Lloyds Banking Group in ripresa

 E’ considerata la più grande retail bank del mercato britannico, è la Lloyds Banking Group e nel 2012 ha dato segnali evidenti di ripresa, interessanti per investitori ed azionisti in generale.

Tagli banche inglesi 2013

La Lloyds Banking Group è sempre in rosso ma le perdite sono state ridotte fino a quota 570 milioni di sterline. Nel 2011 il buco era di 3 miliardi e mezzo di sterline accumulate in un anno. Quello che ha determinato la crisi del gruppo è stato il costo dei risarcimenti assicurativi PPI che sono stati venduti, dicono gli analisti, in modo illegale.

I risarcimenti sono saliti fino a 6,8 miliardi di sterline e quindi, gli accantonamenti, non sono bastati. Nel 2012, infatti, erano stati risparmiati soltanto 3,6 miliardi di sterline e per via della crisi, 1,5  miliardi erano relativi soltanto al quarto trimestre.

I prezzi in Europa e la disoccupazione nel Regno Unito

Alla situazione appena descritta si deve aggiungere che una settimana fa Lloyds ha dovuto anche pagare un ulteriore multa di 4,3 milioni di sterline per il risarcimento tardivo dei clienti dell’assicurazione.

Da dove arrivano quindi i segnali positivi? Dalle lettura degli utili che sono quadruplicati arrivando a 2,6 miliardi di sterline, partendo da 638 milioni di base, ma anche dalla diminuzione dei costi che sono scesi del 5 per cento raggiungendo quota 10,1 miliardi.

 

Un ciclone contro il ferro

 Il mercato delle materie prime è uno dei più condizionati dalle condizioni meteo. Per questo non è strano che un ciclone possa mettere a repentaglio il mercato del ferro. A rischiare sembra siano tutti i materiali ferrosi e la causa di tutto è un ciclone che sta per abbattersi sul Western Australia.

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Per precauzione, dunque, sono stati chiusi alcuni porti, tra cui quelli usati da Rio Tinto e da Bhp Billiton per la spedizione del ferro verso la Cina e sugli altri mercati internazionali. Prevenire è meglio che curare, questo è poco ma sicuro, ma è anche vero che adesso metà della fornitura di ferro è bloccata.

Torna l’entusiasmo sul mercato dei minerali del ferro

A farne le spese sono le industrie siderurgiche che saranno presto costrette a sospendere la produzione con un effetto a cascata quasi “rovinoso”. I prezzi dei materiali ferrosi, nel breve periodo, sono dunque destinati a salire, dopo un periodo molto intenso che ha visto scendere il prezzo del ferro, sotto i 154 dollari per tonnellata.

Le previsioni che abbiamo appena annunciato, tuttavia, dovranno fare i conti con un calo della domanda di materiali ferrosi. Questo particolare potrebbe frenare i rincari. Quanto al ciclone che abbiamo annunciato in apertura, è atteso per mercoledì: venti fino a 280 chilometri orari, soprattutto nella zona di Port Hedland.

Ill rating italiano in bilico

 Dal risultato delle elezioni dipende anche il rating che le agenzie che determinano questo “indice” assegnano al nostro paese. Il fatto che si profili un governo di centro sinistra con un’opposizione formata dalle new entry del Movimento a 5 Stelle, spaventa i mercati. Almeno questo è quello che hanno detto diversi analisti.

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In realtà all’estero, a metter in crisi la credibilità dell’Italia, ci aveva pensato Berlusconi. L’ex premier era malvisto da diversi capi di stato. La stessa Germania, alla fine, aveva deciso di prendere una posizione chiara sull’argomento. Quindi, è probabile, che a pesare sul rating sia più la conferma del PdL da parte dell’elettorato, quanto piuttosto il ruolo che avranno PD e Movimento a 5 Stelle nella prossima legislatura.

Se volessimo allontanarci dall’ambito euristico per rimanere incollati alla realtà e alla praticità del rating, dovremmo valutare le considerazioni di Fitch e Moody’s.

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La prima delle due agenzie di rating ha detto che il quadro delineato dalle elezioni fa pensare ad un periodo piuttosto lungo di instabilità politica per l’Italia. A questo aspetto si deve aggiungere l’incertezza economica e fiscale. Presto, secondo Fitch, ci sarà un nuovo downgrade dell’Italia per cui a dicembre era stato confermato il rating A- con outlook negativo.

Moody’s è sulla stessa linea d’onda dell’agenzia Fitch e conferma che il rating italiano  è a rischio visto che si potrebbe presto tornare alle urne con l’interruzione della scia di riforme avviata da Monti.

Cedono Mediobanca e l’Espresso

 La settimana più burrascosa di piazza Affari si è conclusa con la perdita di terreno di quattro titoli  molto importanti per il mercato italiano. Abbiamo già visto la flessione di Banca Carige e Meridiana Fly. Adesso prendiamo in esame quel che è successo a Mediobanca e al gruppo Espresso.

Perdono quota Meridiana Fly e la Carige

Mediobanca, dicono gli analisti, ha patito molto l’esposizione sul debito sovrano del nostro paese. Ha acquistato altri titoli del debito portando il capitale complessivo a 1 miliardi di euro circa nella prima metà dell’esercizio 2012-2013. Se l’operazione fosse stata limpida, non ci sarebbero difetti nei conti presentati dall’azienda, invece il secondo semestre, con l’utile in crescita, sembra sia destinato a mettere i bastoni tra le ruote a piazzetta Cuccia. La via d’uscita è rappresentata dal nuovo piano industriale, ma non ci saranno novità fino a giugno 2013. A questa previsione leggermente pessimistica si aggiunge un’economia italiana molto debole. Il titolo perde il 14 per cento.

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Perde terreno ma meno degli altri titoli citati, anche il gruppo Espresso che subisce una flessione dell’8,4% del titolo. La Borsa del nostro paese ha valutato negativamente i bilanci del gruppo editoriale che ha dovuto ammettere un calo del 64% dell’utile netto rispetto al 2011. In più, è di pochi giorni la notizia della cancellazione del dividendo del 2012 per gli azionisti. La salute del gruppo Espresso è compromessa e all’orizzonte non si scorgono segnali di miglioramento.

Perdono quota Meridiana Fly e la Carige

 Probabilmente, quella appena trascorsa, deve essere considerata la settimana più difficile per la borsa italiana, visto che dopo le elezioni sembra ancora che domini l’incertezza nel nostro paese. A fare le spese dell’instabilità ci sono le azioni quotate in borsa. Le quattro peggiori della settimana sono state Meridiana Fly, Banca Carige, Mediobanca e il gruppo Espresso. Prendiamo in esame le prime due.

Cedono Mediobanca e l’Espresso

La compagnia area Meridiana Fly perde quota, è proprio il caso di dirlo, ma a determinare il crollo non c’è niente che possa far pensare alla tornata elettorale italiana. A far crollare il titolo (-24,2%), infatti, hanno contribuito le voci sulla ristrutturazione delle azioni della società, che preannuncia l’addio a Piazza Affari. E’ stata lanciata un’OPA a 0,6 euro per azione sul 10% della società che non è nelle mani dell’Aga Khan. A questa offerta pubblica d’acquisto si aggiunge un bilancio 2012 davvero penoso: perdite per 190  milioni di euro.

Dopo le proiezioni del voto sale lo Spread

Elevata la volatilità sul titolo della Banca Carige che nella settimana post elettorale perde il 14,6%. Tutte le banche, in effetti, hanno subito una flessione ma la Consob è intervenuta soltanto per salvaguardare Carige e Banca Intesa, esposte ad una vendita forsennata. A pesare sull’istituto di credito ligure c’è stata la contestazione del piano di rafforzamento patrimoniale che dovrà essere definito a partire dal 19 marzo prossimo.

Il patrimonio del Monte dei Paschi di Siena

 Il Monte dei Paschi di Siena, dopo lo scandalo dei derivati, ha dovuto trovare nuovi strumenti per fare cassa e recuperare sul terreno il denaro perso in giri d’affari poco “legali”. L’ultimo degli strumenti portati in piazza è la vendita del patrimonio immobiliare, che comprende sia i palazzi nobiliari, sia gli appartamenti meno nobili delle periferie, oppure i capannoni e gli uffici.

Finita l’operazione di emissione dei Monti Bond

La dismissione del patrimonio immobiliare dell’istituto di credito senese, è iniziata nel 2010 quando gli immobili in vendita valevano circa 500 milioni di euro. Adesso si cerca di capire quanto valgono gli edifici inutilizzati sparsi nel territorio italiano che dovranno aspettare ancora un anno o due per trovare un nuovo “senso”.

In attesa delle elezioni cosa succede a Piazza Affari

Secondo una recente ricognizione, in vendita ci sarebbero circa 240 immobili, localizzati in Toscana, Lombardia e Veneto, ma anche in molte altre regioni del nostro paese. Il valore di questo patrimonio è stato stimato in 360 milioni di euro.

La società controllata al 100% dal Monte dei Paschi di Siena, che si occupa degli immobili dismessi, ha deciso di aprire altre 36 filiali in tutto il paese, segno che gli edifici in vendita sono ancora molti.

I tanti immobili sul mercato potrebbero determinare una variazione dei prezzi delle case anche se dall’agenzia ci tengono a specificare che useranno come riferimenti il valore di bilancio e quello di perizia.

Si riparte dal mondo valutario

 La prima settimana di marzo si apre con una serie di appuntamenti importanti per il mercato valutario. Ci saranno delle pubblicazioni importanti per l’Australia e il Regno Unito, anche se la maggior parte dell’attenzione si concentrerà sul vertice europeo. Quali sono le monete interessate da questi eventi e come si muoveranno?

Cosa smuove il dollaro?

Il primo appuntamento in ordine cronologico, nella giornata di oggi, è la pubblicazione dei permessi di costruzione in Australia. Nella notte si cercherà di capire la direzione che questo market mover di massimo impatto, potrà dare al dollaro del paese. I permessi di costruzione, infatti, sono considerati il primo segnale della ripresa economica. Dal permesso di costruzione dipende lo sviluppo del settore immobiliare perciò se il risultato supera le attese si può avere un effetto rialzista sul dollaro australiano.

► Dollari, euro e sterlina nel mercato valutario di oggi

Il secondo market mover di giornata, è il meeting europeo dove si discuterà della situazione economica di tutta l’Europa. Intanto, in mattinata, la prima pubblicazione sarà relativa al cambiamento dell’occupazione in Spagna. Un market mover di medio impatto che potrebbe però influire in modo intenso sull’andamento dell’euro. La moneta unica del Vecchio Continente, in più, oscillerà dopo la presentazione dell’indice dei prezzi di produzione che, rispetto allo 0,2% della precedente rilevazione, dovrebbe portarsi sul valore dello 0,5%.

L’ultimo dei market mover di giornata sarà l’indice PMI delle costruzioni che andrà a misurare l’andamento del settore edilizio britannico. Dal precedente 48,7% si dovrebbe passare al 49,2% ma un risultato migliore delle attese dovrebbe avere un buon effetto rialzista sulla sterlina.

Confermata l’emissione dei Monti Bond entro il primo marzo

 Questa mattina Bloomberg riportava la notizia, anche se sotto forma di indiscrezione, che il governo tecnico, ormai ai suoi atti conclusivi, avrebbe voluto rimandare l’emissione dei Monti Bond al nuovo esecutivo, facendo così slittare l’emissione a data da destinarsi.

Pochi minuti fa è arrivata la notizia, questa volta da parte dell’Ansa, che smentisce l’indiscrezione del mattino e conferma che la sottoscrizione dei titoli da parte del Tesoro dei Monti bond avverrà come deciso in precedenza, al massimo entro venerdì mattina.

► Pronti al via i Monti Bond per MPS

Si tratta di un’operazione sostanziosa da parte dello Stato che dovrà sottoscrivere obbligazioni speciali per un importo di 3,9 miliardi, di cui 1,9 per riscattare e sostituire i vecchi Tremonti bond e i restanti 2 miliardi come emissione aggiuntiva. Un esborso non indifferente,ma che si pone come una parte del percorso obbligato dell’Italia verso il raggiungimento delle soglie patrimoniali fissate dall’Eba.

Sempre riguardo alla questione dei Monti bond è arrivata anche la notizia che non sarà sospesa l’ordinanza con la quale il Tar ha dato l’ok ai Monti bond. La decisione è stata presa dal Consiglio di Stato con un decreto monocratico sollecitato dal Codacons, in quanto:

Da un primo esame non appaiono sussistere presupposti per il rilascio della richiesta misura cautelare provvisoria presidenziale rispetto all’attività amministrativa dispiegata, che forma l’oggetto del processo.

Confindustria sui dati del PIL

 Confindustria ritiene che il PIL del nostro paese è in una fase calante, ancora. Benché dalla fine dell’anno scorso a qualche settimana fa, si parlasse soltanto di ripresa, adesso è Draghi a dire che il nostro paese è indietro e si devono ridimensionare le prospettiva di crescita.

 Per Confindustria il Pil peggiora nel 2013

Si unisce alla pletora di quanti sostengono che non siamo ancora “pronti” alla ripartenza, anche Confindustria. I report elaborati dal Centro Studi, descrivono un quadro debole e fragile per il 2013 e nell’ultimo trimestre del 2012 si prende atto di un andamento a dir poco deludente.

  L’Italia si riprenderà nel 2014. Lo dice Confindustria

A preoccupare è soprattutto il mercato del lavoro dove si nota la perdita di 186 mila posti di lavoro negli ultimi due mesi dell’anno scorso. Il quadro fornito da Confidustria dà forza al discorso di Draghi e si allinea alle previsioni dell’ABI che ha detto di aver peggiorato l’outlook per la situazione italiana, dopo aver preso atto della battuta d’arresto dei prestiti.

Nel dettaglio, i dati di Confindustria, parlano di una diminuzione dello 0,9 per cento del PIL nel quarto trimestre del 2012, una flessione che è stata peggio di quella prospettata e si è trascinata, con suoi effetti negativi su tutti i comparti economici, fino al primo trimestre del 2013.

Gli indici generali di riferimento di Confindustria non escludono la ripresa che ci sarà, comunque, partendo dal settore manifatturiero. Più in difficoltà i servizi e le costruzioni.

Allianz non lascia, anzi raddoppia

 Allianz ah deciso di raddoppiare la fiducia nel nostro paese ed ha deciso al tempo stesso di dimezzare l’esposizione rispetto al debito spagnolo. In questo modo, aumentando fino a quasi 30 miliardi l’esposizione nel nostro paese, ha visto aumentare i profitti operativi del 20,8 per cento.

Assicurazione Infortuni di Genialloyd

Il 2012 di Allianz è stato molto interessante, visto che la compagnia assicurativa tedesca è riuscita a chiudere i bilanci di un anno di crisi con un utile netto raddoppiato rispetto al 2011. In quell’anno infatti, pesarono sui bilanci le svalutazioni dei titoli greci che erano nel portafoglio dell’assicuratore tedesco.

Per il 2012, invece, si parla di ricavi di 106,4 miliardi di euro, in aumento del 2,7 per cento su base annuale. I profitti operativi sono arrivati a 9,5 miliardi, andando oltre le aspettative della compagnia (che pensava a 9 miliardi), e crescendo del 20,8 per cento.

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Uno dei dati più interessanti è stato quindi l’utile netto che è aumentato dai 2,5 miliardi di euro del 2011 fino ai 5,2 miliardi di euro del 2012. Tutto si può leggere nell’ultima riga del bilancio di Allinaz che adesso potrà regalare agli azionisti anche un dividendo di 4,5 euro per ogni azione.

Nel presentare i risultati, il Gruppo ha spiegato che molto del successo della compagnia è legato ai segnali di ripresa dell’economia europea. In fondo, in Germania, la crisi è già acqua passata.