Borse tirate in basso dai dati sul PIL

 Gli investitori si vogliono sentir dire qualsiasi cosa, basta che l’Italia non sia sempre paragonata alla Grecia o alla Spagna. Invece, anche con gli ultimi dati riferiti al PIL, questo parallelismo è stato inevitabile. I mercati si sono addirittura concentrati sui dati macroeconomici combinando le informazioni che arrivavano dall’Istat e dall’Eurostat.

► Germania tra PIL e guerra delle valute

In pratica per il sesto trimestre consecutivo, l’Italia ha visto flettere il PIL, da 18 mesi la tanto sospirata ripresa economica manca all’appello e l’ultima contrazione non è da poco visto che siamo al -2,2% rispetto all’anno precedente. In sostanza l’Italia non è il fanalino di coda dell’UE ma poco manca per il raggiungimento di questo record poco invidiabile, visto che alle nostre spalle ci sono soltanto Cipro e il Portogallo.

 Il fascino del Portogallo colpisce ancora

Cipro ha perso l’1,8 per cento mentre la contrazione del Portogallo si è fermata al -1%. E la Grecia? Atene fa registrare un calo del PIL del 6 per cento ma il dato in sé negativo non è nulla rispetto a quanto si è visto dall’altra parte dell’Adriatico nel 2012. Insomma, anche la Grecia migliora ma, complessivamente, il PIL dell’Eurozona si flette dello 0,6 per cento.

Rischio default anche per Cipro

La BCE ritiene che l’unico modo per dare avvio all’inversione di tendenza sia avviare delle politiche a favore dell’occupazione, con una buona dose di flessibilità salariale. Misure, insomma, volte ad ingrandire la platea dei lavoratori.

Germania tra PIL e guerra delle valute

 Mentre in Giappone il PIL scende ma i tassi restano invariati, anche in Europa sono diffusi i primi dati sul PIL che confermano quanto ancora sia lungo il percorso per uscire dalla crisi “comunitaria”. L’UE stenta a decollare e intanto le economie nazionali confermano delle contrazioni del PIL senza scampo.

 Una lotta valutaria tra Tokyo e Berlino

Nel giorno di San Valentino, generalmente dedicato a discorsi più amorevoli, la finanza va alla corte dei ministri del Tesoro e dei banchieri centrali dei 20 paesi più industrializzati del mondo che adesso si ritrovano a Mosca per dare avvio al G-20. Durante il meeting si parlerà soprattutto delle condizioni economiche e delle prospettive di crescita dell’Europa, ma si dovrà dare una spiegazione alle aggressive svalutazioni decise dalle Banche centrali.

Il dato che maggiormente incide nelle valutazioni del giorno, è sicuramente quello riferito al PIL preliminare tedesco. In Germania, nel quarto trimestre del 2012, c’è stato un calo dello 0,6 per cento del PIL su base trimestrale. Gli analisti si aspettavano una flessione anche superiore a quella riportata e quindi ne ha giovano l’Euro. La moneta unica, dopo i dati del PIL tedesco, è tornata in discesa.

La ripresa c’è ma solo in Germania

La flessione dell’euro ha avuto un effetto positivo sulle coppie EUR/USD e EUR/JPY. Il cambio tra euro e dollaro è calato fino ad 1,34 e quello tra euro e yen, invece, si è portato poco al di sopra della quota 125.

In Giappone il PIL scende ma i tassi restano invariati

 La giornata di San Valentino, la festa degli innamorati, è stata anche la giornata della diffusione dei dati sul PIL delle maggiori economie mondiali. Il Giappone, ancora una volta, si trova sotto i riflettori. Il paese guidato oggi da Shnizo Abe, è alle prese con una politica monetaria molto importante.

► Il rallentamento della Germania è finito

Poiché fare delle riforme strutturali nel paese è un’ipotesi remota e comunque gli interventi studiati non saranno sufficienti ad invertire la tendenza attuale, il governo, d’accordo con la Banca Centrale del Giappone, ha deciso d’insistere sulla svalutazione dello yen.

Questa situazione potrebbe riportare gli investimenti nel terreno asiatico ma la politica adottata dalla Bank of Japan, ha già molti oppositori sullo scacchiere internazionale, prima tra tutti la Germania.

► Continua a diminuire il Pil italiano

I dati sul PIL giapponese, tuttavia, non sono rassicuranti e non fanno pensare ad un allentamento di questa politica monetaria in sé molto aggressiva. Tokyo, infatti, deve fare i conti con una decrescita del PIL dello 0,4 per cento su base annua. Per questo motivo, la Bank of Japan ha pensato di mantenere invariati i tassi tra lo 0 e lo 0,1 per cento, forte del miglioramento del giudizio internazionale sulla condizione economica del paese.

In effetti il calo del PIL nel 2012, è stato inferiore a quello del 2012. Sul versante Forex, il cambio tra euro e yen resta sul livello di 125,50 e quello tra dollaro e yen sul 93,60.

Tobin Tax a più ampio raggio

 Se dovessimo definire in questo momento la situazione dell’Europa, dovremmo dire che l’UE che la sta mettendo tutta per uscire dalla crisi. Per prima cosa è stato approvato il bilancio valido per il periodo 2014-2020 e per la prima volta è in calo rispetto al passato e poi è stata modificata la tassa sulle operazioni finanziarie.

 Raggiunto l’accordo UE con buone notizie per l’Italia

Del bilancio dell’UE abbiamo avuto modo di parlare nei giorni scorsi, prendiamo adesso in esame la Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie che è stata ampliata e sarà presentata in via ufficiale già domani. La proposta dell’Esecutivo comunitario è quella di applicare la tassa sia alle banche che risiedono in uno degli 11 paesi dell’UE che hanno deciso di aderire a questa imposta, sia a tutti gli strumenti finanziari emessi dagli stati, indipendentemente da dove poi abbia sede l’investitore.

 IVA, IRPEF E Tobin Tax: cosa cambia per l’Italia

In pratica sono chiamati in casa due principi complementari: il principio di residenza e il principio di emissione. Per quanto riguarda il primo, è stabilito che debbano pagare la Tobin Tax tutte le banche che operano ed hanno stabilito la sede in uno degli 11 stati aderenti al “patto”. Con il secondo principio, invece, si vanno a toccare tutti gli strumenti finanziari emessi.

Ampliando la portata della tassa, si è deciso sostanzialmente di ridurre al mimino i comportamenti scorretti ed elusivi dei soggetti finanziari dell’UE.

JP Morgan si avvicina all’Italia

 Troppi pregiudizi e la perdita di credibilità di vari settori dell’economia italiana: forse ha ragione il ministro Vittorio Grilli che spera in una ripresa del nostro paese a partire dal secondo semestre del 2013. Intanto, però, bisogna fare i conti con gli analisti che combinano l’apprezzamento dell’euro con la poca affidabilità dei paesi, per depennare quelli meno convenienti o troppo rischiosi.

L’euro ai massimi da novembre 2011

In questa “pericolosa” categoria che allontana i flussi di denaro dai paesi, c’è anche l’Italia e l’atteggiamento che JP Morgan riserva al nostro paese, è emblematico in tal senso.

La banca d’affari in questione, infatti, come strategia azionaria, in genere cerca di puntare sulle opportunità offerte dai paesi che sono considerati periferici rispetto al cuore finanziario dell’Europa, oppure spinge molto sulle banche. Di regola, quindi, dovrebbe puntare anche sull’Italia, invece, di recente, c’è stata un’inversione di tendenza.

Dove si corre il rischio c’è più gusto

Secondo gli analisti di JP Morgan, infatti, sia l’Italia che la Spagna hanno dimostrato di soffrire troppo in questo periodo e quindi per la banca d’affari occorre acquistare titoli di questi paesi. In generale, comunque, i paesi periferici stanno andando meglio degli altri: il Portogallo, la Grecia o l’Irlanda, crescono dall’inizio dell’anno ad un ritmo più o meno costante e su buoni livelli.

 

Grilli su Finmeccanica e sulla ripresa italiana

 Vittorio Grilli in questo periodo sta rilasciando importanti dichiarazioni sul futuro finanziario dell’Italia e sulle questioni più scottanti dell’attualità economica del nostro paese. Per esempio è intervenuto sull’affare Finmeccanica. Cerchiamo di capire cosa pensa della situazione italiana il Ministro dell’Economia e delle Finanze.

► Arrestato amministratore delegato Finmeccanica

In queste ore i giornali non fanno altro che parlare dell’arresto di Orsi, il capo di Finmeccanica. L’impresa è talmente grande ed ha talmente tanti flussi di business da gestire, che il ministro si augura che il CdA prenda le decisioni necessarie per garantire continuità all’azienda. L’impegno del MEF è nel monitorare la situazione. Il Consiglio di Amministrazione di Finmeccanica si è quindi impegnato a prendere provvedimenti e a valutare i rischi delle operazioni.

► Per il ministro Grilli si devono ridurre le tasse

Ma se un colosso così importante per l’economia italiana perde quota, cosa ne è della finanza tricolore? Secondo Vittorio Grilli, che ha dato anche la sua versione della ripresa, sarà necessario aspettare almeno la seconda metà dell’anno per ritrovare il ritmo.

Il calo degli investimenti nel nostro paese, infatti, si è acuito con la perdita di credibilità dell’Italia in molti settori dell’economia e con i pregiudizi che gli analisti riservano al nostro paese. Per cui, secondo il capo del MEF, per il primo semestre si parlerà di aggiustamento delle condizioni dell’Italia e soltanto in un secondo momento si potrà assistere all’inversione di tendenza.

Elezioni, dimissioni e opzioni binarie

 Molto della credibilità dell’Italia e quindi molto dell’andamento dello spread, si deve al risultato delle elezioni. Nelle scorse settimane, in modo anche fin troppo incisivo, i mercati hanno fatto intendere di non essere d’accordo sul ritorno di Silvio Berlusconi in campo, visto che l’ex premier aveva visto lievitare sotto i suoi occhi lo spread fino al superamento dei 500 punti base. Il leader del PdL ha risposto alle critiche dicendo che dello spread non gli importa nulla.

► Secondo Barclays i problemi arrivano da Berlusconi

Intanto, però, sull’incertezza del risultato elettorale, che si evince anche dalle previsioni degli analisti, si gioca tutta la stabilità finanziaria del nostro paese, assimilato, per certi versi alla Spagna dove in questo momento si dibatte dell‘implicazione di Rajoy in uno scandalo di tangenti.

► La debolezza dell’Italia, della Spagna e dell’UE

Ma che c’entra tutto questo con le dimissioni di Papa Ratzinger? C’entra perchè ogni partito, in questa campagna elettorale e in generale, ha definito una distanza dalla chiesa e dall’elettorato cattolico. Sono proprio i cattolici, in questo momento, al centro delle strategie dei partiti. Berlusconi, per esempio ha chiesto ai suoi di valutare l’impatto delle dimissioni del Papa sul recupero del PdL, mentre Bersani si è tenuto lontano dalle discussioni della Chiesa. L’unico a sembrare molto scosso è stato Monti, mentre Grillo ne ha approfittato augurandosi l’arrivo di un Papa nero e leggendo le dimissioni di Ratzinger, come un ulteriore tassello della rivoluzione che il M5S sta portando avanti.

Anche per il FT la guerra di valute non esiste

 Forse ha ragione Mario Draghi: la guerra tra valute, tanto sostenuta dai leader dei paesi emergenti sullo scacchiere finanziario internazionale, non esiste. Ne è convinto anche in Financial Times che in un recente articolo spiega perché si parla erroneamente di battaglia nel mondo del ForEX.

► Draghi ripete ancora che non c’è una guerra di valute

Il Financial Times parte dai mandati delle Banche Centrali che hanno precisamente il compito di difendere la valuta nazionale o (sovranazionale e comunitaria come nel caso dell’Euro), per questo tutte le operazioni che fanno, le fanno per promuovere l’economia nazionale sulla base del mando ricevuto.

► Draghi sulla guerra tra valute

A spiegarlo e ribadirlo è un ex presidente della Banca Centrale Svizzera, Philipp Hildebrand che ha approfittato dello spazio concessogli dal Financial Times per dare la sua versione dei fatti. Il problema è che questa storia della guerra tra valute, termine coniato dal presidente brasiliano, rischia di incrinare i buoni rapporti tra le nazioni.

 Guadagnare ai tempi della guerra valutaria

In questo momento, per esempio, bisogna ancora risolvere il contrasto che si è generato tra la Bank of Japan, la Bank of England e la Fed. Il giorno della chiarezza, comunque, è arrivato perché il prossimo fine settimana, a Mosca, si riunirà il G-20 e si parlerà proprio della situazione valutaria e delle condizioni dell’euro.

Le banche nazionali stanno facendo quello per cui sono “pagate” ma i paesi che in qualche modo subiscono le loro scelte, si preoccupano che questa gara al deprezzamento, non finisca per rendere troppo competitivi alcuni paesi e poco sul mercato tanti altri.

 

Dollari, euro e sterlina nel mercato valutario di oggi

Il mercato valutario, in questi giorni, è scosso dalle diverse notizie che arrivano dall’Europa – dov’è stato raggiunto l’accordo sul bilancio del periodo 2014-2020 – e dall’America, dove Barack Obama ha fatto il suo discorso di presentazione dello Stato dell’Unione.

► Eur/Usd ed Usd/Jpy dopo il discorso FED

Nella giornata di oggi, quindi, cosa può influenzare le valute? Partiamo proprio dai market mover del dollaro americano e dell’euro. Per quanto riguarda il dollaro americano, oggi saranno pubblicati i dati relativi alla vendite al dettaglio. Sarà data in pasto ai media e agli analisti la versione completa del report, ma non mancherà anche la versione core. La lettura superiore alle aspettative, come al solito, potrebbe avere un effetto rialzista sul dollaro.

► Forex: la coppia EUR/USD vicina al pull back

Per l’euro, invece ci sono in programma due appuntamenti: il primo è la pubblicazione dei prezzi all’ingrosso in Germania che serve a prevedere i possibili cambiamenti dei prezzi dei prodotti destinati ai consumatori, partendo dai prezzi applicati all’ingrosso. Il market mover in questione è comunque considerato di medio impatto. Molto più consistente, dovrebbe essere, l’effetto della pubblicazione dei dati sulla produzione industriala nella zona euro, per il quale ci si aspetta un passaggio dal -0,3% della rilevazione precedente, al +0,3% dell’ultima rilevazione. L’effetto potrebbe essere un apprezzamento della zona euro.