Rivalutata la funzione dei buoni locali, gli Scec

 Dietro l’acronimo SCEC c’è un mondo, c’è un progetto nato a Napoli nel 2008 e portato avanti dall’associazione Arcipelago SCEC.

In questa associazione confluiscono persone diverse che sia a livello di formazione, sia a livello culturale, appartengono a gruppi differenti ma hanno tutti messo a disposizione del progetto la loro caratteristica rilevante.

Draghi fa il quadro della situazione monetaria UE

Arcipelago ha deciso di partire con il suo progetto affrontando i temi caldi della società, quindi ha deciso di partire dal contesto economico e in particolare dalla moneta. La convinzione è che la questione monetaria sia in grado di dividere i cittadini.

Vademecum dell’Inps sull’utilizzo dei buoni lavoro

Da lì l’idea di dotarsi di una propria moneta, lo SCEC che ha come obiettivo quello di ridare valore alle comunità di persone ancor prima alle persone stesse. Anche in questo caso siamo di fronte ad un acronimo visto che SCEC sta per Solidarietà ChE Cammina. In pratica è uno sconto di cui possono usufruire i cittadini che vogliono riconoscersi negli scambi economci di beni e servizi.

Chi si associa ad Arcipelago decide autonomamente di offrire uno sconto su prodotti e servizi, la riduzione del prezzo varia in termini percentuali dal 5 al 30 per cento. Lo SCEC, è importante ricordarlo, può essere usato soltanto insieme agli euro e serve per favorire le produzioni locali.

I CTz sono altri strumenti d’investimento

 CTz è un acronimo usato per indicare i Certificati del Tesoro zero coupon, che vuol dire, insomma, che hanno una cedola pari a zero euro. Cosa ci sarebbe dunque di vantaggioso nell’usare questi strumenti per investire il proprio denaro? Per rispondere alla domanda introduciamo l’argomento e spieghiamo le caratteristiche del prodotto.

Una cedola di 9 centesimi anche per Unicredit

I Certificati del Tesoro zero coupon resistono sul mercato dal 1995 e sono caratterizzati dall’assenza della cedola periodica. La loro durata è molto breve, vanno dai 18 ai 24 mesi e il taglio minimo proposto è di mille euro.

Fondi di investimento con cedole periodiche

Il loro scopo è quello di finanziare il debito pubblico e infatti l’emissione di questi certificati è a cura del governo. La loro scadenza, tanto per essere chiari, coincide sempre con un giorno lavorativo, ma quanto alla durata, questa può variare, visto che i CTz possono essere riaperti e può essere ridotta la durata originaria del titolo.

I Certificati del Tesoro, di norma, sono emessi nelle aste marginali e sul loro rendimento si paga un’imposta sostitutiva del 12,5 per cento esattamente come i BoT, calcolata sullo scarto di emissione. Rispetto ai Bot la ritenuta non è pagata al momento dell’emissione del titolo ma alla scadenza dello stesso, quindi il prezzo del rimborso è ridotto in misura dell’imposta sostitutiva.

Le banche centrali abbandonano l’euro al suo destino

 La moneta unica è in crisi e quello che sta succedendo sul mercato valutario lo testimonia. Le banche centrali, infatti, hanno deciso di seguire la scia tracciata da molti investitori, e mettono nei forzieri yuan e dollaro australiano lasciando per strada l’euro.

La coppia euro/yen nell’ultimo mese

Secondo l’ultimo report sulle riserve delle banche centrali si apprende che nei nuovi paesi industriali le riserve di euro sono calate di ben 34 miliardi. Se prima la moneta unica rappresentava il 31% delle riserve valutarie delle banche centrali, adesso rappresenta soltanto il 24% delle riserve. In flessione, come l’euro, anche il dollaro che oggi è al 60%. In ascesa invece ci sono le riserve della moneta cinese e di quella brasiliana, nonché le “classiche” riserve auree.

La coppia euro-dollaro nel mese di marzo

Questo spiega bene perchè le nuove potenze economiche come Brasile e India, Corea e Indonesia, Messico e Thailandia, oppure anche Turchia, Singapore e Malaysia, siano considerati astri nascenti della finanza globale. Ma soprattutto si spiega come i paesi che non hanno ancora l’euro, per esempio la Polonia, la Repubblica Ceca e l’Ucraina, crescano meglio dei paesi che fanno parte già dell’Eurozona.

Il servizio dedicato alle riserve valutarie delle banche centrali è stato realizzato dal settimanale Frankfurter Allgemaine che si riferisce direttamente alle notizie del Fondo Monetario Internazionale.

 

Eni vuole un risarcimento da Report

 L’Eni ha deciso di chiedere un risarcimento alla giornalista e conduttrice di Report, Milena Gabbanelli per un servizio che ha messo in cattiva luce il business di questa azienda, danneggiandola in alcune operazioni molto importanti.

Certo è che Report è considerato da tutti una fonte d’informazioni indipendente capace di far luce in modo asettico su buone e cattive pratiche messe in campo dalle aziende, anche quelle importanti come l’ENI.

Rinnovabili: il mercato è in crisi

Il risarcimento chiesto dal gruppo di Scaroni a Report si aggira sui 25 milioni euro perchè è l’immagine stessa dell’Eni ad essere stata compromessa. Il gruppo, in questo momento, può vantare circa 79 mila dipendenti e un fatturato di 100 miliardi di euro all’anno.

Tasso di cambio ed esportazioni sono legati

L’azienda Eni, contesta qualsiasi cosa della puntata di report andata in onda nel dicembre dell’anno scorso ma Milena Gabanelli dichiara di essere pronta a dimostrare il lavoro fatto.

Sotto la lente d’ingrandimento ci sarebbe il maggior costo del gas, legato ai contratti take or pay stipulati con la Russia e alla pratica di caricare questo costo sulle bollette. In più ci sono dei contratti fatti con il Kazakistan le cui condizioni sono poco chiare e tutta una serie di obiezioni legate alla scarsa attenzione posta alla questione ambientale in Basilicata.

L’accusa di Madoff a JP Morgan

 La banca d’affari JP Morgan è in grado di influenzare le considerazioni degli investitori sui paesi del Vecchio Continente e sulle singole imprese. Adesso ha avuto una critica dall’interno, a cura di Madoff che è tra l’altro rinchiuso in carcere.

Per chi investe in opzioni binarie o ha a che fare con il mondo azionario, queste notizie sono fondamentali ed esclusive visto che determinano il cambio di rotta, la modifica dei trend, una variazione nelle quotazioni.

La crescita in Europa e ai livelli del secolo scorso

JP Morgan, quindi, sembra essere stata messa alle strette. Bernard Madoff aveva messo a punto una truffa da 50 miliardi di euro e la banca JP Morgan, pur sapendo ogni cosa, non ha detto alcunché.

L’ex consulente finanziario di JP Morgan, quindi, Bernard Madoff in persona, dal carcere ha inviato un’email al giornale MarketWatch spiegando che le banche sapevano tutto della sua operazione criminosa ed anzi, l’hanno praticamente sostenuta e coperta.

Qualche errore comune per chi investe nell’oro

Insieme a JP Morgan, in questa opera di opacizzazione dei traffici, sarebbero state coinvolte anche la Bank of New York Mellon, la HSBC e Citicorp. Questo il risultato di una prima ricognizione ma la lista potrebbe essere più nutrita.

L’FBI non si è lasciata sfuggire l’ultima dichiarazione di Madoff ed ha pensato di approfondire la questione per capire se siano stati truffati soltanto gli investitori o se qualcuno fosse al corrente della truffa Madoff.

La crescita in Europa e ai livelli del secolo scorso

 Ogni volta che si considera la grande depressione del paese e ogni volta che si parla di crescita europea ed italiana, non si possono evitare i paragoni, non si può quindi evitare di dire come sta crescendo o arretrando il paese o il continente.

Si può tornare alla lira?

Per quanto riguarda l’Europa, che durante il secolo scorso ha dovuto affrontare due guerre, oggi le condizioni economiche di lungo periodo dei maggiori paesi dell’Unione, sembrano essere quelle dell’inizio del Novecento.

La Spagna, l’Italia e la Francia hanno fatto un passo indietro piuttosto che un passo in avanti e sono tornate ai livelli di crescita che c’erano più di 100 anni fa. A dirlo e spiegarlo è un grafico dell’analista di JP Morgan, tale Michael Cembalest.

La Germania si mette dalla parte dell’Italia

Come 100 anni fa, infatti, aumentano le pressioni sui mercati del credito, i differenziali dei tassi del debito sovrano dei paesi periferici si allontanano dai valori della Germania e anche i prestiti erogati a favore delle famiglie e delle imprese fanno registrare una progressiva contrazione.

Se si pensa ai costi necessari per la richiesta di un finanziamento, da parte delle PMI italiane, si scopre che è maggiore del tasso nominale e reale del paese.

Molto dipende dalla crisi economica che si è trasformata in crisi politica.

La Germania si mette dalla parte dell’Italia

 Quanto l’Europa ha proposto il prelievo forzoso sui conti deposito di Cipro, come conditio sine qua non salvare l’isola, a parte le proteste vive dell’amministrazione del paese, ci sono stati degli analisti che hanno visto in questa proposta di salvataggio un modello da replicare in Europa. Ma con chi? Con i paesi periferici in crisi tra cui abbiamo la Spagna e l’Italia.

Lo spread vola dopo il gran rifiuto a 5 stelle

Nel nostro paese sono profilerati sondaggi sul prelievo forzoso che hanno dimostrato i timori degli italiani: vedersi rubare da sotto gli occhi, la rendita sudata con il lavoro di accontonamento di una vita.

Svelato uno dei problemi delle banche di Cipro

Sondaggi a parte l’analogia tra Cipro e l’Italia è stata fornita agli investitori su un piatto d’argento, condita dalle recenti minacce rivolte all’Italia circa un nuovo possibile downgrade. Poi ci ha pensato la Germania a riequilibrare gli animi. A parlare, ancora una volta, è il ministro delle Finanze tedesco, Schaeuble che, in un’intervista al Bild, ha deciso di rassicurare l’Italia: la nostra condizione non è come quella di Cipro e non c’è niente di cui preoccuparsi.

I risparmiatori tedeschi che si erano esposti molto sul fronte delle banche cipriote, dicono che i loro investimenti, in Europa, sono ancora al sicuro e quello che è successo a Cipro è da considerare un caso unico.

 

La Francia ci prova con la supertassa per i calciatori

 La Francia che è considerata da più parti il prossimo paese del Vecchio Continente a cadere sotto la spinta della crisi, prova a mettere in campo quelle riforme strutturali e fiscali che tanto hanno richiesto dalle alte sfere d’Europa.

A livello di tassazione, il paese di Hollande, ha pensato bene di partire dal mondo del calcio. Per esempio il Paris Saint Germaine che dovrà affrontare la sfida europea con il Barcellona, è praticamente la squadra più ricca della Francia e presto avrà anche la quantità maggiore di tasse da pagare all’amministrazione pubblica.

La crisi francese e le altre fratture europee

La notizia è stata data al club calcistico più ricco del paese proprio dal ministro per l’economia Jean-Marc Ayrault che ha proposto una tassa del 75 per cento sullo stipendio dei calciatori che guadagnano più di un milione di euro. A pagare questa tassa, quindi, dovranno essere le squadre, i club.

L’UE vuole tassare il calciomercato

Il provvedimento era stato bocciato in prima battuta dalla Corte costituzionale perché prevedeva che le tasse fossero pagate dai calciatori. Poi la tassa, fortemente voluta da Hollande, è stata modificata ed ora rappresenta l’imposta dei club. Gli atleti sono salvi ma si deve attendere comunque il parere della Corte di giustizia amministrativa che potrebbe chiedere altri aggiustamenti. Nel 2014, quindi ci potrebbe essere una terza versione dell’imposta che secondo le previsioni dovrebbe scendere al 66 per cento per i redditi superiori a 1 milione di euro ed essere accompagnata da una tassa del 49 per cento per i redditi superiori a 500 mila euro.

 

Il debutto “lussuoso” di Moleskine

 Moleskine, adesso è davvero pronta per il debutto in borsa e non si può dire certo che non abbia ragione visto che sta preparando l’evento, in modo accurato, dall’inizio dell’anno. Il suo ingresso a Piazza affari sarà un ingresso in grande stile con il passaggio, il 3 aprile, nel segmento Star.

Le agendine che sbancano a Milano

L’azienda in questo momento può farsi forte del traguardo: l’essere riuscita nella quotazione. In realtà un’altra grande soddisfazione è già pronta: essere la terza debuttante a Piazza Affari dopo Ferragamo e Cucinelli. Insomma arriva dopo due griffe di lusso e sembra essere in linea con le loro quotazioni.

Moleskine pronta al ballo finanziario delle debuttanti

L’arrivo di Moleskine in borsa è senz’altro emblematico visto che il mercato oggi e il contesto economico nel quale avviene la quotazione non è del tutto linerae. Ci sono tanti brand che hanno cercato la rinascita quotandosi anche a tassi elevati. Per Moleskine, il successo, arriva dalla considerazione della domanda degli investitori che sono stati 3,7 volte superiori all’offerta di azioni.

Questo livello della domanda che è alto ma non elevatissimo, ha consentito anche di avere un buon prezzo per l’Ipo: ben 2,3 euro che sono la giusta misura tra i 2 euro considerati soglia minima e i 2,75 euro considerati soglia massima.

La capitalizzazione che deriva da tutto l’affare è di ben 488 milioni di euro, cui, a livello di dati bisogna aggiungere il fatturato di 78 milioni di euro.

In generale, una famiglia su due non ha le finanze a posto

 La casa non è una spesa per tutte le famiglie italiane nel senso che nei prossimi tre anni, ci saranno moltissime famiglie, soprattutto quelle composte da giovani, a non poter più sostenere i costi dell’abitazione di proprietà tra mutuo, bollette e costi vari. L’analisi in questione, che abbiamo avuto modo di approfondire, è stata siglata dalla Cgil, ma c’è un’altra indagine, più generale, portata avanti dalla Genworth che spiega che il 50 per cento delle famiglie del nostro paese non è finanziariamente al sicuro per il futuro.

Le offerte di Webank e BNL per i mutui di aprile

L’indagine Genworth che definisce l’omonimo indice, non fa che aggravare la considerazione degli investitori sul nostro paese. Infatti nell’ultimo report si spiega che le famiglie italiane sono molto preoccupate per l’avvenire perchè la loro sicurezza finanziaria è  a rischio. In primo luogo bisogna prendere atto di una riduzione del 3,9 per cento del reddito reale e poi bisogna fare un paragone con il resto d’Europa dove anche gli spagnoli sono più sicuri di noi.

Le prossime scadenze fiscali

Secondo l’Indice Genworth, nel nostro paese, soltanto l’1 per cento delle famiglie si può ritenere davvero al sicuro dal punto di vista finanziario mentre la vulnerabilità economica interessa almeno il 47 per cento delle famiglie che adesso attendono il miglioramento della situazione ma sono comunque alle prese con delle grosse difficoltà. L’indice Genworth che misura la sicurezza delle famiglie sotto il profilo finanziario dice che l’Italia è precipitata al livello 11, che è poco al di sopra del Portogallo a quota 6 e della Grecia a quota 1. La Spagna, invece, resta su un gradino superiore a 17 punti. Nel 2009 il nostro indice Genworth era a 30 punti.