La crisi della Bulgaria fa discutere

 La Bulgaria è in crisi ma fino a questo momento erano in pochi ad accorgersene all’estero. La situazione però si è aggravata nel giro di qualche settimana. E’ bastato un mese e si deve fare il conto con ben 3 morti su 6 persone che si sono date fuoco.

Investimenti a rischio nei paesi della black list

Uno di questi morti è un ragazzo di 36 anni che faceva il fotografo a livello amatoriale e l’opinione pubblica è stata talmente scossa dal gesto che è stato proclamato il lutto nazionale. Il giovane ha conquistato con il gesto anche le colonne dell’Economist che spiega con dettaglio la crisi economica che interessa la Bulgaria.

2013 consacrato anno del Forex

Si tratta infatti dl paese con il più alto livello di povertà d’Europa. 22 persone su 100 nel paese vivono al di sotto della cosiddetta soglia di povertà. E da cosa dipende? Sembra che ci siano state molte proteste contro la corruzione, contro la disoccupazione giovanile e anche contro la cattiva gestione dei servizi pubblici. In più c’è la mancanza di fiducia e le irregolarità persistenti durante le elezioni. Basta pensare che dal crollo del comunismo ad oggi nessun governo è stato rieletto due volte.

Dal 2007, l’entrata in Europa, ha costretto il paese a fare delle riforme molto austere che hanno portato i conti pubblici ad un livello accettabile ma a patto di avere grossi tagli alla spesa pubblica ed un congelamento potente degli stipendi. Nel 2012, la crescita del PIL è stata dello 0,8 per cento, ma si pensava ad una crescita dell’1 per cento.

Svelato uno dei problemi delle banche di Cipro

 È stato trasmesso alla commissione etica del parlamento, dopo la pubblicazione su un giornale greco, una lista di condoni che sarebbero stati approvati dalle tre banche più importanti di Cipro: dalla Bank of Cyprus, dalla Laiki Banl e dalla Hellenic Bank. Il resoconto molto dettagliato, spiega che in cinque anni sono stati cancellati milioni di euro di debiti erogati in forma di prestiti ad amministratori locali, ma anche a deputati e compagnie.

L’idea della Bad Bank lanciata dal salvataggio di Cipro

Per questo la parte turca dell’isola di Cipro chiede che i russi, gli inglesi e i tedeschi che hanno conti attivi nelle tre banche indicate, passino invece dalla loro parte.

Cipro e le reazioni dei listini italiani

La lista trasmessa alla commissione etica è il risultato di un’indagine del giornale Ethnos che racconta ad esempio che la Bank of Cyprus ha cancellato numerosi prestiti. Uno di circa 2,8 milioni di euro è stato condonato ad un albergo che può essere considerato collegato al partito comunista Akel. Poi ci sarebbe un altro condono di 110 mila euro su un prestito di 1,83 milioni, fatto al partito Disy. È stato cancellato anche un altro debito di 100 mila euro su 168 mila euro ad una società che invece è di proprietà del fratello dell’ex ministro del partito democratico.

Una sorte analoga sembra essere toccata alla Laiki Bank e anche alla Hellenic Bank, l’istituto più piccolo e in fondo meno coinvolto.

Goldman Sachs contro Beppe Grillo

 Beppe Grillo, si sa, da sempre è considerato un punto di riferimento per le teorie economiche che riguardano il nostro paese. Non a caso nei suoi spettacoli, aveva parlato con largo anticipo delle varie crisi industriali, come quella che ha interessato ad esempio la Parmalat, oppure si è scagliato contro Telecom in un’assemblea dei soci.

Goldman Sachs è innamorata di Grillo

Dall’essere solo un comico, però, Grillo ha intuito che a livello politico il nostro paese aveva bisogno di accorciare le distanze tra la politica e la cittadinanza e per mettere a punto questo “piano” ha fondato il famoso Movimento 5 Stelle che nelle ultime elezioni è stato considerato uno dei grandi vincitori.

L’Istat manda a picco Piazza Affari

Il Movimento è stato applaudito dal premio Nobel Krugman che ha spiegato il risultato elettorale italiano come la volontà della nostra nazione di uscire dall’euro, al fine di rimettere in sesto l’economia interna.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Non la pensa allo stesso modo la banca d’affari Goldman Sachs, secondo la quale, adesso, è arrivato il momento di vendere Bund tedeschi ed acquistare BTp italiani, in modo da riequilibrare lo spread. Il problema dell’Europa, secondo il presidente di Goldman Sachs è Beppe Grillo e la vittoria del suo Movimento 5 Stelle che ostacola la formazione del governo, necessario affinché l’Italia prenda le redini della sua economia evitando che altri decidano per lei.

toli. Il valore corretto del differenziale, infatti, dovrebbe essere a 225 punti e non a 350.

Goldman Sachs e la strategia sui titoli di stato

 La banca d’affari Goldman Sachs ha deciso di spiegare agli italiani e agli investitori in generale, come barcamenarsi tra i titoli di stato visto che in questo momento, in questo particolare momento di crisi, è importante diversificare il proprio portafoglio.

Goldman Sachs è innamorata di Grillo

Sotto osservazione, chiaramente, ci sono i titoli di stato dei paesi periferici, anche perché a parlare di bond e BTp di questo tipo ci ha pensato già la BCE. Mario Draghi, infatti, ha detto che la strategia della banca centrale europea è comprare i titoli di stato dei paesi periferici in una quantità illimitata così da tamponare anche eventuali atteggiamenti speculativi.

Oro in frenata secondo Goldman Sachs

In questi giorni è evidente che c’è molta tensione sul mercato dei titoli di stato e la tensione si riflette sull’aumento dello spread tra titoli italiani e titoli tedeschi decennali per esempio. Eppure, stavolta, il differenziale non impensierisce nessuno, anzi, un eventuale movimento negativo è da tenere in considerazione come opportunità d’acquisto.

Per questo la banca d’affari suggerisce di comprare i BTp italiani e vendere al contrario i Bund in modo che si riequilibri lo spread tra questi due titoli. Il valore corretto del differenziale, infatti, dovrebbe essere a 225 punti e non a 350.

Per tornare ai livelli minimi, comunque, secondo Goldman Sach l’Italia deve fare un governo che ponga fine all’incertezza politica e al rally dei titoli.

La Polonia attacca Paul Krugman

 La Polonia ha deciso di fare un referendum sull’adozione dell’euro e in un primo momento, questa volontà messa nero su bianco, sembrava indicare un passo indietro del paese verso l’adozione della moneta unica.

Krugman contro la trappola della moneta unica

Invece, ad un’analisi più approfondita, il referendum è sembrato dettato da una classe politica sicura che il paese vorrà adottare l’euro, attraverso uno strumento legislativo che fungerà da ratifica.

Paul Krugman, premio Nobel per l’economia, da tempo critica la situazione economica del Vecchio Continente e spiega che in questo momento uscire dall’Europa e dall’euro è da considerare un passo importante e vincente. Insomma, secondo Krugman, la Polonia deve approfittare del fatto che non è ancora nell’euro e invece di prepararsi all’adozione della moneta unica nel 2015, salvarsi finché è in tempo.

La Polonia vuol dire addio all’Europa

La Polonia, tra l’altro, secondo Krugman dispone anche di moneta fluttuante e di un’economia in ascesa, non in recessione. Il paese, però, non se la sente di dar ragione a Krugman e critica l’ipotesi del premio Nobel: la Polonia non è persa e non sta facendo di tutto per aderire all’euro ma sta solo facendo in modo di rispettare i requisiti giusti per entrare nell’euro a partire dal 2015.

La crisi taglia le spese pasquali

 In Italia a soffrire sono soprattutto i consumi, lo abbiamo spiegato in modo esaustivo: le spese per gli alimenti e per i carburanti si sono talmente ridotte a causa della crisi che adesso i prezzi della benzina e dei cibi più comuni, hanno rallentato la loro corsa.

Il calo dei consumi colpisce anche la Pasqua

Ci siamo chiesti però che effetto potesse avere questa situazione economica critica sulle spese pasquali. Gli italiani sono disposti anche a rinunciare ai piatti tipici della tradizione culinaria nostrana, all’agnello o all’uovo, in nome della crisi?

Per il 2013 probabilmente la risposta al quesito è affermativa. Lo dicono le ultime ricerche del Codacons e della Coldiretti che stimano una flessione delle spese pari al -10 per cento. I prodotti alimentari classici, invece, sembrano in aumento, ma certo in 17 tavole su 100 mancheranno uova di cioccolato e colombe dolci. E per chi a Pasqua si è sempre concesso una vacanza, adesso la crisi impone la stabilità e infatti un italiano su cinque sembra abbia rinunciato ai viaggi di più giorni.

Insomma, la parola d’ordine per queste festività se non è “crisi” è quanto meno “austerità”.

La situazione negativa sembra essere conseguente alla perdita del potere d’acquisto dei cittadini che oltre a far fronte alle variazioni dei prezzi, devono anche tenere il passo dell’inflazione.

In Italia a soffrire sono soprattutto i consumi

 Il paese che non spende è un paese in crisi. A dirlo, ormai, sono anni e anni di analisi delle crisi economiche da cui si evince che fino a quando la popolazione risparmia, tutto sommato, sta soltanto facendo uno sforzo di reazione al credit crunch e alle prime difficoltà della crisi, ma quando chiude i rubinetti anche sui generi alimentari, la situazione è diventata insostenibile.

Scatta dal 1° aprile la diminuzione delle bollette

Nel caso dell’Italia siamo arrivati a questo secondo scenario. A descrivere l’andamento della crisi ci ha pensato l’Istat raccontando che nel mese di marzo c’è stata un crescita dei prezzi al consumo pari all’1,7 per cento, mentre a febbraio, lo stesso indicatore, aveva subito un rialzo ancora più elevato dell’1,9 per cento. Il rialzo, su base mensile è stato quindi dello 0,3 per cento ma la maggior parte della variazione è da attribuire alla benzina.

La crisi incide sulle vendite al dettaglio

Sono in flessione, invece, i prezzi dei prodotti industriali. Insomma questa continua corsa dei costi dei prodotti ha subito una battuta d’arresto, dovuta proprio all’aggravarsi della crisi. La decelerazione dei carburanti è emblematica ma fa il paio con la diminuzione dei prezzi dei beni alimentari. Siamo, insomma, tra i prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori.

Chissà se anche la tavola di Pasqua subirà qualche flessione importante.

Shopping londinese per gli emiri

 Il mercato internazionale è fermo ma si sa che chi come gli emiri del Qatar, ha un bel gruzzoletto da parte, decide d’investirlo adesso che c’è la crisi in modo da massimizzare i profitti. L’ultimo acquisto del fondo dell’emirato è stato quello di un albergo nella City di Londra, uno degli alberghi più lussuosi della capitale inglese.

Moody’s se la prende con l’economia inglese

Gli emiri del Qatar hanno acquistato in questi anni dei grattacieli molto importanti, sono stati i massimi azionisti delle più importanti squadre di calcio ed hanno anche fatto affari dedicandosi ai centri commerciali.

Il fatto che il Qatar abbia giacimenti molto importanti di gas e petrolio, ha fatto sì che potesse investire in altri business. L’ultimo acquisto, l’albergo londinese, è conosciuto come Intercontinental Park Lane ed è affacciato sullo storico Hyde Park.

Londra contro il tetto ai superstipendi

Il prezzo dell’affare non è sconosciuto. Sembra che l’emirato abbiamo portato nelle casse inglesi ben 400 milioni di sterline che equivalgono a 450 milioni di euro. A pagare è stata la Qatar Investement Holding, la finanziaria con cui l’emirato opera in modo diretto sul mercato.

Tanto per avere un’idea degli affari del Qatar si può ricordare che hanno acquistato importanti pacchetti di azioni della banca Barclays e della catena di supermercati Sainsbury.

La crisi francese e le altre fratture europee

 La Francia sembra essere arrivata ad un punto di non ritorno nel senso che i problemi finanziari di paese sono aggravati dalla perdita di competitività tale che non esiste più il contraltare all’ascesa della Germania, prima affidato a Italia, Francia e Gran Bretagna.

Per gli USA la prossima crisi è quella francese

Mario Draghi, da presidente della BCE, ha deciso di acquistare in maniera illimitata i bond dei paesi che sono in crisi ma questa mossa non va a sanare i problemi più importanti dell’Eurozona, quali la situazione post elettorale di Grecia, Spagna e Italia e l’accordo mancato delle banche a Cipro.

Uno sguardo più ampio sulla recessione

Un altro autorevole parere sulla situazione economica europea è quello fornito dal ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schauble (CDU) che ha chiarito le intenzioni della Germania: tenere nell’euro Cipro ed esaminare al tempo stesso tutte le proposte. La paura in tal senso è che come è successo all’isola, succeda poi ad altri paesi periferici. Secondo il ministro tedesco, tutti i paesi della zona euro sono intenzionati a tendere la mano a Cipro ma questo “movimento” deve essere fatto nel rispetto delle regole.

In questo momento, infatti, la tentazione per i paesi dell’Eurozona è forte: usare la soluzione più semplice ma facendo più debiti. Invece è sufficiente realizzare riforme strutturali, intervenire sul mercato del lavoro e mantenere elevata la concorrenzialità.

Per gli USA la prossima crisi è quella francese

 La prossima crisi economica sarà ancora una volta nel Vecchio Continente che sembra procedere a due velocità. Da un lato, infatti, c’è la Germania dove l’economia ha già ripreso vigore e dall’altro ci sono tutti gli altri paesi che non hanno ancora adottato riforme strutturali e fiscali efficaci. Nelle stesse condizioni della Germania ci sono anche i paesi che, come la Polonia, non hanno ancora aderito ufficialmente all’euro, ma questa è un’altra storia di cui abbiamo già parlato.

Uno sguardo più ampio sulla recessione

Secondo gli Stati Uniti, che hanno a cuore la salute del Vecchio Continente, la prossima crisi economica cui si dovrà fare fronte, sarà quella della Francia. A dirlo è l’ex presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick, in un’intervista al quotidiano “Der Spiegel”. L’allarme è chiaro: la Francia è in crisi e Parigi non solo ha degli importanti problemi finanziari da risolvere ma ha perso anche molta della sua competitività.

Triple A nel mondo in via d’estinzione

La Francia, nello scacchiere europeo è fondamentale, visto che insieme all’Italia e alla Gran Bretagna era l’unico contrappeso all’ascesa della Germania. Così come si sta configurando la crisi francese, invece, sembra si dia il via allo strapotere tedesco. Anche quel che ha pensato Draghi, in fondo, di acquistare illimitatamente i bond dei Paesi in crisi, è solo una misura temporanea.