Pronta una banca mondiale per gestire l’ascesa

 Crisi è la parola più usata nel contesto europeo con riferimento a quel che sta accadendo nel Vecchio Continente che si lega in modo “assoluto” anche agli scenari dell’economia giapponese e di quella americana. Diverso è per i paesi che non hanno ancora aderito all’euro, come la Polonia, ad esempio, oppure per i paesi considerati emergenti.

La Polonia vuol dire addio all’Europa

In quest’ultimo insieme rientrano i cosiddetti paesi BRICS che insieme raccolgono il 43 per cento della popolazione mondiale e hanno riserve monetarie pari a 4,4 miliardi di dollari. Rispetto all’America e all’Europa, questi paesi crescono in modo molto più rapido eppure sulla scena internazionale pesano le decisioni della Banca Mondiale e del FMI ma non quelle di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. È questo il motivo per cui i BRICS hanno deciso di dotarsi di una banca mondiale che possa conservare nei suoi forzieri un bel fondo contro la crisi.

Bollettino mensile BCE: Europa ancora in recessione

L’ultimo incontro dei paesi BRICS si è tenuto a Durban e in quell’occasioni è stata considerata fattibile, nonché importante, l’ipotesi di avere una banca mondiale propria. Il percorso per costruirla sarà comunque molto lento visto che a Durban non si è riusciti a raggiungere un accordo sull’entità della banca e sulle modalità per finanziarla.

Krugman contro la trappola della moneta unica

 Il premio Nobel per l’economia Paul Krugman tiene molto alla situazione europea e da diversi mesi continua a fornire analisi accurate del contesto economico e politico del Vecchio Continente. All’indomani delle elezioni italiane, ad esempio, aveva visto nel successo del Movimento 5 Stelle, la conferma che i nostri connazionali hanno bisogno di un cambiamento e magari anche di un’uscita dall’euro.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Adesso, proprio mentre è la Polonia a fare un passo indietro sull’entrata nell’Europa unita, Paul Krugman torna sull’argomento “moneta unica”. L’economista usa il suo blog per spiegare ai polacchi che sono ancora in tempo per salvarsi dall’euro che si configura sempre di più come una trappola per coloro che l’adottano.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

La classe politica sembra comunque impermeabile a questo genere di discorsi. Ha deciso di proporre un referendum sull’adesione all’euro per chiedere “conferma” alla popolazione della volontà politica di entrare in Europa anche a livello monetario. Secondo i politici la popolazione sarà d’accordo e la Polonia inizierà il percorso di preparazione all’adozione dell’euro che durerà fino al 2015.

Secondo Krugman, però, il caso polacco è molto particolare, visto che si tratta di un paese che finora è riuscito ad evitare la recessione ed ha recuperato terreno rispetto ai paesi che hanno aderito alla moneta unica.

Il governatore giapponese lancia un allarme

 Tutta la storia della guerra di valute, termine coniato dal presidente brasiliano diversi anni fa, è stata rinverdita dalle decisioni molto audaci della banca nazionale giapponese che ha iniziato a svalutare lo yen per renderlo competitivo con euro e dollaro. Una decisione che, dal sembrare assolutamente “battagliera” è stata poi inquadrata in un’altra prospettiva: la banca nazionale giapponese sta facendo quello per cui ha ottenuto il mandato.

Sui bond giapponesi l’effetto-Kuroda

A distanza di un paio di mesi dalla tensione sul mercato valutario, il governatore della banca centrale nipponica ha lanciato un allarme agli investitori: la fiducia che si ripone nelle finanze pubbliche è in calo e questo sentimento, a livello economico, potrebbe avere un impatto negativo sull’economia interna. Realmente, poi, il rapporto tra debito è PIL resta molto elevato, bene il 245% ma sembra che molto del debito sia nelle mani dei creditori giapponesi e questo riduce le possibilità di crisi.

I mercati asiatici accelerano la ripresa

Il neo governatore della Bank of Japon si chiama Haruhito Kuroda ed ha parlato di recente davanti al Parlamento spiegando che il problema del debito giapponese non è da prendere sottogamba perché le sue proporzioni sono insostenibili per un’economia che punta alla ripresa. L’allarme è stato poi reso ancora più ampio dall’eco che il discorso di Kuroda ha avuto sulla stampa internazionale.

Superstipendio anche per Bernabé di Telecom

 Dopo quello che è successo con la Fiat di Marchionne che, pur essendo in un momento di crisi, è riuscita a staccare un assegno milionario al suo amministratore, la storia si ripete con Telecom, ma qualcosa cambia in questo secondo contesto.

Marchionne e lo stipendio nel periodo di crisi

Nel 2012, con riferimento all’attività di Telecom del 2011, Franco Bernabé aveva percepito un compenso di 3,68 milioni di euro, mentre si parlava di 1,32 milioni di euro, per l’amministratore delegato, Marco Patuano. In un anno però, il gruppo Telecom è stato protagonista di una perdita di 1,6 miliardi di euro. Le remunerazioni, quindi, per quest’anno restano elevate ma sono tendenzialmente in calo, anche per i vertici dell’azienda.

Marchionne e lo stipendio nel periodo di crisi

Il presidente Bernabé, infatti ha ottenuto “soltanto” 2,968 milioni di euro che si spiegano in 1,92 milioni di stipendio fisso, da aggiungere a 35 mila euro di partecipazione ai comitati, a 525 mila euro di bonus e a 490 mila euro di benefici monetari di diverso tipo. Lo stipendio è poi completato da 420 mila euro di fair value. Per quanto riguarda Patuano, invece, a 1,22 milioni di compensi fissi si aggiungono 569 mila euro di bonus, 52 mila euro di benefici monetari e altri 188 mila euro di fair value. I numeri indicati dimostrano che a differenza del caso FIAT, per Telecom i compensi dei manager restano milionari ma sono in calo per rispettare l’andamento delle finanze dell’azienda.

Uno sguardo più ampio sulla recessione

 Per l’OCSE sarà recessione fino a giugno perché al momento mancano i presupposti per far ripartire l’economia. Il PIL, infatti, su base annua, nell’ultimo trimestre del 2012, è sceso del 3,7 per cento.

Le riforme strutturali che sono state realizzate in altri paesi dell’UE, invece hanno offerto una base ampia per il recupero della competitività, è cresciuta l’occupazione e si è generata una virtuosa inversione di tendenza. Nell’Eurozona, come richiesto dalle istituzioni sovranazionali, sono state fatte anche delle riforme fiscali che hanno assecondato ulteriormente la ripresa.

Le dichiarazioni dell’Ocse fanno bene alle borse

Di fatto resta una discrepanza importante tra quello che succede in Germania, dove l’economia è già ripartita e l’ascesa sarà forte soprattutto nei primi due trimestri dell’anno, e quello che succede negli altri paesi dove l’economia va avanti a rilento o addirittura ha una crescita negativa.

Secondo l’OCSE cresce il costo del lavoro

Quindi, se la Germania crescerà del 2,3% nel primo trimestre e del 2,6% nel secondo, ci sono paesi, come anche la Francia, in cui il primo trimestre sarà segnato soltanto dal +0,6% e il secondo trimestre sarà ancora più lento con un’ascesa dello 0,5%.

Molti si chiedono però se Cipro possa generare un effetto domino negli altri paesi periferici. L’OCSE, in tal senso, ha ribadito che l’isola stato è un caso eccezionale che sottolinea ad ogni modo l’importanza di affrontare subito la crisi bancaria.

Per l’OCSE sarà recessione fino a giugno

 Per l’OCSE ci sono già molti paesi che in fase di rilancio dell’economia, ma l’Italia è esclusa da questo insieme. La ripresa, per il resto dell’UE si può quindi dire avviata e non è escluso che in occasione del prossimo G7 la BCE annunci un taglio del costo del denaro.

Le dichiarazioni dell’Ocse fanno bene alle borse

Per il nostro paese, invece, sarà necessario aspettare ancora un po’: tutto rimandato alla fine del 2013 o anche all’inizio del 2014. L’aspetto più preoccupante dell’Italia, però, non è individuato nell’instabilità politica, oppure nella riduzione della ricchezza, oppure ancora nei debiti della pubblica amministrazione. A preoccupare è la disoccupazione.

Secondo l’OCSE cresce il costo del lavoro

Il prodotto interno lordo tricolore è sceso del 3,7 per cento su scala annua, con riferimento all’ultimo trimestre del 2012, poi lo stesso Draghi aveva fatto immaginare che la strada ormai fosse in discesa. Invece, i risultati provvisori del primo trimestre del 2013, raccontano che l’unico paese del G7 a non essersi ancora ripreso è proprio l’Italia.

Il rapporto “Interim Assessment” dell’OCSE è duro con l’Italia e spiega che anche nel 2013 ci sarà una contrazione della produzione pari all’1,6 per cento su base annua per il primo trimestre dell’anno e poi si proseguirà con una contrazione dell’1 per cento per i mesi successivi. Tendenzialmente, quindi, il quadro è negativo.

Gli italiani non vogliono parlare di investimenti

 Il nostro paese sta affrontando un periodo politico molto turbolento che alla lunga incide anche sulla stabilità dei prezzi e dell’economia. Le associazioni di categoria hanno lanciato l’allarme: l’Italia non riesce più a respirare.

Pronta la risposta del ministro uscente Vittorio Grilli che ha firmato un provvedimento che, iniettando 40 miliardi di euro di liquidità nel mercato, dovrebbe riuscire a saldare i debiti più importanti contratti dall’amministrazione dello stato.

Grilli punta alla ripartenza economica

Si è parlato poi della bilancia commerciale e di come gli italiani, per sopravvivere, siano costretti ad esportare i loro prodotti, in Europa ma soprattutto oltre i confini UE. Questa specie di fuga, descrive una refrattarietà degli italiani a fare affari nel paese. La tendenza è confermata dallo stato delle ricchezze del nostro paese. Secondo gli ultimi report, infatti, mentre nel 2010 la somma investita in titoli di stato, bond bancari e societari e azioni era pari a 1981,8 miliardi di euro, a distanza di due anni, questo “budget” si è assottigliato ed ora si parla soltanto di 1269,9 miliardi di euro.

Qualcuno dice che siamo più ricchi dei tedeschi

In termini percentuali la riduzione è pari al 36 per cento. Da questi dati si deduce che la ricchezza degli italiani è diminuita anche se poi, i risultati della ricerca europea parlano dell’Italia più ricca della Germania.

Le agendine che sbancano a Milano

 La nota azienda produttrice di agende, la Moleskine, resa famosa da Hemingway, ha deciso di recente di fare il salto di qualità quotandosi in borsa. Moleskine, dunque, sarà una delle debuttanti nei listini milanesi e come per tutte le debuttanti, adesso, si tratta di capire quanto è appetibile per gli investitori.

Moleskine pronta al ballo finanziario delle debuttanti

Il prezzo definito per le azioni Moleskine, fa ben sperare. Si parla di ben 2,3 euro per azione con una richiesta che è tre volte superiore all’offerta dell’azienda stessa. Moleskine, in generale, è stata valutata quasi mezzo miliardo di euro. All’inizio l’intervallo della quotazione era stato fissato leggermente più in alto.

Tanto per essere precisi, in fase di analisi, gli investitori avevano detto di essere disposti a pagare per un’azione Moleskine, un prezzo variabile tra 2 e 2,65 euro. Adesso, in virtù di una domanda 3,6 volte superiore all’offerta, il prezzo dei singoli titoli si è assestato sui 2,3 euro.

Piazza Affari si prepara per Moleskine, Moncler e Versace

Stando queste quotazioni, l’azienda Moleskine, sul mercato, raggiunge il valore di 487,6 milioni di euro. Anche su questo dato, in passato, c’era stato più entusiasmo, infatti si pensava che il valore dell’azienda si avvicinasse molto ai 600 milioni di euro. La valorizzazione dell’azienda è comunque importante, soprattutto se si considera che nel 2012 c’è stata la cessione di alcuni titoli ad un fondo d’investimento. La cessione è stata stimata pari a 200 milioni di euro.

mso-bidi-font-weight:bold’>I soldi sbloccati, usati per saldare i debiti della Pubblica Amministrazione, ha precisato il ministro uscente, non saranno versati alle banche. Per loro è pronta una piccola parte di soldi che entreranno nella seconda o nella terza erogazione di denaro.

 

Grilli punta alla ripartenza economica

 La Commissione speciale ha dato il via al Provvedimento che dovrebbe rilanciare l’impresa nel nostro paese. Dopo l’allarme di Confartigianato e Confindustria, è stata necessaria una specie di accelerazione. Per questo, ha spiegato Grilli, è importante trovare un punto di partenza. Lo start sembra essere la domanda interna.

Il rischio dell’Italia sul deficit

Il Provvedimento della Commissione speciale sblocca i fondi necessari a pagare i debiti della Pubblica Amministrazione. Il principio è quello dell’immissione di liquidità nel sistema economico del nostro paese, finalizzato all’accelerazione della ripresa della domanda interna che dovrebbe tornare a crescere così già a metà dell’anno in corso.

Nel dettaglio, il disegno di legge autorizza lo sblocco di ben 40 miliardi di euro di crediti. Le imprese che hanno fornito servizi alla pubblica amministrazione, infatti, fino a questo momento non avevano ricevuto il “giusto” compenso dalle amministrazioni dello stato.

Debito pubblico record per l’Italia

Il provvedimento non è stato estraneo alle polemiche capitanate dalla capogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle. Roberta Lombardi, infatti, ha attribuito al provvedimento la seguente descrizione: “una porcata di fine legislatura”.

I soldi sbloccati, usati per saldare i debiti della Pubblica Amministrazione, ha precisato il ministro uscente, non saranno versati alle banche. Per loro è pronta una piccola parte di soldi che entreranno nella seconda o nella terza erogazione di denaro.

Le dichiarazioni dell’Ocse fanno bene alle borse

 Dopo le dichiarazioni dell’OCSE le borse europee sembrano tirare un sospiro di sollievo ma nel caso dell’Italia sembra ancora pesare l’incertezza della squadra di governo che Pierluigi Bersani sta cercando di mettere a punto. Quindi, se anche le borse respirano, lo spread tra BTp e Bund risale fino a 345 punti.

Secondo l’OCSE cresce il costo del lavoro

A metà del pomeriggio, nel giorno che precede la chiusura delle borse per la pausa festiva pasquale, lo spread sembra sale oltre i 330 punti e tutto si lega agli sviluppi delle consultazioni di Bersani. Il leader PD è salito al Colle da Napolitano e dal risultato dell’incontro, gli investitori hanno dedotto che ci sarà presto un esecutivo.

L’OCSE sul deficit italiano

Una notizia positiva che si accompagna ad altre due importanti novità: prima di tutto la riapertura delle banche cipriote che avevano chiuso forzatamente gli sportelli ben 12 giorni fa. La seconda novità riguarda l’OCSE che spiega che la Banca Centrale Europea sembra pronta a tagliare il costo del denaro visto che in molti paesi dell’UE la ripresa è già cominciata. Il discorso positivo, però, non vale per l’Italia.

La Commissione UE, comunque, ha deciso che seguirà in modo puntuale tutti gli sviluppi legati alla questione cipriota, all’evoluzione economica degli stati membri dell’UE, alla BCE.