In regalo con il conto la PS3

 PS3 è l’acronimo che sta per Playstation 3, una piattaforma per i giochi multimediali che è all’ultima moda e come tale anche abbastanza costosa. Per capire quanto è appetibile, basta fare qualche domanda alle nuove generazioni. Non vi stupirà sapere che ne sono ghiotte. Eppure non tutte le famiglie sono disponibili a fare il grande acquisto, oppure non sono disponibili a comprare sempre nuovi giochi per “alimentarlo”.

Trasloca mutuo opzione sicura di Unicredit

Niente paura: Unicredit, la PS3 la regala ai correntisti, ma non a tutti, soltanto a coloro che aprono un conto Super Genius. La Playstation 3 è regalata assieme ad un anno di abbonamento a Playstation Plus.

Il conto corrente per dare agli altri

L’offerta, la promozione che abbiamo descritto, vale soltanto per i clienti che richiedono un online un conto Super Genius entro il 9 maggio 2013 e poi decidono di versare sullo stesso conto lo stipendio o la pensione garantendo un saldo medio annuo di almeno 1000 euro. Si parla di nuovi clienti e non di coloro che hanno già in tasca una Genius Card.

Il canone mensile di questo prodotto è di 6 euro ma avendo un saldo medio mensile superiore a 2500 euro, i costi in questione sono “abbattuti”, così come non si paga il canone con l’addebito di stipendio o pensione.

Non ci sono poi spese per a carta di credito internazionale associata al conto e sono garantiti prelievi gratuiti dagli sportelli ATM Unicredit in Italia.

Cipro e la Grecia presto fuori dall’euro

 La Grecia prima e Cipro poi, sono state costrette e ristrutturare il loro debito ma gli sforzi chiesti alla popolazione e al governo, potrebbero essere male assorbiti dai due paesi in questione e alla fine dei giochi sia l’uno che l’altro potrebbero lasciare l’euro.

L’abbandono della moneta unica, anche da parte di un paese periferico e in crisi, non è ben vista da nessuno. Si pensi soltanto che la Germania è molto esposta sulle banche cipriote e ha tutto l’interesse a mantere questo pseudo paradiso fiscale nell’orbita della moneta unica.

L’euro è troppo forte?

Il fatto che presto potrebbero uscire dall’euro, è stato vaticinato da Citigroup che avverte sulla possibilità di altre ricadute.

Citigroup ha spiegato che il passo falso di Atene e quello dell’isola stato, sono molto vicini poiché le speranze di una ripresa subitanea si stanno allontanando. La Grecia e Cipro permangono all’interno di un’aurea di crisi e per loro, lasciare l’euro, sarebbe praticamente auspicabile.

Citigroup spiega le sue previsioni in considerazione della recessione europea che durerà non solo per tutto il 2013 ma anche per tutto il 2014.

Il modello giapponese di riferimento per la Grecia

Cipro in questo momento, aspetta gli aiuti definiti a livello europeo ma poi dovrà fare i conti con una ristrutturazione importante del debito sovrano che potrebbe minare la sua resistenza nella zona UE.

Rich Ricci cacciato da Barclays

 La cronaca finanziaria è ricca di articoli dedicati al baby pensionato Rich Ricci, un uomo importante in passato per la Barclays, che è stato cacciato dall’istituto di credito in questione dopo lo scandalo Libor.

Rich Ricci di Barclays si mette in tasca 18 milioni

Rich Ricci ha incassato un premio di 17 milioni di sterline e poco dopo è stato cacciato. Si è messo in tasca la bellezza di 20 milioni di euro ed ha avuto anche un milione di euro come anticipo del salario. Tutti desidererebbero la sua stessa fortuna.

Eppure Rich Ricci è un banchiere molto controverso che in questo momento difficile per le banche, rappresenta la cultura del rischio, rappresenta quella classe dirigente che ha ottenuto bonus eccessivi ed ha contribuito all’affossamento della City di Londra. Messi in tasca tutti i soldi che abbiamo già spiegato, Ricci è stato messo alla porta.

Banche in crisi si torna a parlare di esuberi

La banca ha annunciato infatti che da giugno non avrà più l’incarico nel settore investimenti. E cosa farà Ricci? Le sue passioni le conoscono tutti: le ville, gli yatch, la bella vita e l’ippica. Di certo, non solo per ragioni economiche, Ricci non avrà modo di lavorare di nuovo a breve. Infatti è stato responsabile insieme ad altri dirigenti, dello scandalo Libor e non è ben visto nemmeno dall’opinione pubblica.

L’euro è troppo forte?

 Il partito anti-euro è sempre più pericoloso e, al di là della sua rappresentanza nell’uno o nell’altro parlamento, sottolinea il problema della forza della moneta unica. Un paradosso, oggi giorno, ossessiona gli analisti: se l’euro diventa più forte, potrebbe minacciare la resistenza dell’euro stesso?

La crisi secondo Jens Weidmann

Il fatto è che una moneta forte scoraggia la ripresa economica. Basta vedere quello che sta succedendo in Giappone dove la banca centrale ha deciso di iniettare continuamente liquidità sul mercato per evitare l’apprezzamento dello yen e sostenere l’economia locale.

Il modello giapponese di riferimento per la Grecia

Nello stesso tempo, l’Europa, ha bisogno che gli investitori credano nella ripresa del Vecchio Continente e se questo accade vuol dire che l’euro è di nuovo in salita.

Dunque c’è bisogno che l’euro cresca per consolidare la fiducia ma c’è anche bisogno che l’euro resti ai minimi livelli per sostenere la ripresa economica. Un passaggio monetario non facile da superare.

La situazione dell’euro è la seguente: la moneta unica, negli ultimi 15 mesi ha toccato la sua punta massima, è arrivata ad essere scambiata 1.3711 contro il dollaro. Il rialzo in termini percentuali è stato del 14 per cento ed è cresciuta di 4 punti percentuali soltanto in riferimento alla prima parte dell’anno.

Una lieve flessione si deve soltanto alla gestione un po’ maldestra del salvataggio di Cipro.

La crisi costringe alla chiusura le imprese

 Unioncamere ha diffuso i dati sulla base di Movimprese per constatare che la situazione, dal 2004 ad oggi si è aggravata. Il deficit, cioè il bilancio tra aperture e chiusure delle imprese, non era così grave dal 2009 ad oggi. Il 2009 è stato l’anno più duro della crisi.

La BCE chiede attenzione per le PMI

Il 2013, dunque, è iniziato con una serie d’imprese che hanno chiuso, un numero più ampio di quelle del 2009. A livello di numeri, nel primo trimestre dell’anno, hanno incrociato le braccia circa 31 mila aziende. A dirlo è Unioncamere sulla base di Movimprese che ricorda come anche nel 2009, nel primo trimestre dell’anno, a chiudere furono 30 mila unità.

Secondo Unioncamere, il fatto che s’iscrivano meno imprese rispetto al 2012, è ancora più grave delle chiusure d’impresa. Infatti mentre nel 2012 hanno aperto 120.178 imprese contro le 118.618 del 2013, le imprese che hanno chiuso sono state 149.696 nel 2013 e 146.368 nel 2012.

L’aumento IVA ci sarà o no?

Secondo gli analisti e gli esperti d’impresa, la preoccupazione sale nella misura in cui lo stallo politico continua senza che si prendano le contromisure dalla situazione contingente. Oggi, infatti, urge ridare credito alle imprese approvando delle misure ad hoc per sostenerle nella loro attività.

L’Europa crede nella BCE e nell’economia cinese

 Le borse, in questo  momento, navigano in territorio positivo e sperano che la cina faccia vedere un bel rimbalzo degli indici già nel secondo o nel terzo trimestre dell’anno. E le speranze degli analisti, in questo momento, bastano a Piazza Affari.

La ripresa è più lontana e le borse tremano

La borsa di Milano registra il miglior risultato di giornata, proprio quando anche Francoforte va in territorio negativo. Il Fondo Monetario, invece che parlare della Cina riporta i riflettori sul Vecchio Continente e spiega che la BCE ha tutti gli strumenti per tamponare la crisi e favorire dunque l’espansione europea. Wall Street, in tutto questo marasma, prova a rimbalzare.

Tagliato anche l’outlook della Cina

L’Europa in questo momento si augura una ripresa repentina dell’economia cinese e spera che con la ripresa della Cina, magari già nel secondo o nel terzo trimestre dell’anno, anche la BCE si decida a studiare un modo per combattere la crisi.

Nel nostro paese, poi, la situazione è più grave di quelle europea visto che l’instabilità politica sta zavvorando anche la politica. Lo stesso ministro Vittorio Grilli, presente agli incontri del FMI, spiega che nel nostro paese è necessario definire un governo, visto che non fare alcuna scelta è sintomo di deolezza e tutti vanno a guadagnarci, fuorché il nostro paese.

Piazza Affari, nonostante le notizie di Grilli, riesce a fare molto bene e guadagna l’1,81 per cento.

L’Italia s’indebolisce senza decisioni

 Qualche economista l’aveva anticipato: il grosso problema dell’Europa è che presto le crisi politiche si trasformeranno in crisi economiche. Il ritardo nella scelta del presidente del consiglio e nella scelta del Presidente della Repubblica, potrebbero condizionare parecchio i mercati.

I rischi italiani dell’uscita dall’euro

E’ convinto di questa interpretazione anche il ministro dell’Economia Vittorio Grilli che, presente al meeting del Fondo Monetario Internazionale, ha detto:

“L’importanza di una soluzione politica veloce in Italia è soprattutto per gli italiani, perchè un’Italia che non decide ed è debole penso che possa far comodo ai nostri competitor”.

Questo non vuol dire, come spiega Grilli, che l’economia globale è in pericolo ma di certo per l’economia italiana non c’è da star tranquilli. Il fatto è che l’indecisione sottolinea soltanto una fragilità difficile da sanare.

Per l’Italia, secondo Grilli, è prima di tutto necessario ritrovare forza e stabilità così da presentarsi più forti al cospetto dei competitors.

Per l’OCSE sarà recessione fino a giugno

Grilli è intervenuto anche sui debiti della Pubblica Amministrazione, spiegando che il fondo di 40 miliardi di euro non è soltanto un fondo compensativo ma povrà essere usato a sostegno del settore bancario in modo che i rischi connessi ai prestiti si riducano.

E’ recente la notizia degli italiani che in un momento di crisi, stretti nella morsa creditizia, non hanno ottenuto fondi dalle banche e si sono rivolti agli strozzini.

Deludono i marchi tecnologici

 Il mondo della tecnologia, fino a questo momento, ha praticamente tenuto a galla l’intera economia occidentale ma il perdurare della crisi ha messo in croce anche le aziende più quotate. I dati trimestrali hanno confermato la flessione di alcuni importanti marchi come Nokya, eBay, Amex, Cirrus Logic e anche Bank of America.

I dati trimestrali, come dicevamo, non sono positivi. L’unica azienda in recupero è la Microsoft che entra in territorio positivo ma poi, dopo la notizia di Peter Klein che da Chief Financial Officer si è dimesso, i mercati temono un’altra crisi.

Wall Street, alla fine dei giochi, chiude in negativo.

Come USA e Giappone sostengono le borse

Quello che gli investitori hanno notato è soprattutto una chiusura in rosso per Bank of America che ha perso il 5 per cento e per Cirrus Logic che invece ha perso il 15,41 per cento. Quest’ultima azienda ha un calo molto vistoso legato alle sue partnership, infatti è uno dei principali fornitori della Apple che in borsa perde solo il 5,64 per cento ma che spiega come siano a rischio i conti futuri per il calo delle vendite.

A livello monetario saranno eliminati i 500 euro

Negativo anche l’outlook su eBay che alla fine riesce a migliorare di un centesimo la previsione degli analisti ma poi si fa trascinare dal mercato e dai risultati. Nel primo trimestre fiscale, infatti, il portale in questione ha avuto soltanto 829 milioni di dollari di profitto, che sono circa 63 centesimi ad azione.

I prezzi del petrolio sono in calo

 I prezzi del petrolio, costantemente in aumento, sono un tormento per la zona euro. Gli automobilisti italiani ne sanno qualcosa, ma adesso potrebbe arrivare una buona notizia dal mercato delle materie prime.

 Abramovich jr parte dal petrolio

Il prezzo del petrolio, infatti, è diminuito in modo consistente ed ha alleggerito il peso dell’inflazione sul paese. Questo vuol dire che al di là delle decisioni della BCE, i vari stati possono converge su politiche monetarie di taglio espansivo. Una proposta, questa, che piace molto alla Credit Suisse.

Shopping londinese per gli emiri

Gli analisti della banca in questione, hanno rilasciato un documento approfondito sulle economie del Vecchio Continente e alla fine hanno stabilito che:

“Il contributo all’inflazione Europea da parte delle energie è destinato a scendere. Per la zona Euro questo potrebbe significare una caduta dell’HICP (Indice dei prezzi al consumo armonizzato) all’1% nel corso di quest’anno e anche nel Regno Unito, il profilo per l’indice CPI nel medio termine sarebbe minore”.

Se poi il prezzo del petrolio continua a scendere, allora c’è la possibilità che sia la BCE, sia la Bank of England si espandano. Il prezzo scenderà nella misura in cui diminuisce la richiesta delle maggiori economie mondiali, come ad esempio gli Stati Uniti e la Cina.

Cosa succede se la BCE non taglia i tassi

 Tutti si augurano che la BCE, presto o tardi, decida di fare quello che tutte le banche centrali stanno facendo: tagliare i tassi d’interesse per sostenere l’economia del paese o del continente. Le scelte del Giappone, per esempio, considerate molto aggressive in Europa, stanno soddisfacendo l’economia nazionale. La stampa del Vecchio Continente, invece, è convinta che la BCE deciderà il da farsi soltanto tra maggio e giugno.

La crisi secondo Jens Weidmann

Si dovrà scegliere se tagliare i tassi d’interesse dallo 0,75 allo 0,50 per cento. Una decisione di questo tipo sarebbe giustificata dalla condizione economica attuale ma non sono ancora chiari gli effetti sull’economia del paese.

La domanda da porsi, oltre quella sugli effetti, è relativa al taglio dei tassi: è probabile che accada? Certo è che la ripresa economica è ancora molto lontana e la Germania resta l’unico punto di eccellenza dell’Europa. Weidmann, il capo della Bundesbank, ha dato il suo placet ad un eventuale taglio dei tassi ribadendo che comunque non si tratta di una soluzione definitiva alla crisi dell’Europa.

Draghi e sopravvivenza dell’euro

Una considerazione simile l’ha fatta anche Christine Lagard a capo del GMI che è in un meeting che si è tenuto a Washington ha ribadito che la BCE può ancora fare molto ma la situazione europea deve essere risolta prima possibile e con decisione.