Come acquistare i BTp Italia 2013

 I BTp Italia sono pronti per l’ennesima asta, anche se i consumatori si stanno accorgendo pian piano che non è più conveniente acquistare titoli del debito del nostro paese. Sono molto più proficue le assicurazioni vita, in particolare i prodotti di Pramerica e di Real Mutua.

La prossima asta si aprirà il 15 aprile e se non ci saranno chiusure anticipate, si concluderà soltanto il 18 aprile prossimo. In questo arco di tempo sarà possibile comprare i BTp Italia 2013.

Spread stabile e borse positive in Europa

Se qualcuno ha già il servizio di mailing attivato con la propria banca, sa che per questa asta i BTp possono essere comprati sia nelle filiali del proprio istituto di credito, sia stando comodamente a casa propria. I BTp da acquistare hanno un taglio minimo di 1000 euro e quindi, gli acquisti, si devono fare in base ai multipli di questa cifra di base.

Cosa sono i BTp poliennali

Chi invece non volesse mettersi nelle mani della banca, dovrà invece acquistare i BTp direttamente da casa usando i servizi online, tramite l’internet banking.

Il ministro dell’economia e delle finanze, riguardo i BTp, ha già siglato un accordo anche con Borsa Italiana e con il London Stock Exchange Group, il quale renderà i BTp disponibili sulla piattaforma MOT.

Ecco perchè preoccuparsi della crisi italiana

 Le finanze italiane preoccupano al punto che molti analisti più che valutare il possibile contagio di Cipro ai paesi limitrofi, sta cercando di capire il futuro del Belpaese, dove, a distanza di quasi due mesi dalle elezioni, non è ancora stato formato un governo.

Adesso, però, non è più una questione di stabilità politica, visto che il governo, come ha spiegato anche Napolitano, c’è ed è quello di Mario Monti che non è stato mai sfiduciato ed è necessario per fare le riforme. Prima tra tutte quella che ha consentito lo blocco dei soldi per le PA.

Il punto del FT sulla crisi europea

Il problema, a questo punto, resta soltanto squisitamente finanziario, visto che senza governo non potranno essere varate altre misure di austerità necessarie per aiutare il paese a sopravvivere nella zona euro.

Di tutta la storia ne sta risentendo anche la finanza dove, l’indice azionario di riferimento del nostro paese, il Ftse Mib, è calato addirittura del 14 per cento. Una depressione che è iniziata alla fine di gennaio. Economia e finanza, quindi, sono a pezzi.

L’effetto di Cipro sul mercato valutario

Adesso però bisogna fare i conti con la BCE che dopo Cipro ha dimostrato di non poter più fare tutto il necessario per salvare l’euro.

 

Bernabé ha il mandato per il percorso di fusione

 L’11 aprile si è tenuto il Consiglio di Amministrazione di Telecom e c’è stata occasione per parlare anche delle trattative con 3 Italia. Le intenzioni infatti, sono quelle di passare alla fusione tra le due società di comunicazione.

Da quando si è iniziato a parlare dell’affare, la borsa di Milano è in fibrillazione e anche tanti osservatori esterni sono ansiosi di conoscere il risultato delle trattative. Dopo sei ore di consiglio Telecom, non ci sono state dichiarazioni ufficiali da parte dei partecipanti, dichiarazioni che abbiamo aggiunto qualcosa a quello che già si sapeva.

Piazza Affari vola con banche e Telecom

E’ stato soltanto confermato che ci sarà una fusione tra Telecom e 3 Italia, quale controllata del gruppo H3G. Poi, scavando a fondo si è scoperto anche che ad ottenere il mandato esplorativo per capire in che termini portare avanti i colloqui con la controparte, ci sarà il presidente di Telecom Franco Bernabé.

Telecom più vicina a 3 Italia

I contatti preliminari con Hutchison Whampoa sono già stati conclusi, ma non si sa ancora in che termini sarà portata avanti la trattativa. Certo è che finora a beneficiare della situazione è stata Telecom che in borsa ha guadagnato il 4 per cento. Ad ogni modo l’azienda italiana di Bernabé sarà l’azionista di riferimento e dovrà acquisire una quota non superiore al 29,9 per cento al fine di evitare l’offerta pubblica d’acquisto.

Come USA e Giappone sostengono le borse

 Abbiamo già visto insieme come spingono la crescita gli Stati Uniti e il Giappone e la risposta, da diversi mesi è la stessa: a colpi di svalutazione del dollaro e dello yen. Questo atteggiamento ha influito sul mercato valutario ma non ha praticamente avuto effetto sul mercato, inteso come borse.

In Giappone aumenta il Nikkei e perde lo yen

Anzi, le scelte compiute dalle amministrazioni giapponese e americana, in qualche modo, hanno tenuto a galla i mercati. In America la Fed ha deciso di porre fine al QE facendo presagire che l’economia del paese è in ripresa. Poi è arrivato anche l’annuncio di Obama riguardo gli investimenti pubblici.

Come spingono la crescita gli Stati Uniti e il Giappone

A questa notizia si è aggiunta quella relativa alla Bank of Japon che ha offerto nuova liquidità al paese, svalutando lo yen, nella speranza di far riprendere l’economia. Così la borsa di Tokyo ha toccato i livelli di crescita che non raggiungeva dal 2008.

Anche Wall Street, in questi giorni, sta toccando i suoi massimi livelli. Il tutto mentre l’Europa entra in una nuova fase d’incertezza per via della fragilità dei debiti sovrani. Si attendono però i dati sul mercato del lavoro americano. Oggi saranno pubblicati i numeri sui sussidi di disoccupazione.

Piazza Affari, tanto per fare uno zoom sul mercato italiano, guadagna lo 0,6 per cento e prosegue nella “giusta direzione” come Francoforte, Londra e Parigi. Lo spread è sceso sotto la soglia critica dei 300 punti con i titoli che hanno un rendimento pari al 4,3 per cento.

Come spingono la crescita gli Stati Uniti e il Giappone

 Il Giappone e gli Stati Uniti hanno deciso con le loro rispettive banche mondiali, di partire all’assalto dell’economia internazionale e di svalutare yen e dollaro per sostenere l’economia interna. Una scelta che è stata considerata discutibile dai loro partner, tanto che in Europa si è arrivati a parlare di guerra di valute.

La Fed condiziona il mercato Forex

Il fatto è che l’Europa, dal punto di vista monetario, sembra essere rimasta a guardare quello che fanno gli altri. Lo stesso Draghi ha lasciato invariati i tassi ma non ha detto se ci sono altre azioni preventivate da qui alla fine dell’anno.

Secondo il Fondo Monetario, a questo punto, si può parlare di un mondo a tre velocità che lascia però perplessi molti leader. Il primo tra tutti è Barack Obama che non si rassegna a considerare morente l’Europa. Queste “considerazioni”, però non influiscono sull’andamento dei mercati.

In Giappone aumenta il Nikkei e perde lo yen

Per esempio in Europa, le varie “piazze affari” sono sospinte dall’entusiasmo. Lo spread italiano in calo è preso come simbolo di questa euforia. Poi, nel caso particolare dell’Italia c’è la speranza che entro 50 giorni si formi il nuovo governo.

La banca di Tokyo, intanto, spinge per risollevare l’economia locale che da almeno 20 anni sembra intorpidita da una gestione poco lungimirante delle finanze nazionali.

L’Australia in crisi finora aveva resistito

 Quanti giovani, anche partendo dall’Italia, si dirigono in Australia per cercare lavoro? Sicuramente tanti, desiderosi di cambiare aria, d’imparare la lingua, di approfittare di un paese scarsamente popolato. Si va in Australia per salvare le tartarughe, per guardare i canguri, per coltivare i campi.

Quanto è ricca l’Australia

Eppure, non basta questa disponibilità di terreni e natura a rendere salutare l’economia del paese in questione. Anche l’Austrialia, in fondo, è entrata in crisi e gli ultimi dati legati al mondo del lavoro, lo dimostrano bene.

L’economia australiana ha passato un periodo davvero interessante e positivo che faceva pensare che l’ascesa del paese fosse quasi “infinita”. Poi il dollaro australiano, sul mercato ForEX, è stato vittima di una battuta d’arresto. La prima spia utile per intuire che qualcosa non andava.

Australia, Regno Unito, Canada e il mondo ForEX

Adesso la pubblicazione dei dati sul tasso di disoccupazione registrato alla fine di marzo, confermano il sentiment. In Australia, infatti, la disoccupazione è aumentata dal 5,4 al 5,6 per cento in un mese. Questo vuol dire che il numero dei disoccupati è salito a 36100 unità.

Il dollaro australiano non ha reagito per niente bene alla notizia: c’è stato un incremento delle vendite ed ora è partita la rincorsa al vecchio tasso di cambio con il dollaro. Il cambio EUR/AUD, invece, resta a quota 1.2420.

E’ davvero tutta colpa della Germania?

 In Europa sembra che ormai fare parte del Vecchio Continente sia soltanto un modo per tentare di andare in bailout, in bancarotta. Per diversi mesi si è pensato che le diverse crisi, come quella di Cipro, quella della Slovenia, quella della stessa Grecia, fossero un effetto della fragilità dei loro sistemi bancari.

L’Europa e gli alert del resto del mondo

Certo gli istituti di credito hanno un grosso problema, ma in seconda battuta i problemi si sono legati al fatto che i paesi indicati hanno fatto degli sforzi enormi per non uscire dall’euro. La permanenza nella moneta unica, è come una scatola con il doppio fondo: quello che si vede è che non uscire dall’euro è importante per la sopravvivenza del paese in crisi, ma quello che si lascia intendere, il doppio fondo, è che tutto è fatto per sostenere l’economia tedesca.

Cipro cambierà l’Europa, lo dice la Germania

Insomma, per farla breve: è colpa della Germania se l’Europa è in crisi. Un assunto che sta prendendo piede ma che per troppi analisti sembra addirittura eccessivamente facile. La Germania sta diventando il capro espiatorio di questa crisi europea anche per il fatto di sostenere con svariate elargizioni, anche i fondi di solidarietà.

Quello che si teme è che molti altri paesi, magari capitanati dalla Francia che per i problemi strutturali che sta affrontando non è più in grado di fare da contraltare a Berlino, si uniscano contro la Germania facendo crollare il suo sistema economico.

Le quotazioni dell’oro secondo Goldman Sachs

 L’oro, per diversi mesi, è stato dato in ascesa. Anzi, molti analisti si sono spinti a dire che l’oro sarebbe cresciuto per tutto il 2013 fino anche ai 2000 dollari l’oncia. Poi, l’inversione di tendenza delle previsioni davanti ad un sostanziale “immobilismo” del metallo prezioso. Si è visto infatti che l’oro continuava a non crescere e anche da parte dei paesi emergenti c’era un rallentamento nella definizione degli stock auriferi.

Qualche errore comune per chi investe nell’oro

Ha iniziato con i dubbi la Société Générale ed ha continuato poi Ubs. Adesso è la volta di Goldman Sachs che fondamentalmente conferma il sentore delle altre due banche d’affari.

Morgan Stanley e la nuova visione sull’oro

L’americana Goldman Sach ha detto che per il biennio 2013-2014 ci sarà un taglio delle stime sul prezzo dell’oro che dovrebbe scendere quest’anno fino a quota 1450 dollari per oncia e arrivare l’anno prossimo fino a 1270 dollari.

Goldman Sach, fino a questo momento, aveva creduto nella spinta rialzista di questo bene rifugio. Adesso è tornata sui suoi passi per diversi motivi che sono stati tutti approfonditi dalla banca d’affari americana.

In primo luogo ci si aspetta una flessione del tasso inflazionistico che, come conseguenza ha l’aumento dei tassi d’interesse reali. In più la nuova strategia della Fed potrebbe ulteriormente cambiare le carte in tavola e far crollare il prezzo dell’oro.

Altri come Geroge Soros, ritengono che l’oro non debba nemmeno più essere considerato un bene rifugio.

In Giappone aumenta il Nikkei e perde lo yen

 La Fed condiziona il mercato Forex con le sue minute: sembra infatti che l’economia americana sia in una fase di espansione e non ci sia più bisogno del piano di quantitative easing precedentemente studiato. Anzi, tutto fa pensare che il QE si chiuderà entro l’anno.

Intanto la moneta unica del Vecchio Continente perde terreno sia dal dollaro che dallo yen. Eppure, la valuta nipponica, stando alle ultime osservazioni, è sempre in fase calante visto che la banca centrale giapponese ha deciso di svalutarla al fine di rilanciare l’economia.

Inflazione e stabilità dei prezzi nel discorso di Draghi

La borsa di Tokyo, nella prima seduta di contrattazioni seguita alla pubblicazione delle minute, ha chiuso in rialzo con l’indice Nikkei-225 dato al +1,96% fino a 13.549 punti.

Questo lieve ma importante rialzo, secondo molti analisti, dipende dal deprezzamento dello yen che è costantemente “in caduta libera”, ma dipende molto anche dal sentiment degli investitori che si stanno muovendo con prudenza nel mercato finanziario.

Draghi sulla guerra tra valute

Il Nikkei, in termini statistici è comunque ai livelli massimi raggiunti dal luglio 2008, quindi, praticamente, dall’inizio della crisi globale. Oggi sembra essere spinto verso l’alto soprattutto dai dati dell’export di aziende importanti come Bridgestone, Honda e Toyota.

L’unica variabile che potrebbe impensierire i mercati giapponesi è la Corea del Nord e il ritorno dell’incubo nucleare.

La Fed condiziona il mercato Forex

 La Fed come anche la Bce riesce a condizionare in modo importante il mercato valutario. In questi giorni a finire sull’ottovolante è stato il dollaro dopo una serie di minute pubblicate proprio dalla Fed.

Il dollaro, però, non è riuscito ad andare oltre la soglia dei 100 yen, probabilmente per il fatto che si aspetta un altra mossa della Fed, magari l’annuncio di una riduzione del piano di acquisto di titoli, il famoso quantitative easing, già alla fine del 2013.

L’evoluzione del cambio euro/dollaro

Se il dollaro oscilla, ci sono delle ripercussioni anche sull’euro e infatti nella mattina dopo le minute della Fed lo scambio si è assestato intorno ad 1.3072 nella sessione asiatica degli scambi. L’euro, in pratica ha perso lo 0,001% rispetto al dollaro, anche se ha contestualmente guadagnato terreno rispetto alla sterlina e perso nei confronti dello yen lo 0,05% del suo valore.

A cosa prestare attenzione per investire nel Forex

Le minute della Fed, ad ogni modo, lasciano intendere che entro la metà dell’anno ci sarà una riduzione del QE con il passaggio entro la fine dell’anno ad un piano d’acquisti pari a zero.

Questi documenti, secondo molti analisti, sembrano molto aggressivi. Altri, interrogati sull’argomento, ritengono che tutto dipende dal fatto che la situazione economica americana è in una fase non positiva e si cercano strumenti per nasconderlo agli investitori.