Moody’s se la prende con l’economia inglese

 La City di Londra dice no al tetto sui superstipendi dei banker e si distingue in questa sua linea  molto chiara, da quanto hanno scelto la Germania e la Svizzera, allineate ai consigli arrivati dalle istituzioni europee. Una scelta come tante, quella dell’Inghilterra che delinea una politica economica molto chiara.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Peccato che poi ottenga la bocciatura delle agenzie di rating. L’americana Moody’s ad esempio, ha bocciato le iniziative della Gran Bretagna e per la prima volta dopo 35 ha fatto perdere la tripla A al paese. Se fosse soltanto una questione di “credibilità e scelte”, non ci sarebbero problemi.

Invece Moody’s ha spiegato di avere dei dubbi sulla sostenibilità del debito pubblico britannico. Il passaggio dalla tripla A al livello AA1, riduce ancora il numero dei paesi “affidabili”, paesi che sono considerati solidi sotto il profilo economico e finanziario.

Il BTp a 15 anni piace molto agli inglesi

La Gran Bretagna, in questa prima parte del 2013, si unisce ai paesi che l’anno scorso hanno perso la tripla A in modo quasi inaspettat0, per esempio la Francia. A resistere, quindi, per il momento ci sono soltanto Germania, Olanda, Lussemburgo e Finlandia.

Il nostro paese non è nemmeno lontanamente considerato visto che l’ultima volta che ha potuto esibire una bella tripla A sullo Stivale, era il 1998.

La tassa sul diesel impensierisce la Francia

 Sui carburanti si riaccende la lotta in Francia e un altro pensiero per il presidente Hollande si unisce a quelli accumulati in questi pochi mesi di previdenza. Stavolta a parlare è la Corte dei Conti che non è riuscita a dare una spiegazione plausibile alla differenza di prezzo che c’è tra il gasolio che è notoriamente più dannoso per l’ambiente ma meno caro e la benzina che inquina meno ma costa di più.

► Sconto sui carburanti dall’estatto conto della carta

Il pronunciamento della Corte dei Conti, adesso, passa nelle mani del ministro dell’ecologia e del ministro dell’industria francesi. Il primo spinge affinché ci sia un’equiparazione dei carburanti ma l’altro replica valutando l’impatto negativo che un’operazione del genere potrebbe avere sui costruttori francesi.

L’allarme della Francia e la distanza dalla Germania

I ministri quindi sono divisi e anche le soluzioni che propongono non sembrano essere soddisfacenti, visto che, ad esempio, propongono di tassare maggiormente le auto a diesel. Gli elementi da valutare, in questa faccenda sempre più ingarbugliata, sono almeno di tre tipi: ecologici, sanitari e industriali.

La Corte dei Conti che in qualche modo ha lanciato la patata bollente all’amministrazione Hollande, spiega che la radice dei guai è nella fiscalità agevolata concessa alle operazioni in gasolio, carburante su cui mediamente sono caricati 42 centesimi di tasse per litro, molto meno dei 60 centesimi che pesano sulla benzina.

Da chi dipende l’ingovernabilità italiana

 La finanza deve fare i conti con continui ribassi degli indici che illustrano un mondo della politica stretto nella morsa dell’ingovernabilità. Lo spread è salito e l’Istat, con i suoi dati sull’economia del paese, ha inchiodato Piazza Affari. Le agenzie di rating hanno ripreso a minacciare l’Italia di un nuovo downgrade e soltanto Paul Krugman e Goldman Sachs trovano questa situazione estremamente appetitosa.

Goldman Sachs è innamorata di Grillo

Tutti gli occhi sono puntati sul Movimento a 5 Stelle, un esercito di politici non di professione che si sono riuniti a Roma per parlare con il loro leader e studiare la strategia più adatta da tenere in Parlamento. Grillo, intanto, spiega che la fiducia non sarà data al governo di Centrosinistra in modo asettico ma sarà misurata sulle singole riforme.

Il rating italiano in bilico

Non manca la replica del leader del PD che forte del premio di maggioranza alla Camera, deve tener conto dell’equilibrio precario in Senato. Adesso l’ago della bilancia, in questa lotta sulla governabilità, sembra tutto nelle mani di Pier Luigi Bersani che approfitta del pubblico di Che tempo che fa per spiegare la strategia del Partito Democratico.

Bersani sostiene che Grillo non ha ancora spiegato cosa intende fare,che è indietro sulla politica legata all’immigrazione e alla cittadinanza ed è anche debole sull’evasione fiscale. Insomma il PD non intende scendere a patti o a compromessi con il Movimento a 5 Stelle ed esclude anche un governissimo con il PdL. Ci sarà dunque un governo nuovo, fatto di giovani e donne anche estranei ai partiti, perchè il suo partito ha perso ma ha ancora un numero di parlamentari superiore al PdL quindi ritiene di dover dettare l’agenda del prossimo Governo e del Parlamento stesso.

In discesa il cambio tra euro e dollaro americano

 Ormai sono quattro settimane, quindi tutto il mese di febbraio, che il cambio tra euro e dollaro flette verso l’1,30. Tutto sembra dovuto alle elezioni politiche italiane, che hanno generato un clima di instabilità sui mercati, ma gli investitori si chiedono se questa discesa continuerà ancora per molto tempo.

► Si riparte dal mondo valutario

Sicuramente sarà importante tenere in considerazione gli appuntamenti con la Banca Centrale Europea che è chiamata ad esprimersi sulla politica monetaria comunitaria. Molti economisti, infatti, da più parti consigliano all’UE di modificare la prospettiva finora adottata e reagire agli attacchi delle valute straniere, procedendo nella svalutazione dell’euro.

Guerra di valute ed esportazioni

Gli appuntamenti più importanti dell’Eurozona sono tre per questa settimana e da lì si parte per capire se ci potrà essere un’inversione di tendenza. Il primo appuntamento è la pubblicazione dell’indice PMI dei servizi che dovrebbe avere una lettura superiore alle attese, visto il peggioramento della situazione del Vecchio Continente.

Il secondo appuntamento è la pubblicazione del PIL nella versione finale e ci si aspetta in questo caso una contrazione dello 0,6 per cento. In ultimo, ma non meno importante, l’appuntamento con la BCE che oltre a delineare la politica monetaria, sarà cruciale per infondere l’ottimismo nella crescita dell’UE.

Negli USA, il dollaro dovrà invece superare il vaglio delle decisioni della Federal Reserve, della bilancia commerciale e dei dati sull’occupazione di coloro che trovano posto nei settori non agricoli.

La Grecia ora è un paese emergente

 In un periodo di crisi ci sono paesi che se la passano meglio di altri. L’Italia, da tempo considerata sull’orlo del default, ha invece dimostrato di saper tenere testa alla crisi. Non si può dire altrettanto della Spagna o della Grecia. Riguardo al primo dei due paesi pesano molto le ultime indicazioni riguardo il reddito percepito in questo paese.

 L’allarme della Francia e la distanza dalla Germania

Sulla Grecia, invece, la situazione sembra molto cambiata nell’ultimo periodo tanto che un fund manager americano, la Russell Investments, ha riclassificato il paese in questione da paese sviluppato a mercato emergente. La riclassificazione nasce dal fatto che la Grecia ormai è da considerarsi un paese problematico non solo per l’Europa ma per il mondo intero, visto che l’indebitamento accumulato negli anni ha raggiunto cifre esorbitanti. Per Atene si preparano momenti molto bui.

L’Italia ottiene più sostegno degli altri

Russell Investments ha spiegato che la riclassificazione è necessaria e giustificata soltanto se un paese non è più in grado di soddisfare i criteri di classificazione precedentemente definiti. Per vedere i “frutti di una trasformazione”, ad ogni modo, sono necessari almeno tre anni.

Nell’ultimo anno la borsa di Atene ha dimostrato di sapersi tenere a galla, con un’altalena di 32 punti percentuali ma rispetto ai fasti del 2007 bisogna prendere atto di un calo dell’81 per cento.

 

Gli stipendi italiani tra i più bassi d’Europa

 L’Istat ha pubblicato il rapporto sui salari dell’Unione Europea e dell’Italia in particolare, dimostrando come il nostro paese, in questa particolare classifica, sia soltanto al dodicesimo posto. I salari tricolore sono al di sotto di quelli medi praticati nei paesi che adottano la moneta unica.

Il riferimento per questo genere di affermazioni è la retribuzione oraria lorda percepita nell’ottobre del 2010. I lavoratori italiani hanno avuto uno “stipendio” del 14,6% più basso rispetto ai loro colleghi tedeschi. La differenza scende al 13% se si confrontano i redditi italiani con quelli percepiti nel Regno Unito e infine si scende all’11% se il metro di paragone è la Francia.

L’Italia ottiene più sostegno degli altri

In Italia, spiega l’Istat, si sta comunque meglio che in Spagna dove i redditi sono del 25,9 per cento più bassi dei salari italiani. Si tratta comunque di una valutazione di ordine generale che prende in esame soltanto gli stipendi in termini nominali, quindi senza considerare il potere d’acquisto e valutando soltanto gli stipendi percepiti dai lavoratori a tempo pieno. Insomma, sono esclusi dal computo gli apprendisti.

Stipendi italiani al di sotto della media di Eurolandia

Entrando nel dettaglio delle retribuzioni orarie, scopriamo che la media dei Paesi della zona euro, registrata sempre nell’ottobre del 2010 era di 15,20 euro, mentre per i paesi dell’Unione la media oraria è di 14 euro. L’Italia, dove la retribuzione oraria media è di 14,5 euro, si colloca al di sopra della media dell’Unione ma al di sotto dei paesi dell’Eurozona.

Le nazioni in cui si guadagna meglio sono la Danimarca con una paga oraria media di 27,09 euro, l’Irlanda e il Lussemburgo.

L’Istat manda a picco Piazza Affari

 Il nostro paese non è solo al centro di una crescita debole, ha proprio l’indice di crescita cristallizzato, in pratica non cresce affatto. Secondo molti interpreti del caso italiano, poi, c’è da considerare lo spettro dell’ingovernabilità che sarebbe emerso dalle urne elettorali.

Goldman Sachs è innamorata di Grillo

Inutile dire che non tutti la pensano allo stesso modo, quindi, se sa un lato Fitch e Moody’s pensano ad un nuovo downgrade del nostro paese, dall’altro Krugman e Goldman Sachs, trovano provvidenziale l’avvento in Parlamento del Movimento a 5 Stelle che potrebbe essere l’unica voce antiausterity per il futuro.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Torniamo adesso ai dati Istat che hanno depresso Piazza Affari. L’Istituto nazionale di statistica ha illustrato come la riduzione de PIL sia andata di pari passo con un aumento della pressione fiscale e della disoccupazione e con una crescita del debito pubblico. La situazione che il prossimo governo deve affrontare è molto critica.

Ill rating italiano in bilico

Il mondo della finanza non ha reagito bene a dati Istat e l’ultima seduta di contrattazioni della scorsa settimana si è conclusa con una flessione dell’1,43 per cento dell’All Share e con un ribasso del Ftse Mib fino a quota 1,54%. Lo spread è tornato molto al di sopra della soglia Monti assestandosi sui 330 punti.

Tra tutti i titoli del listino tricolore, il peggiore è stato quello Mediaset, coinvolto nelle ultime vicende giudiziarie della famiglia Berlusconi. Male anche Finmeccanica, A2A e Fiat.

Goldman Sachs è innamorata di Grillo

 Dopo la pubblicazione dei risultati elettorali italiani, lo spread si è impennato e la finanza italiana ha dimostrato d’interpretare la ripartizione dei seggi come l’emblema dell’instabilità politica. A mettere il carico su questa “interpretazione” ci hanno pensato alcune agenzie di rating come Moody’s e Fitch che minacciano il nostro paese di un ulteriore downgrade.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Ci sono chiaramente dei pareri opposti. Abbiamo già visto che al premio Nobel Krugman non dispiace l’exploit del Movimento 5 Stelle che sarebbe un interessante voto antiausterity, provvidenziale per i paesi del Vecchio Continente e per l’Europa stessa. Ma cosa ne pensano gli investitori?

La banca d’affare Goldman Sachs, per esempio, promuove a pieni voti il Movimento 5 Stelle e le idee di Grillo perché considera questo nuovo elemento politico, finora scarsamente tenuto in considerazione, non il principio del caos ma l’ago della bilancia di un governo di larghe intese. Il fatto che ci siano i “grillini” in Parlamento, quindi, sarebbe garanzia di stabilità per il nostro paese.

Il rating italiano in bilico

A livello economico, l’idea di Beppe Grillo e del Movimento a 5 Stelle di ridurre il debito per far ripartire l’economia, sembra l’unica strada percorribile per un paese che non riesce ad attirare più alcun investimento. L’Istat ha confermato che la crescita dell’Italia è pari a zero ed è necessario cambiare strategia lottando contro l’austerity. Insomma Goldman Sachs appoggia le interpretazioni di Krugman.

Barclays suggerisce le commodities per il 2013

 In un periodo di forte crisi economica anche le commodities tradizionali possono perdere appeal perchè i paesi che storicamente “ordinavano” un certo materiale, possono rallentare e determinare un aumento dei prezzi. Risulta quindi molto interessante la proposta della banca Barclays che ha illustrato le commodities di punta del 2013.

Le banche straniere sono più convenienti

Il primo dato preso in considerazione dalla banca inglese è relativo al rallentamento dell’economia cinese che potrebbe determinare un aumento dei prezzi dei metalli usati nel settore industriale. Di conseguenza, nei prossimi trimestri è meglio investire su: petrolio, nikel, oro, palladio, platino, alluminio e rame. Vediamo alcune di queste materie prime.

Secondo Barclays i problemi arrivano da Berlusconi

Il petrolio dovrebbe avere un buon “futuro”, visto che la spinta al ribasso dovuta alla crisi delle grandi economie è perfettamente controbilanciata dall’incremento della domanda che arriva dai Paesi emergenti. Per questo il prezzo del petrolio al barile dovrebbe passare dai 119 ai 130 dollari nel secondo trimestre e  poi ci dovrebbe essere una nuova contrazione nel terzo e nel quarto trimestre, quando il barile arriverà a costare 126 e 125 dollari.

Barclays crede al trend rialzista dell’oro, dovuto in parte alla domanda fisica di questo metallo e in parte agli investimenti fatti sul materiale. Il prezzo dell’oro dovrebbe arrivare a 1825 dollari l’oncia nel terzo trimestre per poi chiudere l’anno con una piccola contrazione fino a 1795 dollari l’oncia.

 

Krugman parla dei problemi dell’Europa

 Sicuramente la situazione post elettorale italiana tiene con il fiato sospeso gli investitori ma è pur vero che tutta la condizione dell’Europa impensierisce l’economia internazionale. Sull’argomento, di recente, è tornato Paul Krugman, l’economista tedesco che prova ad interpretare il Vecchio Continente, toccando diversi argomenti.

Goldman Sachs è innamorata di Grillo

Krugman parla della guerra valutaria che si sta scatenando contro l’euro, anche se tutti negano la battaglia ed illustra il marcio che c’è nell’idea di austerity portata avanti da tantissimi paesi del Vecchio Continente. Insomma ce n’è per tutti e soprattutto per il vicepresidente della Commissione Europea Olli Rehn che secondo Krugman ha causato molti danni indicando all’Europa la sola via dell’austerità. L’austerity, infatti, ha soffocato la ripresa economica dell’UE e non ha fatto altro che acuire la crisi. Un quadro d’insieme molto duro.

Krugman sulla contrazione americana

Riguardo la guerra valutaria, il premio Nobel americano ribadisce che rappresenta un vantaggio per tutte le economie perchè, come è già successo negli anni Trenta, instilla una dose di libertà nell’espansione monetaria del paese. Ora, come hanno fatto già il Giappone, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, anche la BCE dovrebbe svalutare l’Euro e riportarlo ai livelli di competitività del passato.

Krugman sul fiscal cliff

Ogni stato, poi, spiega Krugman, dovrebbe combattere contro l’austerity che deprime l’economia. Il voto italiano, dice l’economista americano, è proprio un voto anti-austerity che in tal senso deve essere tenuto in grande considerazione.