Moleskine pronta al ballo finanziario delle debuttanti

  La società Moleskine, nota per le sue caratteristiche agende, usate da illustri personaggi del mondo della letteratura, sarà la prima azienda dell’anno ad entrare nel mondo della finanza, è una delle debuttati del 2013 tra le società per azioni.

Tra il 18 e il 27 marzo, gli investitori che sentono la solidità di questo titolo, possono provvedere alla prenotazione delle azioni Moleskine. Le operazioni dovranno essere concluse prima di Pasqua, e sarà effettivamente così, visto che il debutto a piazza Affari è stato già programmato per il 3 aprile.

Piazza Affari si prepara per Moleskine, Moncler e Versace

I dati finanziari dell’azienda sono certamente interessanti riguardo la scelta dell’acquisto delle azioni Moleskine. Il gruppo, tanto per riepilogare i suoi successi, nel 2012 ha chiuso i bilanci con un fatturato di 78 milioni di euro e un utile di 18 milioni.

► Si prepara l’IPO per Moleskine

L’azienda, dopo il debutto in borsa, sarà ulteriormente valorizzata tra i 400 e i 530 milioni di euro. E quanto costeranno le azioni? Il prezzo pensato per le azioni oscilla tra i 2 e i 2,65 euro. E’ da questo range che parte la valorizzazione indicata. All’inizio si parlava addirittura di 600 milioni di euro di valorizzazione. La società ha comunque guadagnato a pieno titolo la sua fama, dopo diverse stagioni con il fatturato stabile o in crescita.

L’Italia si aiuta se fa le riforme

 Il fermento in Europa, in questo fine settimana molto particolare, si lega almeno a due fatti di cronaca, il raggiunto accordo europeo per salvare Cipro e le banche tedesche campionesse di evasione, cui dobbiamo aggiungere le dichiarazioni di Weidmann sugli aiuti all’Italia.

Il presidente della BundesBank ha detto infatti che se l’Italia non continuerà a fare riforme per il paese, quindi se non seguirà la strada tracciata da Monti, non potrà sperare di essere aiutata economicamente dalla BCE. Le parole di Weidmann illustrano la paura dell’Europa in senso lato: quella di vedere trionfare nel nostro paese il sentimento antieuropeista che trascinerebbe l’Italia fuori dall’euro. L’abbandono della moneta unica da parte del nostro paese mina alla radice l’unità dell’Europa intera.

Poi, come spiega sempre Weidmann, l’Italia e i paesi dell’UE sono responsabili delle loro azioni e se fanno qualcosa per cui saranno escluse dall’accesso a fondi e trattati, ne pagheranno le conseguenze. La responsabilità delle scelte, però, non è esclusivamente del governo, ma secondo la BundesBank, è nelle mani di tutti i cittadini che “scelgono” la linea della politica nazionale. Riguardo al resto d’Europa, secondo Weidmann la situazione si è soltanto calmata ma senza la risoluzione dei problemi strutturali, non ci sarà alcun superamento della crisi.

Insomma, è più una quiete prima della tempesta che la pace dopo la crisi.

Banche tedesche campionesse di evasione

 L’Europa non fa che riservarci delle sorprese in questi giorni e mentre i ciprioti e l’UE stanno ancora digerendo la notizia del raggiunto accordo europeo per salvare Cipro, un’informazione tutt’altro che positiva arriva dalla Germania, considerata il motore dell’UE: le banche tedesche sono sotto indagine per aver evaso miliardi e miliardi di euro.

Qualche notizia in più sul sistema creditizio cipriota

L’informazione in questione è stata data dalla Sueddeutsche Zeitung e spiega che sono interessate dall’argomento soltanto alcune banche e diversi clienti. Tutto si lega ad alcune dichiarazioni mendaci, che hanno consentito agli istituti di credito di ottenere rimborsi fiscali sui rendimenti di capitale, andando oltre il dovuto.

Tutta la truffa non è stata messa a segno in pochi giorni, ma è stata perpetrata per anni, dal 2008 fino allo scorso anno. Il fisco tedesco sarebbe stato dunque colpito da un’evasione da diversi miliardi di euro. Come è stata architettata la truffa? Attraverso lo sfruttamento delle compravendite di titoli sui mercati azionari, portate a termine in modo molto veloce, per l’esattezza alla velocità massima consentita dagli strumenti elettronici nel giorno in cui aziende e fisco contabilizzano spese,  investimenti, utili e ricavi.

Le transazioni ultraveloci, unite alle dichiarazioni infedeli, hanno consentito di ottenere rimborsi superiori al dovuto, che superano spese e investimenti effettivamente fatti.

Qualche notizia in più sul sistema creditizio cipriota

 È stato raggiunto l’accordo europeo per salvare Cipro che prevede l’invio nell’isola di un capitale di 10 miliardi di euro da unire al prelievo sui conti deposito dell’isola. Una ritenuta alla fonte del 9,9 per cento che dovrebbe contribuire in maniera importante alla vita del paese.

La notizia dell’intesa sul salvataggio dell’isola doveva essere accolta con maggiore entusiasmo, ma poi i ciprioti hanno dovuto fare i conti con la decisione legata ai conti deposito. Sembra dunque che dalle prime ore del mattino, appena dopo l’annuncio arrivato dall’Europa, molti cittadini si siano recati agli sportelli automatici delle loro banche per prelevare quanto più contante possibile.

In effetti, stando a quanto raccontato dai cittadini, avevano ottenuto una promessa prima delle trattative: che non sarebbero stati toccati i loro risparmi. Per questo l’approvvigionamento di contanti si è legato ad un sentimento di rabbia. L’erogazione dei fondi accompagnata dal prelievo sui conti deposito, in effetti, rappresenta un unicum nella storia dei salvataggi operati dall’Europa.

Che strumenti sono i conti deposito

Adesso tutti gli operatori bancari si aspettano di essere presi d’assalto. Ma non da lunedì, giorno in cui cade una festività nazionale. Il ministro delle Finanze, per evitare il caos, ha già detto che il governo s’impegnerà ad impedire la corsa al ritiro di contanti dagli sportelli automatici.

Secondo il ministro, infatti, i ciprioti devono ancora digerire la soluzione proposta dall’Europa che chiedo di unire all’erogazione di fondi anche l’introduzione di alcune imposte, la ristrutturazione forzata del sistema bancario e il piano di privatizzazioni necessario per rilanciare l’economia.

Raggiunto l’accordo europeo per salvare Cipro

 L’Italia, la Spagna, in fondo queste sono situazioni gestibili se paragonate a quello che sta succedendo ad esempio a Cipro dove il paese, per diverse settimane, è stato in tensione nell’incertezza dell’erogazione degli aiuti europei.

► Cipro si aiuterà da sola?

Adesso il via libera è arrivato dai Ministri delle Finanze degli Stati membri dell’Unione che hanno trovato un accordo sul salvataggio cipriota. Che l’Isola-Stato fosse da salvare era praticamente fuori dubbio. Il problema restava nella scelta dell’entità del finanziamento e soprattutto nella capacità dell’UE di contribuire al salvataggio.

Che strumenti sono i conti deposito

Alla fine è stato stabilito che per salvare Cipro servono 10 miliardi di euro. Una cifra portata davanti alle telecamere come un’indiscrezione sulla quantità massima di soldi da erogati dall’UE a Nicosia che, da parte sua, aveva chiesto un fondo di almeno 17,5 miliardi di euro. Il FMI internazionale, in questa storia, entrerà partecipando al finanziamento con 1 miliardi di euro.

Oltre ai soldi è stato studiato un piano d’assistenza, una strategia per recuperare soldi dalle risorse di Cipro, nota come un luogo in cui molti vanno a depositare il denaro da investire. Proprio per questo si è pensato di emanare un tassa che vada a colpire i depositi bancari negli istituti di credito ciprioti, tassati al 9,9 per cento. Una ritenuta alla fonte che ridurrà gli interessi ma contribuirà a rimettere in piedi i forzieri del paese.

Una cedola di 9 centesimi anche per Unicredit

 Il quarto trimestre del 2012, per Unicredit, non è stato molto positivo visto che si è concluso con 553 milioni di euro di perdite a fronte di un utile di 335 milioni di euro registrato nel terzo trimestre del 2012. Gli analisti ritengono che la fine del 2012 sia stata quella con i dati peggiori espressi dalla banca. Sono diminuiti anche i costi operativi, scesi del 2,7 per cento fino a 3,7 miliardi di euro.

Sorpresa nei dividendi di Piazza Affari

Il margine operativo lordo di Unicredit è di 2 miliardi di euro, in calo del 12 per cento. Questo dato si lega agli accostamenti sui crediti. Il quarto trimestre dell’anno però, chiuso così male, non è stato sufficiente a mandare in rosso la banca per il 2012. Infatti l’intero esercizio di Unicredit si è chiuso con un utile netto di 865 milioni di euro, ricavi per 25 miliardi di euro e un margine operativo di 10,1 miliardi di euro in aumento del 5 per cento.

Banche in crisi si torna a parlare di esuberi

La banca, quindi, per il futuro, ha deciso di rivedere al ribasso le stime, prendendo atto anche del perdurare della crisi. Questo non le impedisce però di avere una cedola di 9 centesimi di euro per azione, nonostante la previsione dei tagli del personale in Austria e Germania. L’azione Unicredit, dopo il comunicato sui dividenti, parte in rialzo ma poi chiude le contrattazioni in parità.

Debito pubblico record per l’Italia

 La situazione finanziaria del nostro paese è sotto la lente d’ingrandimento delle agenzie di rating, delle banche d’affari, dell’Europa, preoccupata dell’ascesa del sentimento antieuropeo e antieuro nello Stivale. Se è vero che per fare un Governo ci vuole tempo e il primo passo è stato fatto con l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, è anche vero che adesso bisogna capire qual è la direzione che il nostro paese intende avviare: la priorità sarà per le riforme oppure per la messa in sicurezza dei conti?

La crisi economica e i rischi per l’Italia secondo i Servizi Segreti

Sicuramente un problema per l’Italia c’è e si chiama debito pubblico. Se n’è parlato fino alla fine del governo Berlusconi, poi, con Monti a Palazzo Chigi, la situazione sembrava essersi calmierata ma adesso la tregua è finita. Il debito pubblico torna a crescere perché l’amministrazione centrale ha bisogno di denaro e perché l’Italia si è impegnata a sostenere finanziariamente le strutture europee d’aiuto ai paesi in difficoltà.

Cipro si aiuterà da sola?

La Banca d’Italia ha dunque pubblicato il supplemento al bollettino statistica di finanza pubblica, annunciato che rispetto a gennaio, il debito pubblico è cresciuto di 34 miliardi di euro ogni mese. Oggi il record stabilito p di 2.022,7 miliardi di euro. La sogli psicologica dei 2000 miliardi di euro di debito è stata “abbondantemente” superata, coadiuvata dall’emissioni di titoli del debito e dalle difficoltà persistenti in Europa. Gli investitori non sono affatto contenti.

Non ci sarà la bolla immobiliare

 I dati dei prezzi delle case e i report relativi al crollo delle compravendite hanno impensierito le associazioni dei consumatori che sembrano già preparate ad una nuova bolla immobiliare, ma Confedilizia è pronta con la smentita: la crisi c’è ma la bolla immobiliare è esclusa.

Una bolla immobiliare anche in Italia?

Il mercato immobiliare italiano è in una fase di forte crisi. Secondo l’Agenzia del Territorio le compravendite di unità immobiliari sono calate del 25 per cento e la tanto agognata soglia delle 500 mila negoziazioni, non è stata superata. Una situazione del genere non si verificava dagli anni Ottanta e tutto è da imputare agli effetti di lungo periodo della crisi.

Gli italiani, con un lavoro precario o con gli stipendi percepiti mediamente oggi, hanno difficoltà a passare dalla visione della casa all’acquisto della stessa. Questo fa pensare al fenomeno della bolla. Un po’ com’è successo diversi anni fa negli Stati Uniti e di recente anche in Spagna.

L’Erario fornisce i dati sul mercato immobilare

Si vendono meno case e, secondo gli ultimi rapporti, anche il prezzo medio al quale si conclude la compravendita è inferiore al passato, si parla di un calo dei costi delle case del 5 per cento. Adusbef e Federconsumatori hanno provato a rilanciare l’allarme. Confedilizia ha sconfessato la loro analisi.

Milano chiude male la settimana segnata dal Papa

 Il mercato europeo è stato caratterizzato dall’incertezza durante la settimana che si è conclusa con l’accordo sul salvataggio di Cipro, l’elezione di Papa Francesco e l’assorbimento della notizia del downgrade dell’Italia. Non sono mancate le notizie sulle banche tedesche e le dichiarazioni del presidente della BundesBank sull’Italia.

L’Italia si aiuta se fa le riforme

Il nostro paese, protagonista territoriale dell’elezione del Pontefice, non è stato sicuramente graziato dalla stabilità acquisita dal Vaticano. L’Italia, dove si è insediato il Parlamento, dove sono stati eletti i presidenti della Camera e del Senato, il dibattito sul futuro del paese è ancora aperto.

Piazza Affari si prepara per Moleskine, Moncler e Versace

Si dibatte in primo luogo se sia il caso di tirare avanti proponendo delle misure per la crescita, oppure se sia piuttosto il caso di focalizzarsi sul rigore dei conti. Monti, che fino a prova contraria è ancora il Capo del Governo in carica, ha partecipato come tale al suo ultimo consiglio europeo e ha chiesto a tutti gli altri paesi dell’Europa di essere flessibili con l’Italia.

Angela Merkel ha appoggiato la visione di Monti ma questa intesa italo-tedesca non è stata provvidenziale per Piazza Affari dove il Ftse Mib, che aveva aperto in rialzo, ha chiuso l’ultima giornata di scambi della settimana con un rosso dello 0,43 per cento. Soltanto Londra e Parigi, con le rispettive perdite dello 0,6 e dello 0,71 per cento, hanno fatto peggio di Piazza Affari.

I market mover di venerdì 15 marzo

 Il calendario economico è sempre fitto di appuntamenti anche se per qualche ragione, spesso, li trascuriamo un po’. Questi appuntamenti, che possono influire sull’andamento valutario di un paese o di un continente, a seconda della diffusione della moneta, si chiamano market mover.

Oggi, venerdì 15 marzo, ci sono due segnali molto importanti, per gli Stati Uniti e per l’Europa, cui va aggiunto un market mover a parte che riguarda la Svizzera dove saranno pubblicati i prezzi alla produzione.

► La Svizzera invasa dai disoccupati

Iniziamo proprio dalla Svizzera: dalla Confederazione saranno resi noti i prezzi di produzione che secondo le previsioni dovrebbero essere in calo con una variazione dallo 0,3 per cento al -0,1 per cento del mese.

Bollettino mensile BCE: Europa ancora in recessione

Due invece, sono gli appuntamenti che interessano da vicino l’Europa. Il primo riguarda l’indice dei prezzi al consumo che, notoriamente, misura quanto variano i prezzi dei beni e dei servizi acquistati in un determinato periodo. La previsione è che restino stabili intorno all’1 per cento. Il secondo appuntamento è la pubblicazione della versione core dello stesso dato che va a misurare tutti i prezzi escludendo quelli dei settori alimentare, energetico, alcool e tabacchi. Anche in questo caso si pensa ad una conferma all’1,3 per cento.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti gli appuntamenti sono più numerosi: l’indice dei prezzi al consumo (per cui si prevede un calo), la versione core con una leggera risalita dell’indice, l’indice della produzione industriale che è dato in discesa e il sentiment dei consumatori che dovrebbe essere aumentato.