente della flessione industriale dell’azienda sono quello dell’illuminazione e quello delle apparecchiature mediche che insieme formano l’80 per cento del fatturato Philips.

Philips si abbandona al rosso

I paesi dell’Occidente, in questo momento, sono in una fase di depressione e stagnazione e il risultato economico di molte industrie conferma questa situazione. I prodotti per la cura della persona, invece, hanno i conti in ordine e talvolta in crescita. L’utile, però si assesta sui 161 milioni di dollari che sono l’1 per cento in meno del 2011.

Le lampadine e i prodotti per la sanità sono quindi il vero tallone d’Achille della Philips, un’azienda olandese che non ha resistito a lungo al perdurare della crisi del Vecchio Continente. Il primo trimestre del 2013 si è chiuso con i profitti in calo dell’11 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Assunzioni Philips

Il titolo in borsa ha sofferto la diffusione delle notizie sulla crisi Philips. L’unica ancora di salvataggio sembra rappresentata dalle lampadine led e da quelle a risparmio energetico, oltre che dal settore che in genere è racchiuso dentro la denominazione di “consumer lifestyle”. Si parla quindi di regolabarba, di depilatori, di machine del caffé e via discorrendo. Il consumer lifestyle ha fato registrare un aumento del fatturato pari al 9 per cento.

Il triste bilancio delle librerie italiane

 In questo momento l’investimento dell’Italia nella cultura non è considerato prioritario e lo si vede dalle scelte del governo che ha annunciato, tra i primi provvedimenti, piuttosto la sospensione dell’IMU, la revisione della TARES ed altri interventi legati al profilo fiscale dei cittadini italiani. Invece la scuola, l’istruzione e la cultura, sono in crisi e bisogna porre attenzione al fenomeno.

La giornata complicata di Piazza Affari

Non parliamo certo delle famiglie che hanno sempre maggiori difficoltà a mandare i loro figli in gita scolastica, ma ci riferiamo piuttosto al trend negativo che sta investendo le librerie del Belpaese. Il bollettino sulle librerie, che si evince dall’ultimo rapporto, riferito ai primi mesi del 2013, sembra un bollettino di guerra.

Molte librerie, infatti, sono state vittime della crisi e tantissimi marchi “storici”, in questo momento, rischiano di cessare l’attività dopo aver dato molto al tessuto socioculturale italiano. Il caso più emblematico è quello della Hoepli che fa parte della realtà commerciale milanese dal lontano 1870.

L’Italia non investe nella cultura

L’azienda, all’inizio del 2013, ha dovuto avviare una cassa integrazione a rotazione per 60 dipendenti. Questa tiritera è andata avanti ben 3 mesi, poi c’è stata la proroga della CIG per altre 13 settimane. Il tempo necessario per la riorganizzazione economica dell’azienda.

Succede solo al nord? Certo che no, visto che una sorte simile a quella delle Hoepli la sta vivendo anche la Flaccovio di Palermo.

L’austerity ha le ore contate

 Il Fondo Monetario Internazionale a Washington ha tenuto sei giorni d’incontri cui hanno partecipato anche i rappresentanti delle istituzioni italiane. Tutti sono concordi nel ritenere che l’austerity deve essere eliminata o comunque allentata.

Gli errori degli economisti spiegati da Reinhart e Rogoff

L’economia deve prendere una boccata d’aria, a dirlo è Christine Lagarde che è preoccupata del fatto che la ripresa economica, laddove ha avuto inizio, è ancora lenta e procede con molte incertezze. Le economie restano molto deboli e creare posti di lavoro, dov’è possibile, non è assolutamente sufficiente.

In questo momento, nell’incertezza che domina lo scacchiere internazionale, si notano nuovi rischi per l’economia locale, senza crescita dei vantaggi. La soluzione, quindi, è nell’allentamento del clima di austerity che sembra deprimere più che spingere i paesi che adottano strategie di questo tipo.

L’austerity non piace agli intellettuali

La recessione è di casa in molte zone del mondo e questo, secondo la Lagarde, deve far riflettere: gli sforzi finora compiuti per mettere in ordine i conti, non si sono tradotti in un vantaggio per l’economia reale e quindi abbiamo un mondo diviso in tre parti. Da un lato gli Stati Uniti trainanti e in ripresa, dall’altro la Vecchia Europa che arranca e poi i paesi emergenti che continuano a crescere anche se ad un ritmo più lento.

Da valutare, quindi, non solo l’opportunità di continuare nell’austerity ma anche il ritmo imposto a questa strategia.

Ritirato il progetto di bilancio di Parmalat

 Il progetto di bilancio di Parmalat è definitivamente ritirato. La decisione l’ha presa il consiglio di amministrazione del gruppo di Tanzi visto che il Tribunale di Roma, di recente, ha disposto la riconsegna al Comune di Roma del 75 per cento della quota Parmalat detenuta in questo momento dalla Centrale del Latte capitolina.

Commissario per la Parmalat legato all’affare Lactalis

Tutto, insomma, ruota ancora attorno alle vicende giudiziarie, ai reciproci atti d’accusa, alla vendita di una quota Parmalat alla Cirio di Sergio Cragnotti. Nella gara pubblica successiva alla decisione di vendere l’azienda, era stata inserita tra l’altro una clausola che impediva di cedere a terzi la quota acquistata per i primi cinque anni. Invece Cirio, appena trascorso un anno dall’acquisto, aveva venduto la Centrale del latte, confluita in Eurolat, alla Parmalat.

La ripresa di piazza Affari

Visto questo mancato rispetto dell’accordo, il Tribunale di Roma ha deciso per l’immediata restituzione delle azioni e gli amministratori della società sono stati costretti a ritirare il progetto di bilancio 2012.

Gli amministratori della Parmalat hanno giudicato errata la decisione del Tribunale ed hanno confidato nella decisione dei giudici convocati in appello per decidere se accogliere o no il ricorso. Il progetto di bilancio al 31 dicembre 2012 è stato comunque ritirato: dovranno essere verificate le esigenze, apportate le integrazioni, revocate le delibere relative all’approvazione del progetto stesso.

Lo spread giusto a quota 100 secondo Saccomanni

 Il direttore generale di Bankitalia, spiega che il differenziale tra bund e BTp, per rispecchiare davvero la realtà, dovrebbe essere di 100 punti, per questo ha rivolto un appello alla politica, al mondo imprenditoriale e quello creditizio, per trovare un modo di rilanciare l’Italia.

Napolitano e le borse dell’indomani

Il direttore di Bankitalia, alla fine degli incontri di primavera del FMI ha avuto un incontro con i giornalisti italiani ed ha avuto l’occasione di ribadire che lo spread dovrebbe essere a 100 punti per rispecchiare la situazione reale del nostro paese. Gli investitori che hanno creduto nelle possibilità dell’Italia, dovrebbero essere premiati, se poi si paragona anche la situazione del Belpaese con quella del Giappone, allora è chiaro che lo spread dovrebbe essere di 100 punti.

Il differenziale così alto, non può essere sostenuto a lungo dal paese ed è necessario lo sforzo di tutti.

Draghi e sopravvivenza dell’euro

Secondo Saccomanni il governo deve proporre delle riforme strutturali del paese, le banche devono aiutare economicamente le imprese e queste ultime devono avere lo slancio verso l’innovazione, anche volgendo lo sguardo all’estero. Il credito bancario è importante ma ci sono anche altre fonti di finanziamento da scandagliare.

Insomma le imprese devono “riposizionarsi” sul mercato. Soltanto con uno sforzo sinergico sembra possibile ritrovare la competitività.