Passera è il contrario di Schaeuble

 Il ministro delle finanze tedesco contro Cipro ha detto che il paese va salvato altrimenti il fallimento dell’isola potrebbe avere ripercussioni importanti sul resto d’Europa. Secondo Wolfang Schaeuble, che ha visto tutti i parlamentari tedeschi per discutere del salvataggio di Cipro, il fallimento dell’isola potrebbe contagiare tutti gli altri paesi periferici dell’Eurozona, Italia inclusa.

Il ministro delle finanze tedesco contro Cipro

Insomma, non solo Cipro ha un problema con le banche, ma Cipro è un problema per la periferia europea.

Quando si è parlato di modello di salvataggio replicabile, qualcuno ha osservato le specificità della crisi cipriota ma l’opinione dominante è quella espressa da Schaeuble: il contagio in caso di default sarebbe inevitabile.

All’estremo opposto troviamo le idee di Corrado Passera, titolare ancora per un po’ del dicastero nostrano dello Sviluppo Economico, che a Radio24 dice:

La Germania si mette dalla parte dell’Italia

“Ma no, no, diamo il senso della misura alle cose: già ci siamo fatti mettere nell’angolo da un paese che rappresenta il 2% dell’Europa e siamo riusciti a fare un casino del diavolo non avendolo affrontato nel modo giusto, adesso non rifacciamolo con un micro-problema come quello di Cipro.”

Poi con riferimento all’Italia, il ministro Passera spiega che è vero che c’era il rischio di una crisi profonda per il nostro paese se non ci fossero stati i presupposti per la crescita economica, ma il governo ha lavorato sui conti pubblici ed ha garantito la sicurezza necessaria al paese.

Il beige book di Piazza Affari

 La borsa, si sa, è influenzata molto dalle pubblicazioni relative all’andamento dei titoli e allo stato di salute delle aziende. Il primo trimestre dell’anno, generalmente, è dedicato alla pubblicazione e diffusione dei bilanci che illustrano quello che è accaduto l’anno precedente e riescono a dare un’indicazione sul futuro del paese.

PIL USA deludente

La settimana in corso è stata caratterizzata dalla pubblicazione dei dati sull’economia cinese che ha confermato di essere in una fase di rallentamento, pericolosa per gli equilibri dell’economia mondiale.

La ripresa è più lontana e le borse tremano

I listini europei, temono il peggio e nella giornata “cinese” chiudono il rosso. Poi però, visto che la notte porta consiglio, si ha un’inversione di rotta e inizia la fase dei rialzi. Londra, per esempio riesce a risalire la china e guadagna lo 0,14 per cento. Molto meglio vanno Francoforte e Parigi che guadagnano rispettivamente lo 0,41 e lo 0,54 per cento. Come Francoforte, anche Milano procede con il +0,41%.

Sempre nella giornata di oggi, ad influenzare i listini, ci ha pensato il Beige Book della Fed che spiega come l’economia americana, dalla fine di febbraio fino alla prima settimana di aprile, abbia recuperato alla grande, trainando Wall Street e le altre borse in territorio positivo. L’unica nota stonata in questo panorama quasi idilliaco è Tokyo che vede arretrare il Nikkey dell’1,22 per cento.

Il ministro delle finanze tedesco contro Cipro

 La crisi di Cipro non è stata soltanto emblematica per l’Europa e non è vero che il suo salvataggio è da considerarsi un modello per il resto del Vecchio Continente. In effetti, ogni crisi ha le sue specificità e quella di Cipro non è da meno.

Nell’isola, considerata a lungo un paradiso fiscale, le banche hanno dimostrato tutta la loro debolezza tanto da aprire una crisi finanziaria di vasta portata che ha costretto il paese a chiedere aiuto all’Europa. L’UE ha sbloccato una parte dei fondi necessari per il salvataggio, a patto che Cipro effettuasse un prelievo forzoso sui conti deposito.

Il punto sul salvataggio di Cipro

Dopo un tira e molla che ha bloccato l’attività finanziaria dell’isola per una decina di giorni, si è arrivati alla mediazione, ma non sembra che la soluzione adottata sia condivisa da tutti. La Germania, per esempio, che era molto esposta sulle banche cipriote, non ha preso bene la conditio sine qua non.

La versione di Saxo Bank su Cipro

Gli interventi dei leader economici tedeschi, chiaramente, si è concentrata su altri temi. Il ministro delle finanze, Wolfang Schaeuble, per esempio, ha voluto mettere in guardia l’Europa intera dicendo che il fallimento di Cipro, non ancora proclamato, potrebbe scatenare un effetto domino nell’area euro.

Il monito è arrivato proprio durante una riunione di tutti i parlamentari tedeschi che hanno dovuto deliberare sui possibili aiuti finanziari all’isola, che ricordiamo, ammontano a 10 miliardi di euro. Secondo Schaeuble, Cipro sarà costretta al fallimento se non viene aiutata e il suo fallimento potrebbe poi interessare anche gli altri paesi periferici.

Accelerate le trattative tra Telecom e 3 Italia ma è scontro

 Cosa succederà adesso al titolo Telecom in borsa? Le cronache finanziarie parlano di un’accelerazione nelle trattative tra l’azienda telefonica italiane e 3 Italia, non senza problemi visto che nell’ultima assemblea c’è stato lo scontro tra Tronchetti Provera e Bernabé.

L’assemblea di Telecom Italia, ha dato il via libera al bilancio da cui si è visto che soltanto il 44 per cento del capitale è presente e la maggior parte è nelle mani di Telco.

Bernabé ha il mandato per il percorso di fusione

Agli azionisti ha parlato il presidente di Telecom Francom Bernabé che ha ribadito l’importanza di regolamentare nuovamente e in modo più preciso i servizi di rete fissa. L’obiettivo è quello di definire anche un’infrastruttura nuova che prosegua parallelamente al consolidamento del settore mobile. Negli ultimi 5 anni infatti, la parte mobile che doveva essere il motore della crescita di Telecom, ha fatto segnare un calo molto vistoso.

Piazza Affari vola con banche e Telecom

Il presidente Bernabé ha chiesto anche di affrontare con maggiore chiarezza il problema dell’integrazione con 3 Italia, il quarto operatore italiano, visto che in un decennio, quello che va dal 1997 al 2007, si è assistito ad un calo della forza di Telecom.

Marco Tronchetti Provera che era presidente Telecom in quel decennio ha risposto alle accuse difendendo la fusione tra Tim e Telecom.

La crisi secondo Jens Weidmann

 Se c’è una parola che accomuna tutti gli stati del Vecchio Continente, è crisi. L’Europa, anche dagli osservatori stranieri, è considerata ormai la patria della crisi del debito. Il problema è questa situazione ha infiacchito l’economia del Vecchio Continente e ci si chiede quando si può sperare di uscire dal tunnel.

La BCE chiede attenzione per le PMI

Mario Draghi ha posticipato la ripresa dal secondo semestre del 2013 al 2014 direttamente ma non basta. Ci sono dei pareri ancora più negativi, come quello del presidente della Bundesbank.

Quando parla Jen Weidmann c’è da stare attenti, in parte perché ha sempre un’accusa pronta per i paesi più deboli, in parte perché restituisce delle analisi molto accurate dell’economia europea.

Bini Smaghi critica la forza dell’euro

Il presidente della Bundesbank, dunque, sostiene che questa crisi del debito è lunga a morire e per vedere la luce, molto probabilmente si dovrà attendere ancora un decennio. Una speranza d’invertire il trend è nella possibilità di far leva sulla BCE che può portare avanti delle riforme strutturali importanti per il Vecchio Continente.

Se la prospettiva Weidmann fosse vera, ci sarebbe da chiedersi quali paesi europei siano in grado di sostenere così a lungo la crisi. Una sfida decennale in cui la ripresa, sul lungo periodo, potrebbe essere imputata soltanto ad una più veloce attività su scala globale.

Gli errori degli economisti spiegati da Reinhart e Rogoff

 Un libro molto interessante che sta facendo scuola nel settore economico, è stato pubblicato da Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff. Si chiama “Crescita in tempo di debito” e spiega che quanto più è alto il debito pubblico di un paese, maggiore è la possibilità che cresca economicamente con percentuali irrisorie.

Enrico Letta può influenzare l’euro?

Secondo l’analisi svolta da questi economisti, già 3 anni fa, i paesi che hanno un debito pubblico superiore al 90 per cento, hanno tassi di crescita dell’1 per cento più bassi dei paesi con il debito pubblico inferiore alla quota indicata.

Il tasso di crescita dei paesi dove il rapporto tra debito e PIL va oltre il 90%, è praticamente negativo. Questa regola, provata empiricamente, è stata usata come cavallo di battaglia da tanti economisti avversi alla crescita del debito pubblico. A livello politico, tale “teoria” si traduce in una battaglia contro il debito che dovrebbe avere come “effetto di secondo livello”, la crescita dell’economia.

L’austerity non piace agli intellettuali

Si tratta di una situazione ormai irreversibile? Non proprio, anche se molti economisti giurano che la correlazione tra crescita e debito pubblico sia inversa, nel senso che non è il debito a determinare una crescita negativa ma è la crescita economica limitata a favorire l’incremento del debito pubblico.

Non è vero che i tedeschi sono più poveri di noi

 Uno studio della Banca Centrale Europea che abbiamo più volte citato, cerca di spiegare che la distribuzione della ricchezza in Europa non segue la stessa mappa della crisi perciò non è vero che i tedeschi che sono già ripartiti, sono anche i più ricchi dell’UE. Infatti la BCE, con il suo studio, dimostra chiaramente che i tedeschi sono più poveri degli italiani e degli spagnoli perché hanno dovuto sostenere costi maggiori per il salvataggio dei paesi in crisi.

L’Europa è una ma con tanti euro

Un articolo pubblicato su Voxeu.org, però, dice che dai dati della BCE la fotografia dell’Europa che si ricava è ben diversa. Infatti sembrerebbe che non solo la famiglia media tedesca non è più povera delle famiglie del sud dell’Europa ma mediamente la Germania è il paese più ricco della zona euro.

L’unica differenza che persiste è nella distribuzione della ricchezza interna. In pratica la ricchezza tedesca non è equamente distribuita ma i giornali non hanno la possibilità e la voglia di dibattere di questo argomento.

Gli italiani non vogliono parlare di investimenti

Uno dei grafici riportati dalla BCE, infatti, illustra la ricchezza della famiglia media tedesca e la Germania è all’ultimo posto, dopo la Grecia e il Portogallo che il governo teutonico ha contribuito a salvare.

Se però si prende in esame la media della ricchezza netta delle famiglie, allora la Germania cambia posizione e diventa non ultima ma quarta, dopo la terna costituita in entrambi i casi da Belgio, Spagna e Italia.

La Francia ci prova con la moneta locale

 La Francia è sull’orlo del dissesto economico e finanziario e questo vuol dire che nonostante gli allarmi su Slovenia, Spagna e Italia, si potrebbe a breve profilare una situazione ancora più grave con uno dei colossi del Vecchio Continente.

Una proposta per superare la crisi è arrivata in questi giorni da due professori italiani, Massimo Amato di 48 anni, che oltre ad essere un filoso, insegna anche storia delle crisi finanziarie, e Luca Fantacci che di anni ne ha 40 e insegna storia e scenari economici internazionali sempre alla Bocconi.

Il 2013 e il ritorno alla crisi

I due italiani, insieme a Jean Marc Ayrault che è il sindaco socialista della città di Nante, hanno fatto la proposta per l’introduzione di una nuova moneta locale, alternativa all’euro, che potrebbe chiamarsi bonùs.

Krugman contro i Bitcoin

In Francia, quindi, complementarmente all’euro, potrebbe diffondersi una valuta, pensata e studiata nel 2006 ma importante soprattutto adesso in una fase di profonda crisi. L’obiettivo del progetto è quello di affrontare una volta per tutte e risolvere, un problema importante: i debiti della pubblica amministrazione con le imprese.

Il Bonùs, secondo i progetti, dovrebbe interessare soprattutto i lavoratori, le imprese e i servizi pubblici. In pratica come ultimo obiettivo c’è l’eliminazione dei crediti e dei debiti con il conseguente pareggio dei conti.

Il MEF racconta i BTp Italia 2013

 Era stato previsto che la quarta emissione di BTp Italia terminasse in anticipo e così è stato visto che l’asta è stata chiusa anticipatamente il 16 aprile alle 17.30. Insomma, non c’è stata la necessità di aspettare fino ad oggi perché il boom di domande che tutti si aspettavano, non ha tardato a manifestarsi.

BTp e partenza fulminante

I contratti stipulati sono stati ben 196.509 per un totale di 17.056.409 miliardi di euro. Il tasso annuo definitivo è stato bloccato al 2,25 per cento ma presto ci saranno nuove informazioni a riguardo.

Intanto qualche dettaglio sulla quarta emissione di titoli di stato c’è. Per esempio si sa che la cedola sarà calcolata a partire dal 22 aprile, quindi, come si dice in gergo tecnico, che il godimento dei titoli partirà dal 22 aprile 2013 e durerà fino allo stesso giorno del 2017. I titoli in questione, infatti, hanno durata quadriennale.

Come e dove si acquistano i BTp Italia

Quello che si sa sui contratti è che dei 196.509 documenti sigliati sul MOT, sulla piattaforma predisposta, tramite Banca IMI Spa e tramite Unicredit SPA, più del 50 per cento sono stati d’importo inferiore a 20000 euro. Il taglio minimo, infatti era di 1000 euro. Se poi si considerano tutti gli acquisti fino a 50000 euro si arriva a coprire l’80 per cento delle richieste.

La crisi italiana e la scelta del Presidente della Repubblica

 L’Italia, a livello politico, sta affrontando un altro momento molto delicato che è quello della scelta del Presidente della Repubblica. Non si tratta del ruolo da ricoprire ma della persona che i partiti hanno pensato di designare.

Il mercato approva il governo Letta

Il Movimento 5 Stelle, dopo una consultazione in rete, aveva scelto Milena Gabanelli ma la conduttrice di Report ha rifiutato l’incarico spiegando di voler fare soltanto quello che sa fare bene, quindi ha preferito restare nel mondo del giornalismo. Alla fine, il risultato è stato che il nome dei 5 Stelle è quello di Stefano Rodotà.

L’Italia vista da fuori

Un politico di grosso calibro, un giurista molto apprezzato che si sperava potesse raccogliere consensi anche dal centro sinistra. Il PD, invece, ha deciso di rifiutare il nome del Movimento 5 Stelle e di puntare invece su Franco Marini. Ex DC, socialista dal passato nel sindacato cattolico. Un nome che a quanto sembra piace anche alla destra e potrebbe dare il la ad un governo di larghe intese tra PD e PDL.

La scelta di Franco Marini, nell’ipotesi di un avvicinamento tra Berlusconi e Bersani, non piace all’opinione pubblica, raccolta davanti a Montecitorio per manifestare il dissenso e promuovere il nome di Rodotà. La governabilità è adesso all’orizzonte?